
Ebrea tedesca, Edith Stein nasce a Breslavia (allora tedesca, oggi polacca con il nome di Wroclaw) il 12 ottobre 1891. Dotata di straordinaria intelligenza, è prima allieva e poi assistente del filosofo fondatore della fenomenologia Edmund Husserl, divenendo a sua volta un'insigne filosofa. Convertitasi al cattolicesimo nel 1921 e battezzata nel 1922, insegna a lungo, in particolare a Spira in un istituto cattolico. Poi, finalmente, nel 1933 realizza il suo grande desiderio: entra nel Carmelo di Colonia, assumendo il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Pur essendo una religiosa, non sfugge alla persecuzione nazista: in quanto ebrea viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove muore il 9 agosto 1942. Beatificata nel 1987 e canonizzata nel 1998, è dichiarata nel 1999 da Giovanni Paolo II compatrona d'Europa insieme a Caterina da Siena e Brigida di Svezia.
l testo è la testimonianza dell'autore, un sacerdote siciliano, che ha attraversato gli abissi dell'emarginazione, della sofferenza, ma anche della speranza. Sono esperienze sofferte e condivise con le persone incontrate sul ciglio della strada per le vie del mondo e testimoniano la sua sfida di accogliere nella propria vita il grido dei disperati, l'urlo degli emarginati, la domanda di aiuto dei malati. Queste situazioni di emarginazione, legate a droga, malattia, disabilità, povertà, criminalità, hanno generato in lui la decisione di aprire in Europa, Africa, America Latina oasi di ricostruzione delle persone ferite, laboratori di bellezza per la dignità perduta. L'autore riporta, con vivacità di comunicazione, fatti e vicende della sua vita, dalla giovinezza alla maturità, relativi ai suoi incontri, alle sue attività di assistenza e di recupero dei diseredati in molte parti del mondo, in particolare Brasile e Tanzania. Il libro diventa una provocazione per vivere la cultura del dono, uno stimolo per partecipare alla costruzione di una Chiesa povera, ricca di compassione e di misericordia. E vuole essere un atto d'amore verso i giovani che vivono all'interno della Chiesa e sentono la fatica di un deficit di Vangelo, perché lottino con forza contro un cristianesimo salottiero. E vuole anche rappresentare una mano tesa ricca di simpatia per quelli che si sentono estranei alla logica delle beatitudini, affinché grazie a una testimonianza convinta si sentano contagiati dall'amore.
È la storia di Marco Mantovani, che sembra rispondere alla proposta di papa Francesco ai giovani di oggi: «Siate tessitori di relazioni improntate alla fiducia, alla condivisione, all'apertura». L'intera sua vita è stata un viaggio alla ricerca del senso profondo delle cose, un'ostinata ricerca di Dio, dell'Amico che lui sentiva così presente nella sua quotidianità, con il quale dialogava continuamente e al quale scriveva pagine e pagine di confidenze. Chi incontrò e conobbe Marco rimase toccato dalla sua limpidezza, perché sapeva far vibrare corde dell'anima che spesso non si sanno suonare. Marco era uno scout che fece onore al suo Movimento e fu affascinato da Francesco d'Assisi, riconoscendosi in quella spiritualità semplice ma radicale. Si presentava agli altri con il suo rassicurante «eccomi!» e seppe affrontare con coraggio la sua malattia che lo condusse alla morte, all'età di 24 anni. Il testo è letteralmente «disseminato» delle parole di Marco, dai suoi diari e dalle sue lettere: il che lo rende ancora più immediato.
