
Siniscalco, fine filologo e profondo storico del cristianesimo antico, nel suo percorso umano e scientifico ha tratto frutto dalla giovanile frequentazione di grandi maestri, mantenendo poi nella sua lunga e fortunata carriera un approccio aperto e curioso delle diversità, incentrato sull'incontro umano e intellettuale. Interessato all'interazione fra diverse tradizioni culturali e religiose, ha sempre guardato al fenomeno cristiano come una storia "in cammino", sensibile al contributo dei contesti via via attraversati. I suoi studi si sono così concentrati sulla diffusione del cristianesimo nell'Impero romano, sull'emergere delle Chiese orientali, sulla laicità e il martirio, e tanto altro ancora. In questo volume colleghi, amici e allievi si sono soffermati ciascuno su uno specifico profilo dell'uomo e dello studioso. Ne emerge un ritratto sfaccettato ed al tempo stesso unitario, che si spera possa consentire al lettore di cogliere la sapienza e la profondità del suo magistero.
Con la lettura delle Esposizioni sui Salmi di Sant'Agostino tocchiamo con mano uno di più affascinanti e avvincenti geni dell'evangelizzazione popolare. Ovviamente, nulla di dispregiativo in quel "popolare". In Agostino il termine fa riferimento al popolo, nella sua accezione più ampia: dai contadini, ai pescatori, ai pastori, ai commercianti, agli artigiani, ai più dotti, nessuno escluso. Qual era l'obiettivo di Agostino nell'esporre i Salmi al suo pubblico? Quello di far entrare i fedeli a contatto con il mistero nascosto sotto i segni sacramentali delle parole salmodiche, cioè con il suo Verbo vivo, capace di nutrire spiritualmente l'animo umano, dopo averlo ruminato adeguatamente nel silenzio meditativo, contemplante e adorante. Agostino in tal modo ha compiuto un'impresa di audace evangelizzazione in profondità. E a lui in gran parte è riuscita. Per Agostino i Salmi non erano una preghiera qualunque, ma quella preghiera che Dio stesso ha ispirato per dare all'uomo la possibilità di lodarlo più adeguatamente. La sua camera era tappezzata dei 150 Salmi. Ha chiuso per sempre gli occhi sui Salmi, dopo averli a lungo contemplati, assimilati, vissuti. Ci viene da dire che Agostino nelle Esposizioni sui Salmi, come pure nei Discorsi, va preso come omileta esemplare. Ideale. Eccezione fatta per la lunghezza dell'intervento, che poteva durare anche fino a più di due ore. Oggi insopportabili. A meno che Dio non abbia a farci dono di un nuovo Agostino.
Don Luigi Giussani è un testimone esemplare di quella tradizione vivente con cui l'avvenimento cristiano, sin dalle sue origini, viene trasmesso. Il sacerdote ambrosiano entra in dialogo e si confronta con personalità ed espressioni dell'epoca patristica, rendendole così familiari e attraenti per gli uomini del suo e del nostro tempo. In questo volume, dodici studiosi del cristianesimo antico presentano e indagano i Padri della Chiesa a cui Giussani si rifà con maggiore frequenza nel corso della sua ampia opera. Guidati dalle riflessioni e dalle intuizioni del fondatore di Comunione e Liberazione, viene offerta anche ai più inesperti una prima e basilare introduzione ai Padri della Chiesa. Si avrà così un'occasione per riscoprire le radici della fede cristiana, di cui Giussani rappresenta un testimone vivo, perché dei Padri ha voluto essere ed è stato autenticamente figlio. Prefazione di Angelo Scola.
L'opera omiletica di Lorenzo di Novara (425-440), a lungo oggetto di controversa attribuzione, viene ripercorsa con una duplice analisi: storico-critica e letterario-teologica. La prima riprende tutti i filoni d'indagine, desunti dalla critica paleografica, filologica, agiografica, monumentale e storica, che ruotano attorno alla figura dell'autore delle omelie, dando voce agli studi finora compiuti e guadagnando nuovi risultati sull'autore, sull'opera e sul suo contesto nord italiano. La seconda mostra l'originalità teologica dell'omelia del vescovo Lorenzo, audace nella sua proposta di un itinerario penitenziale/sacramentale del battezzato peccatore. Il vescovo Lorenzo, nella sua omelia, non compie tanto non un'azione moralizzatrice, ma propugna una radicale evangelizzazione delle coscienze. È un esempio pastorale intrigante ancora oggi nell'analisi dell'aspetto antropologico del cammino penitenziale, senza soccombere ai marosi della scristianizzazione. La figura di questo vescovo novarese, non ancora conosciuto pienamente, si rivela così ancora attuale e audace.
A seguito del1a "riscoperta di Aristotele in Occidente" , il rapporto theologia-scientia-sapientia christiana è una delle questioni più dibattute nel corso del secolo XIII.
Lo studio di Marco Arosio (t 2009) pone l'accento sul metodo della "scienza" teologica che Bonaventura elabora a partire dagli anni del suo magistero parigino (1250-1257) e che sarà adottato dal Serafico per l'intero arco della propria attività di pensatore francescano: una theologia che accoglie la ragione "scientifica" come modus inquisitivus et perscrutatorius applicato al credibile, affinché possa costituirsi come una tappa dell'iter graduale compiuto dalla fede verso la sapientia, in via, e la visione della gloria, in patria.
Testo fondamentale per conoscere la visione della Chiesa e il modo con cui era vissuto il primato del papa nella Chiesa antica, ma anche attuale nel dialogo ecumenico con l'Ortodossia e i Protestantesimo. Contro le divisioni che, nel 250-251, dilaniavano le comunita cristiane a Roma e in Africa settentrionale, Cipriano predico l'unita: la Chiesa, locale e universale, e unica ed una. Ma l'unita, come impegno da realizzare, e innanzitutto una grazia. Nella sua sostanza la Chiesa e la presenza stessa, davanti a un mondo vecchio e disarticolato, del Dio uno e unico. La concezione di Cipriano, teologale e liturgica, affianca il mistero della Chiesa al mistero di Dio. Mediante il ministero del vescovo legittimo e nella celebrazione dell'eucaristia la comunita dei credenti si unisce a Cristo, al suo mistero di passione e risurrezione, dal quale sgorga la vita trinitaria. Il trattato prende allora un rilievo tutto particolare: non espone tutta l'ecclesiologia dell'autore, ma chiarisce il suo pensiero e la sua azione fino alla loro ambivalenza.
Nell'A Donato" Cipriano rivela la bellissima esperienza della sua conversione a Cristo, ne "La virtu della pazienza" esorta alla misericordia e alla concordia in mezzo alle prove e alle persecuzioni. "
E' il testo citato dal papa nella celebre lezione di Ratisbona: dialogo appassionante tra Manuele II Paleologo e un filosofo persiano sul valore della ragione umana e sulla natura di Dio.
Onorio "di Autun", vissuto in un periodo imprecisato a cavallo fra XI e XII secolo, è un personaggio alquanto misterioso per noi (non conosciamo neppure il luogo di nascita), ma molto fecondo e celebratissimo al suo tempo. Il Sigillum Beatae Virginis Mariae è la sua seconda opera: un breve trattato per spiegare a una comunità di monaci benedettini come mai il Cantico dei Cantici era stato scelto come lettura liturgica per la solennità dell'Assunzione di Maria, recentemente introdotta. Sotto l'aspetto didattico, l'autore - con tutta probabilità monaco a sua volta - ne approfitta per proporre una attualissima lezione di spiritualità, tutta centrata sull'Incarnazione di Cristo e sulla valorizzazione delle realtà create.