
Appartato e visionario, apostolo della speranza e cronista di private apocalissi, per la poesia italiana del secolo scorso Elio Fiore non ha solamente rappresentato un irripetibile e sorprendente caso letterario. La sua è stata semmai una presenza viva e coraggiosa, una testimonianza di instancabile fedeltà al mistero della parola e dell'esistenza. A ottant'anni dalla nascita dell'autore, questo volume curato dall'italianista Silvia Cavalli presenta l'intera produzione in versi di Fiore, riordinando in maniera sistematica le molte opere già edite e offrendo una ricca selezione di testi rari o del tutto inediti, a partire dalla raccolta Quaderno greco, che il poeta aveva licenziato poco prima della sua morte nell'estate del 2002. Insieme con l'attenzione di lettori esigenti (da Cesare Cavalleri ai cardinali Carlo Maria Martini e Gianfranco Ravasi, da Carlo Bo e Italo Alighiero Chiusano a Guido Ceronetti), Fiore ha saputo conquistare l'amicizia e la stima di numerosi poeti e artisti, in un lungo elenco che comprende tra gli altri i nomi di Sibilla Aleramo, Camillo Sbarbaro, Mario Luzi, Liliana Cavani, Rafael Alberti e, su tutti, Giuseppe Ungaretti, suo maestro riconosciuto. Ora questa voce, straordinaria per intensità di ispirazione e generosità del canto, torna a levarsi con nitida urgenza, in un libro destinato a costituire un punto fermo per la conoscenza e lo studio di questo autore.
"Il libro d'ore" ebbe, nella prima metà del Novecento, vastissima fortuna e fu la base della fama di Rilke presso i suoi contemporanei. Il testo racchiude tre serie di liriche che il poeta concepì come intensamente spirituali, nella ricerca di una religiosità radicata nell'incontro tra l'occidente e l'oriente cristiani, capace a propria volta di illuminare i nuovi scenari aperti dalla nascente civiltà industriale. L'incompiutezza di Dio, la sua condizione di esule in un mondo che pure gli appartiene, la necessità di aiutarlo donandogli nuovamente gli spazi dell'esistenza, la consapevolezza del proprio fremere interiore al cospetto dell'infinito silenzio di Dio e del rumore crescente della vita sociale, la dignità indiscutibile della sofferenza e della povertà sono motivi che Rilke affida alla voce di un giovane monaco russo pittore di icone, protagonista di una vicenda che dalla vita monastica porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte.
Uno dei maggiori poeti del Novecento testimonia la crisi drammatica della prima guerra mondiale, vissuta attraverso una vigilia tumultuosa e poi un'esperienza personale tragica "tra melma e sangue" che lascia una ferita indelebile. Nelle incandescenti lettere Rebora parla di "esperienza non dicibile", di "mostruoso intontimento", di "Calvario d'Italia" e di "ammazzatoio di Barbableu" usando parole come "orrore", "tanfo", "imbestiamento". La guerra è abisso, è "inghiottitoio" e le poesie di Rebora (qui per la prima volta commentate) ne richiamano la natura vorace, la desolazione assoluta. "Però se ritorni / Tu uomo, di guerra/ A chi ignora non dire; / Non dire la cosa, ove l'uomo / e la vita si intendono ancora".
Nel volume si presenta la Biografia di Santa Caterina da Siena scritta dal Beato Raimondo da Capua (Legenda Maior) narrata in terzine dantesche.
La poesia polacca contemporanea si è imposta da tempo all'attenzione del pubblico internazionale e i suoi maggiori esponenti sono ritenuti ormai comunemente dei classici della lirica novecentesca anche al di fuori dei confini del Paese. Poco conosciuta dal grande pubblico italiano è, però, la produzione delle nuove generazioni affermatisi negli ultimi decenni. Dall'esigenza di riempire tale lacuna è nata l'idea di questo volume, che offre una selezione di componimenti di alcuni tra i maggiori poeti che hanno debuttato dopo il 1989, anno di svolta politico-culturale, e che ruotano attorno alla ricerca di nuove identità tramite una straordinaria varietà di approcci formali e tematici. Il quadro che emerge conferma il posto di primo piano che la poesia polacca occupa ormai da tempo nell'ambito della cultura europea.
