
Chi ha scritto queste pagine, raccontando ciò che ha vissuto, non è un cecchino. Ma ha fatto il cecchino per due anni di servizio militare in un gruppo d'assalto dell'esercito russo durante la Seconda campagna cecena. Non sempre si è ciò che si fa. L'uomo dovrebbe essere più di ciò che fa. Ma ciò che fai può essere così orribile da cambiare ciò che sei: un uomo.
La guerra che in queste pagine vedi - perché l'equipaggiamento simbolico di Lilin è soprattutto visivo, come quello della gran parte di noi - non ha orizzonti, né ideologie, né complesse visioni del mondo. Tutto è ravvicinato come attraverso il cannocchiale di un fucile di precisione. Ma è proprio tale assenza di prospettiva a rendere queste pagine terribili più grandi degli eventi che raccontano. Così, la guerra che vedi non è solo quella cecena, ma è la guerra come la si combatte oggi in ogni parte del mondo. Quella senza politica, senza dichiarazioni ufficiali, senza il teatro dei media. Ma con tutta la tecnologia disponibile. E ogni tecnologia - se togli l'uomo come accade in guerra, se togli non solo la pietà ma anche l'etica - si riduce a strumento bellico.
Il gruppo di sabotatori raccontato da Lilin con un aurorale talento di narratore non si trova su un fronte, ma nel caos dell'azione in prima linea o dietro le linee nemiche. Gli uomini sono per lo più arruolati contro la propria volontà e combattono per la propria sopravvivenza contro il nemico e contro i traffici del proprio Comando. Fra le case, nei cortili, sul fianco di una collina, nelle fogne o all'interno di una moschea.
I nemici sono semplicemente gli «arabi» - come vengono chiamati senza distinzioni e in un assurdo guazzabuglio «ceceni, musulmani, afghani, talebani, terroristi o combattenti di qualunque fede politica» - che bisogna annientare senza pietà ma soprattutto senza esitare, pena la vita. L'unica lealtà possibile è quella primitiva verso il compagno nel gruppo assediato dal mondo di fuori. Si uccide con armi ad alto potenziale o di precisione, ma anche con il pugnale o con una pistola appoggiata alla nuca. E il corpo del nemico fatto a pezzi diventa manichino. Chi lo guarda, per poter sparare meglio si è appena trasformato in una pietra senza respiro e senza vita e ora posa su di esso uno sguardo estetico. E tu capisci che l'uomo non c'è più. Provi orrore quando Lilin non confessa, ma semplicemente dice di aver provato piacere a uccidere, la «gioia» dell'assassino addirittura, ma ti rendi conto di essere di fronte a un frammento di verità.
Ogni guerra, qualsiasi guerra se la vedi senza i filtri dei princìpi o delle ideologie, è come questa. Ed è così per le vittime come per i carnefici. Porta l'uomo oltre l'uomo, sì, al di là del bene e del male. Tutto il resto è letteratura.
Fama è uno scrigno di memorabili figure al confine tra verità e letteratura, che dialogano con il loro creatore; si fanno trasportare in altre realtà da onnipresenti cellulari; leggono scrittori guru che per primi non credono alle proprie parole; partono per viaggi in regioni remote, dove al posto di mitiche città e cieli stellati trovano solo cementifici e patate lesse; guardano trailer di film di cui sono i protagonisti senza averli mai girati; scrivono blog in internet per raccontare di non essere riusciti a entrare dentro un romanzo, e mandano all’aria le vite di attori famosi. “Storie dentro storie dentro storie. Non si sa mai dove finisce una e dove inizia l’altra. Nella realtà sono tutte intrecciate. Solo nei libri la separazione è netta.” Così lo scrittore Leo Richter, uno dei personaggi su cui sono incentrate le vicende del romanzo, suggerisce il gioco a cui il lettore è chiamato a partecipare per ricomporre quell’ironico puzzle che è il libro di Daniel Kehlmann.
