
Da sempre l'uomo si è pensato come "un grande miracolo", a metà tra l'animale e il divino, abitatore della Terra e proteso verso il cielo, deliziato dallo spirito e tormentato dalla carne. Questa "ambivalenza", almeno nella tradizione filosofica dell'Occidente, si è tradotta nel dualismo di anima e corpo, che rappresenta anche per la neurofisiologia, la psicologia e le scienze cognitive una ferita ancora aperta. In questo volume l'autore ricostruisce la genealogia di queste nozioni fondamentali, partendo da Omero e facendo tesoro delle parole di Aristofane, Socrate e Platone.
Diffidiamo sempre più della politica ma ci fidiamo ciecamente degli scienziati per il controllo dei progressi della scienza e il rispetto dell'etica. Virilio sferra la sua requisitoria contro un fondamentalismo tecnoscientifico che sta trasformando la realtà in telerealtà e la democrazia in una telecrazia per cittadini infantilizzati. Ciò che ci aspetta è un futuro senza avvenire, privato di ciò che è semplicemente umano, aperto solo all'incidente possibile e alla sua mondovisione.
Sono solo le azioni irrazionali, sostiene Searle, a essere causate da credenze e desideri: per esempio le azioni di una persona determinate dall'uso di sostanze stupefacenti. In genere, nelle azioni razionali c'è un divario tra il desiderio motivante e l'effettiva decisione presa. Il nome tradizionalmente attribuito a questo divario è "libero arbitrio". Secondo Searle, qualsiasi attività razionale presuppone il libero arbitrio, per cui la razionalità è possibile solo dove è possibile una scelta tra diverse opzioni, sia razionali sia irrazionali.
Negli ultimi anni si è venuta delineando in Francia una corrente di pensiero, denominata poststrutturalismo, che sembra indirizzare la ricerca filosofica verso un unico scopo: restituire all'uomo la sua libertà, o la sua dignità di essere libero. Negli ultimi anni si è venuta delineando in Francia una corrente di pensiero, denominata poststrutturalismo, che sembra indirizzare la ricerca filosofica verso un unico scopo: restituire all'uomo la sua libertà, o la sua dignità di essere libero.
Ognuno di noi ha una conoscenza della propria mente, una conoscenza dei contenuti delle altre menti e una conoscenza dell'ambiente condiviso. In questo libro Donald Davidson esamina la natura di questi tre tipi di conoscenza e ne esplora le connessioni e le differenze. Raccogliendo - e rovesciando - le eredità di Cartesio, di Hume e di Quine, l'autore affronta il grande problema della natura della conoscenza - sia nel linguaggio comune sia entro l'impresa scientifica - delineando una "società di menti" in cui "soggettivo, intersoggettivo e oggettivo" si sostengono reciprocamente come in un tripoide, ove "se una gamba dovesse cedere, nulla resterebbe più in piedi".

