
Servizi di consulenza non sempre serissimi e interi scaffali di libri di 'self-help' hanno trasformato la riflessione su che cosa sia la vera vita in trattazione superficiale orientata al raggiungimento della realizzazione personale, della riscoperta di se stessi o di una non meglio precisata ricerca della felicità. Con questo libro uno dei più noti e apprezzati filosofi contemporanei, da sempre sensibile agli intrecci tra saperi di provenienza culturale differente, ci esorta a tornare invece ai fondamentali della filosofia, per porre le giuste domande su una questione radicale: qual è la vita degna di essere vissuta? È vita vera quella che portiamo avanti giorno dopo giorno? O esiste una dimensione autentica che ci sfugge? E la storia della filosofia occidentale, da Platone a Cartesio e Heidegger, ci fornisce gli strumenti più adatti per tentare una risposta? François Jullien affronta coraggiosamente un tema che ha da sempre sollecitato pensatori e scrittori, a Oriente come a Occidente. Una lettura utile tanto più in un tempo di smarrimento profondo come è quello che stiamo attraversando.
Il libro raccoglie una serie di contributi sul tema del capitale immateriale, della ricerca scientifica e delle conoscenze, dalle teorizzazioni di Antonio Ruberti sino all'attuale panorama dello spazio europeo della ricerca. Esponenti del mondo della cultura, della scienza, dell'economia e della formazione superiore si confrontano con i possibili futuri cambiamenti dell'idea del capitale immateriale, incardinata in quattro parole chiave - conoscenza, competenza, creatività, crescita - che racchiudono una proposta concreta per lo sviluppo e per la rinascita dell'Italia di domani. Introduzione di Gianni Letta. Postfazione di Francesco Coccopalmerio. Contributi di M. Alì, A.M. Alfieri, G. Ardito, A. Catricalà, A. Cocozza. G. Colalucci, T. D'Acchille, C. Gaudio, P. Lasalvia, L. Maffei, S. Monaco, M. Morcellini, L. Moschini, G. Novelli e F. Zedda, G. Paini e C. Marinucci, W. Ricciardi.
Il fascismo, storicamente, è morto nel 1945. Ma è morto definitivamente? Si può sostenere che le nostre democrazie occidentali siano al riparo da qualunque tentazione autoritaria? Come interpretare certe derive contemporanee, le politiche securitarie, la demonizzazione dell'altro, la cancellazione dello spazio pubblico o, ancora, l'irruzione dei media nella nostra vita privata e la colonizzazione o peggio la cannibalizzazione che effettuano dei nostri desideri più autentici? Certo, i nostri regimi restano democratici, ma ciò che ha reso possibile il fascismo è la sua ideologia dell'amalgama: una mescolanza di tradizione e modernità. E non è forse quel che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi? Prendendo le mosse dal pensiero critico di Adorno e Pasolini, l'autrice ripercorre la stagione del fascismo e disvela le modalità manipolatorie attraverso cui l'Italia intera, con poche eccezioni, subì la fascinazione di un potere sommamente incoerente che riuscì a ipnotizzare un popolo intero. Gli scenari odierni vedono all'opera artifici diversi e però altrettanto pericolosi e disabilitanti, come hanno evidenziato le due figure di Berlusconi e Sarkozy.
La crisi ecologica è una delle emergenze del nostro tempo. Per affrontarla adeguatamente bisogna dare vita a un complessivo rinnovamento culturale, che chiama in causa con forza anche i processi educativi. È quanto mai urgente diffondere una pedagogia e una filosofia dell'educazione che aiutino i cittadini di domani ad affrontare questioni non più prorogabili. Se la scienza è stata al servizio di una tecnologia che ha prodotto - oltre a numerosi benefici - esiti negativi sugli ecosistemi, quali presupposti vanno cambiati? Una cultura che ha elevato il consumo a paradigma del vivere, a quali valori alternativi deve attingere? Disponiamo di un'etica capace di orientare correttamente la relazione con il mondo naturale? Questo manuale è uno strumento indispensabile per una filosofia della formazione che disegni stili autenticamente ecologici di abitare il mondo.
Michael Dummett, filosofo analitico, presenta qui le sue idee più recenti sui temi metafisici del realismo e della filosofia del linguaggio. Dummett è ben noto per essere un sostenitore dell'antirealismo, che caratterizza approssimativamente la verità come ciò che si è in grado di conoscere. Gli eventi del passato e gli asserti su di essi sono test cruciali della posizione antirealista. Questi saggi proseguono e incrementano il lavoro di Dummett.
In "Paradigmi per una metaforologia", una tra le sue opere più significative, Hans Blumenberg affronta la storia di alcune metafore fondamentali che hanno caratterizzato il pensiero occidentale. Esistono per Blumenberg metafore "assolute" in quanto originarie, radicate nel mondo della vita e irriducibili a un contenuto concettuale. La relazione della metaforologia con la storia dei concetti si definisce come una relazione di servizio: la metaforologia cerca di raggiungere la struttura sotterranea del pensiero, le sue fondamenta, ma si propone anche di evidenziare con quale "coraggio" lo spirito anticipa se stesso nelle sue immagini e come nell'audacia speculativa prenda forma la sua storia.
