
I gesti e il cammino di un servo del Signore, la figura di un uomo nobile che ha vissuto profondamente il proprio tempo e ha fatto della carità verso i più sfortunati la missione di una vita. Don Carlo Gnocchi visto con gli occhi dei suoi «figli», raccontato attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto, ricordato con affetto e gratitudine da amici, collaboratori e, soprattutto, dai suoi mutilatini....Sembravano ragazzi come tanti altri, ma non era così perché tutti avevano sperimentato, in misura diversa, un grave trauma con una lunga successione di sofferenze fisiche e morali. In quella essenziale e povera sala da pranzo del collegio di Torino, poche sere dopo il mio arrivo, in file ordinate e silenziose entrarono tutte le classi. Sempre nel più rigoroso silenzio, i ragazzi presero posto a tavola ed in altrettanto religioso silenzio rimasero tutto il tempo della cena senza toccare cibo. Il motivo? Avevano appena appreso la notizia che le condizioni di Don Carlo si erano irreversibilmente aggravate.Così scoprivo che quei ragazzi erano ancor più diversi dagli altri anche perché, quando richiesto dalle circostanze, sapevano sentirsi come una sola persona.
Attiva a Vicenza nei primi nni del Nocento e impegnata per la parità fra i sessi, Elisa Salerno è giornalista e scrittrice che riassume tutta la sua attività nel definirsi prima cattolici e poi femminista.
La fede e la forte tensione morale la portano a teorizzare un femminismo cristiano elaborato e divulgato attraverso l'intensissima attività di scrittura, spesa tra giornali, saggi e narrazioni, ma anche numerosissime lettere scritte a papi, vescovi e politici, convinta che la condizione della donna potesse cambiare ma solo attraverso una sinergia che coinvolgesse i vertici del potere.
La complessa e affascinante figura di Elisa Salerno è stata oggetto di studio sotto vari profili, suscitando interessa dal punto di vista letterario, storico, pedagogico e giornalistico.
A don Davide viene assegnata un'importante missione: raccogliere testimonianze sulla vita e l'opera di un sacerdote appena deceduto, don Mario Torregrossa. Fin dal momento in cui don Davide si pone sulle tracce di don Mario e del sacerdote che lo accompagnava, attraverso una geografia della fede, egli percepisce in sé il cambiamento, un'energia potente che lo fa sentire in sintonia col cosmo, una maggiore convinzione e perseveranza nella fede. È come se don Mario esercitasse un'influenza benefica su tutti coloro che l'avevano conosciuto e anche su chi, dopo la sua morte, si imbatte in lui. Sono rare le personalità di questo tipo, quelle che si confondono con l'umanità dei margini: sono sogni che danno significato all'esistenza, fasci di luce e calore che illuminano la via da percorrere. Ecco allora che occorre credere al potere dei segni, più che ai segni del potere, come oggi viene naturale, per fare propria la lezione di don Mario e recitare con lui l'atto di fede, amore, carità: "Io credo, io spero, io amo".
Marisa Bellenzier (1928-2008) e Ivana Ceresa (1942-2009) offrono uno spaccato significativo del ’900 cattolico italiano da un punto di vista non convenzionale: sono donne che hanno vissuto la propria condizione come responsabilità per altre e altri, nell’agorà politica e nella comunità ecclesiale.
Le pratiche cui hanno dato vita sono eredità disponibile per chiunque voglia accoglierla con creatività – abitando soglie, benedicendo incroci, dicendo Dio con parole di donna.
Emma Cavallaro introduce alla lettura del volume con pagine altrettanto ricche: più che prefazione, testimonianza.
Maria Antonella Grillo
Si è laureata in Filosofia Estetica con un lavoro dal titolo Il vuoto, la soggettività, l’arte.
È laureata in Scienze Religiose e fa parte del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI).
Luisella Lugoboni
È insegnante di religione cattolica. Si è laureata in Scienze Religiose presso l’ISSR San Pietro Martire di Verona con una tesi su Ivana Ceresa.
