
Eusebio di Cesarea "Dimostrazione evangelica". L'impegno pastorale e intellettuale di Eusebio di Cesarea (vissuto tra la fine del III e gli inizi del IV secolo), le sue capacità, gli studi e le ricerche che condusse nei più svariati campi, l'essere stato vescovo di una sede importante come Cesarea, il rapporto che lo legò all'imperatore Costantino - di cui fu amico e ascoltato consigliere -, gli conferirono una posizione di prestigio nella Chiesa orientale: la sua fama di pastore, storico, apologeta, esegeta e oratore si diffuse a Oriente come a Occidente, per giungere ininterrotta fino a noi. La Dimostrazione evangelica, una delle sue più note opere apologetiche, originariamente era composta di venti libri: di essi ci sono pervenuti i primi dieci e alcuni frammenti del quindicesimo. L'opera vede la luce in un momento in cui la religione cristiana non è più chiamata a difendersi dalle persecuzioni, bensì a presentarsi e a far conoscere le proprie verità; è in questo senso che Eusebio legge e interpreta in chiave cristologica il valore universale delle profezie anticotestamentarie. Il cristianesimo, infatti, non è per Eusebio una nuova forma di religione, ma la prima, sola, unica e vera forma, che attua pienamente la reale essenza del giudaismo come religione rivelata. La grande conoscenza del testo sacro permette all'autore di dimostrare come Gesù di Nazareth sia il Messia di cui parlano i profeti, e in tal senso egli sottolinea come la legge mosaica abbia avuto un carattere temporaneo, di preparazione al Vangelo. La Dimostrazione evangelica presenta anche le interessanti concezioni trinitarie e cristologiche elaborate da Eusebio nel corso degli anni. Franzo Migliore, già collaboratore con le cattedre di Storia del cristianesimo e di Storia della Chiesa antica dell'Università di Catania, attualmente insegna Nuovo Testamento presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Metodio" di Siracusa e collabora con la rivista di studi mariani «Theotokos». Ha curato per la collana Testi patristici: Eusebio di Cesarea, Teologia ecclesiastica (1998); Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica (2 voll., 2001, in collaborazione); Clemente Alessandrino, Protrettico ai greci (2004).
Palladio (nato tra il 363-364 e morto prima del 431), prima avvocato, poi monaco e infine vescovo, legò la sua vita a due protagonisti perdenti del cristianesimo del IV-V secolo. In Egitto, per nove anni fu discepolo di Evagrio Pontico, morto nel 399 in pace con la Chiesa, ma condannato per origenismo a Costantinopoli nel 553. Divenuto vescovo nel 400, fu stretto collaboratore di san Giovanni Crisostomo, condannato nel 403 al sinodo della Quercia e lasciato morire di stenti in esilio. Palladio difese l'uno e l'altro, con l'azione politico-ecclesiastica e con gli scritti. La Storia Lausiaca, dedicata nel 420 a Lauso, importante uomo di corte e vicino alle donne dell'entourage imperiale, è un diario di viaggio del suo monachesimo in Egitto, in Palestina e in Asia Minore fatto di una foltissima galleria di ritratti di asceti e ascete, con cui Palladio intende rivalutare la spiritualità ascetica e mistica di Origene e di Evagrio.
Il volume offre la traduzione commentata del Sulle eresie e della Disputa tra un saraceno e un cristiano, opere attribuite a Giovanni Damasceno e tra le prime fonti cristiane a trattare dell'islam. Il Sulle eresie presenta cento eresie, dalle origini del mondo fino agli "ismaeliti" di Muhammad; la Disputa, invece, mette in scena un dibattito teologico ed esegetico tra un cristiano e un musulmano. Testimone dei cambiamenti sociopolitici del VII-VIII secolo, il Damasceno esplora figure, credenze e pratiche comuni tra i gruppi religiosi, illuminando le prime interazioni tra cristianesimo e islam.
Scritto verso la metà del II secolo, questo testo di S. Giustino, è il primo diretto confronto fra cristianesimo e filosofia e tra cristianesimo e giudaismo. Il terreno di confronto è costituito dall'Antico Testamento, ma il vero tema dello scontro è Cristo. S. Giustino tenta di interpretare alla luce di Cristo tutta la vicenda umana, situando nel mistero cristiano sia la sapienza pagana sia la tradizione religiosa giudaica, giungendo così ad affermare che il cristianesimo è l'unica vera filosofia e l'unico vero Israele, da sempre.
L'opera, datata tra il 393 e il 394, è un commentario sistematico al Discorso della Montagna secondo Matteo; l'unico nella produzione letteraria dei primi secoli del cristianesimo. Uno degli aspetti più originali di quest'opera è lo schema settenario che include beatitudini, doni dello Spirito e petizioni del Padre Nostro. Da queste pagine emerge nitida la preoccupazione di Agostino di rispondere alle finalità proprie della retorica classica: offrire un testo formale elegante e godibile e nello stesso tempo offrire un cibo spirituale nutriente ai destinatari dell'opera. Come tutti i volumi della stessa collana, anche quest'opera contiene una ricca introduzione al testo che sottolinea gli aspetti più importanti dell'opera esegetica di Agostino in generale e del Discorso in particolare.