I canti della vita - per la prima volta in lingua italiana - sono il capolavoro di Abu'l Qasim ash-Shabbi (1909 - 1934), il maggiore poeta tunisino del Novecento, rinomato e apprezzato in tutto il mondo arabo, eppure quanto mai scomodo e osteggiato nel suo stesso milieu di provenienza.Ash-Shabbi è stato tenuto nell'ombra per molti decenni, quasi fosse impresentabile, avendo egli osato criticare e contestare, con rara audacia, l'arretratezza e i limiti della cultura e dei costumi del suo tempo in Tunisia e negli altri paesi arabi, con parole ancora attualissime. Da taluni è stato addirittura apertamente accusato di avere subito il fascino satanico dell'Occidente. La coraggiosa ribellione dello scrittore magrebino è presente anche nel suo celebre saggio L'immaginario poetico degli Arabi. Tali contraddizioni dei suoi estimatori-detrattori - da una parte, eroe nazionale e, dall'altra, "vergogna" da celare - emergono nel corposo saggio con cui il curatore del volume (Salvatore Mugno, che in passato si è occupato dei poeti tunisini Mario Scalesi e Moncef Ghachem) introduce la raccolta di ash-Shabbi, tradotta dall'arabo da Imed Mehadheb (autore tunisino che scrive in italiano) e rivisitata poeticamente da Gëzim Hajdari (noto poeta albanese di espressione italiana), uniti dal proposito di offrire una lettura appassionata e meticcia di un artista che per troppo tempo è stato messo a tacere.
La scrittura di Bordini è sottilmente feroce e declina con ironica, svagata cautela la paranoia. In essa si riconoscono i dintorni dell'eccesso di pensiero e il portato della solitudine psichica. Poeta narrativo dal passo stilistico crudo e micidiale, gli viene riconosciuta la forza di un "razionalismo onirico" (Paolo Febbraro) e di un "dormiveglia vigile" (Filippo La Porta). I costruttori di vulcani accoglie tutti i libri in versi pubblicati da Bordini, ma con interventi che hanno apportato cambiamenti ai testi. L'autore ha anche montato le raccolte originarie senza conservarne la cronologia d'uscita, nel tentativo di creare una struttura musicale. Questo volume è dunque un libro nuovo, pur essendo costituito dalle poesie scritte da Bordini in oltre trent'anni.
Antonia Pozzi, poetessa e fotografa degli anni Trenta, è stata oggetto da alcuni decenni a questa parte, fin dal primo riconoscimento di Eugenio Montale, di una straordinaria riscoperta sia in Italia sia all'estero, resa evidente dal susseguirsi continuo di scritti critici e tesi di laurea su di lei, e di traduzioni dei suoi versi in varie lingue (a quelle precedenti, già numerose, se ne sono aggiunte recentemente due in tedesco, mentre è in preparazione una traduzione in francese). Per quel che riguarda la poesia, ricordiamo che, nonostante sia morta suicida a soli ventisei anni, Antonia Pozzi ha lasciato più di trecento composizioni, estremamente originali per temi e linguaggio e, sul piano della fotografia, ha prodotto circa tremila immagini, ormai oggetto di interesse nella loro autonomia espressiva. Il volume, oltre alle poesie, propone testi dai diari e dagli scritti critici come il saggio su Huxley e alcuni passi dell.introvabile tesi di laurea su Flaubert e dalle lettere scelte ai compagni di studi e ad Antonio Maria Cervi.
"Dal promontorio di Capo Sunio l'Egeo risplende fin dove appare l'orizzonte, diventando l'infinito sorriso delle onde un'azzurra pianura. Insieme a Omero pensi lì seduto che la distanza verso cui spingi i tuoi occhi sarebbe varcata d'un solo salto dai cavalli degli dèi. Per le divinità il poeta si avvale di misure cosmiche e giunge al sublime."
questa antologia nasce da un accurata rilettura dell opera poetica di adriano gionco dal 1974 al 1999 raccogliendo temi diversi per impegno e dimensione a rilevare la non ordinaria sensibilita poetica dell autore. Titolo in omaggio per le librerie (fino a esaurimento copie acquistate dall'autore). Adriano gionco e`un afferma to imprenditore, titolare della industria legno e affini" (ilea), che produce cofani funebri: una fra le maggiori del settore a livello mondiale. Sposato e con quattro figli ha ricoperto numerosi incarici politici e amministrativi in ambito regionale e nazionale. Ha iniziato la sua carriera letteraria nel 1974 con una raccolta di poesie "ciottoli e fiori", seguita l'anno successivo da "rascioti de ua" con poesie dialettali. Successivamnte vennero numerose altre opere: 24 nello spazio di venticinque anni, in particolare tre poemi e tre volumi di prose varie. Questo libro offre un'ampia carre llata sulle tematiche dell'au tore, che proietta i propri interessi sentimentali, ideali e culturali nelle piu`disparate direzioni. E se all inizio sembra privilegiare l area familiare della provincia natia e della regione veneta, fin dalla terza opera: l arpa lontana (1977), rivela le sue suggestioni per un mondo "lontano", del quale sempre piu`curiosamente ricerchera le attrattive e i segreti. L autore appare folgorato dalle immagini dei lugohi, ma non meno dalle tracce della storia, che in essi sono conservate o magari inventate. E tuttavia porta sempre con sh la visione del suo mondo, che puo`esprimersi in ogni momento con una contaminazione dialettale. "