
Vulnerabilità è una nozione generale, utilizzata in molte circostanze, spesso senza curarsi troppo del significato che assume. Oltre ad offrire un focus sulle diverse interpretazioni della vulnerabilità, questo volume la esplora come "condizione" che ha ispirato e fatto riflettere non solo il mondo della filosofia e delle scienze umane ma anche quello della letteratura, della poesia e della scienza medica, in tempi e luoghi diversi. Di qui la ricchezza esperienziale e di significati che da essa scaturisce e che chiede di essere presa sul serio.
Esiste la libertà? Tanti sono i motivi che spingerebbero al pessimismo. Si può credere che in mezzo agli ostacoli della vita e alle mille costrizioni psicologiche e sociali, possa continuare a vivere la forza dell'essere liberi fino a diventare amore autentico? La sfida di questo libro è questa e desidera proporre un sì convinto e un invito a vivere in una libertà piena e senza paure.
Che cos’è la verità e, più in particolare, quali sono le caratteristiche della verità etica? La prima parte del volume prova a misurarsi con questa difficile questione, chiamando in causa i testi fondamentali della tradizione filosofica occidentale, da Aristotele sino ai contemporanei.
Nella seconda parte del volume, invece, si discute del presunto valore assoluto della regola del “dire la verità” e delle sue possibili eccezioni. I protagonisti di questa seconda parte sono Omero, Platone, Agostino, Kant, Constant e alcuni bioeticisti contemporanei.
La terza parte, infine, è dedicata a un intenso colloquio con il filosofo Paul Ricœur sul tema della verità, nei suoi più diversi aspetti.
«Pensare è come riflettere in se stessi, attraverso il cammino delle domande e delle risposte, la voce di un altro. La riflessione ha origine nella parola rivolta ad altri e che altri rivolge a noi». Questo libro, incrociando alcuni percorsi filosofici del '900, ci presenta l'esperienza del pensiero come riappropriazione del discorso interiore e domanda sul senso dell'umano. Imparare a pensare costituisce così un esercizio del bene che supera il «primato della conoscenza».
Il pensiero di Emmanuel Lévinas (1906-1995) non smette mai di stupire e affascinare per la sua profondità e per la capacità esemplare di tematizzare la diversità in un'ottica non violenta e inclusiva. Questo libro si concentra sul rapporto tra prospettiva filosofica e sapienza ebraica nell'opera del pensatore francese: una riconsiderazione radicale delle categorie centrali della filosofia occidentale alla luce dei temi del profetismo. Ciò che ne emerge è l'intreccio - fecondo e non dogmatico - di due ordini di significato in grado di offrire un nuovo senso di umano e di inaugurare un inedito approccio alle relazioni secondo rapporti liberi e non dominativi.
Esplorare il campo del desiderare significa scoprire il punto di Archimede e l’orizzonte dell’esistenza. Il desiderio abbraccia l’attrazione dell’infinito e la benedizione del limite, nella trama della realtà che è dono.
Il desiderare è esperienza del corpo e dello spirito, spinta che genera l’invocazione, la scrittura, la ricerca, la creatività. Desiderare significa abitare e attraversare quel vuoto che sostiene e alimenta la percezione di ogni pienezza, quella della dignità di figli e figlie di Dio.
In questo volume Paul Ricoeur illustra il problema dell'ermeneutica così com'egli lo intende. Suo intento è di condurre la riflessione sull'ermeneutica fino al punto in cui si approda a un'antinomia: l'opposizione fra distanziazione alienante e appartenenza, dalla quale nasce l'esigenza di un mutamento di direzione. Con l'ermeneutica filosofica l'esegesi biblica intrattiene un rapporto arduo e complesso: come ermeneutica speciale rispetto a un'ermeneutica generale, come ermeneutica cherigmatica rispetto a un'ermeneutica in funzione di canone. Un utile quanto appassionante saggio dell'ermeneutica di Ricoeur è una raccolta di studi in collaborazione con A. LaCocque, edita da Paideia nel 2002: "Come pensa la Bibbia. Studi esegetici ed ermeneutici".
Fisica, politica, economica e psicologica, la violenza - tanto a livello personale, nazionale che internazionale -, sconvolge in grado diverso la vita di tutti, restando tuttavia "un mistero". L'autore si sforza di comprendere le radici della violenza e di trovare possibili vie per arginarla evitando l'errata convinzione di poterla annientare annientando il "nemico" con una guerra "santa" o "giusta". Convinto che la possibilità di superamento della violenza sia anche legata al "fare memoria", Molla ripercorre il pensiero di una serie di personaggi e movimenti storici che, a partire dalla Riforma protestante, hanno tentato di coniugare le loro convinzioni di fede con l'impegno per la pace.
