
DESCRIZIONE: Il secondo tomo del volume dedicato all’influenza di Aristotele comprende saggi relativi all’età moderna e all’età contemporanea. Per l’età moderna è evidente la persistenza della filosofia pratica di Aristotele, la quale, dopo essersi eclissata nell’antichità ellenistica e nella tarda antichità, ed essere stata riscoperta nel medioevo, sia musulmano che ebraico e cristiano, sopravvive nel Seicento e nel Settecento, soprattutto in Germania.
Per quanto riguarda l’Ottocento i saggi riguardano la critica di Hegel al principio di non contraddizione, e l’influenza di Aristotele sui critici di Hegel: Feuerbach, Trendelenburg, Marx e Kierkegaard. Per la Germania è anche massiccia l’influenza di Aristotele su Brentano e, attraverso di lui, su tutti i suoi discepoli, da Husserl a Meinong, a Twardowski, a Freud. Interessante è anche il rapporto intrattenuto con Aristotele da Paul Natorp, che ebbe ad influenzare, insieme con la dissertazione di Brentano, Martin Heidegger.
I capitoli dedicati all’età contemporanea illustrano la presenza di Aristotele in Heidegger e nella filosofia analitica inglese, ovvero nell’analisi del linguaggio ordinario condotta da J. Austin, G. Ryle, P. Strawson, D. Wiggins e altri. Indi illustrano la cosiddetta riabilitazione della filosofia pratica, prima in Germania, ad opera di filosofi come H.-G. Gadamer e J. Ritter, e poi negli USA, ad opera di A. MacIntyre, H. Jonas, Martha C. Nussbaum. La raccolta si conclude con un saggio sul “tomismo analitico”.
COMMENTO: Il secondo tomo dell'ultimo volume dell'opera sulla filosofia aristotelica di Enrico Berti si occupa delle recezione del pensiero aristotelico nell'età moderna e contemporanea, con particolare attenzione a Heidegger, Gadamer, Marx, Kierkegaard... Un capitolo inedito della storia culturale dell'Occidente.
ENRICO BERTI è professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni: La filosofia del “primo” Aristotele (Padova 1962, II ed. Milano 1997), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977), Profilo di Aristotele (Roma 1979, III ed. 1994), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Aristotele nel Novecento (Roma-Bari 20082), In principio era la meraviglia (Roma-Bari 2007). Presso la Morcelliana ha pubblicato: Nuovi studi aristotelici. I- Epistemologia, logica e dialettica (2004, in corso di traduzione in portoghese); II - Fisica, antropologia e metafisica (2005, in corso di traduzione in portoghese); III - Filosofia pratica (2008, in corso di traduzione in portoghese), IV/1 - L'influenza di Aristotele. Antichità, Medioevo e Rinascimento.
La filosofia di Emanuele Severino è destinata a interpellare filosofi, teologi e scienziati non perché ha per oggetto ciò che sta a fondamento della stessa cultura occidentale. Ripercorrendo le opere fondamentali - da La struttura originaria a Oltrepassare - Nicoletta Cusano compie una sintesi e insieme un'indagine teoretica su quell'oggetto obliato dalla tradizione e sul linguaggio che ne parla: l'oggetto è "la necessità dell'essere nel suo opporsi al non essere", il linguaggio "testimonia" questa verità. l'oblio è il nichilismo, la "grande follia dell'Occidente", consistente nel credere che le cose oscillino tra essere e nulla; da questa fede dipendono molte altre credenze infondate.
Severino dimostra la non evidenza del divenire sulla base del destino dell'essere, del suo stare necessariamente in opposizione al non essere: è impossibile stabilire il momento in cui una cosa smetta di essere o incominci ad essere, pena il cadere della contraddizione di far coincidere l'uno con l'altro. Il Nichilismo è la precompressione che abbiamo del mondo, perciò lo stesso Severino nell'assumere il linguaggio che testimonia la verità prende le distanze dal pensiero occidentale e al contento indugia in quel linguaggio che intende oltrepassare. La sua posizione teoretica non è inficiata, ma su questo residuo nichilistico- visibile nelle prime opere - si innesta un'altra riflessione: è possibile emendare del tutto l'errore?
