
Il libro raccoglie in un solo volume con testo a fronte le opere fondamentali di Denis Diderot, articolando insieme gli scritti filosofici e le grandi opere letterarie. La prima parte contiene le Opere filosofiche; la seconda i Romanzi e i racconti. Il criterio di ordinamento dei testi è cronologico all'interno di ciascuna parte: nella prima si spazia dalle prime opere filosofiche degli anni quaranta del XVIII secolo, contemporanee dell'Encyclopédie (1751), fino agli scritti della maturità e ai lavori postumi. Nella seconda parte troviamo le prime prove letterarie e libertine giovanili, come I Gioielli indiscreti (1747), fino ai grandi romanzi «critici» e «distruttori» degli anni 1770-1780 (La Religiosa, Il Nipote di Rameau, Jacques il fatalista e il suo padrone).
Nello Stoicismo antico prima, e nel Neoplatonismo poi, nacquero svariati tentativi di interpretare filosoficamente la tradizione religiosa politeista. Lo strumento principale di questa interpretazione filosofica della pietas popolare è stato l'allegoria, utilizzata in molti modi a seconda delle Scuole: per esempio, gli Stoici misero in atto un'allegoria di tipo fisico, in cui i nomi degli dèi altro non sono che i nomi degli elementi naturali, mentre i Neoplatonici predilessero un'allegoria di tipo metafisico, in cui gli appellativi degli dèi designano le realtà ipostatiche del cosmo. In questa raccolta viene fornita per la prima volta una rassegna di tutti i testi dell'allegoresi pagana antica dalle origini al primo secolo, comprendente, fra gli altri, i frammenti e gli scritti di Teagene di Reggio, Metrodoro, Diogene di Apollonia, Zenone, Cleante, Crisippo, Diogene di Babilonia, Antipatro di Tarso, Apollodoro, Cratete di Mallo, Palefato, Anneo Cornuto, Cheremone di Alessandria, Ecfanto e della Tavola di Cebete. In appendice il "Papiro di Derveni" con testo greco a fronte.
Questa pubblicazione riproduce nei primi tre capitoli il rapporto richiesto dalla Congregazione della Dottrina della Fede circa l'ortodossia cristiana degli scritti di E. Severino allora docente della Cattolica di Milano. Gli ultimi due capitoli prendono in esame la docenza veneziana di Severino. Il 23.01.1970 Severino scrive a Fabro una densa lettera ove, tra l'altro, afferma: "Ho letto il più ampio dei tre "Voti" (non firmati) con estremo interesse e mi sono trovato di fronte alla comprensione più penetrante e più "concreta" del mio lavoro. Troppo stimolante, perché io non senta il bisogno di discuterla sul piano filosofico. Può quindi comprendere quanto Le sarei grato se Lei potesse dirmi che da quelle Sue pagine ha intenzione di trarre un articolo da pubblicare. Resto in attesa di una Sua gentile risposta". La risposta di Fabro, oltre allo scambio epistolare, consisterà soprattutto nella pubblicazione di questo volume.