
Un esordio sul tema dell'immortalità, una riflessione teologica sul concetto di sapienza e una lunga meditazione sull'esodo e sul suo significato permanente costituisconol 'architettura dei 502 versi che compongono il libro biblico della Sapienza. L'autore biblico è un giudeo che vive nel mondo greco di Alessandria d'Egitto, teso ad ascoltare il contesto della cultura ebraica e dei suoi padri, ma ancor di più attento ai fermenti dell'ambiente culturale in cui vive, di cui fa affiorare la nobiltà e la potenza espressiva. Gli studiosi sono orientati a collocare la composizione del libro nel 30 a.C. Ci troviamo dunque di fronte se non all'ultimo, almeno a uno degli ultimi libri dell'Antico Testamento. Con una spiritualità altissima, l'antico Israele offre questa specie di grande saluto al nuovo orizzonte che sta per schiudersi.
È sempre arduo parlare di Dio. Ancora di più lo è nelle Scritture. Soprattutto se questo parlare riguarda ciò che Dio ha rivelato di sé: il suo essere Trinità. Il tema si snoda nell'Antico Testamento, attraverso le categorie di Parola, Sapienza e Spirito, e trova la sua realizzazione nel Nuovo, tramite i Vangeli e la teologia di san Paolo. È un piccolo squarcio sul mistero fondamentale della vita cristiana, un aiuto a intraprendere l'avventura di avvicinarsi a Dio. Nella consapevolezza che grande è lo spazio in cui si può indagare e tentare di comprendere qualcosa del mistero trinitario, ma ancor più grande è lo spazio nel quale la Trinità si può solo contemplare.
La paternità riassume in sé i due volti di Dio: quello della misercordia, dell'amore, della tenerezza, e quello severo di colui che deve correggere, educare, formare la sua creatura. Con questo libro il cardinale Ravasi indaga un concetto centrale nel mondo antico e nella Bibbia in un percorso che inizia in Mesopotamia e in Egitto, prosegue nelle pagine dell'Antico Testamento, attraversa i Vangeli, si sofferma sulla preghiera del Padre Nostro e si conclude con le lettere di san Paolo. Un viaggio che conduce alla consapevolezza che «non solo Gesù, il Figlio unigenito, e non soltanto i cristiani ma tutti gli uomini ricevono il «mantello d'oro» della paternità di Dio che si stende su tutte le sue creature»
In un'elegante edizione cartonata, il volume raccoglie i commenti dell'illustre biblista ai quattro Vangeli, oggetto di alcuni cicli di conferenze tenute al Centro culturale San Fedele di Milano.
Questa antologia, composta da trenta delle 150 liriche del libro biblico dei Salmi, si propone di introdurre il lettore nelle prime sale di un castello complesso e pieno di canti per cogliere i colori dominanti, le voci più intense, le linee essenziali.
Per compiere questo itinerario è necessario retrocedere nel passato, in una cultura e in una lingua diversissime dalle nostre, comprendere il tenore originario e l’autentico significato di immagini, frasi e parole. Da quell’origine ebraica e lontana si deve poi ridiscendere verso il presente calando il salmo antico nella vita di oggi.
Nel libro di Isaia, due sentinelle si scambiano la parola d’ordine nella notte, creando un clima di attesa, di sospensione, di paura e di incubo: «Quanto manca ancora all’alba?». È questa la domanda fondamentale dell’apocalittica. Presenza pericolosa e preziosa al tempo stesso, delicata e da assumere a piccole dosi, ambigua e contemporaneamente necessaria perché in grado di offrire il senso dell’utopia. L’apocalittica si caratterizza per il pessimismo e il disprezzo nei confronti del presente, troppo impolverato e modesto, per il dualismo che contrappone l’oggi profano al futuro sacro e per la celebrazione di un lontano e mirabile avvenire, completamente diverso da ciò che viviamo su questa terra. Con il suo linguaggio difficile ma affascinante, che ha nell’eccesso la propria cifra, l’apocalittica nasce nel mondo biblico e la si può avvicinare attraverso il grande riferimento costituito dal libro di Daniele e le pagine di Enoch, Isaia, Zaccaria e Gioele, poco note e raramente usate dalla liturgia.
