
Cosa significa pensare? In "Filosofia e memoria", Carlo Sini risponde a questa domanda essenziale con un'opera che è insieme meditazione e racconto. Il pensiero, ci dice Sini, non nasce dal nulla, non inizia da zero: è sempre una risposta a qualcosa che ci ha preceduti. Pensare è ricordare. È questo il nucleo attorno a cui si muove tutto il libro, che intreccia filosofia e memoria non come concetti astratti, ma come esperienze concrete e vissute. La memoria non è un semplice archivio del passato: è il modo in cui ci orientiamo nel mondo, in cui attribuiamo significato a ciò che ci accade. È l'ambiente in cui il pensiero si forma e prende corpo. Non esiste conoscenza senza una memoria condivisa, una lingua appresa, dei gesti ripetuti, una storia in cui siamo già immersi. Il sapere, allora, non è mai disincarnato: nasce dal tempo, dal corpo, dal linguaggio. La filosofia, in questo libro, non è esercizio tecnico o accademico. È una pratica, un'esperienza che riguarda tutti, perché tutti viviamo dentro la memoria. Le idee non vengono mai da fuori, non si impongono dall'alto: affiorano, si sedimentano, si trasmettono, si trasformano. In questo senso, Sini ci mostra come ogni pensiero sia una risposta che prende forma dentro una relazione: con i maestri, con la lingua, con ciò che ci ha toccati. E ricordare non è mai un atto neutro: è scegliere, ordinare, interrogare, dare forma al senso. "Filosofia e memoria" è un libro che descrive il pensiero come gesto vivente, che si compie ogni volta che proviamo a dire qualcosa che conta. È un invito a ripensare l'origine del sapere non come fondazione astratta, ma come sedimentazione di voci, gesti, affetti. Un testo limpido e profondo, che ci ricorda che il pensiero non nasce da un atto solitario, ma da una fedeltà: a ciò che ci ha preceduti, e che ancora oggi ci parla.
Sulla questione del libero arbitrio filosofi, teologi e scienziati si interrogano da più di due millenni: tuttavia essa conserva intatta la sua problematicità. Già Kant sosteneva che la libertà, per quanto indispensabile sotto il profilo morale, non sia dimostrabile sul piano teorico. Nel volume il tema viene illustrato da studiosi di diversa formazione, intrecciando ricostruzione storica e analisi concettuale. I contributi mettono in luce le alternative teoriche e i nuclei tematici cruciali, emersi di volta involta nei singoli autori o nei diversi periodi, con l'obiettivo di chiarire il senso complessivo di un dibattito che occupa ancora una posizione centrale sulla scena della riflessione filosofica contemporanea.
Il volume presenta per la prima volta lo scambio epistolare che Hannah Arendt e Gtinther Anders ebbero tra il 1989 e il 1975» insieme ad alcuni testi che i due pensatori redassero insieme o in cui trattarono tematiche comuni. Sia le lettere sia i testi fanno emergere la relazione personale e intellettuale dell'ex coppia di sposi e gettano una luce su alcuni illustri contemporanei come Walter Benjamin, Theodor W. Adorno e Martin Heidegger. Il libro è anche una preziosa testimonianza del processo di espulsione, fuga ed emigrazione degli intellettuali ebrei dalla Germania nazista.
Il volume, che raccoglie saggi composti nel corso di tre decenni, affronta le principali questioni connesse all'interpretazione del pensiero di Platone, a cominciare dal ruolo della scrittura nella costruzione della filosofia. Al centro dell’attenzione vengono posti temi quali lo statuto dell’utopia e la sua funzione nell'ambito del progetto politico platonico, la celebre e misteriosa concezione dell’idea del Buono, il legame tra essere, verità e conoscenza e infine il problema dell’immortalità dell’anima, di cui viene fornita un’interpretazione radicalmente innovativa.
I "Lineamenti di filosofia del diritto" - pubblicati a Berlino nell'ottobre 1820 - rappresentano la summa del pensiero etico-politico di Hegel, l'ultima opera in volume da lui pubblicata, e forse quella che ha più influito nella storia e nel pensiero politico europeo. Con il sottotitolo "Diritto naturale e scienza dello Stato in compendio", il filosofo espone sinteticamente le linee fondamentali del processo dialettico di autodeterminazione dell'Idea, che ha lo scopo di "comprendere concettualmente lo Stato e di esporlo come qualcosa di intimamente razionale".
