
Seguire il cammino poetico di Ungaretti significa percorrere la "Vita d'un uomo", dalle nostalgie e dai miraggi egiziani all'inferno del Carso, dagli eccezionali anni parigini alla scoperta di Roma, dal "Dolore" che segue al soggiorno in Brasile fino all'ultima stagione, furiosamente vitale. In questo saggio Cortellessa ci restituisce un'immagine ravvicinata e umanissima di questo grande poeta e della sua opera. Nella videocassetta allegata (il libro è contenuto in un cofanetto) Ungaretti racconta se stesso e legge alcune sue poesie. Una vera e propria autobiografia costruita con preziosi materiali d'archivio, anche inediti (delle Teche Rai) da Gianni Barcelloni e Gabriella Sica.
Nella raccolta il cammino verso un'impossibile consapevolezza pare voler scendere ancora più in profondità e insieme ampliare il proprio orizzonte seguendo diverse linee guida. In primo luogo riducendo l'apparenza ironica a favore di dubbi più radicali, per accettare il confronto aperto con la dimensione esistenziale, alla ricerca di un senso che la vita confonde e trascina verso mete non volute. Ancora, componendo i versi per scoprire nuove possibilità formali nella gabbia giocosa dell'acrostico e in composizioni apparentemente "d'occasione". Nella poesia di Erba può esplodere anche una violenza reattiva, condensata a volte fino all'epigramma; ad essa fa da contrappeso un fiducioso abbandono alla natura, sotto il segno della visitazione angelica o del nulla.
Amore, follia, sacrificio. E poesia. Per Alda Merini c'è una relazione quasi necessaria tra quel "grande, inconfessabile languore amoroso" che è la follia, e la scrittura, vissuta come esperienza fisica prima ancora che come vocazione letteraria. "La poesia", scrive, "non è solo una missione; è anche e soprattutto un lavoro manuale" che attinge "alle forze della natura". In questo processo è il corpo il vero protagonista. Un corpo che ha rinunciato, con voluttà e stupore, alla guida rassicurante della ragione per smarrirsi nei labirinti tetri ma affascinanti della pazzia. Per perdersi e scoprire altre, più profonde verità. E soprattutto per poter amare. Questo libro, scabroso e drammatico, "scritto selvaggiamente", documenta gli anni più bui e insieme luminosi della poetessa milanese, gli anni dell'amore maledetto per un uomo "austero, silenzioso e temibile", gli anni dei manicomi e dei centri di riabilitazione mentale, in cui invano i medici hanno tentato di far tacere la poesia. Invece, pare suggerirci Alda Merini, contro tutti i princìpi razionali e le manie di benessere psicofisico, è "sano", a volte, accettare il proprio disagio interiore, lasciare che spiragli di sregolatezza si insinuino nella nostra vita, dando voce a emozioni e sentimenti che diversamente rimarrebbero muti per sempre. Un libro sapiente e visionario, in cui la struggente prosa lirica della poetessa riesce ad amplificare e sublimare la disperazione, rendendoci preziosi testimoni, quasi complici, del suo delirio amoroso...
Emily Dickinson (1830-1886) dopo un'esistenza solitaria cittadina della Nuova Inghilterra ottenne una fama postuma pressoché ineguagliata negli annali della poesia, non solo femminile. Le sue 1775 liriche sono il diario intensissimo di una sensibilità che vede sempre l'universale nel quotidiano, descrive magicamente il volgere delle stagioni, considera la vita alla presenza dell'infinito, si interroga sui paradossi della fede dei padri e annuncia la propria indipendenza da ogni condizionamento. La selezione di poesie raccolta in questo volume mira a far conoscere la Dickinson anche nei meno noti ruoli di umorista, testimone e critica dell'America del tempo, sfatando la leggenda che la vuole una mistica corrucciata e nevrotica, arroccata nella sua stanza.
Come ha scritto Silvio Ramat nel suo ampio saggio introduttivo, l'opera in versi di Alfonso Gatto, qui interamente riproposta, è stata sicuramente "un'avventura espressiva tra le più originali del Novecento italiano". Nella sua "vitalità ariosa e costruttiva", Gatto ha saputo attraversare movimenti e tendenze d'avanguardia, come l'ermetismo, di cui è stato tra i protagonisti, conservando intatta la propria natura e la propria vocazione di poeta melodista che ha saputo rappresentare in una straordinaria varietà cromatica il suo sentimento dell'esistere. Un poeta, come ha scritto Gianfranco Contini, dalle "immagini vertiginosamente analogiche", un surrealista legato a quell'intrico di impressioni che gli ha fornito la sua terra.