In un'epoca contraddistinta dall'esigenza di conoscenza effettiva e specialistica, ma purtroppo inquinata da troppe conoscenze presunte e generiche, sembra oggi più che mai necessario rivolgersi allo strumento epistemologico della riflessione filosofica. Dunque, cosa significa "conoscere", e perché dobbiamo conoscere? Ci sono conoscenze effettivamente possibili? Hanno senso i giudizi estetici sul bello e sul brutto, e i giudizi etici sul bene e sul male? Le credenze religiose assurgono allo status di conoscenza? Che tipo di sapere è il sapere scientifico? Quali intrecci riescono davvero a instaurarsi tra estetica, religione, scienza ed etica? Queste le domande a cui rispondono alcuni dei più autorevoli filosofi contemporanei: Maurizio Ferraris, Giulio Giorello, Christopher Hughes, Eugenio Lecaldano e Nicla Vassallo. Un'analisi delle esperienze conoscitive essenziali, che traccia una mappa del percorso dell'essere umano, alla ricerca di un'approfondita concezione di sé, del mondo che lo circonda e della propria esistenza.
Cos'è il "sacro"? Appartiene esclusivamente alla sfera religiosa? È qualcosa che solo i credenti possono provare, oppure raccoglie in sé una serie di valori universali cui oggi - nell'epoca della "morte di Dio" - sembra difficile appellarsi? C'è un legame tra la biologia umana e la capacità di commuoversi di fronte a un'opera d'arte? Queste domande sembrano rimandare a campi del sapere lontani fra loro, se non del tutto inconciliabili, come la politica e la biologia, l'estetica e la teoria del linguaggio, la teologia e le scienze cognitive. Cimatti invece fa dialogare queste diverse tradizioni scientifiche e filosofiche, offrendoci così una tesi inedita: se è vero che al senso del sacro non è possibile rinunciare, in quanto geneticamente inscritto nella biologia dell'"animale uomo", è altrettanto vero che il sacro è un concetto storico, un prodotto della cultura umana, un'esperienza che l'uomo compie quotidianamente e che erroneamente è stata fatta coincidere con il sentimento religioso. Grazie a un approccio trasversale che accosta antropologia, logica, religione, scienza e filosofia, mistica e linguistica, Felice Cimatti affronta uno dei grandi dibattiti culturali che hanno impegnato sociologi, linguisti e filosofi, e ne dimostra - in un'epoca caratterizzata da un'apparentemente insanabile crisi di valori - l'attualità e l'urgenza.
Alla base di ogni attività intellettuale umana, alla radice di ciò che definisce la nostra unicità nel regno animale, c'è il ragionamento, la capacità di argomentare. In una parola, la logica. In questo libretto agile e discorsivo Graham Priest non indulge in tecnicismi e formule matematiche, ma esalta il fascino e le suggestioni offerte da paradossi e sillogismi. Esempi pratici e richiami letterari diventano quindi lo strumento con il quale Priest accompagna il lettore nel cuore di una delle discipline speculative più raffinate dello scibile umano. Far riflettere, più che fornire nozioni. Suggerire, più che affermare. Per scoprire infine come la logica, che affonda le sue origini nell'antichità, ha offerto non più di mezzo secolo fa le fondamenta teoriche alla cultura digitale e informatica che oggi pervade la nostra società.
Qualità individuale, virtù pubblica, fondamento dei legami e delle relazioni: il concetto di responsabilità è tanto pervasivo quanto apparentemente intuitivo, ma in realtà a uno sguardo più attento rivela grandi sorprese e questioni aperte. Mario De Caro, Andrea Lavazza e Giuseppe Sartori, proseguendo l'analisi condotta in "Siamo davvero liberi?", incrociano i risultati delle neuroscienze e della psicologia sperimentale, le indagini filosofiche e gli aspetti giuridici. Se il mondo e il cervello sono deterministici, può esistere la responsabilità? Fino a che punto è possibile attribuirsi le conseguenze di un'azione? Quando, in sede penale, possiamo essere imputabili di un reato? Cosa significa, in definitiva, una vita vissuta responsabilmente? Domande fondamentali non solo sul piano intellettuale, ma anche per le loro ricadute sulla nostra esistenza e sulla società.

