
Il lirismo di Amanda Gorman, la più giovane poetessa ad aver recitato una poesia alla cerimonia di insediamento presidenziale e autrice bestseller prima in classifica sul «New York Times», riesce a trasformare un momento di naufragio in un canto di speranza e guarigione. Nei suoi versi, ciò che sembra impossibile emerge con forza e ci porta in una dimensione altra, in cui tutto è più chiaro e vivido. In "Chiamateci per quello che siamo", l'autrice esplora la storia, il linguaggio, l'identità e la cancellazione attraverso una raccolta fantasiosa e intima. Sfruttando il dolore collettivo inferto da una pandemia globale, queste poesie illuminano il momento della resa dei conti e rivelano che Amanda Gorman è diventata il nostro messaggero dal passato, la nostra voce per il futuro.
Nell'atmosfera immateriale del "Paradiso" si stemperano, tra visioni ineffabili ed estatici rapimenti, i gorghi tumultuosi della natura umana. E la cantica di Beatrice, ormai beatificata, guida amorosa e teneramente sollecita dei misteri di Dio. Ma è anche la cantica del riscatto del poeta: la sorte personale di Dante raggiunge finalmente la catarsi. A lui, vittima dell'ingiustizia e dei disordini degli uomini, spetta il compito di rivelare le verità divine e il futuro avvento di un mondo giusto. Le invettive, le polemiche, le dure condanne di uno spirito forte si placano nell'ardore profetico, nella consapevolezza di una pace meritata, di una missione compiuta, di una pienezza raggiunta.
Stefano Bortolussi, Patrizia Villani, Francesca Merloni, Fabrizio Pagni.. Sono nomi non conosciuti ai lettori di poesia, anche se letti nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Sono autori di poesia, teatro o teatro in versi. Un genere rarissimo nella poesia italiana, e non diffuso comunque nel moderno occidente. Questo volume propone le opere nuove di autori che in questo decennio sperimentano con felicità la nuova e antica avventura. Accanto a quelli citati, autori già noti al pubblico della poesia, come Albeto Toni o Marco Vitale, poeti conosciuti o quasi inediti, ma tutti uniti dall'ebbrezza del nuovo e dalla dilatazione della voce oltre il "tu", sulla scena del mondo.
Aforismi inediti
2007-2009
Da Pascoli a D'Annunzio, da Marinetti a Palazzeschi, da Ungaretti a Montale e Saba; ma anche Pavese, Sereni, Penna, Pasolini, Raboni. Tutti i nomi più importanti della poesia italiana del Novecento, letti attraverso quei testi che hanno saputo magistralmente cogliere, registrare, raccontare lo spirito di un secolo. Un percorso che prende le mosse dal sogno risorgimentale e, attraverso la formazione di un'idea di popolo, termina idealmente con il lucido sguardo di Pier Paolo Pasolini e con la sua riflessione su Gramsci con cui si conclude la stagione politica della nostra poesia. Ernesto Galli della Loggia presenta un'antologia dai caratteri forti, nella quale si colgono un gusto indiscutibile, una conoscenza profonda della materia e la spiazzante dimostrazione di come solo la poesia sappia raccontare, con straordinaria chiarezza e forte pathos, la vera storia morale e civile di tutti gli italiani.
Paragonato a Eminem e a Walt Whitman, Yahya Hassan, con più di centomila copie vendute in Danimarca in pochi mesi, è ora al centro della scena letteraria e mediatica mondiale. Aggredito e minacciato di morte, vive oggi sotto scorta. E tutto per colpa dei suoi versi, rigorosamente in stampatello maiuscolo, che con la violenza di un pugno allo stomaco demoliscono ogni tabù nel descrivere la realtà di un giovane immigrato musulmano di seconda generazione tradito tanto dalla patria d'adozione quanto dalla famiglia d'origine. Hassan racconta la sua storia: quella di un bambino la cui famiglia palestinese si trasferisce in Danimarca da un campo profughi libanese. Con un padre violento e bigotto, un padre che picchia i figli e la moglie, e che quando viene lasciato si fa mandare una nuova donna direttamente dalla Tunisia. La storia di un ragazzo che passa da una comunità di recupero all'altra, che viene cresciuto a suon di calci e cinghiate, circondato da "stupidi che fanno jogging e pregano, poi rubano, bevono e vanno a letto con le ragazze danesi, in prigione si redimono leggendo il Corano e ricominciano da capo". La storia di un giovane che diventa un delinquente perché è l'unica cosa che può diventare. Yahya Hassan è l'urlo disperato di un'intera generazione, ingannata e abbandonata da tutti.
Chi era Francesco d'Assisi? Vagabondo, «folle d'amore», «elemosiniere di Dio», è una figura affascinante e provocatoria. Ostinato, irruente, libero come nessuno, Francesco compie il gesto più difficile per un uomo: con la sua coraggiosa, scandalosa «svestizione » perde un padre ma trova una sposa dolcissima, la Povertà, il cui «manto di sacco», pur «pieno di rattoppi, / era una veste angelica». Ed è proprio come «apostolo di sogni», «contadino di fede», insieme terribile e tenero, che Francesco ci viene incontro in queste pagine, che restituiscono tutta la tensione, non priva di fragilità e turbamento, del santo di Assisi, di colui che, come ci ricorda lo scritto di Gianfranco Ravasi, non ha voluto innalzare «barriere di orgoglio e di ricchezza contro il vento dello Spirito».
È la storia di una ragazza dalle lunghe gambe nervose quella che Paolo Cognetti ha raccontato in questo libro, che scorre sotto i nostri occhi come un docufilm. Milano, la montagna e la scrittura sono le cose che sente di avere in comune con lei. La ragazza ha attraversato una manciata di anni del Novecento: la sua famiglia borghese l'ha imprigionata nel conformismo ma le ha dato la possibilità di fare esperienze precluse ad altre donne, come studiare all'università, viaggiare in tutta Europa, andare in montagna e scalare. Ha esplorato il mondo con desiderio ardente, ha esplorato sé stessa attraverso la fotografia e la poesia. Ha amato con sovrabbondanza e inesperienza, come i suoi pochi anni le hanno consigliato. La montagna è sempre statala sua maestra e il suo rifugio. Si chiama Antonia Pozzi ed è morta suicida nel 1938, ma qui rivive per noi attraverso foto, diari, lettere e poesie, frammenti di un'esistenza che palpita ancora grazie al racconto di Cognetti che, mescolando le proprie parole alle sue, ce la restituisce in un ritratto nitido e delicato: un omaggio a un'artista che, senza saperlo e senza volerlo, ha scritto un capitolo della storia del secolo scorso.
Traduzione di Gabrielle Barfoot e Katarina Agorelius.
Introduzione di Elisabetta Benucci.
Testo italiano e svedese.
Diciotto poesie, scritte nell'arco di trentatrè anni, fra il 1962 e il 1995. Negli anni Sessanta e Settanta le poesie o i poemetti natalizi sono variazioni via via fantastiche, rabbiosamente amare, malinconiche, scherzose, ispirate dalla festività, ma quasi svincolate dalla ricorrenza concreta. Negli anni Ottanta la svolta, che è insieme tematica e stilistica: proprio l'evento della Natività, un miracolo che puntuale si ripete e illumina il nostro destino, si fa specchio di una riflessione sul tempo, la solitudine e l'amore che ha la levità ironica di una sonata mozartiana.

