
In quale luce si pensa? È da questa inedita questione che il libro prende le mosse per inoltrarsi nell'"opera aperta" di María Zambrano, una delle personalità più innovatrici della riflessione contemporanea, messa qui a confronto con autori come Husserl, Heidegger, Arendt, Lévinas, Freud. Al di là di letture puramente estetizzanti, che ne hanno ignorato la "ragion pratica", l'autrice ne evidenzia i molteplici fili di una trama etica e politica, psicologica e antropologica, in una riflessione che assume quali forme di sapere pratico l'ironia e la pietà.
I nostri concetti "non saranno mai i protagonisti di una commedia finita ove ciascuno ha la sua parte... saranno sempre i 'sei personaggi in cerca d'autore'". Bruno de Finetti (1906-1985), di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita, non è stato soltanto un grandissimo matematico ma anche un filosofo nel senso più autentico della parola, capace di analizzare con spietato rigore le invenzioni della ragione per renderci comprensibile il mondo. Lo dimostrano queste pagine inedite del 1934, che vedono ora la luce grazie all'impegno della figlia Fulvia. A decenni di distanza, mentre infuria la polemica sul "relativismo", le parole di Bruno de Finetti, rivelano come i nostri valori si fondino "non su roccia ma su sabbia" e risultano più vive che mai.
È tradizione chiamare moderna l'età della filosofia che si apre con Bacone e Cartesio e si chiude con Kant e Hegel. Due secoli appena, in cui molte partite vengono giocate e in cui si scontrano e riequilibrano tendenze diverse, se non opposte, dando luogo a un campo di forze ove si delineano mutamenti concettuali decisivi per l'intera cultura dell'Occidente. Questo volume mira a gettare nuova luce su quel nodo di problemi, conducendo il lettore a ridefinire in modo più ricco e comprensivo gli stessi confini temporali della modernità. Si prendono le mosse dalle Disputationes di Francisco Suárez per giungere alle Memorie del sottosuolo di Fédor Dostoevskij, passando per i testi straordinari di Bruno, Galilei, Newton, Leibniz, Hume, Voltaire e Marx (per citarne solo alcuni) e penetrando nei più svariati campi del sapere, dalla metafisica alla filosofia naturale, dall'etica alla politica. Uno sguardo ai pensatori e alle idee che hanno plasmato la razionalità moderna e l'hanno consegnata alla posterità.
Domandate a qualcuno "che cos'è la verità" e sarete ricambiati con un silenzio stupefatto o con una risata nervosa. In questo pamphlet Michael Lynch mostra che il crescente cinismo nei confronti della verità è generato in massima parte dalla confusione riguardo a ciò che la verità è. Ma la verità non ha solo dei nemici. Tra i suoi amici migliori annovera quanti ritengono che senza verità si possa ancora vivere ma che si tratterebbe di una vita ben misera. Il libro è adatto dunque per tutti quelli che chiedono al pensiero uno sforzo tenace ma rigoroso, per distinguere il ragionamento ben fatto dalla chiacchiera e dalla propaganda.
Immaginiamo un dialogo tra un grande filosofo del Seicento e un prestigioso scienziato nostro contemporaneo. Monsieur Descartes: "Penso ci siano pochi dubbi sull'esistenza di una libera scelta nel corso delle nostre azioni". Benjamin Libet: "Ma noi abbiamo scoperto che il cervello è pronto per un'azione volontaria circa mezzo secondo prima che la persona diventi consapevole in modo cosciente della sua intenzione! ". Descartes: "Resta una qualche possibilità al nostro libero arbitrio?". Libet: "Sì. L'intenzione cosciente appare circa 150 millisecondi prima". È tutta questione di tempo, del "tempo della mente" (Mind Time). In questo libro Libet ripropone l'antico problema della connessione tra il mentale e il fisico, e la non meno spinosa questione del libero arbitrio. Siamo davvero soggetti responsabili, capaci di scegliere? O siamo solo sofisticati "automi" prodotti dall'evoluzione naturale? Anche una pietra che cade da una torre lungo una verticale potrebbe "pensare" di essere libera, ma sarebbe solo un'illusione. L'ardua risposta, per Libet, va cercata nelle conquiste della ricerca sperimentale, per quanto lui stesso non abbia paura di sconfinare nel campo più elusivo dell'etica.