Kaori è una quarantenne single che lavora nel settore dell'importazione di abiti, accessori e articoli griffati dall'Italia. Viaggia spesso per lavoro, per acquistare la merce da rivendere nel negozio di una zia. Parla molto bene la nostra lingua, avendo vissuto per un certo periodo in Italia. Sua cugina Chie è una ragazza sui trentacinque anni, estremamente silenziosa e introversa, che dopo la morte della madre si è trasferita a vivere da Kaori. Fra le due si è instaurato un rapporto di amicizia molto profondo. Sarà un segreto nella vita dell'una e un amore nella vita dell'altra a scombussolare la serenità della loro esistenza in comune e a portare Chie a fare i conti con il proprio passato mettendo Kaori davanti a una scelta dolorosa. Un romanzo sull'amicizia, su come un'amica possa diventare anche una sorella, una figlia e una madre affettuosa.
Tredici racconti. Tredici frammenti di vite. Storie d'amore. Gli incontri veri o immaginati dell'autrice con alcuni grandi scrittori del ventesimo secolo. La storia che da il titolo alla raccolta, vede un professore di biologia di Johannesburg ripercorrere la propria storia familiare. Al centro un tema paradossale e significativo: se un tempo tutti desideravano avere almeno una goccia di sangue bianco nelle vene, oggi vale l'esatto contrario, e avere almeno un sedicesimo di sangue di colore è raccomandato quasi si trattasse di un indizio di "nobiltà sociale". Con mano sicura Gordimer indaga fra le pieghe dei sentimenti e del rapporto di coppia: attraverso i sensi (udito, olfatto) i diversi protagonisti prendono coscienza di dolorose verità.
La novella,ambientata all'inizio dell'Ottocento e scritta in prima persona, si apre con una sontuosa festa da ballo presso la villa della ricchissima famiglia parigina dei Lanty, a cui partecipa assieme alla voce narrante una giovane dama, e dove a un certo punto compare un bizzarro centenario, goffo di modi e inquietante.Tutti i membri della famiglia mostrano grande premura verso di lui, mentre gli ospiti formulano le ipotesi più stravaganti sulla sua reale identità. Il narratore promette alla fanciulla di svelarle presto il mistero e la sera successiva, nell'appartamento di lei, inizia a narrare la storia di Ernest-Jean Sarrasine. Costui, a metà del Settecento, è un giovane focoso e turbolento che per il suo talento artistico viene preso sotto l'ala protettrice del famoso scultore Bouchardon. Si trova a Roma per perfezionarsi nella sua arte quando, una sera a teatro, si innamora follemente della cantante Zambinella. Ma troppo tardi fa una scoperta tragica e ridicola: la Zambinella in realtà è, secondo l'uso teatrale del tempo, un castrato. Accecato com'è dalla passione, Sarrasine non si rassegna all'evidenza e la rapisce, ma irrompono sulla scena gli uomini del cardinale Cicognara, protettore del cantante, e lo uccidono. La fanciulla, dopo aver ascoltato tutta questa storia, ancora non capisce quale sia il nesso tra il mistero dello sconosciuto di casa Lanty e la vicenda di Sarrasine, finché il narratore non le svela l'enigma racchiuso nella persona del vecchio.
