
La filosofia di Aristotele, pur avendo dominato per circa due millenni la cultura occidentale ed essendo di conseguenza stata oggetto di innumerevoli contestazioni, continua a rappresentare un punto di riferimento obbligato nel dibattito filosofico odierno. Recentemente si è anzi dovuta registrare una vera a propria Aristoteles-Renaissance, che ha diffuso ed aumentato l’interesse per questo pensatore nei settori più diversi della vita culturale. All’Aristotele considerato tradizionalmente padre della sillogistica e della teologia razionale si è affiancato e spesso sostituito un Aristotele nuovo, maestro di filosofia del linguaggio, di dialettica, di metodologia della ricerca scientifica, di fenomenologia ontologica, ma soprattutto di filosofia pratica (etica e politica). Questo rinnovato interesse non è stato tuttavia sempre accompagnato da una conoscenza diretta, sufficientemente completa e veramente spregiudicata, delle sue opere. Questo libro delinea, sia pure in modo succinto, tutti i principali aspetti sia della personalità sia del pensiero del filosofo greco, facendoli emergere direttamente dai testi e ponendoli continuamente a confronto con la problematica filosofica attuale.
Enrico Berti, professore emerito dell’Università di Padova, è autore di numerosi studi sull’argomento: La filosofia del primo Aristotele (Padova 1962, Milano 1997), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975, Brescia 2012), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977, Milano 2004), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Aristotele nel Novecento (Roma-Bari 1992 e 2008), Il pensiero politico di Aristotele (Roma-Bari 1997), Nuovi studi aristotelici (4 voll., Brescia 2004-2010).
Perché si agisce? Quanto contano la razionalità e la volontà nella nostra esistenza? Qual è il ruolo delle passioni? Che cosa chiediamo agli altri, entrando in relazione con loro? Chi sono io? Nella cultura occidentale, è alla filosofia che si chiede ancora di dare risposte a questo genere di domande. Quello che viene presentato in questo libro è dunque una riflessione filosofica sull'essere umano, offerta in particolare a chi non si occupa professionalmente di filosofia, ma che cerca una bussola per orientare la propria vita e profili dell'umano, in forza dei quali rispondere alle numerose sfide culturali e professionali di oggi. Non astruse, né astratte, queste pagine nascono dall'esperienza dei corsi che l'autore svolge da diversi anni nei Collegi della Fondazione Rui per gli studenti delle più diverse facoltà universitarie.
Uno dei pensatori più originali del secolo XIII tenta di conciliare la sua fede e il suo ruolo di filosofo, ma è costretto a presentarsi davanti all'Inquisitore di Francia. Il volume propone un'immagine nuova a tinte contrastanti di questo maestro della facoltà delle arti di Parigi.
"Profanare significa restituire all'uso comune ciò che è stato separato nella sfera del sacro". Questa definizione è il filo d'Arianna che orienta il lettore nel suo viaggio attraverso le nove prose brevi, a metà fra la scrittura filosofica e la letteratura, in cui Agamben ha raccolto in una sorta di compendio ultimo i motivi più urgenti e attuali del suo pensiero. Dalla teoria del soggetto, riformulata come rapporto intimo fra Genio e lo al problema del tempo messianico, esibito in figure ed esperienze concrete; dalla parodia come modello della letteratura alla magia come canone dell'etica. Fino al testo più lungo, che dà il titolo alla raccolta, in cui la profanazione si rivela come il compito politico del nostro tempo.
399 a.C.: la città di Atene condanna a morte uno dei suoi figli più autorevoli, Socrate. Cosa è successo davvero nei mesi in cui si è svolta la vicenda giudiziaria? Si ripete spesso che si trattò di un processo politico mascherato, per colpire le simpatie oligarchiche dell’anziano filosofo. Ma forse il vero oggetto del contendere in questa vicenda fu proprio il pensiero di Socrate. Fino a che punto una comunità – ieri come oggi – può tollerare che i principi e i valori su cui si fonda siano messi radicalmente in discussione? E davvero le ragioni della filosofia e quelle della città non sono compatibili? Una lettura originale di uno dei più celebri processi della storia.