Dalla Prefazione di Giulio Andreotti
Le procedure con cui la Chiesa istruisce le cause di beatificazione non possono forse esser diverse dallo schematismo con cui si articolano, prima nelle diocesi e poi a Roma. Ne risulta un modello suddiviso in tanti rivoli per constatare se le singole virtù dell'esaminato siano state vissute in grado "eroico". Si rischia così di perdere la sintesi della relativa personalità, appesantendo l'itinerario verso il riconoscimento con tutta una serie di frazionamenti accertativi. So bene che, ferma restando questa impressione di burocraticismo, non è facile individuare un mezzo di analisi differente. E mi scuso per il rilievo. Nel presente libro si sintetizzano le deposizioni dei testi affrontando direttamente anche qualche punto che, peraltro, è scomodo in un'ottica politica e non sotto il profilo della santità. Mi riferisco in particolare a una certa indulgenza giovanile di don Carlo verso il fascismo, in cui non è assolutamente necessario cercare e dare giustificazioni. Nel desiderio di apostolato tra i giovani impegnarsi nel campo delle organizzazioni dell'epoca era piuttosto naturale. E, con il suo carattere incline a vedere più il bene che il male non stupisce che nello stesso massimario mussoliniano le cose positive lo attraessero, senza per questo divenire un fanatico sostenitore del regime, né un indulgente simpatizzante generale. Così pure nella sua esperienza di cappellano degli alpini, non si troverà mai traccia di militarismo e tanto meno di odio verso il nemico. Il fascino di don Carlo nel non facile mondo delle penne nere fu tale che quando partecipava - berretto fieramente portato - ai raduni annuali era sempre al centro delle attenzioni affettuose dei reduci. Spostandosi in un altro campo della vita di don Gnocchi, l'autore "rivisita", alcuni momenti caratteristici della sua vita, tra i quali la vicenda dell'Angelo dei bimbi. Il volo di propaganda oltreoceano per la causa dei mutilatini non aveva come scopo prevalente la raccolta dei fondi. È quindi mal posta la critica per il conto addirittura passivo dell'impresa. Associando al suo sforzo Bonzi e Lualdi riuscì invece a entrare in un mondo fino a quel momento insensibile verso la pedagogia cristiana del dolore innocente. L'incarico pubblico affidatogli da De Gasperi urtò contro l'inguaribile anticlericalismo di alcuni circoli. Sotto un altro profilo dava fastidio ai "professionalisti" dell'assistenza il volontarismo e il disinteresse totale di don Gnocchi e dei suoi immediati collaboratori. Che il servizio di guerra gli avesse lasciato tracce non lievi era risaputo. Ma eravamo talmente abituati al suo dinamismo che sembrarono non invincibili i primi sintomi di stanchezza: parola sconosciuta nel suo vocabolario. Se ne andò rapidamente e forse molti capirono in quel momento chi fosse don Carlo. Ricordo la strabocchevole e commossa folla che lo accompagnò in Duomo; le lacrime di grandi e di bambini. A rendere struggente il lutto contribuì anche la notizia che aveva donato i suoi occhi a due fanciulli. Fu in quel pomeriggio milanese che don Carlo venne di fatto elevato agli altari; così come tanti secoli prima il popolo ambrosiano aveva eletto il suo vescovo Ambrogio. I fascicoli rituali sono necessari e ben vengano. Ma alla fine non saranno che la ricognizione di una inconfondibile espressione della vox populi.
Oggi sono in molti a richiamarsi al pensiero di Ivan Illich, ma spesso ignorando la sua complessità e il dubbio sistematico che caratterizzava la sua opera. Illich è stato un critico spietato di tutte le istituzioni - scuola, medicina, professioni, sistema del lavoro, coppia - e delle invenzioni automobili, televisione, media, computer - che rendono l'uomo dipendente e schiavo di sistemi totalizzanti. Sempre scomodo, Illich ha costruito un pensiero radicale che può essere compreso solo se lo si conosce nella sua interezza e lo si pone accanto alla vicenda umana del pensatore. In questo ritratto che di lui delinea chi gli è stato vicino per più di vent'anni come amico, come allievo indisciplinato, Franco La Cecla, ne ricostruisce la figura umana, la passione e la forza di critico devastante e il mondo di relazioni che Illich aveva creato e a volte disfatto.
Michele Guzzardi racconta la sua conversione avvenuta in carcere, l'impulso instancabile nel darne testimonianza, l'impegno straordinario del movimento ecclesiale "Rinnovamento nello Spirito Santo" all'interno degli istituti penitenziari. Parole che commuovono, interrogano, spingono a portare il Vangelo di Cristo nella grande e complessa periferia del carcere, spesso dimenticata, ma così ricca di sorprendente umanità.