Un intreccio giallistico racchiude i classici elementi della narrativa di Gioanola: il lavoro della memoria e l'introspezione psicologica, il ritmo del racconto e l'atmosfera dei luoghi
Il narratore della storia è un professore e scrittore tornato a vivere, da pensionato, al paese natale, dove si trova ad affrontare una situazione che lo ripiomba in un passato creduto per sempre sepolto. Una mattina d’ottobre lo risveglia la scampanellata di un vecchio compagno dell’adolescenza, che ha stentato a riconoscere dopo cinquant’anni di oblio. E’ “Gregorio il gregario”, così soprannominato per la passione ciclistica, al tempo di antichi giri d’Italia comicamente commentati da un irresistibile Ugo Tognazzi. Gregorio, che di nome fa Evasio come il santo protettore di Casale Monferrato, gli annuncia la morte improvvisa del suo amico, "capitano" e padrone Umberto De Ambrosis. I due per mezzo secolo hanno vissuto insieme come eremiti sulla collina del Castello, in una solitudine assoluta, chiusi come in un’isola sottratta al tempo in quella dimora un po’ misteriosa, che sta nel bel mezzo del paese ma è circondata da un’ampia campagna. Il professore si stupisce che ci si rivolga proprio a lui, dopo tanta reciproca dimenticanza, ma Evasio dice che questa è la volontà del morto, affidata a una lettera che consegna allo stupefatto pensionato. In realtà lui e Umberto sono stati amicissimi in gioventù, poi le loro strade si erano divise, uno dedito agli studi letterari e alla famiglia, l’altro sempre più chiuso in un suo rigorismo religioso che lo ha portato a vivere come una specie di monaco laico, fino a perdere la nozione del reale e a confinarsi in una quieta follia. Di tale esaltazione mentale è parte integrante la passione per la bicicletta e per Fausto Coppi, per il quale ha edificato un vero e proprio santuario nel suo castello, dove ha vissuto, sino al decesso, con l’amico e subalterno Gregorio.
Trattandosi di una morte improvvisa, vengono interessate le autorità preposte, tanto più che c’è stata nottetempo l’effrazione di una finestra del Castello. Il morto, inopinatamente, ha nominato l’antico amico, diventato poi per lui una specie di nemico immaginario, suo esecutore testamentario e, in questa veste, egli si incarica di tutte le incombenze del caso, ma si fa anche carico delle ricerche intorno a quella morte misteriosa. Da qualche tempo al Castello, dove nessuno ha mai messo piede, si è materializzata una presenza diabolica, in figura di una donna-fattucchiera che ha stregato e sedotto Evasio: Umberto ha intuito l’accaduto e lo ha vissuto come un atto di profanazione e sconsacrazione. Di qui alla sua morte è un passo, ma come davvero siano andate le cose il racconto lo rivela solo alla fine.
Il romanzo coniuga memoria e meditazione esistenziale, passioni e astratti furori giovanili, riflessioni sul religioso e nostalgie per luoghi e incontri di un lontano passato, tutto però affidato ad un vivace ritmo narrativo e alle risorse di un intreccio che tiene desta la curiosità fino alla conclusione della vicenda.
Un misantropo appassionato di Stendhal, nascosto in un villaggio della Savoia, viene misteriosamente rapito e abbandonato in una foresta. Una bella signora bionda, esperta guidatrice, perde il controllo dell'auto e finisce fuori strada. Intanto in Bretagna un uomo che ogni giorno faceva la sua passeggiata in riva al mare incontra due sconosciuti che lo terrorizzano. Ma il lettore capisce presto che questo non è un classico romanzo poliziesco. Gli aggressori non sono né agenti segreti né trafficanti. Non aggrediscono dei duri ma delle persone miti. Ce l'hanno in particolare con un libraio ribelle, con una malinconica ereditiera e con la libreria che i due hanno creato senza mai pensare che potesse suscitare tanto odio. Chi, tra gli appassionati della letteratura, non ha mai sognato di aprire una libreria ideale dove si vendessero solo i libri più amati? Lanciandosi nell'avventura, Francesca e Ivan, i due librai, sapevano che non sarebbe stato facile. Come scegliere i libri? Come far quadrare i conti? Ma ciò che non avevano previsto era il successo. Un successo che però scatena una sorprendente sfilza di invidie e aggressioni.
IL LIBRO
In quel posto incredibile che si chiama Stati Uniti esistono, fra le mille stranezze, due piccole città: si trovano in Colorado e una si chiama Hope, l’altra, a pochi chilometri di distanza, si chiama Despair. «Speranza» e «disperazione»: due opposti che non sembrano creare alcun problema a Jack Reacher, in fondo lui vuole soltanto un caffè prima di rimettersi in viaggio. A Despair, però, nessuno vuole stranieri tra i piedi e Reacher si ritrova prima in cella, poi espulso.
