
Oggi, più che del declino dei valori, forse occorrerebbe parlare della pericolosa incertezza in cui versano i discorsi. Il dibattito pubblico deraglia anche per la profonda confusione che riguarda certe parole-cardine della vita associata, come appunto "verità". La filosofia contemporanea ha riflettuto a lungo sulla nozione di verità, ma se poco o nulla è trapelato nella sfera pubblica, la mancata comunicazione va imputata ai filosofi stessi, troppo chiusi in ambiti di ricerca non dialoganti, innanzitutto, tra loro. Finalmente una delle filosofe italiane più lette crea il ponte di cui c'era bisogno, trattando la verità come un concetto "speciale", ossia fondamentale e trasversale, che va chiarito preliminarmente per non incorrere in abusi e fraintendimenti. Franca D'Agostini ci spiega in che cosa consiste la straordinarietà di questa parola, ne precisa significato e uso e ne discute la legittimità. A scettici e nichilisti raccomanda: rendete duttile la vostra logica, e non avrete più molte ragioni di scetticismo riguardo alla verità. Se infatti scienza, cultura, politica, religione si avvalessero di logiche più duttili e metafisiche più permissive, è probabile che molte difficoltà a discriminare il vero dal falso verrebbero meno.
Il pensiero politico occupa un posto di grande rilievo nella cultura antica. Le prime elaborazioni sul tema della vita collettiva e sulle sue dinamiche di cui si abbia traccia nascono all'interno della città greca arcaica, nel VI secolo a.C. Attraverso l'opera dei primi legislatori, Solone in testa, si avvia la riflessione sulle modalità di esercizio di un buon governo e sul tema della giustizia. L'evoluzione della città greca nei secoli successivi si accompagna a un costante dibattito politico ed etico, culminante nelle grandi sintesi teoriche platonica e aristotelica. L'età ellenistica raccoglie questa importante eredità ma concede anche spazio ai movimenti di contestazione delle strutture istituzionali e sociali, come il Cinismo, l'Epicureismo e lo Stoicismo. In ambito romano, Cicerone è il primo a recepire l'insegnamento greco in materia di teoria politica.
La retorica da qualche decennio è tornata in auge come parte indispensabile dello studio letterario, come dimostra l'intramontabile fortuna del Manuale di retorica di Heinrich Lausberg. Il volume si apre con un'esposizione delle origini greche della retorica, la fissazione della sua natura e dei suoi canoni nella filosofia aristotelica e nei primi trattatisti; presenta poi il sistema classico della retorica, ripartito in invenzione, disposizione e, elocuzione e azione; le alterne fortune della retorica fino all'età contemporanea; i tipi di argomentazione, le figure retoriche e infine una serie di analisi di testi, letterari e no, basate sui principi della retorica.
Il testo intende essere accessibile a studenti di vario livello, non solo a chi si specializza in filosofia. Oltre a spiegare che cosa sono l'induzione e la probabilità, l'autore affronta argomenti come la teoria della decisione, il bayesianismo e il concetto di frequenza. Hacking illustra tutti gli aspetti della teoria delle probabilità, i rompicapo filosofici che solleva, le soluzioni tradizionali. Prendendo spunto dalla vita di ogni giorno, formula esempi e attualizza l'argomento senza però banalizzarlo. Il testo offre una presentazione sistematica delle idee, riferimenti pratici ed esercizi applicati a psicologia, ecologia, economia, bioetica, ingegneria e scienze politiche.
La ricerca è costruzione senza fine, reperimento di problemi, invenzione di ipotesi, realizzazione di strumenti, costruzione di prove, ricerca degli errori, proposta e prova di nuove teorie in un processo senza fine. Nonostante la lunga storia di quella controversia sul metodo che ha visto tutta una serie di tentativi volti a negare l'unità del metodo scientifico, oggi appare sempre più chiaro che le teorie scientifiche si costruiscono, si provano, si confermano o si rigettano attraverso un'unica metodologia. E questa è appunto la metodologia della ricerca, il metodo del tentativo e dell'errore, ossia quella procedura che, partendo dai problemi, mette a prova le ipotesi proposte e ne cerca la soluzione.
