
Vicissitudini umane, accadimenti storici e scoperte scientifiche degli ultimi decenni sentenziano inesorabilmente che l’uomo è un essere provvisorio in confronto all’evoluzione dell’universo in cui vive e alla storia biologica di cui è partecipe. Intanto indaga su se stesso, interpreta e inventa vita. La “persona umana” non si arrende all’incertezza e non si consegna ai labirinti del provvisorio. Il volume entra in dialogo con ciò che l’uomo dice di se stesso in tempi di crisi, mentre rivolge attenzione all’antropologia filosofica classica, saggiandone la consistenza e la fondatezza dell’offerta ancora per la contemporaneità. Un viaggio, insomma, per continuare a pensare e sperare fra passato e futuro per riproporre un presente più ricco di senso, a pensare e pensarsi come protagonisti delle proprie vite, alla ricerca di un orizzonte stabile per l’esistenza personale e delle comunità umane.
In questo libro Ferretti propone una puntuale rilettura dei testi kantiani, svolta principalmente intorno al tema dei rapporti tra ontologia e teologia. Il ritorno a Kant costituisce secondo Ferretti un passaggio obbligato per coloro che, all'interno del dibattito contemporaneo, intendono occuparsi del tema cruciale dei rapporti tra teologia, ontologia e fine della metafisica. L'autore precisa che, per cogliere fino in fondo gli spunti che la lettura dei testi kantiani può suggerire, occorre fare a meno delle tradizionali interpretazioni che ne sono state date; o per lo meno occorre rileggere queste interpretazioni con l'aiuto di filosofi come Heidegger e Levinas, il cui contributo fu fondamentale per la critica all'ontoteologia. Consultando anche in maniera critica gli studi che Heidegger e Levinas dedicarono a Kant, Ferretti individua nelle opere kantiane una vera e propria metafisica dell'ulteriorità, che si articola secondo il "modulo della ragione sul confine". Da questa prospettiva Kant appare il filosofo che, lungi dal cadere nel razionalismo o nell'idealismo, gioca a condurre il pensiero fino ai propri estremi limiti o confini (Grenzen), inducendolo ad aprirsi oltre se stesso. Kant si pose, nell'ipotesi di Ferretti, al limite tra la conoscenza scientifico-oggettuale e la sfera dell'ulteriorità propria della teologia. Nelle sue opere egli considerò inoltre la differenza tra i due ambiti di realtà, non raramente scegliendo di utilizzare un linguaggio di tipo analogico e simbolico, l'unico in grado di salvaguardare il mistero della divinità. A seguito di queste riflessioni Ferretti descrive l'ontologia kantiana della Critica della ragion pura - ricorrendo ai termini dello Heidegger di Essere e tempo - come una precomprensione ontologica della teologia. Negli ultimi capitoli, con l'aiuto delle interpretazioni svolte da Levinas circa l'opera di Kant, l'autore si propone di approfondire ulteriormente la questione, esaminando la relazione dinamica tra ontologia, esperienza religiosa e precomprensione etica della teologia.
"Alternative alla vita" è caratterizzato dalla compresenza di tre piani. Vi si trovano i due piani classici dell'opera saggistica, cioè un discorso teoretico originale e il richiamo critico ai grandi autori della tradizione, in questo caso soprattutto Spinoza, Hegel, Leopardi, Kierkegaard, Nietzsche, Rensi e Freud. Ma questi due piani si innestano su uno narrativo, dominato dalla figura di un singolo, Akronos, cosicché questo testo potrebbe intitolarsi anche "fenomenologia di uno spirito". Akronos è la figura dell'inquietudine e della protesta che vede e denuncia lucidamente come la realtà sia sostanziata di in-giustizia e di violenza ma non ha la radicalità di abbandonarla, si limita a rasentare il nulla e cerca una mediazione con la realtà.