Per Severino noi siamo errore, e proprio in quanto errore siamo testimoni dell'eterno che è in noi.
In tempi ormai poco propensi ad accogliere con facili entusiasmi gli sforzi di organizzazione globale delle summae, particolarmente nel campo estetico, l'Intuizione creativa di Jacques Maritain si impone ancora per l'acutezza dell'analisi e la poderosità della sintesi, per la sicurezza del gusto e la vastità di una cultura che spazia audacemente per i tempi e per le ragioni della creatività artistica, sorretta da un'idea e da una fede. Nella visione di Maritain la lezione degli amati maestri francesi e anglo-americani, da Baudelaire a Mallarmé a Poe a Breton a Eliot, si fonde organicamente e intelligentemente con l'insegnamento non solo di san Tommaso, ma anche di Platone e Aristotele, in una sintesi tanto pronta all'astrazione filosofica quanto attenta ai valori concreti del singolo testo e della singola opera d'arte. Il terreno su cui si muove l'indagine non è quello, chiuso e finito, di precedenti sistemazioni, ma quello vivo e inesauribile delle poetiche e dei testi poetici. Questo spiega l'originale struttura del libro, in cui ogni capitolo è concluso da un elenco di Testi senza commento degli autori più diversi, e che si avvale di un ricco corredo iconografico, che illustra l'arte degli antichi templi indiani così come quella di un Klee o di un Kandinskij. In un doppio e reciproco movimento, Maritain parte dai suoi autori per dare l'impostazione della propria indagine, e insieme torna a loro per trovarvene una conferma.
La nascita è, per tutti, l'esperienza straordinaria dell'accesso alla vita umana, e in quanto tale è un concetto che ha una potenzialità filosofica. Eppure il pensiero occidentale del Novecento si è perlopiù soffermato sulla morte come condizione ontologica fondamentale e solo sporadicamente sulla nascita, seppur questa vi lasci una significativa traccia. Una corrente sotterranea, ma carica di senso, qui indagata per la prima volta in maniera sistematica in un percorso che va dall'antica Grecia (il Sileno, Saffo, Eschilo, Sofocle, Euripide, Erodoto...) all'Antico Testamento (Geremia, Giobbe, Qoèlet...), dallo gnosticismo al pensiero cristiano medievale, con incursioni nel Novecento, attraverso alcuni dei suoi più profondi interpreti (Emil Cioran, Giinther Anders, Peter Sloterdijk, Hannah Arendt, Michel Henry, Jean-Luc Marion, Emmanuel Lévinas, Maria Zambrano, Romano Guardini...). Una lettura dell'evento natale capace di aprire molteplici prospettive, sia al "femminile" - con Hannah Arendt e Maria Zambrano -sia al "maschile", seguendo le principali prospettive fenomenologiche ma anche autori di confine come Hans Saner, originale allievo di Karl Jaspers. La nascita come categoria filosofica, indicando T'Inizio" ma anche la "rinascita", assurge a cifra dell'umano, permettendone una lettura antropologica, etica, teologica.
Ripubblico nel presente volume i miei articoli su dialettica, fisica, antropologia e metafisica di Aristotele, posteriori ai volumi I e II della serie "Nuovi studi aristotelici". I testi di Aristotele, anche riletti e rimeditati per decenni, in un certo senso risultano sempre nuovi: svelano sempre nuove possibilità di interpretazione. Questo è ciò che fa di Aristotele un "classico", ricco di risorse inesauribili, che ciascuno può attingere in parte. Forse è per questo che le sue opere continuano a essere lette e discusse ormai da 2400 anni, e non abbiamo ancora finito di farlo.
