
Cristologia nei Padri della Chiesa e cristologia nella riflessione dei filosofi: il volume parte da una panoramica sulla cristologia nella storia del cristianesimo dei primi secoli, con un'attenzione particolare alle origini, agli sviluppi, ai dibattiti principali e ai più significativi protagonisti. In seguito mette in luce come la riflessione cristologica proposta in ambito filosofico nell'epoca moderna (che il gesuita Xavier Tilliette ha opportunamente definito "cristologia filosofica") affondi le proprie radici nella cristologia patristica, di cui è non solo erede, ma anche originale interprete. I tredici saggi che compongono questo volume contribuiscono a delineare un quadro sulla cristologia patristica e sulla cristologia filosofica che integra, in modo innovativo, gli approcci storico, filosofico, teologico e letterario.
Il tema del male, presente in ogni uomo lungo tutta la storia, è una questione sempre aperta che si amplifica quando si studia nel suo rapporto con Dio, considerato buono e onnipotente. Charles Journet (1891-1975), sulla scia di san Tommaso d’Aquino, intende affrontarne il problema fin alle radici, soffermandosi in modo particolare sul male della colpa (peccato). Grazie anche al confronto con l’amico filosofo Jacques Maritain (1882-1973), soprattutto a partire dalla sua intuizione metafisica della dissimmetria tra la linea del bene e del male, egli intende dare prova dell’assoluta innocenza di Dio davanti al male, senza, però, proporre una teodicea a discapito dell’uomo. La presente ricerca si impegna nell’analisi del pensiero di due studiosi tomisti che, pur muovendosi all’interno del dibattito a loro contemporaneo, hanno portato inedite e notevoli soluzioni divenute un patrimonio imprescindibile per l’attuale dibattito filosofico e teologico.
Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo, i tre grandi Padri della Cappadocia, hanno una visione originale e poco nota sul ruolo del vescovo, del presbitero e del diaconato nella Chiesa e nella societa, che per alcuni aspetti e attuale. Qual'e il ruolo del vescovo nella Cappadocia del IV secolo? E' diverso da quello del presbitero? Il diacono enumerato al terzo posto nella gerarchia ecclesiastica partecipa al ministero apostolico? Oggi e possibile aprire la discussione sulla possibilita del diaconato femminile a partire dagli scritti dei Cappadoci? L'intervento del successore di Pietro negli affari della Chiesa Orientale era una questione ovvia, logica"? Che posto occupano i laici nella Chiesa della Cappadocia? La Chiesa cristiana del IV secolo puo diventare un modello per le Chiese attuali? E' necessario di richiamare l'attenzione sui testi dei Padri Cappadoci, che possono arricchire l'attuale riflessione teologica. Questo libro e il primo tentativo di avere uno sguardo d'insieme sul profilo ministeriale ed ecumenico dei tre Padri Cappadoci. "
L’Esposizione accurata della fede ortodossa, più nota con il titolo latino De fide orthodoxa, scritta nell’VIII sec., anteriormente allo scisma d’Oriente, sintetizza in sé in modo originale sia il pensiero patristico greco sia le decisioni dottrinali dei primi sei concili ecumenici e costituisce tuttora un punto di riferimento fondamentale per la teologia ortodossa e cattolica. L’Introduzione delinea un profilo dell’autore nel suo contesto storico-teologico. La traduzione e le note mirano a favorire la comprensione del trattato. Al Commento filosofico è affidato l’approfondimento metafisico, in prospettiva neoplatonico-tomista, del concetto fondamentale del testo, quello di ipostasi, sorto nel neoplatonismo pagano, trasformato dai teologi cristiani in quello di persona, che è divenuto uno dei “talenti” più originali del pensiero occidentale e costituisce una risorsa per uscire dalla crisi culturale e morale odierna.
Prima edizione in lingua italiana con testo critico greco a fronte.
Introduzione, traduzione, note e commento di Matteo Andolfo.
Testo critico a cura di Kotter.