Agile biografia di suor Maria Pia Giudici (Viggiù-VA 1922 - Subiaco-RM 2020), salesiana, donna di notevole spessore spirituale e di grande energia creativa, autrice di libri e di poesie. All'inizio della sua vita religiosa, si laurea in lettere e diventa insegnante a Lecco e Milano. In seguito realizza nell'eremo San Biagio (Subiaco) il sogno di una casa di preghiera soprattutto per i giovani, per proporre loro il cammino della lectio divina. L'obiettivo dell'educazione, fondamentale per don Bosco e di conseguenza anche per lei, è stato il punto di riferimento continuo della sua opera lungo gli anni. Il libro, che ripropone la sua voce e quella di altre persone (anche famose: card. Martini, Tamaro...) che l'hanno conosciuta, vuole essere memoria e testimonianza della sua vita, del suo contatto fecondo con la parola di Dio e della sua spiccata capacità di parlare ai giovani. Sempre animata dalla volontà di dare loro una proposta educativa forte, puntava sul richiamo all'interiorità, ancorata saldamente al Vangelo e perciò alternativa all'individualismo e al chiasso contemporanei.
Da molti secoli sant'Espedito viene venerato nell'ambito delle tradizioni cristiane ma anche magico-religiose afro-latino-americane con una devozione che sembra non conoscere freni. Sant'Espedito è il santo dell'undicesima ora, a cui ci si rivolge quando non c'è più tempo e la soluzione non può aspettare domani. La rapidità nell'esaudire le suppliche è infatti la caratteristica peculiare di questo santo, che spesso risponde prima di ventiquattr'ore. In questo piccolo libro, semplice ed essenziale come semplice ed essenziale è la vera preghiera, viene illustrato il modo tradizionale di rivolgersi al santo per chiedere il suo soccorso. Viene spiegato come allestire l'altare (anche una semplice mensola), quali sono le offerte gradite al santo, come e per quanto tempo invocare il suo aiuto. Vengono presentate le più tradizionali orazioni rivolte a sant'Espedito, che possono sostituire o integrare la personale preghiera del cuore. E ancora: cosa fare una volta ottenuta la grazia, e come rafforzare la propria relazione col santo se il suo soccorso sembra esserci negato. Rispetto, un intento sincero e un bisogno giusto sono gli ingredienti del successo nell'invocazione di questo grande santo.
La straordinaria testimonianza del colloquio tra un padre e un figlio, oltre i limiti della morte. Una storia avvincente di dolore, di fede e di speranza, un annuncio rivolto al mondo: esiste l'aldilà.
África Sendino è un medico. Un giorno Sendino si ammala. Scopre di avere un tumore incurabile e il suo cammino verso la morte ha una brusca impennata. Ma questa esperienza, per Pablo e per chi le sta accanto, diventa un'esperienza affascinante, esemplare. Perché Sendino affronta la malattia con un'eleganza che evoca una vita interiore straordinaria. E Sendino scrive, annota su un diario pensieri e minute su sé e la sua vita mangiata dal cancro. Vuole farne un libro. Ma quando si accorge che non l'avrebbe mai visto, quel libro, chiede a Pablo di prendersene carico. Pablo fa di più. Ci mette se stesso. E in queste pagine racconta Sendino, quella parte della sua vita passata accanto a lei, e la vera eredità che Sendino ci lascia.
"La lunga vita di Liana Millu è paragonabile, per alcuni versi, a quella di questa sua opera: solo il passare degli anni ha fatto sì che la sua straordinaria parola udita a viva voce o fissata sulla carta, ampliasse via via il numero degli ascoltatori e dei lettori chiamati a custodire quel messaggio e quindi a onorare quella persona. Ciò avviene quando il tempo della esistenza di Liana si sta facendo breve. Questa situazione in lei si riflette in una parola sempre più carica di una compassione profonda, tutelata da un senso supremo della misura; di contro, nell'ascoltatore tale condizione da un lato aumenta lo struggimento, mentre, dall'altro, rafforza in lui la convinzione di essere coinvolto in un evento nel momento stesso in cui sta udendo delle parole: ora a lui stesso è stato affidato il compito di testimoniare, imperativo a cui ormai può sottrarsi solo percorrendo l'infida via del tradimento". (Dalla Prefazione di Piero Stefani)
Nel centenario del ritorno al Padre celeste del Venerabile P. Felice Prinetti, le Figlie di S. Giuseppe di Genoni, da lui fondate, hanno voluto dare alle stampe una biografia agile e moderna che fosse di aiuto per chiunque si accosti alla figura di questo instancabile sacerdote. Marco Cardinali, autore del volume, afferma che Papa Francesco parlando di lui probabilmente non faticherebbe a definirlo come uno di quei "pastori che ha su di sé l'odore delle pecore". Il libro racconta l'opera meravigliosa di Dio compiuta con e per mezzo di questo suo figlio, che la Chiesa ha voluto avviare alla gloria degli altari. Un religioso che ha saputo affrontare le sfide del suo tempo e della vita religiosa con grande acume spirituale e con fede consapevole, un esempio per la vita religiosa di oggi e per la vita di fede di chiunque si professi cristiano.