Processo a Socrate è un saggio capace di portare il lettore nel clima culturale della democrazia ateniese e di guardare a quella clamorosa tenzone cercando di comprendere le ragioni di entrambe le parti in conflitto.
Marco Bracconi, “la Repubblica”
Un’indagine ben condotta tra le fonti antiche, con uno stile limpido che consente una lettura agevole sia al lettore non specialista sia al lettore erudito.
Dino Piovan, “Alias - il manifesto”
399 a.C.: la città di Atene condanna a morte uno dei suoi figli più autorevoli, Socrate. Si ripete spesso che si trattò di un processo politico mascherato, per colpire le simpatie oligarchiche dell’anziano filosofo. Ma forse il vero oggetto del contendere in questa vicenda fu proprio il pensiero di Socrate. Fino a che punto una comunità – ieri come oggi – può tollerare che i principi e i valori su cui si fonda siano messi radicalmente in discussione? E davvero le ragioni della filosofia e quelle della città non sono compatibili?
La ricostruzione del processo a Socrate, uno dei più celebri della storia, in cui va in scena il conflitto tra l’integrità morale dell’individuo e le ragioni della politica.
La caduta del Muro di Berlino venne descritta come la fine della Storia, la porta aperta verso un paradiso lastricato dal capitalismo. Ma che fine ha fatto questo paradiso? Lo vedete da qualche parte? La crisi globale produce da noi gli eterni precari, la tragica disoccupazione giovanile la demolizione del welfare, la gigantesca evasione fiscale, la crescita di povertà e disuguaglianza; altrove, decine di guerre, centinaia di milioni di schiavi (letteralmente schiavi, più che in qualsiasi altro periodo dell'umanità) e miliardi di sfruttati. Slavoj Zizek, secondo molti il più influente filosofo al mondo, non ha dubbi: è arrivate il momento di svelare le menzogne del capitalismo e di lavorare per superarlo. Ma come? Esaminando le caratteristiche della globalità capitalista, le costrizioni ideologiche entro cui ci dibattiamo ogni giorno, le ben magre prospettive che la persistenza del sistema lascerebbe all'umanità; esplorando le potenzialità e le trappole delle nuove lotte d'emancipazioni sparse per il mondo; sostenendo con forza che una fuoriuscita dal capitalismo si potrà avere solo attingendo all'ispirazione, storica e ideale, delle lotte comuniste, socialiste, comunitarie. È quanto fa in questo libro, immergendo nel fuoco dell'argomentazione materie così diverse come il Cangnam Style e Marx, la Thatcher e i film di Hollywood. "Problemi in paradiso" è dunque un'acuta (e godibile) analisi del mondo in cui viviamo e una felice prefigurazione di quello che, speriamo, verrà.
Tra il 1923 e il 1937 il filosofo giapponese Nishida Kitaro tenne una serie di otto conferenze per i membri di una piccola società filosofica attiva nella zona di Shinano (oggi Nagano), nel centro del Giappone. Nelle ultime quattro conferenze di questo ciclo, qui tradotte per la prima volta in una lingua occidentale, anziché introdurre il pensiero di qualche altro filosofo, come aveva fatto fino ad allora, Nishida cerca di illustrare gli esiti della propria riflessione. Propone così all'uditorio ragionamenti che gravitano attorno ad alcuni dei problemi fondamentali della filosofia su cui stava scrivendo in quegli anni, ovvero la coscienza, il luogo, il tempo, la persona, il mondo e l'agire umano. Queste conferenze costituiscono perciò non solo un'"introduzione al pensiero di Nishida", introduzione composta dallo stesso autore negli anni decisivi della fase mediana e più tarda della sua filosofia, ma invitano anche ad affrontare una delle questioni cruciali che il suo pensiero pone, vale a dire la possibilità per la filosofia occidentale di rimettersi ancora una volta radicalmente in gioco, aprendosi a un orizzonte più ampio di quello della storia e del destino dell'Europa.