Giovanni Damasceno - (650-750 ca.), siriano, ma di formazione greca, conoscitore della lingua araba e della cultura islamica al punto da essere stato funzionario del califfo omayyade. Scelse poi la vita monastica a San Saba, presso Gerusalemme. Grande conoscitore del cristianesimo siriaco, è uno dei principali rappresentanti della cultura bizantina dell’VIII sec. Per le sue doti e opere filosofico-teologiche è stato proclamato da papa Leone XIII dottore della Chiesa universale. Personaggio di grande attualità perché vissuto in una mondo di profonde e rapide trasformazioni e fortemente multiculturale.
Su richiesta dei letterati cinesi, Ricci dialogava con loro trattando l'argomento del Signore del Cielo - cioè di Dio. Il suo Catechismo, intitolato Il vero significato di "Signore del Cielo" e pubblicato a Pechino nel 1603, ha descritto questa originale e attualissima forma di catechesi, valida per annunciare il Vangelo a qualunque cultura. Il dialogo può riassumersi così: Cinese: Vorremmo conoscere l'insegnamento che riguarda il Signore del Cielo. Ricci: Sono venuto dall'Occidente proprio per far conoscere il Dio di cui parlano le nostre Scritture. Cinese: Non sappiamo leggere le vostre Scritture. Ricci: Ma possiamo parlare di Dio usando la ragione naturale. Cinese: Certo! L'uomo è dotato della retta ragione per sondare la profondità delle cose, così come l'uccello è fornito di due ali per librarsi sulle foreste della montagna. Ricci: Fin dall'inizio della creazione esiste la Via del Signore del Cielo, che è da sempre presente nel cuore dell'uomo. Questa dottrina è universalmente vera, e può essere sostenuta dalla retta ragione. Cinese: L'uomo virtuoso considera la ragione come il criterio principale. Chi potrebbe allontanarsi da essa? Introduzione di Gianni Criveller e Antonio Olmi. Prefazione di Mons. Savio Hon Tai Fai, segretario di Propaganda Fide. Postfazione di Mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata. Prima edizione in lingua italiana con testo cinese a fronte.
I Cinque Discorsi Teologici di Gregorio di Nazianzo sono il monumento perenne dell'indagine trinitaria, presentazione metodologica e sostanza del dogma. Li pronunziò a Costantinopoli nell'ostilità accanita di ariani e pneumatomachi. Gregorio è netto nelle idee e incisivo nella forma. Non si trattava di idee, si trattava della salvezza eterna. Soprattutto sullo Spirito Santo è stato risolutivo. Atanasio aveva impostato la dottrina, Basilio l'aveva perfezionata pure non senza reticenze, Gregorio la precisò definitiva. Nei secoli successivi la ricerca teologica sullo Spirito Santo si è costantemente ispirata e confrontata con questi Cinque Discorsi Teologici di Gregorio.
Il De carne Christi è la prima opera cristologica della latinità, composta da Tertulliano per contrastare l'eresia docetista e gnostica che negava la vera umanità di Cristo. Ma misconoscere la vera umanità di Cristo significa compromettere la realtà della sua opera salvifica, la verità della nostra fede e la certezza della nostra futura risurrezione. L'errore di queste eresie sta nel rifiutare il dato rivelato contenuto nella Scrittura e tramandato dalla Chiesa (argomento della prescrizione), proponendo in modo arbitrario un diverso disegno salvifico che esclude l'incarnazione di Dio (come impossibile o indegna) e rifiuta la redenzione e la risurrezione della nostra carne (non la salvezza della carne ma dalla carne). Tertulliano avverte la pericolosità del sistema gnostico e la necessità di riaffermare la fede della Chiesa sull'identità di Cristo, il Verbo di Dio incarnato, vero Dio e vero uomo, crocifisso e risorto, Figlio di Dio e figlio della vergine Maria. Il Figlio di Dio, facendosi carne per amore dell'uomo, ha elevato l'uomo alla sua dignità divina; morendo e risorgendo per noi è la nostra unica speranza di salvezza.
