
Con la pubblicazione dell'antologia poetica "Lo splendore del tempio. Poesie d'amore" Crocetti Editore offre ai lettori italiani gran parte delle poesie d'amore pubblicate da Carol Ann Duffy dal 1985 a oggi, compresi "Rings" e l'intero corpus del volume pubblicato nel 2010 con il titolo Love Poems.
La poesia può tutto. Nonostante il flusso degli eventi, nonostante l'accelerazione dei fatti che portano a una tragica fine, la poesia può risalire al prima, al momento in cui l'omicidio non è ancora avvenuto, e ha il potere di cristallizzare con le parole un attimo che rischia di andare perduto. Perché quando il dramma segna la fine di un'esistenza, non vogliamo che solo quello sia il carico della nostra memoria. Nonostante tutto.
La mente afferra, ordina, possiede. Il cuore si apre, accoglie, si lascia possedere. La mente non sa tacere, il cuore attende, ascolta, sente la sacra Presenza dentro di sé. Troppo spesso, stretti nelle maglie del puro ragionare, facciamo della ragione l'unico e indiscutibile metro di misura della realtà, riducendola a ciò che vediamo, o che crediamo di vedere, o che, sottovalutando il nostro sentire, trascurando le ragioni del cuore, ci vogliono far vedere (di frequente anche sotto le mentite spoglie della religione), non dando voce al nostro personalissimo, unico, essere interiore. Le poesie non contengono risposte, ma domande. Domande che, spesso, non hanno risposte ma che si depositano nel mio intimo per provocarne altre. Sono le domande e non le risposte che ci mantengono in vita. Avere, o credere di avere ormai tutte le risposte importanti e definitive per la nostra vita significa essere morti, inariditi, almeno interiormente. E io non sono un guru, una guida spirituale, un maestro di vita o di discipline orientali. Sono solo un poeta!
Le raccolte scelte per questa antologia sono successive al 1906, anno fondamentale nella vita, nella poetica e nell'opera di Rilke; un panorama suggestivo dell'opera di uno dei maggiori poeti tedeschi del Novecento dove l'idea di solitudine si combina con misticismo, gioco, artificio e sensualità.
«Abbiate cura di impazzire per un abbraccio». Un libro intenso, pieno di luce, del piú antico fra i poeti contemporanei italiani. Con la sua lingua asciutta e lirica, sacrale e domestica, in cui c'è sempre uno scarto, uno slittamento inatteso, una sottile sensualità, Franco Arminio fotografa il corpo spaventato dalla morte e infiammato dall'amore. Non soltanto l'amore carnale, ma quello che ci conferma di esistere: l'amore per un figlio e quello per un angolo di paese, l'amore per una strada e quello per la madre, l'amore per un amico e per chi ci è ancora sconosciuto, al punto da scavare in noi il languore del desiderio. Nei suoi versi l'incontro erotico, sentimentale, è sempre un viatico verso Dio, raggira la morte e la corteggia, è miracolo ed epifania. Arminio dedica poesie e prose commoventi anche agli amori - vissuti o mancati - di altri scrittori e poeti, da Kafka a Pasolini, da Susan Sontag ad Amelia Rosselli, trovando una voce nuova per indagare il coraggio di essere fragili che ognuno di noi ha sentito innamorandosi, «il mistero di raggiungere nello stesso tempo il corpo di un altro e il nostro». «Uno dei poeti piú importanti di questo Paese» (Roberto Saviano). «Gli basta una manciata di sillabe, connesse da un gioco sapiente di rime ed assonanze, e un intero destino si staglia nettamente sul bianco della pagina. Come accadeva in certi indimenticabili epigrammi composti in vecchiaia da Giorgio Caproni» (Emanuele Trevi). «Poesia delicata, volatile, breve, ma esatta e lavorata giorno dopo giorno» (Valerio Magrelli). «Leggere Arminio è un'esperienza indimenticabile» (Marco Belpoliti). «Arminio è uno scrittore raro: scrive con tutto il corpo e si accorge di tutto quello che succede ai corpi altrui, di dentro e di fuori» (Domenico Scarpa).
Bertolt Brecht non è stato solo uno dei più importanti uomini di teatro del Novecento, ma anche uno dei massimi lirici di lingua tedesca: lo dimostrano sia le poesie politiche sia - su un versante più personale e privato - i versi d'amore o esplicitamente erotici. Questa antologia è opera di un traduttore non occasionale, Gabriele Mucchi, pittore, architetto e designer che di Brecht fu amico personale. Si tratta di una scelta "guidata dagli interessi e dalle emozioni del traduttore", come ha scritto Cesare Cases nella prefazione alla prima edizione italiana di questo volume (nel 1986). "Ci sono poesie famose ma ne mancano di altrettanto famose e ce ne di meno famose e di ignote, spesso per causa di forza maggiore... Ci sono quelle erotiche, che la pruderie dei curatori aveva aspettato quasi trent'anni prima di rendere pubbliche, ma c'è anche la splendida A. M., da mettere accanto ai classici della delusione e della nostalgia amorosa". Oggi, ormai archiviati i furori ideologici del secolo breve, possiamo ammirare la limpidissima vena lirica di uno scrittore universalmente più noto per il suo acceso impegno politico.
Nel sottotitolo l'autore anticipa l'esprimersi del misticismo di Mahler attraverso il quintuplice sentimento di morte - risurrezione - dolore - amore - estasi. Nel Prologo riafferma il sentimento mahleriano della morte, della risurrezione, del dolore, dell'amore e dell'estasi, ma nel corso della sua esposizione, ulteriormente approfondendo, egli distingue l'estasi in estasi nietzschianamente lirica e in estasi contemplativa cristiana immaginata e musicalmente interpretata dallo stesso Mahler. Significativa la conclusione cui perviene l'autore: Mahler visse questa vita guardando verso l'altra Vita, l'Unsterblich Leben.

