
Che cosa si intende con il termine ‘postverità’? C’è chi lo utilizza per indicare una modalità di comunicare in cui i fatti oggettivi sono meno rilevanti rispetto alle emozioni e alle convinzioni. Altri lo usano per indicare informazioni volutamente e coscientemente false. Quel che è certo è che parlare di postverità coglie un cambiamento importante propiziato dai media almeno dagli anni ’90. Ormai da molto tempo, infatti, i reality show, i talent, la real tv hanno reso più debole l’idea di realtà e, conseguentemente, di verità. Realtà e finzione si sono intrecciate e spesso confuse, in una logica culturale che premia le emozioni e le identificazioni, non la messa alla prova e le competenze.
Scritti in latino da Locke tra il 1660 circa e il 1664 nelle forme tradizionali delle discussioni accademiche, i "Saggi" rimasero inediti fino al 1954, anno in cui von Leyden curò l'edizione critica del testo, corredata dalla traduzione inglese. Su questa edizione è stata condotta la traduzione italiana. Una volta pubblicati, questi scritti hanno ribaltato molte erronee interpretazioni del pensiero di Locke e continuano a essere di fondamentale importanza per l'esatta comprensione dello sviluppo del suo pensiero politico. Il saggio introduttivo di Giuseppe Bedeschi mette a fuoco i temi centrali dell'opera e la loro influenza sulle opere successive.
Pubblicato nel 1846 questo scritto inaugura una nuova fase della ricerca religiosa di Feuerbach, che ora riconsidera la posizione del cristianesimo all'interno del più vasto orizzonte delle religioni primitive e dell'antichità classica. Esso costituisce allo stesso tempo un importante documento della critica della religione in genere, in quanto individua la radice della religione nel sentimento di dipendenza dalla natura, ovvero da tutto ciò che circonda e limita l'uomo. Questo sentimento di dipendenza o di "finitudine" è visto anche come il nucleo di verità ineliminabile della religione.
"Abitare la distanza" è la condizione dell'uomo, caratterizzata dal paradosso: egli è dentro e fuori, vicino e lontano, ha bisogno di un luogo, di una casa dove "stare" ma poi, quando cerca questo luogo, scopre il fuori, la distanza, l'alterità. Nello scenario del pensiero contemporaneo, l'autore interroga i filosofi che guardano in questa stessa direzione - Heidegger, Derrida, Lacan, ma anche Merleau-Ponty, Ricoeur, Bateson -, non solo descrivendo una condizione "impossibile" ma soprattutto indicando un modo, un atteggiamento, un "come" stare nel paradosso. E proponendo alcuni esercizi - nello stile di possibili pratiche filosofiche - relativi allo sguardo, all'ascolto e alla scrittura.
Con questo testo, Bernhard Waldenfels intende offrire al pubblico una via d'accesso facilitata a quello che può essere considerato il suo monumentale sforzo rivolto, nel corso dell'ultimo ventennio, all'indagine del fenomeno dell'estraneo. Questa sorta di introduzione al suo pensiero può rivelarsi, pertanto, utile soprattutto al lettore italiano, il quale troverà in essa un agevole strumento per avvicinarsi e familiarizzare con l'avvincente prospettiva di una filosofia che considera l'estraneità non un momento meramente accessorio dell'esperienza, bensì il suo carattere costitutivo.
Il libro
Offese razziste, insulti a sfondo sessuale, ingiurie che feriscono minoranze: si tratta di parole che provocano e che sfuggono facilmente al controllo. Che reazioni richiedono parole come queste? Basta fare appello alla censura per poterle contenere?
Secondo Judith Butler, la più nota filosofa statunitense contemporanea, non serve cadere nella trappola di una limitazione della libertà di espressione. Conta invece rivendicare una diversa possibilità di intervento politico. Si può sempre far sì che, ripetendo quelle parole, esse circolino in contesti diversi e acquisiscano nuovi significati, arrivando ad agire contro la stessa violenza che le ha prodotte.
L'autrice
Judith Butler insegna al dipartimento di Retorica e letteratura comparata dell’Università di Berkeley. I suoi studi spaziano dalla teoria femminista alla filosofia politica all’etica. Tra i testi più recenti Critica della violenza etica (Feltrinelli 2006) e Soggetti di desiderio (Laterza 2009).
Corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile e politica, la pratica endemica degli scambi di favori, lo sfruttamento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi privati, la diffusa mafiosità dei comportamenti. E una sorprendente maggioranza degli italiani che approva e nutre questa impresa.
Come siamo giunti alla misera situazione nella quale ci troviamo?
Per Roberta De Monticelli il male è antico e affonda nella tendenza degli italiani a “prendere il mondo com’è”, senza nessun riguardo per la virtù.
Contro tale scetticismo etico, il rimedio è difendere la serietà della nostra esperienza morale, smentendo la convinzione che non esista verità o falsità in materia di giudizio pratico, cioè del giudizio che risponde alla domanda: “che cosa devo fare?”.
Roberta De Monticelli insegna Filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra i suoi libri Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi (Bollati Boringhieri 2006) e L’ordine del cuore (Garzanti 2008). Per le nostre edizioni ha curato La persona: apparenza e realtà (2000).
Esistono persone, anche accoppiate o sposate, che non sono mai entrate in intimità. Hanno vissuto per anni l'una accanto all'altra ma non tra di loro: l'Altro è diventato un essere familiare ma non intimo. Dell'Altro sanno tutto, atteggiamenti, gesti, collere e irritazioni, e non possono neanche farne a meno, tanto ci sono abituate. Ma ciascuna è rimasta dalla sua parte: non si sono mai incontrate. Al percorso discreto dell'intimità, così diverso da quello frastornante dell'amore, rivolge qui la sua attenzione François Jullien, mobilitando Omero e sant'Agostino ma anche Stendhal e Simenon per dare forza alla sua posizione. Mentre l'amore, con le sue dichiarazioni e le sue furie, rischia continuamente l'impostura, l'intimità è lo spazio della nostra autenticità e permette di costruire un "noi" perenne: il più profondo di ciascuno non si rivela che grazie a una relazione, a un uscire da sé.
Il volume ripercorre alcuni dei temi principali del pensiero di Michel Maffesoli, fondatore della Sociologia del quotidiano e considerato uno degli studiosi più sensibili alle trasfigurazioni del paradigma postmoderno. In questo testo Maffesoli propone un metodo di indagine per ricercare i luoghi della società e della cultura in cui si rigenera il corpo sociale, perché vede l'affermarsi di nuove forme di socialità: di fronte allo sradicamento, alla solitudine, all'alienazione di un mondo organizzato da altri, l'individuo reagisce riscoprendo la comunità.
Aldo Capitini (1899-1968), il filosofo italiano della nonviolenza ed una delle più significative voci europee della cultura della pace, figura di spicco dell’antifascismo liberalsocialista, promotore nell’Italia repubblicana di vaste esperienze di democrazia diretta e “dal basso”, intellettuale ritenuto da molti un maestro di vita civile e di moralità laica, oggi può essere considerato anche un classico della pedagogia italiana. Questo suo primo importante scritto pedagogico raccoglie i temi maggiori delle riflessione capitiniana, ancora oggi di sconcertante attualità.
Ogni dizionario che si rispetti è fatto di «definizioni », e definire «significa rinchiudere la sconfinata foresta dell’idea in un muro di parole». A Samuel Butler, autore di questo aforisma, è però toccato di ritrovarsi autore solo post mortem di un Dizionario dei luoghi non comuni scelti dai suoi taccuini. Neppure Armando Massarenti avrebbe mai pensato di comporre un Dizionario, sia pure sui generis come questo, se non lo avesse trovato già scritto ripercorrendo a ritroso il suo avventurarsi nella foresta, delle idee che hanno animato il dibattito culturale degli ultimi anni. Idee a prima vista piuttosto comuni, almeno per un dizionario filosofico-scientifico: argomentazione, assurdo, atarassia, bello, benevolenza e così via, fino a vendetta, verità, zero, passando per i meno usuali albi professionali, applauso o win for life. Ma di non comune in questo Dizionario non ci sono tanto le voci quanto la maniera in cui sono trattate.
Lo spirito in apparenza da bastian contrario va interpretato come una lotta per non farsi ingannare dal dibattito attuale, che tende più a confondere che a chiarire, per fare in modo che queste idee – a partire da agnosticismo, fino a giustizia o vita – smettano di essere confuse nel guazzabuglio della neolingua di stampo orwelliano che si è venuta formando intorno a concetti filosofici di pubblico interesse. L’intenzione non è stupire, ma rimettere le cose a posto. Oppure rimettere le cose a posto suscitando stupore.