
Nella proposta pastorale per l’anno 2020/2021, l’arcivescovo Delpini invita tutti a far emergere le domande profonde che interpellano la nostra fede e il pensiero del nostro tempo, ancora segnato dall’esperienza drammatica della pandemia.
I fedeli sono esortati a interpretare e discernere prima ancora che a programmare. «Non è più tempo di banalità e di luoghi comuni, non possiamo accontentarci di citazioni e di prescrizioni. È giunto il momento per un ritorno all’essenziale, per riconoscere nella complessità della situazione la via per rinnovare la nostra relazione con il Padre», scrive l’Arcivescovo. La proposta pastorale intende, in sostanza, incoraggiare l’invocazione, la ricerca, l’esperienza della sapienza, attingendo al patrimonio dei Libri Sapienziali.
Il volume è suddiviso in due parti: una prima parte introduttiva, che affronta i temi sopra citati, e la lettera vera e propria di apertura dell’anno pastorale, in cui si fa più assiduo e puntuale il riferimento al Libro del Siracide, suggerito come guida di questo cammino, e alla vita della comunità cristiana.
"Il volume raccoglie i testi (omelie, interventi e messaggi) dell'Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nelle settimane di emergenza sanitaria. Questo libro merita e quasi impone di essere toccato con mani di povero, le nostre mani ora che poveri e vulnerabili ci siamo tutti riconosciuti. Sono le mani di chi sa pregare, sa accettare il dono e sa sostenere chi è nel bisogno. Le mani che l'arcivescovo Mario continua a tenerci strette." (dalla prefazione di Marco Tarquinio)
Le riflessioni dell'arcivescovo per il cammino della Chiesa di Milano nella città alla luce della Parola di Dio. Provocazioni sul tempo presente e sulle sue urgenze, che sollecitano la responsabilità personale e la testimonianza dei credenti, nei rapporti con i fratelli, nella convivenza civile.
«Una parola amica per una scintilla di speranza»: così, l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, definisce il messaggio che, insieme agli altri Vescovi lombardi, ha inviato ai fedeli della regione nel momento della ripresa.
Ponendosi al fianco delle loro comunità come «compagni di viaggio», i Vescovi hanno scritto un testo che, tra l’altro, invita a «imparare a pensare», come più volte auspicato dall’Arcivescovo, nell’ottica della vera sapienza., quella che «dà senso e sapore alla vita».
L’Arcivescovo ricorda anche don Roberto Malgesini, il sacerdote comasco ucciso la settimana scorsa nei pressi della sua parrocchia, «vittima inerme di una violenza insensata». Confessa il «dolore personale» suo e degli altri presuli per la morte di questo loro «fratello» e rileva come un episodio del genere possa indurre l’opinione pubblica a guardare in modo diverso alle figure dei preti che «fanno della loro vita un dono».
La Proposta pastorale dell’Arcivescovo di Milano per l’anno 2021-2022 nasce dalla domanda: “Come attraversiamo il tempo che viviamo, noi discepoli del Signore?”, e fa esplicito riferimento alle fatiche vissute da tutti, nell’esperienza personale e nelle comunità cristiane, nei mesi segnati dalla pandemia.
Una questione che monsignor Mario Delpini affronta raccontando il suo “sogno”: proporre «il volto di una Chiesa unita, libera e lieta come la vuole il nostro Signore e Maestro Gesù».
Su questi tre perni si sviluppa la Proposta pastorale per la diocesi di Milano, chiamata a essere unita nella comunione, libera di esprimere la propria vocazione alla fraternità e capace di gioia pur nel tempo del travaglio.
La proposta articola poi tre percorsi per la vita delle comunità cristiane: il primo, di ascolto della Parola, attraverso la lettura e la meditazione dei capitoli 13-17 del Vangelo secondo Giovanni; il secondo, di trasformazione del volto del decanato, verso la costituzione dell’Assemblea Sinodale Decanale e del Gruppo Barnaba; il terzo, di nuovo protagonismo della famiglia, nell’anno speciale indetto da papa Francesco “Famiglia Amoris Laetitia”.