Il nuovo pontificato di papa Francesco ha riacceso nell'animo dei fedeli la passione per una Chiesa profetica e povera, ma ha anche restituito al mondo agnostico e non credente le ragioni per un dialogo sulle ragioni di una spiritualità e una fede non aliene dai problemi del governo delle società. Ripartire dall'uomo per conoscere Dio: sembra questo il viaggio che consiglia di fare il giovane priore di Camaldoli, Alessandro Barban, sulla base degli stimoli e delle domande del giornalista Gianni Di Santo. Dal riparo di una cella di un eremo appoggiato sul versante orientale dell'Appennino tosco-emiliano e ai confini di un tempo "ostinato e contrario", Barban ritrova in questo "a tu per tu" con l'uomo moderno le radici dell'evangelio della buona notizia. Che affascina e incuriosisce. Che appassiona e rende aperti a nuove scommesse sul tempo "nuovo" che stiamo vivendo. Che spinge a lasciare l'inverno della fede per ritrovare la primavera dello Spirito. Piccoli passi verso una felicità dell'anima da molti invocata e da pochi conquistata. Una guida fondamentale sulle rotte del silenzio, della preghiera e della passione per il bene comune. Senza tralasciare le domande primordiali sulla vita, la morte e l'Altrove. Insomma, il vento soffia dove vuole.
Vincenzo Savio, recentemente scomparso dopo una lunga malattia, nasce a Osio Sotto, in provincia di Bergamo, il 6 aprile 1944. Il primo incarico da sacerdote è a Savona, poi sarà parroco a Livorno, poi Firenze e Alassio. Nel dicembre 2000 viene nominato Vescovo di Belluno-Feltre. Questo libro vuole raccontare la sua storia più recente, tracciare un profilo e indicare una figura esemplare per l’atteggiamento avuto nel vivere la malattia, la fede come gioia e testimonianza altissima per chiunque, e sono in tanti, l’abbia incontrato, magari solo avvicinato. Il racconto è in prima persona, come se fosse lo stesso Vincenzo Savio a parlare, appassionato e pieno di humor. Umberto Folena ci dà i ritmi e gli accenti caratterizzanti la vivace personalità del vescovo. Anche chi non lo ha conosciuto riesce a cogliere da questo racconto la statura dell’uomo e dell’uomo di Chiesa.
La figura di don Leandro è presentata con obiettività e complessità. Il suo rapporto con la Chiesa è stato dolorosamente conflittuale. Lombardo non ha alcuna finalità apologetica, ma offre semplicemente dei dati che possono aiutare a comprendere il personaggio. C’è molta cautela intorno a questo prete, che è stato un eccellente professore di Teologia morale, conosciuto in tutta Italia, che poi ha deciso di lasciarsi la cattedra alle spalle per realizzare comunità di recupero per tossicodipendenti ed emarginati. Gli voltarono tutti le spalle: la gente aveva paura di vivere gomito a gomito con ragazzi border-line. Lui divenne, suo malgrado, un rivoluzionario: fu vicino ai divorziati e agli omosessuali, scandalo per la stessa curia locale: i punti più delicati sono quelli relativi alla morale sessuale e familiare, rapporti prematrimoniali, aborto, divorzio, omosessualità. Don Leandro vedeva negli ultimi il volto di Gesù; il motto della sua vita è stato «La pietra scartata è divenuta testata d’angolo».