
La Chiesa ha sempre negato all'impresa filosofica di Hegel il riconoscimento dell'ortodossia, e ha tradizionalmente considerato il nucleo del suo pensiero incompatibile con l'integrità cristiana. Con questo libro Vito Mancuso si accosta invece alla filosofia hegeliana con lo scopo di mostrarne al contrario la sua profonda intenzionalità teologica, facendo giustizia di tante interpretazioni - sia filosofiche sia teologiche -che ignorano del tutto questo dato. E giunge anzi a mostrare come il cristianesimo viene assunto da Hegel come la verità del mondo, e che da esso il filosofo fa scaturire la sua visione della storia, del suo senso e della sua finalità.
Diviso in tre parti, il volume nella prima parte accoglie la definizione di sei concetti chiave: stato, sovranità, contrattualismo, costituzionalismo, opinione pubblica, corporativismo; la seconda adotta un'angolatura diversa, mettendo a confronto passato e presente su alcuni concetti: eguaglianza, contrattualismo, società civile e stato. La terza raccoglie i due nuovi capitoli sulla politica e il pluralismo. Cercando di raccordare storia dei concetti e storia delle istituzioni Matteucci rende conto in maniera originale del processo di formazione storico-filosofica dello stato moderno e offre con questo libro una chiara introduzione ai fondamenti della politica moderna.
Il relativismo etico - o, come talvolta viene detto, il relativismo morale - è uno dei rari casi in cui un'antica questione filosofica è divenuta materia arroventata, di lotta politica e culturale. Ma quella di relativismo etico è una nozione ambigua, suscettibile di una pluralità di interpretazioni e di significati. Il saggio ne mostra la complessità, ponendola in relazione alle altre forme di relativismo filosofico (cognitivo ed estetico) e alla discussione generale delle teorie sulla fondazione dell'etica; e insieme analizza i differenti livelli in cui può essere sostenuta e i vari modi in cui è stata interpretata e spesso confusa e fraintesa. Ciò consente all'autore di proporre una versione di relativismo etico in grado di evitare le conseguenze implausibili e paradossali in cui si imbattono le versioni più radicali.
Il volume raccoglie scritti di Gaston Bachelard dal 1931 al 1957, seguendo il seguente ordine: la ragione, la scienza e la sua storia, la filosofia della scienza. Il razionalismo, secondo l'originale teorico della "psicoanalisi dell'acqua, della terra e del fuoco" non si limita all'affermazione di un ingenuo trionfo della ragione arroccata nella ripetizione dei primi principi garantiti dalla tradizione, ma la coraggiosa messa alla prova di una ragione capace di rischiare il vaglio dell'esperienza e della specializzazione. Ciò spiega l'impegno contro l'ordine stabilito, contro l'affermazione euforica della ragione stessa e di un potere tradizionale.
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".
Il potere della tecnica - come essenza dell'Occidente e manifestazione estrema di quel nichilismo che è la sua vera natura - è da anni al centro della filosofia di Emanuele Severino. In questo libro l'autore affronta il tema nella prospettiva del cosiddetto "scontro di civiltà" tra Islam e Occidente. In verità, come dimostra Severino, l'Islam appartiene a pieno titolo alla tradizione occidentale; tuttavia, contrariamente al cristianesimo, non ha ancora fatto i conti con la razionalità tecnico-scientifica. Ma alla fine anche l'Islam - come ogni forma della tradizione occidentale - sarà costretto a cedere il passo alla potenza della tecnica e al suo apparato.
Il 1757 è un anno di svolta nella vita di Rousseau, segnato da una passione improvvisa per madame d'Houdetot, passione che pretendeva di superare tutti gli ostacoli. Egli inizia così un percorso di allontanamento dalla società colta del suo tempo, rappresentato parallelamente dal suo spostamento dalla città alla campagna. Gli amici filosofi lo abbandonano e la vicenda del suo innamoramento s'intreccia con una serie di rotture, di rimproveri, di amicizie perdute. L'amore per la contessa risulta impossibile, ed è allora che Rousseau trasforma questa situazione negativa in una possibilità più alta, un amore puro che non si estinguerà mai, proprio per la sua assenza di realizzazione concreta. È così che nascono le "Lettere morali"
Che cosa può fare la filosofia per contribuire positivamente alle interazioni tra gli esseri umani e la realtà naturale in cui si trovano a vivere, per migliorare l'organizzazione socio-politica e incrementare lo sviluppo libero e responsabile della cultura, insomma per contribuire proficuamente al corso della vita concreta dell'umanità? Questi interrogativi sono la trama della vasta opera di John Dewey. Il volume disegna una panoramica critica dei temi cruciali del pensiero deweyano, esibendone la rilevanza rispetto all'attuale dibattito sui rapporti tra mente, natura e società.
