
Sandali, polvere di coriandoli, riferimenti invisibili, porti lontani, sono solo alcuni dei simboli che in queste liriche ritraggono un'umanità in cammino verso l'ignoto. Dal grande palcoscenico della vita, P. Roberto Fornara osserva l'uomo pellegrino a se stesso, anelante certezze ma assalito dal dubbio, in cerca di riposo ma costretto ad avanzare in un percorso costellato di traguardi. Eppure la strada - rincuora l'autore - apre varchi alla possibilità di un Incontro, che è Presenza capace di alleviare la fatica del viaggio. Nel mentre, in bilico fra tempo ed eterno, riposano passato e presente, memorie personali e vicende collettive, frammenti di Liguria e immensità di spazi. Di metafora in metafora, "Sentieri in penombra" segna l'approdo al proprio sé: insegna che la fede portando più lontano l'io riporta più dentro di noi, in una casa cercata altrove eppure così vicina e definitiva.
Anche la vita più piccola su questa terra ha una storia da raccontare a chi trova il tempo di ascoltarla.
Cosa può aggiungere un poeta alla Rivelazione? Qual è il contributo che egli può offrire con la sua arte? Sono tante le occasioni in cui vorremmo pregare, ma "non ci vengono le parole", o quelle che sappiamo a memoria da sempre ci appaiono formule vuote. Condannati ad assaporare le pieghe più nascoste dell'animo umano, allenati a scrivere sul limite sottile dei suoni e della grammatica, i poeti possono allora farci da guida e prestarci le loro parole, quando le nostre ci sembreranno troppo poche o troppo povere per chiedere, ringraziare, piangere, pregare.
"Nelle poesie pubblicate in "Simmetrie", il libro di Elio Pecora del 2007, edito nella collana poetica "Lo Specchio" Mondadori, si leggevano alcuni dei temi cari al poeta: il passare del tempo e il ruolo della memoria; la vita colta nei suoi risvolti concreti di gioia e dolore, segnati nei corpi e sulle cose; la centralità degli affetti e su di essi l'ombra della morte. Ora nel poemetto "Nel tempo della madre", dedicato appunto alla scomparsa della madre del poeta, quei temi a mio avviso trovano una nuova e particolare incisività. Qui, infatti, grazie alla rapidità del ritmo e alla sinteticità del dettato, vediamo come la poesia di Pecora si renda capace di attraversare tempi e luoghi ripercorrendo tutta la vita di Elena, la madre del poeta, dando anche conto di incontri e legami famigliari, facendoci però anche partecipi del mutare dei tempi storici in Italia: gli eventi sono afferrati in brevi dettagli, in un gesto solo intravisto, nel nome sussurrato o in un colore e persino l'eco di una radio sullo sfondo di una scena si fa "messaggera" di tutto un mondo di valori condivisi e del legame tra le persone." (dalla prefazione di Gabriela Fantato)
"La poesia è la patria delle cose che si ribellano a loro stesse, e delle forme che rifuggono la propria forma". Così Nizar Qabbani, poeta siriano, considerato tra i più importanti poeti del mondo arabo moderno, apre questa raccolta di poesie, per la prima volta tradotte in italiano. Una raccolta speciale perché frutto di una selezione compiuta dallo stesso Qabbani. "Le mie poesie più belle" raccoglie, infatti, i componimenti che il poeta definì le sue poesie-chiave, "quelle che lasciano dietro di loro domande... fiamme... fuoco... e fumo". Postfazione di Paola Caridi.