Per vederci chiaro, per capire che cosa nasconda di così oscuro e minaccioso quel piccolo paese nel nulla, Reacher ha bisogno di un alleato. Lo trova in una poliziotta di Hope, Vaughan, una donna tanto bella quanto determinata che, come lui, vuole scoprire la verità. E, forse, riuscire così a dare un senso al dolore che la attanaglia... Jack Reacher non ha legami, non ha una casa, non ha particolari speranze ma non è nemmeno disperato, non ha un passato e del futuro non si preoccupa mai. Ha però una debolezza, forse l’unica che può permettersi... Ma l’amore è un lusso, per chi non ha niente da perdere.
I GIUDIZI
"Colossale. Travolgente. Stupendo."
The New York Times
"Il duro ma umanissimo Jack Reacher è uno dei personaggi più affascinanti tra quelli in circolazione."
Stephen King
"Reacher è uno di quei protagonisti che suscitano l'ammirazione degli uomini e la passione delle donne."
Daily Express
UN BRANO
"Reacher lasciò la strada granulosa di Despair e si incamminò su una distesa di sabbia crostosa verso una roccia piatta grande quanto un’automobile. Vi salì, si stese con le mani dietro la testa e guardò il cielo. Era azzurro chiaro, ornato di nubi alte, lunghe e soffici, forse vecchie scie di vapore degli aerei notturni che andavano da costa a costa. In passato, quando fumava, si sarebbe forse acceso una sigaretta per passare il tempo, ma non fumava più. Fumare comportava portarsi dietro almeno un pacchetto e una confezione di fiammiferi, e Reacher aveva smesso da un pezzo di portarsi dietro le cose di cui non aveva bisogno. In tasca non aveva niente tranne un po’ di contanti, un passaporto scaduto, un bancomat e uno spazzolino pieghevole. Non aveva nemmeno qualcosa che lo attendesse, da nessuna parte. Nessun box in affitto, nulla di affidato agli amici. Possedeva le cose che aveva in tasca, gli abiti che indossava e le scarpe che calzava. Quello era tutto e gli bastava: tutto il necessario, nulla di inutile".
L'AUTORE
Lee Child è nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1954. Dopo aver lavorato per vent’anni come autore di programmi televisivi, nel 1997 ha deciso di dedicarsi alla narrativa: il suo primo libro Zona pericolosa è stato salutato da un notevole successo di pubblico e critica, e lo stesso è accaduto per gli altri romanzi d’azione incentrati sulla figura di Jack Reacher, personaggio definito dal suo autore come «un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia». Lee Child vive negli Stati Uniti dal 1998.
Il giorno in cui, in uno scavo archeologico in Pakistan, Amal, una bambina di otto anni, trova un importante fossile in compagnia del nonno Zahoor, la sua sorellina Mehwish diventa cieca, probabilmente per aver guardato troppo il sole. Zahoor, un archeologo il cui darwinismo è sottoposto a un attacco violento da parte degli islamici radicali, incoraggia la curiosità di Amal e la ragazzina diventa una valente studiosa e, al tempo stesso, la protettrice di Mehwish.
Il nonno è pieno di consigli e di riguardi anche per Mehwish che, crescendo, si afferma come un'eccellente poetessa, capace di creare un linguaggio lirico tutto suo dall'unione di inglese e urdu.
Anni dopo l'incidente accorso a Mehwish, durante una delle conferenze di Zahoor, le due ragazze si imbattono in Noman, un giovane spedito dal padre, membro del partito islamico della creazione del generale Zia, a spiare l'anziano e rispettabile archeologo. Il tormentato ma, ad un tempo, deferente Noman ha abbandonato le sue ambizioni di studioso di matematica per scrivere articoli in difesa della Sharia e della più stretta osservanza della Legge coranica, benché ceda di tanto in tanto alla marijuana e all'alcol in compagnia dei suoi amici nichilisti.