Fedele interprete e diffusore della filosofia di Plotino, Porfirio (233-305 ca.) è conosciuto per aver organizzato e pubblicato tutti gli scritti del maestro dividendoli in sei gruppi di nove trattati, da cui il nome "Enneadi". Come filosofo è stato sempre trascurato e solo negli ultimi decenni ne è stata rivalutata l'originalità e gli influssi sul pensiero cristiano e pagano dei primi secoli. In questo volume sono raccolte quattro opere: "Lettera a Marcella", che rappresenta il testamento spirituale del filosofo greco; i nove frammenti del "Contro Boeto, Sull'anima" che raccolgono e criticano le varie posizioni dei filosofi sul difficile tema della natura e della funzione dell'anima; i tre testi "Sul conosci te stesso" nei quali è contenuta una serie di interpretazioni dell'oracolo delfico in chiave metafisica ed etica; chiude il volume la "Vita di Porfirio" di Eunapio, che offre notizie utili e dirette sulla vita e l'opera del filosofo.
Un'opera che affianca alla storia del pensiero occidentale quella altrettanto ricca ma meno esplorata delle culture non europee, presentando i contributi dei maggiori studiosi della filosofia islamica, del mondo ebraico, della tradizione latino-americana, del continente africano, dell'India, dell'Estremo Oriente e del Pacifico. Vero e proprio atlante del pensiero, questo libro offre uno strumento rigoroso ma accessibile per il dialogo interculturale che il mondo contemporaneo ci obbliga ad affrontare: risalendo alle radici delle più significative tradizioni culturali, restituisce tutta la ricchezza della trama di corrispondenze che ha dato forma al pensiero umano come lo conosciamo oggi.
Il libro di Onians vuole avvicinarci alle radici del nostro essere. E la via che propone è quella dell'indagine lessicale: l'analisi delle parole, per lo più greche e latine, con cui è stato dato nome alla vita, allo spirito, all'anima, al corpo, alla sorte fin dagli inizi di quella civiltà composita, sfaccettata, innovatrice che, a un certo punto (tardo) della sua storia, fu chiamata "europea". Quest'opera è un compagno indispensabile per quanti vogliono sapere di che cosa stanno parlando quando parlano di se stessi.
Se c'è un libro che mostra fin dove si può spingere la comprensione di un simbolo, questo è "II simbolismo della croce". Pubblicato nel 1931, dopo i due grandi libri indiani ("Introduzione generale allo studio delle dottrine indù" e "L'uomo e il suo divenire secondo il Vedanta"), è l'opera in cui Guénon scelse l'immagine stessa su cui è fondata la civiltà occidentale cristiana per condurre una dimostrazione rigorosa e inflessibile, che permettesse di cogliere la "pluralità dei significati inclusi in ogni simbolo". I quali nel caso scorreranno davanti agli occhi del lettore come anelli di un'aurea catena: fra gli altri, la teoria indù dei tre guna (le qualità fondamentali che compongono il mondo), la simbolica della tessitura, l'Albero della Vita e l'Albero della Scienza, il rapporto fra il punto e l'estensione, il vortice sferico universale, infine la Grande Triade (Cielo, Terra, Uomo) della Cina arcaica.
La tradizione del diritto naturale poggia sulla convinzione che esista una giustizia oggettiva e universale che trascende e fonda le espressioni particolari della giustizia umana. In questo volume l'autore, distinguendo tra filosofia e ideologia, chiarisce i termini della questione orientando il lettore attraverso il perenne dibattito sul giusnaturalismo.
Ci sono gli scettici che dicono che non esiste nessuna verità oggettiva. Non possono avere ragione perché la verità si presenta da se stessa nella storia della persona ed in quella della comunità umana. Senza verità non è possibile vivere. Chi vorrebbe vivere un grande amore che non è però un amore vero? Poi ci sono i dogmatici, quelli che la verità ce la hanno in tasca e sono sempre pronti a condannare chi non accetta a scatola chiusa la loro verità. Anche così non è possibile vivere perché la ricerca non finisce mai e la vita apre sempre nuove prospettive che mettono in questione quello che credevamo di sapere. Questo libro cerca di aprire una diversa prospettiva: dobbiamo essere fedeli alla verità che abbiamo conosciuto ma anche aperti alla verità che si è rivelata nella esperienza dell'altro uomo per camminare insieme verso una verità più grande.
Il testo qui presentato in traduzione italiana costituisce un documento di grande valore per un'approfondita comprensione della riflessione filosofico-scientifica e politica di Popper sin dai suoi inizi negli anni Venti del secolo XX. Nelle pagine di questo volume Popper ripercorre infatti pressoché tutte le tematiche affrontate nei suoi numerosi scritti - dal falsificazionismo e dall'induttivismo alla concezione evoluzionistica della conoscenza, dallo storicismo all'antitotalitarismo alla società aperta commentando, ora in modo simpatetico ora con notevole vis polemica, i contributi critici di molti importanti pensatori, scienziati e storici della cultura sulle sue concezioni. Le repliche di Popper ai suoi critici, oltre a fornire importanti precisazioni e articolazioni delle principali tesi del filosofo austriaco, offrono altresì un fondamentale quadro storico-teorico dei più importanti dibattiti filosofici, scientifici e politici del secolo XX, ancora vivi e centrali nel nostro tempo.