La forma del dialogo appartiene alla letteratura quanto alla filosofia, nella quale ha toccato il suo vertice nella produzione platonica. Senza il dialogo la filosofia, così come la conosciamo, non avrebbe prodotto quei risultati e quei valori ai quali ancora oggi attingiamo. Se la figura di Socrate è addirittura impensabile al di fuori di una relazione dialogica e il suo non sapere non avrebbe senso, potremmo dire che anche una gran parte del pensiero non avrebbe toccato la profondità né il livello artistico che gli va riconosciuto senza il ricorso a questo mezzo. Questo Dialogo filosofico, di Vittorio Hösle, è l'esposizione più completa della storia letteraria e filosofica della forma dialogica, che dalle origini platoniche si estende ai momenti più interessanti e cruciali della nostra cultura. Dalla figura e dal ruolo di Socrate prende piede una trattazione che percorre l'intera storia del pensiero occidentale, con un felice intreccio di autori che ne rappresentano le stazioni più autorevoli. L'esposizione si svolge fluida, da Cicerone, Boezio e Agostino attraverso Abelardo e Lullo, Petrarca, Cusano e Bodin, D'Alembert, Diderot e Hume fino alla nostra epoca (nella quale questa forma sembra in declino) con Feyerabend e Murdoch. Un tema che nella sua complessità e ricchezza tocca l'interesse di ogni lettore.
Poche opere hanno avuto la capacità di illuminare un intero paesaggio storico come quelle realizzate nelle catacombe dove i cristiani, autorizzati dal potere imperiale, seppellivano i loro morti. Partendo dall'analisi di bassorilievi, incisioni e affreschi tardoantichi l'autore si interroga sul controverso rapporto fra immagini e secolarizzazione e sullo spazio del "sacro", delineando un percorso originale dove l'uso dell'immagine aiuta a capire la storia, religiosa e non solo. Attraverso un appassionante viaggio negli antri oscuri in cui sono nate le prime raffigurazioni cristiane, il volume ricostruisce il processo di esplosione liberatoria e profanazione provocata dalla pratica di fede e dall'elaborazione teologica con cui il cristianesimo dei primi secoli ha preso le distanze dalle ritualità dei culti precedenti introducendo elementi - "ripetizione", "prefigurazione", "trasfigurazione" - che hanno lasciato il segno nella concezione delle "arti belle" e dell'immagine nell'epoca moderna. L'ampiezza di indagine, storica, filosofica, teologica, fa di questo libro una delle trattazioni più complete sull'arte figurativa cristiana delle origini e sulla cultura da cui essa è scaturita.
Il volume è dedicato al vaglio storico e critico di alcuni sistemi filosofici - in particolare quelli di Hegel, Marx e Comte - considerati i più significativi per lo svolgimento e le avventure della filosofia morale. Le comparazioni tracciate da Jacques Maritain, approfondite, illuminanti e didatticamente efficaci, svelano al lettore lo sviluppo delle più importanti teorie etiche, le percezioni originarie da cui scaturiscono, gli errori, le manchevolezze e le unilateralità di cui soffrono, il modo in cui sono entrate nella storia della cultura e l'influsso che hanno esercitato sul pensiero contemporaneo. L'autore delinea così un percorso di riscoperta della filosofia morale nelle sue articolazioni essenziali e individua i problemi che un'etica autenticamente filosofica si trova ad affrontare. Molte verità fondamentali sono colte in cammino, in modo asistematico ma forse più stimolante per lo spirito, poiché procedono dalla riflessione che continua di epoca in epoca, con i suoi progressi e i suoi scacchi.
Il primo libro della "Scienza della logica" (contenente la dottrina dell'essere) uscì nella primavera del 1812, il secondo (la dottrina dell'essenza) nel maggio 1813, il terzo (la dottrina del concetto) nel 1816. Un ventennio più tardi Hegel si accingerà a rivedere il testo dell'opera per una nuova edizione; ma la morte gli impedirà di andare oltre il primo libro, uscito in seconda edizione, largamente rielaborata, nel 1831.
Malebranche è uno dei protagonisti del Seicento filosofico francese. Di questo pensatore era da tempo assente in libreria l'opera principale, "La ricerca della verità", un'opera nella quale lo spirito di geometria della filosofia cartesiana si incontra con i vertici speculativi della tradizione agostiniana. Questa edizione rappresenta l'unica disponibile in italiano e viene ora riproposta con una nuova introduzione di Emanuela Scribano, una delle massime esperte della filosofia del Seicento.