In un tempo come il nostro dove la storia contemporanea è quasi sconosciuta, occorre far conoscere le persone migliori e che hanno dato al loro cammino esistenziale un senso positivo e per il bene di tutti. Le 12 figure esemplari e attuali, che vengono presentate nel volume scritto a più mani, sono tutte nate e vissute nella splendida e tormentata Sicilia. La Regione d'Italia che in ogni parte del mondo viene spontaneamente e ingiustamente associata alla mafia, alla rassegnazione, alla resa incondizionata alla corruzione politica, al disimpegno civile. Di Luigi Sturzo, Placido Rizzotto, Pina Suriano, Anna Maria Ciccone, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Rosario Livatino, Giuseppa Fava, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Puglisi, Maria Saladino, ne vengono tracciati una breve biografia e una attualizzazione del loro pensiero e dell'apporto significativo e creativo che hanno donato non solo alla Sicilia, ma al nostro intero Paese. Nel presente anno - in cui ricorre il trentesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e di via D'Amelio a Palermo - la conoscenza approfondita del concreto vissuto e dell'impegno socio-culturale di alcuni testimoni potrà spronarci ad una
Una santa moderna, madre di famiglia, colta, attenta ai poveri e alla carità. Col motto "Unico fine la gloria di Dio" si spese per gli altri donando generosamente sé stessa e le proprie sostanze. La vita di Maria Biffi Levati, donna benestante monzese (1835-1905), è una storia di santità vissuta nell'ordinario. Rimasta vedova prematuramente, la protagonista di questo libro ha maturato la convinzione che non valga la pena preoccuparsi troppo dei beni di questa terra, che finiscono, ma che sia più utile - e umano anche - cercare il Regno di Dio, fin da ora, secondo l'invito di Gesù dell'amore al Padre dei Cieli e al prossimo. Nonostante fosse già madre di tre figli suoi, Maria, dopo la morte del marito, ha dilatato la propria maternità dedicandosi all'accoglienza e al soccorso dei poveri e dei malati della sua città. Un'azione di carità che, per l'incontro con il sacerdote, oggi beato, Luigi Talamoni (che divenne sua guida spirituale per 27 anni, fino alla morte, e fu il suo primo biografo), ha generato un'opera: la congregazione delle suore Misericordine presenti ormai su tutto il territorio nazionale e all'estero (nel Canton Ticino e in Africa). Maria Biffi Levati - sottolinea lo storico Edoardo Bressan - ha vissuto con la dolcezza e il sorriso, così come la sua vita spirituale appare serena e concreta, nella consapevolezza che la vera devozione è inseparabile dalla carità.
"Questo libro offre un modello per i giovani, che devono avere risposte sicure, nel nome della trasparenza, per abbracciare la liceità e abbandonare le dipendenze da esempi errati". (Dalla Prefazione di Giovanni Malagò, presidente del CONI). "Lo sport praticato ha bisogno costantemente di rinnovate competenze, di sicure professionalità, di esperienze ricche di valori umani ed etici, come quelli che sono stati evidenziati nelle storie dei protagonisti di questo meraviglioso libro". (Dalla Postfazione di Felice Pulici, portiere campione d'Italia nel 1974). Non si diventa campioni nello sport se non si hanno qualità morali: se non si è grandi nella mente e nel cuore. Per gli stessi motivi, si può essere campioni nella vita anche se non si è mai vinta una sola gara. Questo libro racconta sedici storie incredibili di campioni di sport e di vita tenute insieme da un filo conduttore di grande umanità e di quell'eroismo forgiato nella pratica sportiva che si fa palestra di vita. I protagonisti: Ivan Basso, vincitore del Giro d'Italia - Alessandro Campagna, ct mondiale del Settebello di palla nuoto - i pugili Vincenzo Cantatore e Vincenzo Mangiacapre - l'arciere Ilario Di Buò - la nuotatrice Alessia Lucchini - il campione di thriatlon Daniele Masala - la vincitrice di San Remo e campionessa paraolimica Annalisa Minetti - il maestro di scherma Renzo Musumeci Greco - l'olimpionico di marcia Abdon Pamich - il direttore d'orchestra, compositore e nazionale di canottaggio Lorenzo Porzio...