
La critica più attenta ha visto in Rebora, poeta e mistico, una "tra le personalità più importanti dell'espressionismo europeo", rilevandone il "vocabolario pungente, il registro d'immagini e metafore arditissimo" (Contini): tutta una novità stilistica, i cui risultati spesso non hanno l'eguale tra i poeti del nostro secolo. Ma nell'opera complessiva emerge anche quel singolare "colore umano" che ha tanto commosso i lettori più fraterni: Rebora possiede infatti "quella particolare rozzezza e timidità che è propria degli spirituali; uomini dall'inconfondibile accento, dal passo impreciso che non si dimentica" (Betocchi).
Un'antologia letteraria, una guida alle idee, alle esperienze, alle crisi e alle memorie del popolo più affascinante e misterioso del Mediterraneo. Opere morali e sapienziali, testi politici e profetici, raccolte religiose e funerarie, astrologiche e oniromantiche, dialoghi filosofici, opere narrative e autobiografiche: dai giacimenti della cultura egizia Edda Bresciani ha scelto, tradotto e commentato una ricca silloge di scritti, dando spazio alle ricchezze della letteratura demotica e greco-egiziana, così spesso trascurata a favore di quella faraonica.
Quando nel 1985 apparve la prima edizione di questo "tutto Sbarbaro" a cura di Gina Lagorio e Vanni Scheiwiller, l'eco critica fu viva: l'opera poetica sbarbariana, che si poteva finalmente esaminare nel suo insieme, si confermava tra le fondamentali del Novecento. Aveva visto giusto Boine quando dalle colonne de "La Riviera ligure" aveva salutato in "Pianissimo" "una di quelle poesie su cui i letterari non sanno né possono dissertare a lungo, ma di cui si ricorderanno gli uomini nella vita loro per i millenni". Dopo Boine per i versi, fu Montale a giudicare nel 1920 la prosa di Sbarbaro nei "Trucioli", quel suo stile "di timbro inimitabile che si fa intendere anche attraverso il coro di cento altre voci".
Da Bembo a Torquato Tasso, dalle poetesse alle varie forme di classicismo, dall'Accademia fiorentina al gruppo napoletano. E quindi, un ampio panorama delle aree linguistiche di diffusione europea del petrarchismo, che tocca Francia e Portogallo, Spagna e Inghilterra, per approdare alle esperienze neolatine fuori d'Italia. Questa raccolta, che riunisce sotto il segno del Petrarca esperienze italiane ed europee, documenta come il "Canzoniere" e i "Trionfi" abbiano avuto un ruolo determinante per la nascita e lo sviluppo della grande poesia alle soglie della modernità.
Un libro sull'arte e sugli artisti che sceglie di parlare l'unica lingua adatta: la poesia. In testi in versi e in prosa uno dei più significativi poeti italiani contemporanei viaggia attraverso l'arte del passato e del presente. Da Michelangelo a Lotto, da oscuri maestri del Trecento all'avvelenamento di Elisabetta Sirani, fino ai contemporanei, da Bacon a Testori e da Palladino a Guccione, a Pignatelli e Manfredini, una galleria d'arte vista in modo vivo. E ne vengono cose inaudite, da una vita resa veggente.
Ricardo Reis, che si ispira all'Orazio delle Odi, è un epicureo malinconico che cerca, finché non terminerà, se mai terminerà, il dominio dei barbari (cioè dei cristiani) l'illusione della libertà e della felicità tenendosi lontano da ogni eccesso nel dolore e nel piacere. Crede davvero agli antichi dèi greci, pur riconoscendo Cristo come Dio in più. Aspira all'equilibrio, al dominio delle passioni, alla serena accettazione del destino, cose che mancano del tutto in Pessoa uomo e poeta, e che anche in Reis sono minacciate dal pensiero del fato, della vecchiaia e della morte inesorabili. Ma è soprattutto uno straordinario poeta: secondo la definizione di Pessoa, "un Orazio greco che scrive in portoghese".