Dopo il rifiuto del giuramento al partito fascista, Piero Martinetti optò per un volontario esilio nella tenuta di Spineto di Castellamonte per dedicarsi interamente alla stesura della sua trilogia filosofico-religiosa (Ragione e fede, Il Vangelo, Gesù Cristo e il cristianesimo) e allo studio dei suoi filosofi preferiti. Tra questi Schopenhauer occupa un posto a sé, fertile ponte tra la saggezza antica e l'impegno etico quotidiano. In quest'opera, lucida introduzione storiografica accompagnata da un'oculata scelta antologica e dalla brillante prosa moralistica, l'autore testimonia le ultime propaggini della querelle sul pessimismo, scatenata da Eduard von Hartmann e destinata ad essere travolta anch'essa dall'imminente crisi bellica.
Le "Lectures on Kant's Politicai Phiiosophy" tenute alla New School for Social Research di New York nell'autuno 1970 e pubblicate postume nel 1982, presentano per il lettore interessato alle grandi questioni della filosofia politica un duplice motivo di interesse. Da un lato esse segnano una svolta che non può passare inosservata nell'ambito della letteratura critica su Kant. Dall'altro anticipano e sintetizzano tesi che avrebbero dovuto trovare sistematica formulazione nella terza parte di The Life of the Mind - quella parte che, come è noto, l'autrice non fece più in tempo a scrivere.
Queste pagine trattano della potenza nell'opera di Friedrich Nietzsche, intendendola come tema analizzato all'interno del pensiero del filosofo e come energia che si sprigiona dalle pagine dei suoi libri. Lo sviluppo dell'analisi della potenza coincide, in un percorso che va da "Aurora" a "Genealogia della morale", con il progressivo aumento della potenza stilistica della prosa di Nietzsche, o perlomeno - se non si vuoi condividere quello che è un evidente giudizio di merito estetico - all'analisi della potenza si accompagna una continua sperimentazione espressiva dei risultati dell'analisi stessa. Il tema della potenza, nei testi che Nietzsche ha pubblicato, viene sempre affrontato in ambito morale. Nel pensiero di Nietzsche l'ambito morale, oltre che il regno del bene e del male intesi come categorie errate, è il regno dell'onestà e all'insegna dell'onestà il filosofo sviluppa tutta la sua critica della cultura occidentale, anche qui come per la potenza, considerando l'onestà come oggetto e come modo del sapere.
Saggio sull'uomo e sulla sua dignita: l'autore ne scandaglia i fondamenti, gli sviluppi, rapporti, conseguenze culturali e teologiche. L'uomo e il centro del mondo e come conseguenza di questa centralita occorre riconoscergli la sua condizione, la sua signoria e la sua liberta. L'autore dimostra che la promozione umana consiste essenzialmente nella conquista della dignita, che pero non puo essere ottenuta senza un'adeguata educazione della liberta. Il volume e suddiviso in tre parti: analisi del concetto di dignita; sviluppo e conquista della dignita; trascendenza, vocazione e destino.
E' uno dei pochissimi studi che confrontano sistematicamente le soluzioni di due pensatori francesi, Ricoeur e Derrida, circa il tempo e il linguaggio, elementi centrali per la comprensione della loro opera. Paul Ricoeur (1913-2005) e Jacques Derrida (1930-2004) sono annoverati tra i filosofi piu significativi della seconda meta del Novecento. Il tempo e le Parole" presenta l'evolversi delle rispettive posizioni sul tempo e sul linguaggio, elementi centrali per la comprensione dell'opera di entrambi i filosofi. Il volume intende mostrare come lo sviluppo del pensiero di Derrida - erede dei cosiddetti "maestri del sospetto" ed esponente del postmoderno - non possa prescindere dalla considerazione dell'opera di Ricoeur. Tra i pochissimi testi che confrontano sistematicamente le soluzioni dei due pensatori francesi, questo studio offre uno stimolante percorso tra le domande e le prospettive teoretiche dell'ultima parte del XX secolo. "