Agli inizi degli anni Ottanta del Cinquecento, nell'ambasciata francese a Londra, Giordano Bruno e Michel de Castelnau condannano i fanatismi religiosi: il primo da filosofo, il secondo da diplomatico. Ma nello Spaccio dell'uno e nei Mémoires dell'altro riemergono temi che vent'anni prima erano stati utilizzati dal poeta Ronsard contro "papisti" e ugonotti nei versi dei Discours des Misères de ce temps. In un appassionante analisi del dialogo bruniano, corredata di un ricco dossier iconografico, Ordine colloca queste opere nel contesto storico, letterario, filosofico della corte dei Valois, e mette a fuoco i rischi di qualsiasi fanatismo religioso. Miti classici ed emblemi rinascimentali prendono nuova vita in un progetto radicale di riforma a un tempo cosmologica, morale ed estetica. E se i testi di Ronsard illuminano l'opera di Bruno, il dialogo del filosofo invita a una rilettura del poeta fondatore della Pléiade.
"Abitare la distanza" è la condizione dell'uomo, caratterizzata dal paradosso: egli è dentro e fuori, vicino e lontano, ha bisogno di un luogo, di una casa dove "stare" ma poi, quando cerca questo luogo, scopre il fuori, la distanza, l'alterità. Nello scenario del pensiero contemporaneo, l'autore interroga i filosofi che guardano in questa stessa direzione - Heidegger, Derrida, Lacan, ma anche Merleau-Ponty, Ricoeur, Bateson -, non solo descrivendo una condizione "impossibile" ma soprattutto indicando un modo, un atteggiamento, un "come" stare nel paradosso. E proponendo alcuni esercizi - nello stile di possibili pratiche filosofiche - relativi allo sguardo, all'ascolto e alla scrittura.
Che cosa ha a che vedere Derrida con l'Egitto? In questo scritto breve e denso, Sloterdijk, uno dei più importanti innovatori del pensiero contemporaneo, attraversa l'opera del filosofo francese mediante una serie di confronti con altri autori che ne moltiplicano i piani di lettura e di interpretazione. Ne esce un'immagine di Derrida inconsueta, poco compiacente ma problematica e aperta, delineata in uno stile filosofico talmente dissonante da quello derridiano da rivelarsi paradossalmente in sintonia con esso.
L'autore traccia qui un ritratto di Wittgenstein che diventa una chiave per interpretare in modo nuovo il suo pensiero. Non è solo una ricostruzione della vicenda del tormentato filosofo austriaco, ma un invito per i lettori a riappropriarsi dei concetti e dei sentimenti che hanno perduto: persino nelle elaborazioni più sofisticate della scienza o dell'arte, noi comprendiamo davvero un simbolo o un discorso con l'immediatezza con cui riconosciamo un tema musicale, una parola, un gesto.
Il problema con i diritti degli animali è... farli rispettare dagli animali stessi. I meccanismi spietati della lotta per la vita risolvono drasticamente la faccenda, ma c'è una specie, Homo sapiens, a cui la logica della natura non basta. In passato le religioni occidentali abitualmente subordinavano le bestie agli esseri umani, oggi il trattamento che riserviamo agli animali è diventato oggetto di dibattiti etici. In questo pamphlet provocatorio Scruton fornisce ai profani occasioni di riflessione mentre non risparmia critiche feroci ai difensori a oltranza dei diritti degli animali.
Qual è la definizione più adeguata di medicina? Possiamo parlare di una scienza medica, caratterizzata da un metodo specifico? Chi è medico? Quali sono i diritti e i doveri del medico e quali quelli del paziente? Che cosa intendiamo quando usiamo termini quali malattia e salute? Sono solo alcune delle domande che rivelano la complessa trama di temi epistemologici ed etici propria di quella forma di sapere nota come l'arte lunga, da sempre in bilico tra il rigore dei protocolli scientifici e la singolarità psicofisica del malato. Da Ippocrate a Galeno, da Georg Ernst Stahl a Claude Bernard, da Sigmund Freud e Karl Jaspers ai recenti dibattiti sul ragionamento in clinica, questo volume restituisce al lettore le pagine più significative della filosofia della medicina e dell'evoluzione del pensiero clinico-metodologico, affrontando i nodi concettuali attorno a cui "l'alleanza medico-paziente", stretta ufficialmente per la prima volta nel giuramento di Ippocrate, è andata sviluppandosi parallelamente alla crescita del sapere scientifico, delle moderne tecnologie e della consapevolezza dell'importanza delle istituzioni e delle strutture sanitarie.
Che rapporti abbiamo con le idee? Non siamo forse capaci di vivere, uccidere o morire per un'idea? Le nostre menti sono totalmente asservite alle idee consolidate? Non possiamo permettere alle idee di ridurci in schiavitù, ma possiamo resistere alle idee solo mediante altre idee. Nel quarto volume del suo Metodo, Morin considera la conoscenza dal punto di vista delle condizioni sociali e culturali che presiedono alla sua formazione, fornendo un'agile introduzione al mondo delle credenze e delle idee.

