
Questa opera si impone come contributo essenziale per la comprensione del problema dell'infinito nel pensiero dei Greci. Mondolfo si opponeva a un pregiudizio in passato assai diffuso soprattutto per influssi dell'idealismo. Il pensiero antico veniva contrapposto a quello cristiano e moderno: il primo sarebbe stato "oggettivistico" (con preminenza data all'oggetto sul soggetto) e "finitistico" (con preminenza data al finito sull'infinito), il secondo "soggettivistico" (con preminenza data invece al soggetto sull'oggetto) e "infinitistico" (con preminenza data all'infinito sul finito). Mondolfo smantella tale pregiudizio con fini analisi e richiama a documenti in passato ignorati o non considerati. Il pensiero antico si presenta quindi in una nuova dimensione, nella sua consistenza e ricchezza. Presentazione di Giovanni Reale.
Questo volume, il n. 75 delle opere complete di Heidegger, ha un doppio titolo: "Hölderlin"-"Viaggi in Grecia", legato ai suoi due temi fondamentali. Si tratta di testi di varia lunghezza, quasi tutti alla loro prima pubblicazione, in cui trovano spazio riflessioni sui versi del grande poeta conterraneo e sul suo ruolo di interlocutore privilegiato (insieme a tre autori "autoctoni": Eraclito, Eschilo, Pindaro) nel momento in cui l'esperienza heideggeriana della grecità indugiava nell'abbeverarsi presso luoghi concreti, con l'intima convinzione di rinvenirvi le lontane sorgenti della moderna società scientifico-industriale. Non mancano neppure annotazioni in forma diaristica di pensieri, visite e incontri, il che conferisce ad alcuni testi un delicato tratto personalissimo.
In questa edizione vengono pubblicate e commentate due opere di estrema rilevanza: - Il Discorso circa il stato degli Hebrei et in particolare dimoranti nell'inclita Città di Venetia (1638); - Il Socrate ovvero dell'humano sapere (1651).
Il filosofo Simone Luzzatto fu uno dei maggiori rabbini della Venezia ebraica del Seicento. Le sue notevoli conoscenze in campo storico, politico, filosofico, scientifico e la sua padronanza dei testi della tradizione ebraica ne fecero uno studioso straordinariamente importante. In questa edizione vengono pubblicate e commentate due opere di estrema rilevanza: 1) Il Discorso circa il stato degli Hebrei et in particolare dimoranti nell’inclita Città di Venetia (1638), che ha goduto di un notevole successo nella letteratura e filosofia modernocontemporanea, è un trattato storico-politico sia sulla condizione degli ebrei veneziani sia sulle dottrine dell’ebraismo dell’epoca. Un’opera moderna che tralasciando il motivo tradizionale della protezione politica degli ebrei si incentra maggiormente sul tema politico, economico e sociale dell’utilità dei gruppi all’interno della società. La discussione della condizione degli ebrei nella città moderna viene fondata sul loro ruolo all’interno della società. 2) Il Socrate overo dell’humano sapere (1651) è l’opera della maturità filosofica di Luzzatto: alla luce dell’orientamento scettico a lui contemporaneo, l’autore discute le possibilità che l’intelletto umano ha di conseguire un sapere solido. Socrate è il protagonista dell’opera la cui tesi centrale è che la ragione umana per orientarsi in maniera giusta ha bisogno di essere guidata dalla illuminazione divina. Il Socrate di Luzzatto è la prima opera di filosofia scettica scritta da un autore ebreo.
Sono qui raccolti l'"Ernst" e "Falk/Dialoghi per massoni" (1778-1780) di Lessing e il "Dialogo su una società invisibile-visibile" (1793)insieme ai due dialoghi intitolati "Massoni" (1803) di J. G. Herder, opere che (con quelle di Fichte e Goethe) costituiscono il punto più alto della riflessione massonica in ambito filosofico. Lessing e Herder, salaci fustigatori dei costumi dell'epoca, propongono al mondo una visione di suprema idealità umana, ed aderiscono alla Massoneria perché tale è la sua autentica funzione. Entrano nelle ingarbugliate, rissose ed esoteriche logge tedesche e scagliano strali beffardi e graffianti contro una nascente confusa Massoneria, che vogliono purificare ed elevare a specchio delle virtù e dei valori universali umani. Inizia Lessing con cinque dialoghi in cui un Massone e un profano si confrontano con ironia, ma anche, quando serve, con sarcasmo, in un duetto conciso e concitato, analizzando i nascosti rituali delle logge e il vero segreto del pensiero massonico. Herder segue le orme del suo maestro dopo alcuni anni, con tre dialoghi nei quali verifica criticamente il pensiero massonico lessinghiano. Se Lessing era finemente ironico, Herder, con i tre vivaci e critici personaggi dei suoi due ultimi dialoghi, non risparmia frustate a una Massoneria priva d'idealità, ponendosi come il più importante riformatore del pensiero massonico dell'epoca. Saggio introduttivo di Claudio Bonvecchio.