L'incontro con il laico e illuminato Zahoor muta completamente la vita di Noman che si ritrova combattuto tra la sua lealtà alla famiglia e il suo risveglio intellettuale.
Quando Zahoor è tratto in arresto, Noman incolpa se stesso, rompe con il padre e si dà all'insegnamento della matematica.
Benché sia poi attratto da Amal, Noman si innamora, nella maniera più pura e spirituale, di Mehwish, un amore immediatamente corrisposto. Con conseguenze tragiche sulla vita delle due sorelle e di Noman stesso.
IL LIBRO
Montecassino, 1944. Per quattro mesi gli alleati tentano di sfondare le linee tedesche. Su quel fronte terribile non sono impegnati solo americani e inglesi, ma anche truppe di altri continenti che il vortice della guerra mondiale ha risputato in Ciociaria: indiani, nepalesi, magrebini e persino un battaglione di maori della Nuova Zelanda. Ci sono i polacchi, un esercito di ex deportati del Gulag che combattono in terra straniera per la libertà da Stalin e da Hitler. Fanno parte di quella strana compagine anche un migliaio di ebrei, che imbracciano le armi per il puro diritto a esistere. E ci sono i civili, tra due fuochi. Chi erano quegli uomini che, pur dalla parte dei vincitori, vanno incontro a un destino di vinti? E quali segni ha lasciato l’immenso sconvolgimento della Seconda guerra mondiale?
Helena Janeczek cerca di rispondere con un affresco di storie che, ricongiungendo il passato al presente, nascono sia dall’invenzione, sia dallo scavo nella memoria più personale. Partendo con un taxi da Milano, incontriamo John Wilkins, sergente texano, Rapata Sullivan, nipote di un veterano maori, Edoardo e Anand, ragazzi cresciuti a Roma che a Cassino vanno per spirito di avventura, e ancora, Irka, fuggita dal ghetto per ritrovarsi in Siberia dove finisce anche il soldato Milek, reduce ebreo-polacco, morto a Milano senza trasmettere ai suoi figli un’esperienza fatta di orrore e di coraggio.
UN ESTRATTO
"Così mi sono chiesto: ma dove stavano le rondini, in tempo di guerra? E ho ripassato a mente tutti gli scenari della Seconda guerra mondiale, almeno quelli che abbiamo studiato a scuola: Europa, Nordafrica, Russia, Indocina, Pacifico. Ho visto questi stormi di poveri uccelli neri impazziti, in tutto il mondo."
L'AUTORE
Helena Janeczek è nata nel 1964 a Monaco di Baviera in una famiglia ebreopolacca. Si è trasferita in Italia nel 1983. Ha pubblicato una raccolta di poesie in tedesco e i romanzi Lezione di tenebra (Mondadori, 1997; premio Bagutta Opera Prima) e Cibo (Mondadori, 2002). È redattrice di «Nuovi Argomenti» e di «Nazione Indiana». Vive a Gallarate e lavora a Milano.
Chicago, 1933. Louie, diciassettenne introverso nel quale sono riconoscibili i tratti dell'autore, un pomeriggio si ritrova nello studio medico del cognato, dove si imbatte per caso in una bella donna nuda, sdraiata sul lettino. Attirato "come un'ape" dal "miele sessuale" di quel corpo, Louie raccoglie l'invito della sconosciuta e l'accompagna a casa, diviso tra eccitazione e timore. Inizia così la sua breve e comica avventura, destinata a volgere al tragico: in quelle stesse ore, infatti, a casa, la madre del ragazzo sta morendo. Dopo cinquant'anni Louie rievoca quell'episodio a beneficio del figlio, cui consegna questo antico emozionante ricordo come "una sorta di aggiunta alla sua eredità". Introduzione di Alessandra Calanchi.