Le lezioni di Hegel sulla storia della filosofia costituiscono il laboratorio concettuale e terminologico del suo sistema di pensiero e delineano lo svolgimento storico che ad esso ha condotto. Tuttavia Hegel non ha mai dato alle stampe i testi dei suoi corsi, di cui resta traccia solo grazie a manoscritti, quaderni, appunti e annotazioni, autografe o dovute agli uditori. La sola traduzione italiana delle lezioni sulla storia della filosofia fino a oggi disponibile riproduceva l'edizione del 1840-44, curata da Karl Ludwig Michelet dopo la morte di Hegel. In linea con la più recente ricerca, a quel testo si è qui preferita l'edizione del corso berlinese del 1825-1826 pubblicata in Germania tra il 1986 e il 1996, a cura di Pierre Garniron e Walter Jaeschke. Il volume è corredato di un apparato di note e di un'introduzione a firma del curatore Roberto Bordoli. In appendice è data la traduzione dei manoscritti hegeliani relativi alle introduzioni ai corsi del 1820 e del 1823.
La Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana del 1857 è l’ultima opera organica di critica della religione scritta da Ludwig Feuerbach, massimo esponente della sinistra hegeliana e fautore di un umanesimo antropologico e democratico. Quest’opera, che lo stesso autore considerò il suo lavoro più maturo, presenta una rigorosa indagine sulla coscienza religiosa condotta con gli strumenti della filologia, dell’antropologia e della critica filosofica. Attraverso l’analisi linguistica dell’epica antica e della Sacra Scrittura, la Teogonia riconduce la genesi dell’idea del dio all’inconsapevole proiezione dei desideri dell’uomo al di fuori di sé. Facendo luce sulla relazione eticamente problematica tra desiderio e realtà, tra volere e potere, tra inconscio e coscienza, Feuerbach preannuncia il compito di un’etica laica della consapevolezza di sé che accompagni l’individuo a riscoprire sulla terra le reali condizioni per la propria felicità. La traduzione, introdotta e curata da Andrea Cardillo, è stata realizzata sulla base dell’edizione critica dell’opera contenuta nel settimo volume dei GesammelteWerke di Ludwig Feuerbach.
Indice
Introduzione di Andrea Cardillo - Cronologia della vita e delle opere - Nota al testo – TEOGONIA - 1. Ira di Achille e volontà di Zeus - 2. L’oggetto dell’Iliade - 3. L’esaudimento delle preghiere in Omero - 4. L’oggetto dell’Odissea - 5. Osservazioni linguistiche - 6. Il fenomeno originario della religione - 7. Il desiderio dell’inizio - 8. L’essenza della fede - 9. Il desiderio teogonico - 10. Esempi di desideri teogonici - 11. Desideri del bisogno e dell’amore - 12. Il desiderio di felicità - 13. Paura e speranza - 14. Arte e religione - 15. La maledizione - 16. Il giuramento - 17. La maledizione «provvidenziale» - 18. Il destino umano - 19. La coscienza morale e il diritto - 20. I castighi della divinità oltraggiata - 21. Il destino auspicato e maledetto - 22. Morte ed immortalità - 23. Il destino etico - 24. Il destino inumano - 25. Digressione - 26. Dio e uomo - 27. Il miracolo - 28. La divinità del sogno - 29. La teodicea - 30. La rivelazione 31. L’essenza del cristianesimo - 32. La creazione dal nulla - 33. Il primo capitolo del Pentateuco - 34. La scienza «cristiana» della natura - 35. Creazione e poesia - 36. Il fondamento teorico del teismo - 37. Teismo ed antropomorfismo - 38. Il culto - 39. Il simbolo - 40. La differenza degli dei - 41. La beatitudine - 42. L’amor di sé - Annotazioni - Indice dei luoghi biblici - Indice degli autori citati