Si presentano qui le quattro dissertazioni latine di Immanuel Kant: "De igne" (1755), "Nova dilucidatio" (1755), "Monadologia physica" (1756) e "De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis" (1770). Si tratta di quattro tesi accademiche che segnano le tappe fondamentali della carriera universitaria di Kant a Königsberg. L'interesse filosofico di questi scritti, largamente riconosciuto dagli studiosi, emerge dall'ampio raggio di motivi che percorrono trasversalmente tutto il pensiero precritico e saranno centrali anche nella fase critica: la riflessione sulla scienza, i temi metafisici, la costante preoccupazione per il problema del metodo. Fondamentale è anche il loro posto nella storia del latino moderno, in un momento storico caratterizzato dal cruciale passaggio, nella filosofia tedesca, dalla lingua dotta al volgare. Il lessico latino delle quattro dissertazioni costituisce infatti una base testuale imprescindibile per uno studio diacronico della formazione dell'apparato terminologico e concettuale della filosofia kantiana. Nell'edizione si dà altresì notizia della riscoperta, da parte del curatore, di una delle due tirature dell'edizione originale della "Dissertatio", ritenuta perduta da tutti gli editori moderni successivamente all'edizione dell'Akademie di Erich Adickes.
Il corso Introduzione all'indagine fenomenologica (1923/24) è il primo tenuto da Heidegger a Marburgo. Vi viene presentata un'approfondita analisi della fenomenologia che da una parte afferma per la prima volta il distacco del pensiero heideggeriano da Husserl e dall'altra espone nei suoi tratti fondamentali il carattere ermeneutico che caratterizzerà la stessa ontologia fondamentale. Ciò accade in particolare mediante l'introduzione in funzione dominante del concetto di cura, il quale viene a determinare lo stesso essere dell'esserci e così il modo originario per l'uomo di essere nel mondo. Infine il distacco da Husserl e dalla sua concezione della filosofia si compie sul percorso di un attento confronto con Descartes, il più esteso che si ritrova nell'opera heideggeriana
Il corso "Dell'essenza della libertà umana", tenuto a Friburgo nel 1930, è il primo esplicito confronto di Martin Heidegger con il tema della libertà. Essa viene posta in questione tanto nei termini di libertà negativa e libertà positiva quanto in quelli di libertà trascendentale e libertà pratica. Kant infatti è l'autore di riferimento, sebbene l'interrogazione sia diretta alla messa in luce del pensiero dell'essere, di cui la libertà si dimostra fondamento. Un'introduzione alla filosofia dunque come sguardo sull'intero di ciò che è, a partire dalla questione sulla libertà, ma ancor di più quale aggressione all'individuo che pone la questione, tale che lo costringe a decidere della propria essenza.
Dai saggi raccolti in questo volume emerge una serrata critica della “tradizione signorile” del mondo americano. Con questa espressione, che ebbe subito tanto successo nonostante non si trattasse di un termine encomiastico, George Santayana formula una condanna generale non solo della filosofia e della cultura dominante, ma anche della mentalità comune americana, a suo avviso uniformemente plasmata dal moralismo puritano del New England, lo stato americano con il più antico passato storico e culturale. Secondo la sua visione, la tradizione signorile è il collante e il motore di questo mondo, con uno strano duplice effetto: propulsivo e retrogrado.
Il filo rosso che collega gli scritti raccolti in questo volume è la scienza matematica. Porfirio utilizza l'isagoge o introduzione, genere letterario che serve a iniziare i suoi allievi a un'opera del matematico alessandrino Claudio Tolemeo dal titolo "Tetrabiblos o Quadripartitum", cioè un trattato in quattro libri che spiega gli effetti prodotti dai corpi celesti sulla Terra. E, giacché lo scritto di Tolemeo si presenta in più punti oscuro per la complessità degli argomenti trattati, Porfirio scrive l'introduzione al ''Trattato sugli effetti prodotti dalle stelle'' per chiarire ai suoi discepoli, o ai neofiti, gli argomenti e i passaggi considerati di più difficile comprensione. L'opera - qui tradotta per la prima volta in italiano - pervenuta in modo parziale e corredata degli scolî di Demofilo, un dotto bizantino attivo intorno al X secolo, chiarisce alcuni argomenti quali le figure che i pianeti assumono in cielo e il conseguente influsso che hanno sulle realtà materiali, l'importanza della luce negli effetti prodotti tra le stelle e la realtà terrestre, i calcoli matematici per computare un oroscopo, il ruolo dei segni zodiacali e il potere che essi hanno su particolari punti del corpo umano. In quest'opera Porfirio espone numerosi argomenti provenienti dalla tradizione astrologica caldea, egizia e greca, e li confronta in modo critico con il pensiero di Tolemeo, apportando a sua volta importanti innovazioni. Gli altri scritti raccolti all'interno di questo volume trattano alcune testimonianze e frammenti su opere di aritmetica e geometria. Sugli studi di aritmetica rimangono solo poche testimonianze, mentre sulla geometria rimangono cinque frammenti, in cui Porfirio, esponendo alcuni enunciati di Euclide, ne riporta le dimostrazioni geometriche.
L'angoscia più profonda dell'uomo, che da sempre lo accompagna, è che la morte uccida ogni possibilità di salvezza. Tuttavia Emanuele Severino ha mostrato, nella "Gloria", come la salvezza dalla morte sia una necessità, non una semplice possibilità: "L'uomo è atteso dalla terra che salva". Ma nella "cadenza primaria" di "Oltrepassare", che della "Gloria" è al tempo stesso "rischiaramento" e sviluppo, appare come in realtà "la terra che salva sia 'infinitamente' più ampia, cioè più salvatrice" di quanto lo scritto precedente lasciava intendere, e come il senso autentico del divenire "mostri una complessità che nella "Gloria" non viene ancora indicata". Severino ha dedicato molti scritti a una rigorosa messa in atto del principio aristotelico di non contraddizione. E proprio in quanto mostrava le aporie su cui si reggevano celebri edifici della metafisica il suo pensiero suscitava un provocatorio interrogativo: che cosa si apre al di là della contraddizione?