
La condizione dell'uomo della società postmoderna è segnata da alcuni elementi di fondo: ripiegamento su di sé e su quel che, per sé, nel presente si può ottenere; atteggiamento di semplice spettatore nei confronti del male del mondo; crisi dell'idea di doveri assoluti verso se stessi e verso gli altri; riduzione dell'altruismo a gesto sporadico e non impegnativo; precarizzazione e frammentazione delle condizioni di esistenza e di lavoro e conseguente difficoltà di definire momenti comuni di lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze esistenti; attenuazione o blocco della coscienza critica per effetto dell'azione dei mezzi di comunicazione di massa orientati da ben determinate forze economiche e sociali; progressivo venir meno delle tutele e garanzie dello Stato sociale ecc. In questa stessa società si affacciano, tuttavia, processi e movimenti, sia teorici che pratici, in controtendenza rispetto al carattere dominante dell'epoca: una certa ripresa dell'impegno politico o, in ogni caso, di interesse per le questioni pubbliche, movimenti ecologisti e animalisti, crescita del volontariato, iniziative dell'economia solidale ecc. Essi ripropongono, in particolare, il tema della responsabilità dell'uomo verso l'altro, intendendosi, questa volta, per "altro", non solo l'altro uomo, ma anche - e si tratta di un mutamento epocale dal punto di vista etico - il mondo naturale non umano.
Sotto il titolo di "Storia critica delle idee" è proposto in traduzione italiana un ciclo unitario di lezioni tenute da Husserl al termine dell'anno 1923 presso l'Università di Freiburg. Ciò che lo rende prezioso e che ne fa anzi un caso unico nell'insieme della produzione di Husserl, è l'andamento storico-filosofico della riflessione. I temi fenomenologici vengono qui fatti emergere in una considerazione critica delle tappe fondamentali della storia della filosofia europea - da Platone e dalla filosofia greca in genere fino a Leibniz e a Kant attraverso Descartes e l'empirismo inglese. Questo orientamento storico agevola certamente la comprensione perché rende esplicita la portata critico-polemica di ciascuna problematica, radicandola solidamente all'interno di luoghi ben noti della riflessione filosofica che vengono sollecitati secondo nuove direzioni interpretative. Nello stesso tempo, valutazioni e giudizi sul passato filosofico si ribaltano sul modo di intendere la fenomenologia, suggerendo prospettive interpretative inusuali. Ciò vale in particolare per l'ampiezza del dibattito sull'empirismo inglese, che mostra un'incidenza, non solo come obiettivo polemico, ma anche sul piano della formazione delle tematiche fondamentali, spesso trascurata dalla critica corrente.
Incontro con il grande filosofo tedesco Robert Spaemann che riflette con lucidità sul significato della storia della filosofia, sulla letteratura dell'antichità (Omero, Sofocle, Virgilio), sulla storiatedesca (la questione dell'olocausto), su temi di etica di grande attualità (aborto, eutanasia), ma anche su questioni teologiche e relative alla vita della Chiesa: la liturgia, il ruolo delle donne nella Chiesa, la pedofilia, il modernismo di alcune posizioni reazionarie nella Chiesa.
Il Seicento è un secolo di crisi e drammatici cambiamenti. Le guerre di religione, la peste, la crisi agraria sconvolgono la vita quotidiana delle popolazioni europee. La società, la politica, la scienza, l’arte e l’esperienza religiosa cambiano metodi, forme e contenuti. Anche l’affettività personale e collettiva vive un processo di crescente drammatizzazione e sfiducia. Paura e ansia sfuggono alle modalità consolidate di gestione delle emozioni. I codici morali ed etici che in precedenza avevano governato valori e comportamenti privati e pubblici si rivelano sempre più inadeguati.
Quali sono i tratti salienti della nuova soggettività europea, emergente da questa crisi? Come le esigenze della nuova identità borghese si ripercuotono sulle teorie seicentesche delle passioni? Quale relazione intercorre tra determinazione storica dei sentimenti umani e teoria politica? Le filosofie di Hobbes, Descartes e Spinoza elaborano nuovi modelli di razionalizzazione e governo dei conflitti emotivi. Nuove logiche di neutralizzazione ed espressione degli affetti si confrontano, sullo sfondo di una generale crisi «intellettuale e morale», dispiegando paradigmi alternativi, tra loro configgenti.