La redazione del Commento di Tommaso agli Analitici secondi (Posteriori) di Aristotele si colloca tra il 1271 e il 1272, vale a dire fra gli ultimi mesi del secondo periodo d'insegnamento dell'Aquinate a Parigi (1269-72) e l'inizio del suo nuovo incarico a Napoli. Il libro I del testo aristotelico è dedicato all'analisi della dimostrazione, dei suoi caratteri e dei suoi requisiti; una volta trattati questi temi, si può passare - nel libro II - alla considerazione dei principi della dimostrazione (vale a dire, il termine medio e i principi primi indimostrabili) e del modo in cui veniamo a conoscerli. Ma che cos'è la dimostrazione o "sillogismo dimostrativo", o "sillogismo scientifico"? In che cosa si differenzia dal sillogismo in generale, a cui Aristotele ha già dedicato i libri degli Analitici primi (Priori)? E perché ce n'è bisogno?
Prima traduzione italiana con testo critico greco a fronte. Basta scorrere l’indice del testo per intuirne l’originalità: 103 quesiti che spaziano dalla teologia all’astronomia, dalla filosofia alla teologia dogmatica, dall’esegesi biblica alla morale sessuale. Interrogativi sagaci, provocatori, talvolta sembrano oziosi, ma sempre attualissimi nella loro geniale eccentricità. Incuriosisce ulteriormente il fatto che a rispondere sia un monaco del VII secolo capace di argomentare con pari finezza speculativa su temi sacri e dubbi profani.
Dal libro della Vita alle Fondazioni, dal Cammino di perfezione al Castello interiore, in un unico volume tutta la dottrina di Teresa di Gesù: una grande lezione di mistica priva di impalcature e intenti letterari. Un ampio repertorio di consigli e avvertimenti al bene agire, oggi patrimonio della cultura mondiale.
Dopo il suo incontro con Teresa di Gesù, Edith Stein, giovane studiosa, dotata nell'introspezione e nell'analisi degli stati d'animo, comprese che il "Castello interiore" della Madre degli spirituali, se era inscritto nell'anima di tutti, e perciò anche nella sua anima di ebrea, fenomenologa e poi cristiana, possedeva alcune caratteristiche peculiari. Di rilievo è soprattutto la modalità dell'ingresso: la grande carmelitana spagnola vi entrò attraverso la porta della preghiera, la grande carmelitana tedesca attraverso la porta della conoscenza di sé e del rapporto con gli altri.
Come riempire di "terra", di concretezza, di colori, suoni, sapori la conoscenza spirituale; nello stesso tempo, come rendere eterno il frammento spazio-temporale, dandogli un "cielo" e inserendolo come sillaba sonora dentro il "bellissimo canto" della storia: questo si prefigge la Dottrina dei sensi spirituali, indirizzando verso Dio, in un comune afflato conoscitivo, la sensorialità naturale, il senso, e lo spirito della persona.Nata in Oriente e successivamente arricchitasi del contributo dei Padri latini, la Dottrina raggiunge la sua espressione geniale in San Bonaventura, rappresentando un efficace punto di convergenza tra gnoseologia, antropologia, dottrina della grazia, mistica ed estetica.Il presente studio dedica i primi capitoli alla perlustrazione delle fonti, tracciando una storia della Dottrina nei floni orientale e latino e concentrandosi sul periodo immediamente precedente l'insegnamento di S. Bonaventura.
I capitoli centrali presentano i testi dottrinali del Dottore Serafico, mentre la terza parte del libro mostra sistematicamente la Dottrina tanto nel suo duplice fondamento (empirico e soprannaturale) quanto nell'oggetto di conoscenza. Il capitolo finale delinea il Poverello d' Assisi come icona del sentire, come Dottrina realizzata nella pratica della sua esperienza spirituale, là dove il tactus di Francesco è toccato dal digitus Dei vivi nel mirabile contactus delle stimmate.