Descrizione
María Novo propone in questo libro una serie di idee e strategie per riappropriarsi del proprio tempo e liberarsi dalla schiavitù della produttività. Scorrendo senza fretta le pagine, rifletterete sulle cause dell’accelerazione responsabile dello stress che affligge la società moderna. Scoprirete strade alternative per continuare a produrre, pur conducendo una vita più serena e soddisfacente. L’autrice ci racconta le sue personali vicissitudini nel «caos organizzato» di Roma; ci parla di progetti innovativi collegati a una nuova cultura del tempo, come quelli avviati a Ferrara, la Città delle biciclette, o a Fano, la Città dei bambini; ci descrive le esperienze concrete di individui singoli, gruppi, città o organizzazioni (come Slow Food, Città Slow e le Banche del Tempo) che hanno cominciato a cambiare, rallentando i ritmi e riducendo la velocità. Una riflessione sul tema dello sperpero di tempo, che rientra in una problematica più ampia: la ricerca di un benessere collettivo, fondato sull’equilibrio ecologico e l’uguaglianza sociale.
Destinatari
Chi ha cominciato a preoccuparsi dell’impatto dei comportamenti quotidiani sull’ambiente naturale. Chi vuole sottrarsi alla folle corsa a produrre e consumare senza limiti imposta dal mercato. Chi è stanco di lasciarsi dominare da irraggiungibili traguardi di produttività e competitività, perdendo di vista la capacità di gioire di ciascun istante e di assecondare i ritmi personali.
Il Novecento - secolo dei totalitarismi, ma anche delle più rivoluzionarie scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA - ha avuto il suo filosofo più provocatorio in un Topo che, per spregiudicatezza nell'attraversare i confini delle discipline e mettere in discussione la costellazione delle certezze stabilite, non ha nulla da invidiare a Russell, Popper o Heidegger. Mickey Mouse (Topolino per noi) ha vissuto le più bizzarre avventure e affrontato quesiti come la terribile libertà del "quarto potere", gli ambigui prodigi della scienza asservita alla guerra, l'impossibilità della giustizia e la difficoltà di trattare con le culture "altre", per non dire delle sfumate regioni del mito o dell'aldilà. Altro che Topolino tutto legge e ordine, aiutante della polizia! È invece un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l'esito non è sempre la vittoria. Quello che Walt Disney e i suoi collaboratori ci consegnano alla fine di ogni episodio è un Topo sempre più dubbioso sulla natura dell'universo e il complesso mondo di "uomini e topi". Ma proprio per questo continua ad affascinare, perché la ricerca, come l'avventura, non ha fine.
Il dialogo è la forma specifica del divenire della vita. Le relazioni umane, la speranza in un futuro di pace e la stessa soggettività umana dipendono da esso. La sua necessità, però, fa da contrappeso a un’ignoranza diffusa su quali siano i suoi fondamenti, il suo senso, le sue applicazioni e il suo metodo. La dialogicità rappresenta una realtà complessa e articolata della quale qui si analizzano tre grandi declinazioni: filosofica, interculturale e interreligiosa, tenendo conto del concetto di verità.
Paolo TRIANNI ha un dottorato in filosofia e uno in teologia. Insegna presso l’Università Urbaniana, il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Tra le sue pubblicazioni una quindicina di curatele e i volumi: Il diritto alla libertà religiosa. Alle fonti di Dignitatis Humanae (2014); Nostra Aetate. Alle radici del dialogo interreligioso (2016); Per un vegetarianesimo cristiano (2017); Teilhard de Chardin. Una rivoluzione teologica (2018). Fa parte di Religions for peace, ed è nella redazione della rivista internazionale «Dilatato Corde» del Dialogo interreligioso monastico.