L'autore, a seguito di esperienze personali sostanziate da una profonda ricerca bibliografica, ha sviluppato una ricerca volta a distinguere il creato (l'esistenza) dal non creato (la non esistenza). Lo scopo di questo lavoro consiste nel rispondere a domande quali: che cos'è il non creato? È possibile trascendere dal creato al non creato? E poi, ammesso che sia possibile vivere una simile esperienza, in cosa consiste un contatto con il non creato e quali cambiamenti comporta? Dalla risposta a questi ed altri interrogativi è nata un'attenta riflessione sull'esperienza dell'illuminazione. L'autore ha cercato di individuarne le caratteristiche e analizzarne le fasi, mettendole in relazione con la psicologia junghiana e la filosofia orientale. La forma semplice e chiara con la quale sono presentati i vari concetti, consente anche al lettore che si avvicina per la prima volta a questi argomenti di intraprendere un viaggio nel proprio universo interiore: un viaggio volto a conoscere qualcosa in più di se stessi.
Il testo tenta di rendere rappresentabile la posizione ed il senso di quel fenomeno epistemologico che con sempre maggiore frequenza oggi viene definito "costruttivismo-costruzionismo". Le rassegne e le mappe proposte conducono lo studioso da un lato a comprendere il senso delle origini e degli sviluppi teorici di questo movimento e, dall'altro, a riflettere sui relativi assestamenti geografici, sui diversi contributi disciplinari nonché sul significato delle attuali dinamiche che danno vita a specifiche espressioni e configurazioni "costruttiviste".
Il volume propone una considerazione globale dell'originale intreccio che nel pensiero di Michel Henry si delinea tra la ricerca filosofico-fenomenologica del vero e il patrimonio di pensiero e di esperienza della fede cristiana. Di questo intreccio vengono dipanati i fili ponendo in rilievo il tema intorno a cui si costruisce: la vita e la sua natura rivelativa e affettiva. La filosofia di Henry è una profonda ed intensa meditazione della vita. La sua forza è nell'appassionata difesa dell'interiorità quale luogo in cui la vita di Dio originariamente si rivela. Ne deriva per la teologia l'invito a riscoprire 'la via dell'interiorità' nell'itinerario ad Deum e nell'argomentazione della credibilità della fede, una via antica e affascinante che essa oggi è chiamata a seguire con rinnovato coraggio.
Il filosofo Georg Simmel diceva che nell’immaginario umano sulla pietra ha luogo anzitutto un conflitto. Si tratta di un’opposizione irresoluta fra due tendenze essenziali proprie della natura umana: una spirituale, diretta verso l’alto e che aspira alla libertà; l’altra fisica, tendente verso il basso, che cerca ciò che è integralmente naturale. In questo conflitto si gioca la piena verità dell’umano, giacché ridurre a uno solo di questi due elementi la natura dell’uomo – come spesso è accaduto nelle varie epoche dell’arte – significa solo congelare il problema. Il “silenzio della pietra” è il punto di indifferenza delle due forze: l’attimo in cui queste si annullano a vicenda, generando un luogo estetico che più che mai domanda di essere interpretato. Ma se questo è vero, cos’ha da dire infine la pietra, così interpretata, all’uomo? E qual è il senso ultimo di un simile conflitto? Sono due delle domande portanti di questa raccolta di studi, che mette insieme estetica, metafisica e semiotica in un’unica prospettiva di ricerca, e affronta, alla base, un rapporto da sempre controverso come è quello tra filosofia e scultura.
Percorsi dell'esperienza raccoglie sette studi sull'esperienza umana che l'autore interpreta in una prospettiva spirituale fondamentale - intesa in termini filosofici e non dogmatici o religiosi. L'esperienza spirituale costituisce la preoccupazione comune che attraversa e unifica gli studi ed è al cuore dei "percorsi" proposti, fino al confronto con l'esperienza digitale contemporanea. In definitiva, lo spirituale nell'uomo coincide con la sua più profonda umanità (che l'autore chiama "dimensione" umana, del sottotitolo): e cioè. con l'esperienza radicale del suo essere affidato a se stesso in modo unico e irripetibile, gratuito e imponderabile. Tale esperienza si compie nel presente di ogni istante e di ogni situazione, coincidendo con l'apertura dell'uomo al/del mondo a cui appartiene. Nell'esperienza appare dominante l'idea del viaggio e dell'uscire fuori (ex) attraversando i pericoli e i rischi connessi (per-): ciò che rinvia a una comprensione dell'uomo (homo viator) impegnato in un cammino mai definitivamente compiuto o realizzato e sempre in fieri. L'uomo è un inizio capace di dare inizio: l'inizio di una libertà (H. Arendt) capace a sua volta di dare inizio alla storia. Per questo motivo, Abramo e Ulisse rappresentano due figure archetipiche su cui la riflessione del libro si sofferma a più riprese. In quanto essere dell'esperienza, l'uomo diventa umano attraverso le esperienze che compie: è necessario assumere e attraversare l'esperienza affinché l'umanità si realizzi.