Il volume, ordinato in quattro parti, ricostruisce la vita e l'esperienza interiore di Charles de Foucauld, attingendo al suo epistolario e ad alcuni suoi scritti e ripercorre le tappe più importanti della sua vita: la Trappa, Nazareth, Beni Abbès e Tamanrasset; luoghi geografici, ma anche luoghi spirituali che segnano l'evoluzione del suo itinerario. Il libro curato da E. Bolis, è arricchito da un'ampia introduzione che colloca la vita di de Foucauld nel suo contesto storico, analizza il suo percorso umano e spirituale e presenta i destinatari delle sue lettere.
Questi venticinque sermoni, insieme con i tre frammenti, completano l'opera del primo volume. Come dice il sottotitolo, abbiamo qui sermoni per le feste dei santi - dove in un commento alle Beatitudini Isacco traccia le linee guida del cammino ascetico -, della Vergine e per il tempo ordinario. Con uno stile dove teologia speculativa e lectio sapienziale collaborano a muovere mente e cuore del lettore, temi come il Corpo mistico, la Chiesa come "Cristo totale" che illumina, guarisce e accompagna l'umanità fragile nel suo cammino verso Dio, mitezza d'animo, misericordia e rigore ascetico, affascinano chi si accosta a questo speculativo di genio e pedagogo amorevole che è l'abate della Stella.
Il Trattato dei miracoli colleziona un grande numero di episodi miracolosi relativi alla figura di Francesco d'Assisi, che l'autore raccoglie da testimoni o riporta di prima mano. Partendo dal grande miracolo avvenuto al culmine della vita - l'impressione delle stimmate - che illumina il percorso di santità lungo l'intera esistenza di Francesco, Tommaso da Celano narra poi una lunga serie di prodigi avvenuti post-mortem, apparentemente meno importanti (soprattutto guarigioni), che permettono, tuttavia, di mostrare il volto di un santo attento e prossimo ai bisogni della gente umile capace di affidarsi a lui. In uno schema classico dell'agiografia medievale, l'autore riesce così a inscrivere un ritratto vitale del santo di Assisi, rimarcandone l'eccezionalità della figura.
Il volume presenta una biografia di Francesco, scritta nella sua porzione fondamentale a metà degli anni '40 del Duecento (il testo è costituito da 16 capitoli, a cui se ne aggiungono 2 scritti successivamente, a cavallo tra Duecento e Trecento). In essa l'adesione alla tradizione agiografica è accostata, nell'intento dell'autore, dal desiderio - pienamente esaudito - di tracciare l'itinerario spirituale e psicologico del santo, mostrandone i turbamenti interiori e le progressive conquiste, attraverso la lotta con se stesso nell'inesausta ricerca della volontà di Dio per la propria vita.
Meister Eckhart (1260-1328) porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l'espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni, con i quali ha inizio la lingua letteraria tedesca, contengono l'essenziale del suo insegnamento. L'opera raccoglie 104 sermoni, costituendosi come fonte di approfondimento spirituale e, al contempo, di conoscenza filosofica. Come infatti viene precisato nell'ampia introduzione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di Eckhart in Italia, non si può nettamente distinguere nell'insegnamento del religioso tedesco tra mistica e filosofia: l'inizio della fede è qui anche l'inizio della sapienza.
L’anima umana, la sua natura e il suo destino sono stati tra i temi più appassionanti della filosofia medioevale. Autori come Alberto Magno e Tommaso d’Aquino hanno elaborato la propria concezione dell’anima partendo dall’idea aristotelica che l’intelletto, che ne costituisce la parte più nobile ed essenziale, sia ‘immateriale’. Questa scelta teoretica li conduce però a confrontarsi con alcune questioni per loro stessa ammissione difficili da risolvere. Come può un intelletto del tutto immateriale entrare in relazione con il corpo? Come possiamo dire che tale intelletto appartenga a noi, singoli individui abitanti il tempo e lo spazio? Può un intelletto immateriale attendere la resurrezione cristiana? Tali interrogativi trovano una sorta di ricapitolazione nella figura acuta e drammatica di Sigieri di Brabante che, nel desiderio di seguire tanto l’ispirazione aristotelica quanto un metodo rigorosamente razionale, giunge a scontrarsi con l’autorità religiosa e con gli stessi teologi, in particolare Tommaso, da cui aveva entusiasticamente ereditato numerose dottrine. L’analisi puntuale di Antonio Petagine, oltre a ricostruire con rigore uno spaccato storico, propone un’acuta e approfondita riflessione su quelle che per secoli sono state le categorie più importanti per comprendere la natura umana: ‘anima’ e ‘intelletto’.
Antonio Petagine (Bologna 1974) svolge attività di ricerca presso l’Università Cattolica di Milano. Oltre a collaborare con riviste e centri di studi, ha lavorato alla traduzione italiana, di prossima pubblicazione, delle opere psicologiche di Sigieri di Brabante ed è autore del saggio Intelletto e corpo: il confronto tra Tommaso d’Aquino e Sigieri di Brabante apparso nel volume miscellaneo a cura di A. Ghisalberti, Dalla prima alla Seconda Scolastica. Paradigmi e percorsi storiografici, Bologna 2000.