«In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell'ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell'esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale ma sinceramente fraterno». Spesso chi ha responsabilità si trova di fronte «il singolo individuo, incline a pensare solo a sé e a ritenersi il centro dell'universo, secondo un individualismo troppo diffuso e troppo approvato, ritenga che i suoi desideri, bisogni, pretese, tutto sia legittimo e urgente». La priorità irrinunciabile è innanzitutto la famiglia, a partire dalla «promozione delle condizioni che rendano desiderabile e possibile la formazione delle famiglie». Una stabilità del nucleo familiare avviene se «trova nella società condizioni di vita serene, sane, per la disponibilità di case accessibili, per occasioni di lavoro propizie, per il sostegno necessario alla paternità e alla maternità responsabili, per alleanze educative». Altra priorità sono i giovani. «L'emergenza educativa deve richiamare l'attenzione di tutti non solo nello sconcerto di episodi di cronaca impressionanti per aggressività, degrado, depressione. La stagione indefinita del Covid-19 ha diffuso, soprattutto negli adolescenti e nei giovani, svariate forme depressive, con un aumento considerevole dei disturbi alimentari sino alle forme estreme della bulimia, dell'anoressia, del buttar via la vita nei rischi estremi e nel suicidio». La riconoscenza e la gratitudine vanno a tantissime persone impegnate sui vari fronti: sindaci, amministratori, forze dell'ordine, insegnanti, personale sanitario, sindacati, volontari, professionisti. «Ringrazio tutti coloro che vivono con onestà, impegno, fiducia i rapporti ordinari e che contribuiscono a dare della nostra città e del nostro territorio l'immagine di una società in cui è possibile una vita buona». «È mio desiderio incoraggiare tutti nella pratica della lungimiranza, fieri della nostra identità ambrosiana e proprio per questo forti nel resistere a ogni illegalità, tentazione divisiva, mancanza di speranza, certi che la potenza d'amore dello Spirito continua ad abitare anche la nostra Milano facendo germogliare infiniti semi di bene».
Una raccolta di meditazioni teologico-spirituali per riscoprire una figura di per sé sfuggente come san Giuseppe, e tuttavia "santo", ossia uomo in cui Dio opera, e di sommo rilievo, specie se si pensa che, dopo Maria, è il santo più importante per la Chiesa. Una varietà di voci attorno alla figura del Patrono della Chiesa universale, tracciando un percorso a tre fuochi: una lettura attenta e appassionata della Lettera apostolica di papa Francesco, Patris corde; una rassegna degli Inni liturgici, che sono come il fiore poetico e musicale della meditazione cristiana sulla figura di Giuseppe; infine, la presentazione del Santuario giuseppino di Milano, ancora in gran parte sconosciuto, con l'illustrazione di tre grandi e pregevolissime tele, veri e propri gioielli d'arte e di cultura cristiana custoditi nel Santuario, raffiguranti alcuni "misteri" della vita di san Giuseppe. Chiude il volume un'Appendice con tre omelie tenute nel Santuario in occasione delle tre liturgie principali dell'anno dove si fa memoria del santo.
«È un momento istituzionale. Eppure non posso trattenermi da una confidenza personale. Con il passare degli anni trovo sempre più insopportabile il malumore.» Inizia così l'atteso discorso che l'Arcivescovo di Milano rivolge, come ogni anno, alla città di Milano in occasione di Sant'Ambrogio. L'Arcivescovo Delpini incoraggia a perseguire «il realismo della speranza», per contrastare ogni sterile disfattismo. Si rivolge a tutti noi, dai cittadini alle istituzioni, dai credenti ai laici, incoraggiandoci a guardare oltre noi stessi, a porci l'importante domanda: «E gli altri?». La risposta è fare degli altri i veri interlocutori di ogni nostro pensiero e azione, nutrirli dei frutti prodotti dal realismo della speranza.