Mantenendosi ben lontano dalle esibizioni volgari così caratteristiche della nostra epoca, "L'arte del lusso" è essenzialmente un trattato sul saper vivere. Lo spirito trionfa sulla materia, l'essere conta più dell'avere, e l'apparire è disprezzato come si conviene. L'autore esalta la vita interiore, la contemplazione, l'amore per la natura e per il vero, il senso della tradizione... In questa prospettiva, il lusso, che colma l'uomo di emozioni, di gioia, di pace, e gli permette di sfuggire al peso dell'esistenza, non ha nulla da spartire con il consumo dei prodotti dell'industria che a esso si richiama. Inutile ed essenziale, è un assoluto da desiderare, da ricercare, da raggiungere, sempre legato alla bellezza, alla perfezione ideale, alla luce, alla grazia. Merita un'iniziazione e attenzioni particolari in ogni singolo momento, forse persino un vero e proprio culto: il lusso è un'arte. Sulla linea di Baudelaire e Barbey d'Aurevilly, in questo libro l'autore propone un'etica, un'estetica e una dietetica, nel senso più ampio del termine, per restituire al lusso il suo posto (molto elevato) e il suo valore (inesauribile). Quando, schiacciata dal peso delle sue troppe bassezze e ottusità, la nostra epoca sarà crollata, l'uomo del lusso, come un tempo l'uomo probo o l'uomo di corte, diventerà forse un modello per i tempi che verranno.
"Dio è presente ovunque sulla terra, e specialmente, con la sua grazia, nei cuori miti e umili. Poiché è l'Altissimo, Egli e anche l'Infinitamente Basso. Poiché è il Trascendente, Egli è anche l'Onnipresente. Gli umili e i docili sanno che Egli fa sì che tutto concorra al loro Bene, che il sassolino nella scarpa, la pozzanghera, lo scoglio e il pantano sono, per così dire, l'anticamera della sua santa Dimora. Perciò si abbandonano alla sua Volontà. E, dove questa Volontà si compie, noi viviamo sulla terra come fossimo in ciclo." (Fabrice Hadjadi)
Il volume può servire a promuovere la conoscenza di una sana", ancor prima che "tarda", modernità filosofica, tanto italiana quanto europea e mondiale. "
"La 'tarda modernità', della quale si ritiene che i pensatori presi in esame nei saggi inclusi in questo volume offrano, sia pure da prospettive anche molto distanti fra loro, esemplificazioni assai valide, è pur sempre una forma di modernità e come tale non va confusa con la postmodernità, che dal moderno tiene invece a differenziarsi appunto perché lo ritiene ormai concluso e concepisce se medesima come ad esso successiva. In ogni caso ci auguriamo che questo volume possa servire a promuovere, presso il lettore attento e non conformista, la conoscenza di una "sana", ancor prima che 'tarda', modernità filosofica, tanto italiana quanto europea e mondiale." (D. Sacchi)
La caduta del Muro di Berlino venne descritta come la fine della Storia, la porta aperta verso un paradiso lastricato dal capitalismo. Ma che fine ha fatto questo paradiso? Lo vedete da qualche parte? La crisi globale produce da noi gli eterni precari, la tragica disoccupazione giovanile la demolizione del welfare, la gigantesca evasione fiscale, la crescita di povertà e disuguaglianza; altrove, decine di guerre, centinaia di milioni di schiavi (letteralmente schiavi, più che in qualsiasi altro periodo dell'umanità) e miliardi di sfruttati. Slavoj Zizek, secondo molti il più influente filosofo al mondo, non ha dubbi: è arrivate il momento di svelare le menzogne del capitalismo e di lavorare per superarlo. Ma come? Esaminando le caratteristiche della globalità capitalista, le costrizioni ideologiche entro cui ci dibattiamo ogni giorno, le ben magre prospettive che la persistenza del sistema lascerebbe all'umanità; esplorando le potenzialità e le trappole delle nuove lotte d'emancipazioni sparse per il mondo; sostenendo con forza che una fuoriuscita dal capitalismo si potrà avere solo attingendo all'ispirazione, storica e ideale, delle lotte comuniste, socialiste, comunitarie. È quanto fa in questo libro, immergendo nel fuoco dell'argomentazione materie così diverse come il Cangnam Style e Marx, la Thatcher e i film di Hollywood. "Problemi in paradiso" è dunque un'acuta (e godibile) analisi del mondo in cui viviamo e una felice prefigurazione di quello che, speriamo, verrà.
