
In uscita in occasione del Giorno della Memoria, il romanzo autobiografico di Ludmilla Helga Siersch, nata a Vienna da famiglia ebrea per parte di madre nel 1919, è una testimonianza privata del dramma degli arresti e della deportazione che sconvolsero la sua vita, assieme a quella di milioni di persone. Il racconto della Vienna dagli anni Venti all'invasione tedesca del 1938, i tentativi di nascondersi e lottare per salvare vite umane, la deportazione della nonna e della madre e la fuga nella clandestinità di una giovane Helga fino in Italia.
«Austriaci, sono costretto a cedere. L'armata tedesca entra nella nostra patria. Che Dio sia con voi». L'11 marzo 1938 finisce l'infanzia di Helga, il suo mondo crolla travolto dall'irrazionalità del nazismo. Questa autobiografia è una storia di coraggio e amore intessuta di avventure, incroci amorosi e inevitabili perdite. Un romanzo avvincente e commovente, la storia di una famiglia che ha come sfondo Vienna, Berlino e Roma. L'affascinante nonna Wilma, colta e bellissima, animatrice di uno dei più prestigiosi salotti viennesi, frequentato da intellettuali come Zweig, e da musicisti come Strauss e Bruckner, che grazie ai suoi tre ricchi matrimoni riesce a mantenere figli e nipoti; la madre Fortuneé, militante socialista e amica di Freud, ma incurante della figlia; e poi Helga, bellissima e impulsiva ma sempre generosa e autosufficiente. Unico punto di contatto fra le tre è la straordinaria forza, che fa parte dei loro cromosomi e si trasmette lungo la discendenza femminile. Nel ’38 Helga sfugge miracolosamente alla deportazione e cerca di salvare la vita di persone a lei care, mettendo a repentaglio la propria, ma le deportazioni colpiranno ugualmente la famiglia (perderà la madre, la nonna e la bisnonna in campo di concentramento), mentre lei troverà rifugi occasionali che la faranno infine approdare in Italia, nel 1942, dopo anni di clandestinità tra Austria e Germania. Finita la guerra, Helga sarà anche rinchiusa per nove mesi in un campo di prigionia vicino Salerno, accusata, ironia della sorte, di collaborazionismo, dopo una vita in fuga dai nazisti. A Roma Helga trova lavoro come costumista a Cinecittà, e ricostruisce finalmente la sua vita: diviene amica di Monicelli, Steno, De Feo, Age e Scarpelli, mentre il bel mondo cinematografico e intellettuale la accoglie nei suoi salotti.
Ludmilla Helga Siersch nasce a Vienna il 28 ottobre 1919 da madre ebrea. Con l'avvento del nazismo in Austria, è costretta a interrompere i propri studi artistici. Dopo la deportazione della bisnonna, della nonna e della madre nel campo di concentramento di Theresienstadt, riesce a fuggire in Italia, dopo aver subito persecuzioni e violenze. Helga Siersch risiede tuttora a Roma.
Da un’atroce pagina di storia cui ha assistito a otto anni, Jacques Chessex, considerato uno dei più grandi scrittori di lingua francese e il più grande scrittore svizzero, insignito del Prix Goncourt, del Grand Prix du Language français e del Prix Jean Giono, distilla un racconto breve e durissimo, una denuncia del fanatismo antisemita che fece i suoi proseliti anche nella neutrale Svizzera. Un libro che ha risvegliato le ombre di un passato che molti suoi connazionali avrebbero preferito dimenticare.
