
È il saggio in cui l'autrice espone in modo più articolato e completo la sua elaborazione della questione dei diritti umani. Jeanne Hersch individua nella capacità di libertà dell'essere umano e nell'esigenza assoluta di attualizzazione e affermazione di questa capacità il fondamento assoluto e universale dei diritti umani. Al contempo, però, ricerca le condizioni concrete e reali di sviluppo di questa capacità di libertà, le condizioni di una "vita buona", corrispondenti all'oggetto dei diritti umani particolari, politici e civili, sociali ed economici, culturali ecc. L'incrocio di esistenzialismo e realismo rende la sua posizione particolarmente originale e feconda, e la inserisce a pieno titolo nel dibattito filosofico contemporaneo sui diritti umani insieme a Bobbio, Sen, Nussbaum, Griffin, Benhabib, Arendt, Searle e altri. A partire dalla sua idea di libertà, Jeanne Hersch offre infatti solidi argomenti rispetto ad alcuni dei maggiori problemi che sono al centro del dibattito attuale sui diritti umani: il problema del fondamento dei diritti umani, della giustificazione della loro universalità, del significato e dell'efficacia delle Dichiarazioni universali, dell'inclusione dei diritti positivi (economici, sociali, culturali) nei diritti umani, e dell'educazione ai diritti umani.
Che cos'è la filosofia? Rispondendo a questa domanda Ermanno Bencivenga, noto professore e studioso, afferma provocatoriamente che è un gioco. Un'attività ludica straordinariamente seria, però, dal momento che invece di usare pedine, carte o altri strumenti ha a che fare con la vita e la morte, con il bene e il peccato, con il tempo e l'eternità. Anziché raccontarci l'ennesima storia della filosofia, Bencivenga ci propone così di diventare protagonisti e di praticare il gioco della filosofia. Come? In modo semplice, partendo da casi tratti dalla vita quotidiana. Ampliando il percorso dell'edizione precedente con nuovi capitoli, sull'estetica e la riflessione politico-sociale, l'autore ci insegna ad aprire la mente alla domanda, al dubbio, al quesito filosofico. Il risultato è un libro stimolante e ricco di spunti, capace di innescare e alimentare il meccanismo della ricerca.
Vulnerabilità è una nozione generale, utilizzata in molte circostanze, spesso senza curarsi troppo del significato che assume. Oltre ad offrire un focus sulle diverse interpretazioni della vulnerabilità, questo volume la esplora come "condizione" che ha ispirato e fatto riflettere non solo il mondo della filosofia e delle scienze umane ma anche quello della letteratura, della poesia e della scienza medica, in tempi e luoghi diversi. Di qui la ricchezza esperienziale e di significati che da essa scaturisce e che chiede di essere presa sul serio.
Il libro riunisce i testi delle "Horkheimer Lectures" tenute da Walzer a Francoforte nel 1998. Come lo stesso Walzer precisa nell'introduzione, il suo intento è avanzare una critica del liberalismo dall'interno, centrata non tanto sulle sfide poste dal comunitarismo (secondo le linee di un dibattito già ampiamente sviluppato), quanto sui problemi connessi alla democrazia sociale. In particolare Walzer sostiene che la teoria liberale non sarà una teoria compiuta finché non avrà riconosciuto l'importanza di questioni determinanti per un suo utilizzo in senso ugualitario: questioni legate al senso di appartenenza, alla gestione del conflitto sociale e al ruolo dell'impegno appassionato in politica.
Solo da un'etica pubblica fondata su valori condivisi può nascere un ordinamento sociale e legislativo capace di dare un'anima alla convivenza umana. Prefazione di Giannino Piana.
Il libro ricostruisce, nella sua prima parte, le linee essenziali della concezione "radicale" del linguaggio di Ortega y Gasset (1883-1955), inserendola nel contesto più ampio della sua visione dell'uomo e dell'origine della società. Tale concezione è "radicale" poiché il linguaggio articolato affonda le sue radici nel terreno del gesto e della corporeità. La seconda parte del volume ripercorre le riflessioni sul linguaggio di María Zambrano (1904-1991), l'allieva di Ortega che ha messo al centro della sua filosofia la ricerca di una ragione incarnata: in luoghi, in corpi, in persone.
«Pensare è come riflettere in se stessi, attraverso il cammino delle domande e delle risposte, la voce di un altro. La riflessione ha origine nella parola rivolta ad altri e che altri rivolge a noi». Questo libro, incrociando alcuni percorsi filosofici del '900, ci presenta l'esperienza del pensiero come riappropriazione del discorso interiore e domanda sul senso dell'umano. Imparare a pensare costituisce così un esercizio del bene che supera il «primato della conoscenza».
Tutto filosofia è uno strumento agile per permettere lo studio dei grandi problemi della filosofia e della storia del pensiero filosofico, che sono alla base dell'acquisizione di un metodo rigoroso di pensiero per comprendere a fondo i continui mutamenti della nostra società.
Quello della dignità è un concetto sfuggente, soggetto da sempre alle letture più disparate e provocatorie. Ma a prescindere che lo si consideri un principio fondamentale o un artificio retorico senza sostanza, non c'è dubbio che oggi, in un momento storico così confuso, la dignità sia un'idea centrale e irrinunciabile, il perno attorno a cui ruota il dibattito su temi caldi come il rispetto dei diritti umani e la bioetica, nonché la base universalmente accettata della regolamentazione della vita civile. Un argomento concreto e vivo, insomma, e non un astratto oggetto di studio. Così infatti lo affronta Michael Rosen in questo libro, ripercorrendone la storia e analizzando le sfumature storiche, filosofiche e politiche che il suo significato ha assunto nel corso dei secoli.
Dal problema del soggetto (in letteratura e nella teoria politica) a quello del corpo. Dal giudizio sul marxismo, sia come teoria letteraria sia come pensiero e prassi politiche, al confronto con i grandi reazionari della modernità. Dalla tematizzazione dello sguardo e dell'immagine fino a lambire cinema ed erotismo, Sanguineti emerge come un pensatore a tutto tondo che con lucidità attraversa il Novecento e la questione della modernità, alternando di continuo riflessione politica e analisi delle forme letterarie.
Una riflessione sull'esperienza del dolore in cerca dei luoghi comuni e topoi della tradizione greca e ebraico-cristiana dell'Occidente. Una ricerca sulle tensioni presenti nell'universo del dolore e sulle aporie del futuro. Un'occasione terapeutica di individuazione della giusta distanza per tener testa al proprio patire individuale.
L'antologia di scritti, interviste e corsi, curata da Vincenzo Sorrentino, si propone di costituire un primo accostamento al progetto filosofico di Foucault. Il volume si articola in tre sezioni: una su follia e linguaggio, sistema, discorso; un'altra su società disciplinare, bio-potere, guerra e razzismo, medicalizzazione indefinita; un'altra ancora su tecnologie del sé e sessualità, critica e lotta, libertà e identità.