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La gioia del Padre nel contemplare l'opera compiuta nella sapienza del Verbo per potenza di Spirito Santo è la benedizione che accompagna tutta la vicenda umana e tiene viva la speranza della beatitudine, anche nelle molte spaventose ombre che segnano la storia di tutti i tempi, del nostro tempo. La Pasqua di Gesù è la rivelazione della via che porta alla gloria: la via della vita donata, dell'amore fino alla fine. Non intendo limitarmi a presentare la "proposta pastorale per l'anno 2023/2024", ma suggerire attenzioni doverose e costanti che devono qualificare le proposte della comunità cristiana. Richiamo tutti alla vigilanza, alla lucidità, alla fortezza per evitare di essere reticenti, intimoriti o arroganti in un contesto caratterizzato da opinioni diffuse che confondono il pensiero, le parole, le proposte in ambito educativo e pastorale. Il punto di partenza irrinunciabile è la professione di fede che riconosce la vita come dono di Dio. In questo senso si deve intendere la vita come "vocazione ad amare". Per dare un contenuto a queste affermazioni ci riferiamo con pensosa disponibilità alla Parola di Dio, alle indicazioni di papa Francesco e del magistero della Chiesa per accompagnare tutti a vivere temi particolarmente complessi e problemi che non possiamo ignorare con la fiducia del credente e la sapienza che viene dall'alto. Nel contesto in cui viviamo, la proposta cristiana può essere considerata come una sorta di stranezza d'altri tempi, può essere disprezzata come ridicola, può essere intesa come la pretesa di giudicare, come una invadenza fastidiosa. Ma i cristiani non vogliono e non possono giudicare nessuno. Sperimentano però che, vivendo secondo lo Spirito di Dio e l'insegnamento della Chiesa, ricevono pienezza di vita, hanno buone ragioni per avere stima di sé e degli altri, affrontano anche le prove animati da invincibile speranza. Non ritengono di essere migliori di nessuno. Sentono però la responsabilità di essere originali e di avere una parola da dire a chi vuole ascoltare, un invito alla gioia. Con questo spirito incoraggio tutti a non rinunciare alla responsabilità della testimonianza, della proposta, dell'accompagnamento educativo sui temi che riguardano l'educazione affettiva, la preparazione al matrimonio religioso, l'accoglienza della vita, il lavoro, la pace, il tempo della terza età.
Nel suo accorato discorso alla città di Milano, l'arcivescovo Mario Delpini invita a reagire alla mediocrità imperante e alla rassegnazione, insistendo sulla necessità di prendersi cura di quel bene comune che è la fiducia. Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è la condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni. È la virtù di coloro che interpretano la vita come una vocazione. È l'unico mezzo che abbiamo per affrontare con coraggio le sfide di oggi e per andare con slancio verso il futuro.
Entriamo nei "lavori in corso" del Sinodo della Chiesa universale. Entriamo facendo la nostra parte nel cammino di una Chiesa che vuole cambiare, per essere più vicina alle persone del nostro tempo e non tradire la propria missione. Il Sinodo collega insieme tre parole-chiave: comunione, partecipazione, missione. A queste, ne aggiungiamo delle altre che ritroviamo nei testi e nei documenti del "processo sinodale" e che vogliamo approfondire perché il cammino delle nostre comunità e dei nostri oratori faccia dei passi in avanti. La nostra ambizione è quella di poter educare i ragazzi e le ragazze che ci sono affidati a comprendere e accettare la sfida entusiasmante dell'essere Chiesa, per sentirsi parte di un corpo solo e di una grande fraternità che si lascia guidare dal suo unico maestro: il Signore Gesù. È fondamentale sintonizzarsi con la voce dello Spirito Santo che abita in noi, perché sia lui a ispirare i pensieri, i desideri, le azioni per il nostro coinvolgimento. Perché è là dove siamo, anche insieme ai più giovani, che possiamo e dobbiamo costruire una comunità che annuncia, che ama, che condivide.

