
In questo saggio si cerca di rispondere all'interrogativo se la conoscenza scientifica esiga l'intervento del ricercatore considerato non come un mero apparecchio di rivelazione, bensì come un soggetto individualmente e originalmente attivo, cioè come una persona. L'attenzione è rivolta, in modo peculiare alla sintetica e mirata presentazione e al confronto tra un epistemologia personalista, come quella di Polanyi e una apparentemente antipersonalista come quella di Bachelard.
La domanda sulla necessità dell'amicizia risale ad Aristotele, interprete di una serie di esigenze del suo tempo. La sua risposta è corretta? Ancora di più. in un'epoca come la nostra, nella quale le relazioni, gli affetti, la fiducia sono in bilico tra un'esigenza certe volte gridata e una crisi, almeno apparente, come si pone la stessa domanda? LA risposta dei filosofi, ma oggi anche degli educatori, degli esperti in comunicazione, degli storici, dei teorici della società non è scontata. Confrontandosi con la storia, con le voci più importanti del loro ambito, alcuni intellettuali si sono incontrati in un convegno romano, per riproporre la domandai maniera rigorosa e attenta alla situazione attuale.
Karl Lowith, a torto ritenuto solamente uno storico del pensiero, al contrario, si è confrontato con i problemi fondamentali della filosofia abbozzando una antropologia filosofica parallela a quella dei più noti Scheler, Plessner e Gehlen. Partendo da una analisi generale, Lowith propone un'indagine sull'uomo cercando di comprendere il senso di quella "e" speculativa che congiunge il binomio uomo-mondo, un costrutto concettuale divenuto problematico dopo la conclusione della metafisica cristiana e del suo orizzonte di senso.
Il testo La logica sociale dei sentimenti è un saggio di teoria sociale apparso nel 1893 all’interno della Revue Philosophique. Densissimo di riferimenti storici, analizza il rapporto tra manifestazione (individuale e collettiva) degli stati emozional-sentimentali ed evoluzione della società, cogliendo un inestricabile legame tra i due processi. In tal senso, il saggio rappresenta il primo testo di sociologia delle emozioni e una sorta di atto costitutivo di quel filone di studi che verrà definito “costruzionismo sociale delle emozioni”.
Questo saggio è finalizzato a documentare, prescindendo da ogni intenzione apologetica, la connessione, non sempre adeguatamente analizzata, tra la "filosofia" della Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) e le posizioni maturate nella modernità remota e recente, dai British Moralists, a Hume, a Kant e agli idealisti, ai neo positivisti e agli "analitici", in materia di filosofia morale. Si tratta di corrispondenze significative, talvolta sorprendenti, che meritano di essere evidenziate in chiave di riflessione critica sui problemi della filosofia moral gli ultimi tre secoli. In particolare vengono affrontati i temi della metamorale, del linguaggio dell'etica, dell'emotivismo, del prescrizionismo, del valore di verità delle norme. La vessata quesito della "grande divisione" fra i giudizi di fatto e giudizi di valore assume una collocazione centrale in un saggio che affronta anche i problemi del relativismo etico nella loro dialettica con l'esigenza di definire e realizzare valori universali.
"La speranza è fame di nascere del tutto, di portare a compimento ciò che portiamo dentro di noi solo in modo abbozzato. La speranza è la sostanza della nostra vita". In questo splendido pensiero della grande filosofa spagnola Maria Zambrano sta il messaggio di questa avvincente raccolta di riflessioni sui grandi temi della vita che Marcello Farina, dedica a tutti coloro che cercano "pienezza di umanità". Perché "questa è la nostra fortuna, questo è il nostro tormento: inadattabili e mai nati interamente, siamo chiamati a crearci il nostro mondo, il nostro posto, a partorire incessantemente noi stessi e la realtà che ci ospita". Da Kierkegaard a Levinas, da Nietzsche a Bauman, il pensiero filosofico diventa in questo libro ben di più di un'avventura intellettuale: una chiave che apre le porte della vita. Un libro per tutti, profondo e semplice, che aiuta a vivere, come dovrebbe fare la buona filosofia.
Un viaggio tra i capisaldi del pensiero (e della mistica) del Novecento che insegna la libertà e la profondità dell'esistenza, i ritratti di testimoni indimenticabili, che continuano a regalare molte risposte e ancora più numerose domande a noi, donne e uomini di oggi. Dal teologo protestante Dietrich Bonhoeffer al vescovo dei poveri Oscar Romero, dall'indimenticabile don Milani a Hannah Arendt. E ancora: Dorothy Day, Madeleine Delbrêl, Antonietta Giacomelli, Etty Hillesum, Primo Mazzolari, il cardinale John Henry Newman, David Maria Turoldo. E l'immensa Simone Weil, l'indomabile.