"Abele e Caino si incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano. Sedettero in terra, accesero il fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca, quando declina il giorno? Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e, lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca, chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. Abele rispose: Sei tu che mi hai ucciso o io ho ucciso te? Non ricordo più" (Jorge Luis Borges). La consapevolezza che il perdono è una realtà complessa e delicata, non riducibile a una codificazione giuridico-sociale, appare già in un curioso dato statistico: nell'ebraico biblico, che è una lingua di soli 5750 vocaboli, sono ben otto i verbi a disposizione per coprire semanticamente un'esperienza dallo spettro tematico variegato e carico di sfumature, iridescenze e sfaccettature. Perdonare fa parte di quella particolare "economia" dell'amore che non calcola ma dona e spezza la catena rigida del dare-avere, creando un nuovo regime nei rapporti umani.
«Borges è il più grande teologo del nostro tempo: un teologo ateo»: è quanto scrive di lui Leonardo Sciascia. Non ha mai ricevuto il premio Nobel, ma è stato tra gli scrittori più originali del suo tempo. Amato da Bergoglio, che quando era docente di Lettere a Santa Fe lo invitò a tenere alcune lezioni ai suoi studenti, Jorge Luis Borges è stato costantemente attratto dai temi teologici e dai testi sacri. Una preoccupazione metafisica per il trascendente corre come un brivido per tutta la sua opera mobile ed eclettica, un'opera a cui la Bibbia offre una specie di lessico tematico, simbolico e metaforico, soprattutto attraverso Giobbe, Qoèlet e i Vangeli. Frutto di un'ispirazione trascendente, il linguaggio poetico è per lo scrittore argentino analogo a quello sacro e il volto di Cristo è da cercare negli specchi ove si riflettono i visi umani.«Gli uomini - ha scritto Borges - lungo i secoli hanno ripetuto sempre due storie: quella di un vascello sperduto che cerca nei mari mediterranei un'isola amata, e quella di un Dio che si fa crocifiggere sul Golgota».
Il profeta Elia sale sul monte Sinai per incontrare Dio. Immagina che il suo Signore sia nel fulmine incandescente, nel terremoto che fa sommuovere la terra, nella tempesta, nel vento che spacca la roccia. Ma Dio non è in questi eventi fragorosi e si manifesta nella “voce di un silenzio sottile”. Egli è nell'annullamento della parola, nella poesia che ha bisogno di spazi bianchi perché, come ha scritto Pascal, “nella fede, come nell'amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole”.
sommario
I. Il grande codice della cultura occidentale. II. La debolezza della Parola. III. Gli spazi bianchi del silenzio. IV. La diafanìa della Parola. V. L’alfabeto colorato dell’arte. VI. La forza della Parola.
note sull'autore
Gianfranco Ravasi, cardinale, è presidente del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione di archeologia sacra. Per EDB è autore di numerosi volumi, tra cui due imponenti commenti biblici più volte ristampati al libro dei Salmi e al Cantico dei cantici. Tra i saggi recenti: I Vangeli (2016), Pregare con i Salmi (nuova edizione 2017), La Bibbia secondo Borges (2017) e Quanto manca ancora all'alba? La Bibbia e il pensiero apocalittico (2017).
Solo in sedici versetti dei Vangeli Maria parla in modo esplicito. Si tratta in tutto di 154 parole greche (compresi gli articoli, i pronomi, le particelle) delle quali ben 102 occupate dall'inno del Magnificat. Se stiamo al dettato testuale, le frasi che Maria pronuncia sono sei: due all'annunciazione dell'angelo Gabriele; una più vasta nella visita ad Elisabetta; una nel tempio di Gerusalemme davanti al figlio dodicenne in compagnia dei dottori della Legge; due, infine a Cana durante le nozze. Eppure un altro episodio si aggiunge a questo elenco. Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, la sua settima, estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.
Sono pubblicate in questa collana i testi delle conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano dal cardinale Gianfranco Ravasi. Il volume, riveduto dall'autore, è arricchito da brevi note per l'approfondimento e indicazioni bibliografiche.
Pubblichiamo in questa collana i testi delle conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano dal cardinale Gianfranco Ravasi. Il volume, riveduto dall'autore, è arricchito da brevi note per l'approfondimento e indicazioni bibliografiche.