L'uomo è un animale come tutti gli altri, questa è la difficile eredità di Darwin, un'eredità che risulta ingombrante non solo per gli umanisti o i cristiani ma anche per tutti coloro che non rinunciano all'idea di poter governare razionalmente, consapevolmente il cammino evolutivo dell'umanità. Cadute le illusioni delle utopie politiche, svanita la fede in un aldilà ultraterreno, l'antico slancio prometeico alimenta oggi i sogni della tecnologia e della scienza. Scegliere il proprio patrimonio genetico, aspirare all'immortalità criogenica, rinunciare al corpo per entrare nella realtà virtuale: i miti sono in fondo gli stessi, segnati dall'inevitabile fede nella libertà e dall'aspirazione al controllo totale di sé e del mondo. Ma libertà e controllo sono per Gray due fatali illusioni, radicate nell'illusione più grande di essere noi umani diversi dagli animali, che non hanno bisogno di scopi, finalità, progetti per stare al mondo. In compagnia dei grandi maestri dello scetticismo e del pessimismo occidentali, il viaggio letterario di Gray attraverso le stazioni della cultura moderna e contemporanea approda all'antica sapienza taoista. che ci apre le porte dell'accettazione del limite come possibilità di godimento pieno, ci insegna la natura dell'agire morale come gesto esatto e distaccato, ci mostra l'inconsistenza della nostra idea di realtà. Uno sguardo poetico come unico antidoto all'illusione più pericolosa, quella di poterci mai liberare dalle illusioni: un invito a guardare, con quieta vertigine, allo spettacolo della vita e a sentire in questo il compiersi del suo unico scopo possibile.
"La filosofia moderna, dimenticando di orientare la sua indagine sull'essere, ha concentrato la propria ricerca sulla conoscenza umana. Invece di far leva sulla capacità che l'uomo ha di conoscere la verità, ha preferito sottolineare i limiti e i condizionamenti. Ne sono derivate varie forme di agnosticismo e di relativismo, che hanno portato la ricerca filosofica a smarrirsi nelle sabbie mobili di un generale scetticismo".
Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n.5
In alcuni scritti di san Giovanni Paolo II è rintracciabile un filo logico che collega la filosofia moderna, in particolare cartesiana, l'Illuminismo, la Rivoluzione francese e le odierne "ideologie del male".
L'analisi filosofico-storica presente in questo libro approfondisce e conferma ciò che scrive il Papa.
Fenomenologia ed ermeneutica, filosofie del senso, sono in difficoltà a trattare la questione della forza, elemento chiave emerso in particolare dalla "scuola del sospetto" (K. Marx, S. Freud, F. Nietzsche). La filosofia riflessiva di Paul Ricoeur ha tentato di farlo, anche se questo non è il motivo prevalente del suo lungo ed articolato percorso di pensiero. I saggi qui raccolti, che si collegano tra di loro sul filo di questo importante e non molto indagato rapporto, si occupano pure di alcune altre rilevanti e in qualche modo collegate questioni: il simbolo e il soggetto, il potere e il riconoscimento, il delitto e la pena. La peculiarità del pensiero di Ricoeur appare, poi, ben più delineata se colta in dialogo con quella di altri grandi filosofi e pensatori (E. Levinas, C. Taylor, R. Girard, J. Derrida). L'atto di lettura teorizzato da Ricoeur è così in grado di guidarci anche nei punti estremi e nevralgici del religioso, del tragico e dello spirito.
Perché fare filosofia con i bambini? Per sentire risposte che non sappiamo più trovare? Per ridare forza alla professione di insegnante, sommersa e provata da riforme che ne minano il senso e ne cancellano la passione? Per tutte queste cose insieme, risponde Giuseppe Ferrara, filosofo che da anni si impegna a parlare di filosofia con i bambini. In questo libro racconta la sua straordinaria esperienza nelle scuole elementari di Napoli, in cui ha cercato di restituire alla filosofia una funzione, un compito e una posizione sociale da troppo tempo anestetizzata nelle mura accademiche o ridotta a un sapere specialistico di chi parla e discute senza farsi capire e senza capirsi. Con i bambini, la filosofia può tornare a vivere quella meraviglia da cui è nata più di duemila anni fa.