La condizione dell'uomo della società postmoderna è segnata da alcuni elementi di fondo: ripiegamento su di sé e su quel che, per sé, nel presente si può ottenere; atteggiamento di semplice spettatore nei confronti del male del mondo; crisi dell'idea di doveri assoluti verso se stessi e verso gli altri; riduzione dell'altruismo a gesto sporadico e non impegnativo; precarizzazione e frammentazione delle condizioni di esistenza e di lavoro e conseguente difficoltà di definire momenti comuni di lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze esistenti; attenuazione o blocco della coscienza critica per effetto dell'azione dei mezzi di comunicazione di massa orientati da ben determinate forze economiche e sociali; progressivo venir meno delle tutele e garanzie dello Stato sociale ecc. In questa stessa società si affacciano, tuttavia, processi e movimenti, sia teorici che pratici, in controtendenza rispetto al carattere dominante dell'epoca: una certa ripresa dell'impegno politico o, in ogni caso, di interesse per le questioni pubbliche, movimenti ecologisti e animalisti, crescita del volontariato, iniziative dell'economia solidale ecc. Essi ripropongono, in particolare, il tema della responsabilità dell'uomo verso l'altro, intendendosi, questa volta, per "altro", non solo l'altro uomo, ma anche - e si tratta di un mutamento epocale dal punto di vista etico - il mondo naturale non umano.
Sotto il titolo di "Storia critica delle idee" è proposto in traduzione italiana un ciclo unitario di lezioni tenute da Husserl al termine dell'anno 1923 presso l'Università di Freiburg. Ciò che lo rende prezioso e che ne fa anzi un caso unico nell'insieme della produzione di Husserl, è l'andamento storico-filosofico della riflessione. I temi fenomenologici vengono qui fatti emergere in una considerazione critica delle tappe fondamentali della storia della filosofia europea - da Platone e dalla filosofia greca in genere fino a Leibniz e a Kant attraverso Descartes e l'empirismo inglese. Questo orientamento storico agevola certamente la comprensione perché rende esplicita la portata critico-polemica di ciascuna problematica, radicandola solidamente all'interno di luoghi ben noti della riflessione filosofica che vengono sollecitati secondo nuove direzioni interpretative. Nello stesso tempo, valutazioni e giudizi sul passato filosofico si ribaltano sul modo di intendere la fenomenologia, suggerendo prospettive interpretative inusuali. Ciò vale in particolare per l'ampiezza del dibattito sull'empirismo inglese, che mostra un'incidenza, non solo come obiettivo polemico, ma anche sul piano della formazione delle tematiche fondamentali, spesso trascurata dalla critica corrente.
Incontro con il grande filosofo tedesco Robert Spaemann che riflette con lucidità sul significato della storia della filosofia, sulla letteratura dell'antichità (Omero, Sofocle, Virgilio), sulla storiatedesca (la questione dell'olocausto), su temi di etica di grande attualità (aborto, eutanasia), ma anche su questioni teologiche e relative alla vita della Chiesa: la liturgia, il ruolo delle donne nella Chiesa, la pedofilia, il modernismo di alcune posizioni reazionarie nella Chiesa.
Il Seicento è un secolo di crisi e drammatici cambiamenti. Le guerre di religione, la peste, la crisi agraria sconvolgono la vita quotidiana delle popolazioni europee. La società, la politica, la scienza, l’arte e l’esperienza religiosa cambiano metodi, forme e contenuti. Anche l’affettività personale e collettiva vive un processo di crescente drammatizzazione e sfiducia. Paura e ansia sfuggono alle modalità consolidate di gestione delle emozioni. I codici morali ed etici che in precedenza avevano governato valori e comportamenti privati e pubblici si rivelano sempre più inadeguati.
Quali sono i tratti salienti della nuova soggettività europea, emergente da questa crisi? Come le esigenze della nuova identità borghese si ripercuotono sulle teorie seicentesche delle passioni? Quale relazione intercorre tra determinazione storica dei sentimenti umani e teoria politica? Le filosofie di Hobbes, Descartes e Spinoza elaborano nuovi modelli di razionalizzazione e governo dei conflitti emotivi. Nuove logiche di neutralizzazione ed espressione degli affetti si confrontano, sullo sfondo di una generale crisi «intellettuale e morale», dispiegando paradigmi alternativi, tra loro configgenti.
Mantenendosi ben lontano dalle esibizioni volgari così caratteristiche della nostra epoca, "L'arte del lusso" è essenzialmente un trattato sul saper vivere. Lo spirito trionfa sulla materia, l'essere conta più dell'avere, e l'apparire è disprezzato come si conviene. L'autore esalta la vita interiore, la contemplazione, l'amore per la natura e per il vero, il senso della tradizione... In questa prospettiva, il lusso, che colma l'uomo di emozioni, di gioia, di pace, e gli permette di sfuggire al peso dell'esistenza, non ha nulla da spartire con il consumo dei prodotti dell'industria che a esso si richiama. Inutile ed essenziale, è un assoluto da desiderare, da ricercare, da raggiungere, sempre legato alla bellezza, alla perfezione ideale, alla luce, alla grazia. Merita un'iniziazione e attenzioni particolari in ogni singolo momento, forse persino un vero e proprio culto: il lusso è un'arte. Sulla linea di Baudelaire e Barbey d'Aurevilly, in questo libro l'autore propone un'etica, un'estetica e una dietetica, nel senso più ampio del termine, per restituire al lusso il suo posto (molto elevato) e il suo valore (inesauribile). Quando, schiacciata dal peso delle sue troppe bassezze e ottusità, la nostra epoca sarà crollata, l'uomo del lusso, come un tempo l'uomo probo o l'uomo di corte, diventerà forse un modello per i tempi che verranno.