
Il volume racconta l’arrivo a Roma, il 15 agosto 1848, di Antonio Rosmini, a cui è stato affidato il compito di trattare a nome del Governo piemontese un’alleanza militare tra il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana e lo Stato Romano. Perché questo gravoso compito viene posto sulle spalle di un filosofo, per giunta a capo di una piccola Congregazione religiosa? Rosmini sa bene, per aver avuto nei mesi precedenti diversi contatti epistolari con il cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli e con il papa stesso, che Pio IX non accetterà di stipulare con nessuno, in quanto capo dello Stato temporale, un’alleanza di carattere militare con lo scopo di riprendere la guerra contro l’Austria. Eppure decide di impegnarsi su quanto gli viene proposto a Torino. E racconta tutto in questo volume che costituisce una parte essenziale dei suoi scritti autobiografici.
Un grandioso commentario alla "Repubblica" di Platone, uno dei testi basilari della civiltà europea. Platone aveva immaginato una Città ideale come proiezione ingrandita della psiche umana illuminata dall'Idea del Bene, e aveva fatto corrispondere ogni virtù a una parte precisa dell'anima e della città. Proclo, ultima voce filosofica del mondo pagano, ne offre la versione sistematica neoplatonica: la "Repubblica" è considerata la base dell'etica, così come il Timeo è la base della fisica e il Parmenide è la base della metafisica. Attraverso la lettura cristiana dello Pseudo-Dionigi Aeropagita, il commento di Proclo è entrato subito a far parte della costituzione etica e catechetica della Chiesa cristiana greca delle origini.
Le "Divisioni" (che non rientrano nel tradizionale corpus aristotelicum) ci sono pervenute in frammenti in un codice della Biblioteca Marciana e vengono attribuite ad Aristotele da Diogene Laerzio, il quale ne riporta anche ampi stralci nelle sue "Vite dei filosofi". Si tratta di un testo influenzato dalle dottrine non scritte di Platone: un'arte della divisione delle idee e dei concetti in coppie di contrari, operazione insieme dialettica e retorica. La retorica è anche la disciplina che il giovane Aristotele insegnò durante il suo soggiorno presso l'Accademia di Platone e che si ritrova sia nelle mature opere di logica sia nella "Metafisica".
A metà Ottocento il filosofo inglese John Stuart Mill (1806-1873), esponente della tradizione liberale, si era impegnato, in un dialogo con l'intellighenzia francese di tale orientamento (per esempio con Alexis de Tocqueville), nell'analisi dell'allora giovane democrazia americana, nei suoi presupposti filosofico-culturali come nella sua struttura di governo, alla ricerca di una chiave per comprenderne la specificità rispetto ai paesi europei. In svariati interventi Mill ha evidenziato la relazione tra religione e identità nazionale, la tendenza al decentramento politico, la preoccupazione per la libertà personale, i rischi impliciti nella "dittatura della maggioranza".
Eunapio di Sardi, nato nel 347 d.C., fu un retore e uno scrittore che visse nel periodo più turbolento dell'Impero romano (da Giuliano l'Apostata ad Arcadio, figlio di Teodosio) e che raccolse le biografie dei filosofi e dei sofisti dell'età imperiale romana dal 270 al 405 d.C.; in esse narrò le vicende dei Neoplatonici dalla morte di Plotino sino alla diffusione del neoplatonismo, grazie agli allievi e continuatori quali Porfirio e Giamblico, nelle scuole di Alessandria, di Atene e di Costantinopoli; si hanno così ventitré biografie modellate sulla falsariga di Diogene Laerzio e di Filostrato, che offrono le storie dei pensatori pagani e dei letterati greci in un tempo di conflitto religioso e di crisi, tra paganesimo morente e cristianesimo nascente.
Il volume traccia un bilancio delle ricerche platoniche della Scuola di Tubinga-Milano, incentrate da oltre cinquant'anni sul problema ermeneutico delle dottrine non scritte di Platone. Con due interviste dell'autore a Hans-Georg Gadamer e testo greco a fronte.
Raccolta delle testimonianze antiche con analisi e interpretazione. Con testo greco a fronte.
Si tratta di uno scritto del fondatore della fenomenologia in cui si tenta una teoria linguistica che renda conto dell'oggettività del pensiero e del linguaggio nei loro rapporti con la realtà. Un'opera utile per superare l'annosa contrapposizione tra "analitici" e "continentali" sul versante della svolta linguistica della filosofia del Novecento.
Pubblicato originariamente nel 1961, e' il piu' importante contributo di Reale sulla Metafisica di Aristotele.
Pubblicato a Parigi per la prima volta nel 1939, Schiavitù e libertà dell’uomo è l’opera fondamentale che attesta l’interesse acquisito dall’autore nel corso degli anni ’30 per la tematica della persona. In questo senso costituisce anche uno dei momenti più elevati dell’itinerario speculativo del filosofo Berdjaev, che dopo il suo trasferimento in Occidente prese parte attiva nel dibattito filosofico, soprattutto francese, entrando in contatto con gli ambienti della filosofia dell'esistenza e fondando insieme a E. Mounier la rivista Esprit. Composto secondo una struttura non nuova a Berdjaev, il testo sviluppa gli elementi di specificità teorica nella concezione filosofica della persona e della trascendenza cui essa inevitabilmente rimanda, passando quindi in rassegna – successivamente – le diverse possibilità di “oggettivazione”, in cui la libertà della persona stessa può trovare fonti di seduzione e di asservimento. Si tratta di un testo che combina in maniera penetrante speculazione teorica e filosofia sociale (nei suoi attacchi al collettivismo socialista, al capitalismo, al nazionalismo) e che, pubblicato alla vigilia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale, si presenta al lettore quasi come la voce di una profezia.
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La 'logica dimostrativa' è un manuale scritto in occasione del primo incarico didattico importante di Gerolamo Saccheri, nel Collegio dell'Ordine a Torino.
La storia della critica platonica rappresenta un capitolo di assoluta centralità all'interno delle vicende della filosofia occidentale, che, proprio nel confronto con l'opera immortale del grande filosofo greco, è venuta con i secoli a definirsi nelle sue prospettive di sviluppo fondamentali. Il testo qui presentato in prima traduzione italiana fa parte a pieno titolo di questa storia, dal momento che, per quel che riguarda uno dei contesti più significativi in cui essa si è sviluppata, cioè quello di lingua tedesca, ne costituisce una delle premesse più significative. Il volume rappresenta il documento fondamentale di riferimento di quella tradizione di ricerca sulla filosofia platonica riconducibile al cosiddetto George-Kreis e, in quanto tale, costituisce la fonte di ispirazione per autori quali Kurt Singer, Wilhelm Andreae, Kurt Hildebrandt, Edgar Salin e Joseph Liegles, esponenti di primo piano del dibattito platonico novecentesco. L'opera di Friedemann ripercorre la produzione platonica a partire da alcune categorie ermeneutiche che ne mettono in luce il legame originario con tematiche quali quella della vita, del rapporto fra pensiero e potenza, del corpo, del legame fra eros e dimensione artistita. La possibilità di una comprensione unitaria della "forma" Platone anthe attraverso la mediazione della riflessione di autori quali Wintkelmann, Hölderlin e Nietzsche, permette a Friedemann di individuare la continuità fra tradizione spirituale greca e Kultur tedesca.