
Il contesto culturale contemporaneo è segnato, in non pochi settori, dalle critiche alla metafisica succedutesi negli ultimi tre secoli. Tuttavia, non mancano segni espliciti o impliciti della consapevolezza del carattere insufficiente di una ragione che non si interroga sulla base su cui essa stessa poggia, e della problematicità di una cultura frammentata in cui l'io vive se stesso in modo lacerato. Il volume affronta questa tematica da una prospettiva ben precisa: l'indole sapienziale della filosofia prima nel suo rapporto con la teologia, l'antropologia e l'etica.
Dieci domande per pensare è la dimostrazione che la filosofia, a scuola, può essere non solo insegnata ma anche 'praticata". Nato da reali esperienze scolastiche di dialogo filosofico con gruppi di adolescenti, il presente volume ne restituisce il coinvolgimento emotivo, la freschezza e il gusto dell'avventura intellettuale. I temi della ricerca filosofica si presentano qui nella loro naturale forma di interrogativi esistenziali.
Quando nel 1981, Alasdair MacIntyre presentò sulla scena filosofica internazionale After Virtue, fu subito chiaro che si trattava di un libro importante, che avrebbe caratterizzato il dibattito filosofico della fine del secolo; appena tre anni dopo, si rese necessaria una seconda edizione, per rispondere alle critiche sollevate dall'intero ambiente filosofico e per sviluppare alcuni punti che avevano bisogno di essere chiariti. Se oggi, per l'insistenza di molti, viene pubblicata una seconda edizione italiana, in corrispondenza alla terza inglese e a molteplici traduzioni in altre lingue, non si può che vedere una conferma della sensazione iniziale. A più di venticinque anni di distanza, "Dopo la virtù" è la conclusione della più che ventennale ricerca che ha riportato Aristotele prima e poi San Tommaso, al centro del main-stream filosofico, aprendo allo stesso tempo un progetto di ricerca originale che dura ancora oggi e che si è approfondito nell'opera del suo autore. Si tratta di una storia della filosofia morale, scritta secondo criteri corrispondenti alla sintassi della postmodernità. Allo stesso tempo, è una seria riflessione e proposta di etica e di filosofia politica. Contiene al suo interno un metodo epistemologico realistico, che punta alla scoperta dei primi principi, senza rinunciare all'apporto della storia e della teoria sociale, e al progresso delle scienze umane.
Il presente volume è un'introduzione all'antropologia di Robert Spaemann, una figura importante nel panorama filosofico attuale, capace di ricollegarsi alla tradizione classica pur conoscendo bene la filosofia moderna. Nato a Berlino, il nostro autore appartiene a quel movimento di pensiero, sorto in Germania nella seconda metà del XX secolo, che si è proposto di riabilitare il paradigma aristotelico della riflessione. Il testo presenta, nella prima parte, un approccio al problema dell'antropologia filosofica, evidenziando le difficoltà di una considerazione teorica unitaria dell'essere umano e confrontando la posizione di Spaemann con quella di Joseph de Finance e Paul Ricoeur.
Il presente volume contiene un'ampia riflessione sulla condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo: egli è davvero debole di fronte a tutte le forze che sembrano agire contro di lui? L'Autore, partendo da quelli che lui definisce i "tre massimi sistemi", Cattolicesimo, Marxismo e Psicoanalisi, analizza i rapporti di analogia e di divergenza tra i saperi e l'influsso da essi esercitato sull'uomo. Attraverso un excursus filosofico egli evidenzia la debolezza del pensiero laico moderno e il carattere consolatorio della cultura, la cui divulgazione costituisce la sfida di una nuova utopia. La visione Utopistica dell'Autore si manifesta nella ricerca, svolta su differenti piani di realtà, di tutti quegli elementi culturali che abbiano un significato unitario e valgano ad avvicinare le molteplici e differenti proposizioni del sapere umanistico e, in ultima analisi, a riavvicinare l'Io all'Altro.
La modernità deve affrontare una prova spaventosa e senza precedenti: come conciliare il benessere materiale con le esigenze della vita spirituale? Solo accettando e vincendo questa sfida paradossale sarà possibile condurre un’esistenza degna di essere vissuta.
Platone, Aristotele, Socrate, Epicuro, Pitagora, Esopo: quanta sapienza! Gli autori di questo libro hanno condensato l’eterna saggezza degli antichi filosofi greci in dieci semplici regole che, se seguite, consentiranno al moderno lettore di vivere una vita ricca e significativa.
Ogni capitolo del volume propone una citazione di un autorevole filosofo o di un grande autore greco, e ne illustra il significato.
In maniera estremamente efficace e coerente, le parole dei grandi pensatori del mondo antico propongono spunti di riflessione sempre assai pertinenti rispetto alla cultura contemporanea.
L’importanza delle dieci regole d’oro risiede nella concreta possibilità di applicarle in un mondo in cui ciò che è vero e prezioso viene talora oscurato dalla superficialità e dalla menzogna.
In definitiva, queste perle di saggezza sono dedicate a chi è interessato a scostarsi la polvere dagli occhi per poter scorgere un mondo nuovo.
I saggi qui raccolti indagano, da diversi punti di vista, la poliedrica e attualissima opera di Günther Stern-Anders (1902-1992), nei suoi aspetti e nella sua potenzialità, esplorando soprattutto il tema apocalittico della fine della umanità. Questo volume, - frutto del dialogo nato in occasione di un convegno organizzato per i vent'anni dalla morte di Anders -, s'incentra e si organizza secondo due convergenti linee di analisi. Nella prima parte si ricostruisce il tracciato filosofico, antropologico e politico dell'autore tedesco, mentre la seconda sezione è dedicata alla costellazione tematica "arti, letterature e società". Quel che si profila da queste "visioni" apocalittiche è un ritratto sfaccettato e vitale di Günther Stern-Anders.
La scienza sta rapidamente riducendo gli spazi della filosofia pensata. Considerando che la scienza è filosofia sperimentale, proviamo a viaggiare per qualche pagina nella terra dei neuroni a specchio e dell'epigenetica, guidati dalle storie di chi è vissuto prima di noi.
Lungo un percorso non privo di oscillazioni e costellato da suggestioni scientiste, quanto ricco di intuizioni e categorie analitiche ancora feconde - che, in questo libro, viene ricostruito cronologicamente sulla scorta di testi ancora inediti in Italia - , l'opera di Durkheim rinvia al tema attuale di come tenere insieme libertà e regole, piacere e giustizia, felicità privata ed etica pubblica, e invita a riflettere su come agire, affinché gli uomini moderni, giustamente gelosi delle loro libertà, non s'illudano, tragicamente per se stessi e per i destini della loro convivenza, di sentirsi in questo modo appagati, mostrandosi impermeabili a quella solidarietà, a quelle delizie della vita comune, a cui pure non possono rinunciare, a meno di rendere priva di significato la loro stessa esistenza. E ancora, a chiederci: perché e in cosa la società è qualcosa di più di un'"associazione temporanea"?
Tratto da Imaginary Conversations, questo ipotetico incontro/scontro mette sul tavolo le diverse ma non inconciliabili visioni del mondo e dell'uomo di due grandi filosofi della Grecia classica: Platone (Atene 427-347 a.C.) e Diogene detto il Cinico (Sinope 413-323 ca a.C.). L'ottimismo del primo e il pessimismo cosmico del secondo danno vita a una breve ma serissima commedia, non esente da insulti e imprecazioni più degne di due irascibili carrettieri che di due famosissimi intellettuali.