Oggi, non si può negare che l'uomo contemporaneo, nonostante sia un animale metafisico, non trova più senso nell'interrogarsi sull'"essere" e se lo fa, è perché lo incentra sull'autosufficienza della conoscenza. Di fatto, dalla prospettiva della nostra attuale cultura post-kantiana, che tende ad apprezzare in forma quasi esclusiva l'utilità pratica, viene facile porsi le domande: perché la metafisica? All'uomo serve ancora? Gli è utile di fronte alle nuove, moderne tecnologie? Nel rispondere, vogliamo ricordare che gli operai del pensiero sono i segreti costruttori della storia. Ogni crisi storica, in fondo, è metafisica. Le stesse crisi economiche tradiscono la loro origine metafisica: nascono, infatti, (anche) da un'errata concezione dell'uomo. Si pensi, per esempio, alla grande crisi provocata dal liberalismo del secolo scorso che ha originato il socialismo. Aveva ragione Nietzsche: "Non è intorno a chi inventa strepito nuovo, ma intorno a chi inventa nuovi valori che silenziosamente gira il mondo". In questo volume, l'autore, usando un linguaggio semplice, tenta di spiegare all'uomo di oggi le ragioni di essere della metafisica quale generatrice di umanità giacché collabora alla crescita della persona umana proprio come persona.
Il volume contiene il testo completo delle lezioni tenute da Husserl nel 1906/07 a Gottinga sul tema "Einleitung in die Logik und Erkenntnistheorie": le prime che il filosofo tiene in qualità di professore ordinario. Le lezioni si collocano esattamente a metà del periodo di 'silenzio' intercorso tra la pubblicazione delle Ricerche logiche e l'uscita del primo volume delle Idee. La loro importanza decisiva risiede nel fatto che Husserl presenta qui per la prima volta in modo esplicito il metodo dell'epoche e della riduzione fenomenologia in funzione critico-conoscitiva. Pertanto, la traduzione di queste lezioni costituisce un tassello fondamentale per la ricostruzione della genesi del metodo fenomenologia e per la chiarificazione della teoria husserliana della conoscenza nei suoi rapporti con la logica e con la matura elaborazione fenomenologica.
Edmund Husserl (1859-1938), tra i più importanti filosofi del Novecento, è stato il fondatore della tradizione fenomenologica. In questa stessa collana ricordiamo: Lezioni sulla sintesi passiva (2016); Meditazioni cartesiane e Lezioni parigine (2017).
In questa nuova edizione è stata molto ampliata la parte introduttiva sul ragionamento, divisa in tre capitoli sui concetti logici di base, sulle argomentazioni e sulla soluzione dei problemi attraverso la logica. La seconda parte si occupa del linguaggio distinguendone i vari usi, forme e funzioni; la logica vi compare come esigenza, nella sua dimensione ancora del tutto informale. Nella terza parte, dedicata alla deduzione, abbiamo in primo luogo una trattazione approfondita della sillogistica aristotelica e quindi un'introduzione ai principi dell'odierna logica simbolica: il calcolo proposizionale e il calcolo predicativo. La quarta parte infine tratta delle inferenze induttive.
Il volume intende proporre una lettura critica del graduale tentativo del pensiero filosofico occidentale di costruire un sistema onnicomprensivo, con le sue pretese di autosufficienza e verità, recuperando con chiarezza la problematicità della filosofia e l'alterità della verità rispetto al pensiero. La lettura di autori e sistemi qui proposta segue uno svolgimento cronologico tradizionale, e all'interno delle sezioni, uno sviluppo logico che consente il riscontro concreto con la quotidiana esistenza di tutti, anche dei ragazzi. Gli accorgimenti grafici adottati consentono di individuare all'interno dei singoli capitoli i diversi autori e gli argomenti, facilitando così il lavoro scolastico.