Payerne, Svizzera, aprile 1942. La gente ha fame: dall’occhio cieco del suo fanatismo antisemita il pastore locale Lugrin monta la folla contro “il nemico ebreo”, l’eterno capro espiatorio. Un garagista del villaggio, Fernand Ischi - un ragazzotto volgare, con fama di dongiovanni e violente inclinazioni sadiche - , cova intanto il sogno di diventare capo della sezione locale del partito nazista e mettere in pratica quanto Lugrin predica ormai da anni: trovare un ebreo che dia l’esempio facendolo morire come un cane, come una bestia al macello. Un ebreo la cui uccisione dica a ciascuno che si può fare, che l’assassinio del giudeo è un atto “esemplare”. Un padre di famiglia, un uomo conosciuto e stimato sarebbe la vittima ideale. Arthur Bloch, mercante di bestiame. Jacques Chessex all’epoca dei fatti era un bambino. Anni dopo, in un caffè, incontrerà Lugrin, il mandante dell’omicidio di Bloch. L’uomo gli rivela un rimpianto: non essere stato più radicale, non avere spinto abbastanza a fondo la lama contro gli ebrei. Perché il pastore è una creatura che non appartiene più agli uomini. Appartiene al giudizio di Dio. Il racconto breve di un caso di cronaca realmente accaduto - la cui pubblicazione ha suscitato in patria un vespaio di polemiche - si distilla qui in un libro teso come un filo a piombo, nel quale la realtà dell’evento si espande fino ad assurgere a simbolo universale, a teodicea implacabile e feroce.
Jacques Chessex è nato a Payerne nel 1934, Svizzera romanda, ed è venuto a mancare il 9 ottobre 2009 a Yverdon-les-Bains mentre teneva una conferenza sulla sua produzione letteraria. Saggista, critico letterario, poeta, romanziere, scrittore per l’infanzia e, non ultimo, pittore, Jacques Chessex è considerato uno dei più grandi scrittori di lingua francese, e il maggiore esponente della scena letteraria svizzera. Nel 1999 è stato insignito del Grand Prix du langage français, del Grand Prix du rayonnement français de l’Académie Française e, nel 2007, del Grand Prix Jean Giono. Nel 2002 ha ottenuto dalla Francia la Legion d’Onore e nel 2004 il Prix Goncourt de la poésie per l’insieme della sua produzione poetica. Per Fazi Editore sono usciti Il vampiro di Ropraz (2009) e L’orco (2010), Prix Goncourt 1973.
Un giornalista è scomparso.
Un mistero sepolto da secoli sta per tornare in vita.
Distruggendo l’Islam e il mondo.
Dove sono finiti i soldi? È l’ultima domanda che si è fatto Ned Rush, subito prima di scomparire. Quando l’amico Charles si getta sulle sue tracce sa solo che il giornalista americano stava indagando sulle immense somme spese per la mai avvenuta “ricostruzione dell’Iraq”. Quello che ignora è che Ned è incappato in un segreto che ha già fatto molte vittime: l’operazione Powerball, un complotto che tra pochi giorni costerà all’America un presidente e al resto del pianeta una guerra mondiale. Per questo, a Washington, il capo della sicurezza della Casa Bianca sta lottando contro il tempo per salvare le vite di Charles e Ned – e la propria. E per questo, nelle strade di Baghdad, i mercenari della potente compagnia di sicurezza privata Total Force hanno scatenato contro i due amici una caccia senza quartiere. Insieme al fedele interprete Hikmat e alla dolce Leyla, Charles dovrà scendere nella città sotterranea di Najaf, penetrare nel cuore della Green Zone di Baghdad, raggiungere le vie dei contrabbandieri sul confine siriano e prendere una decisione che potrebbe cambiare la storia del mondo musulmano: rivelare o no il contenuto della lettera perduta di Kerbala, il più pericoloso segreto dell’Islam?
Da un reporter di prima linea, un’avventura mozzafiato che ci conduce nel cuore di un Iraq devastato e affascinante, dominato dalla sete di denaro e di sangue. Il mistero della morte del profeta Hussein e i complotti dell’estrema destra americana, le lotte di potere delle tribù del deserto e gli intrighi dello spionaggio internazionale si intrecciano in una straordinaria opera prima, capace di muoversi ai confini tra l’invenzione narrativa e la conoscenza diretta di uno scenario politico pericolosamente reale.
Chicco ha otto anni, è timido, goffo e mangia tutto ciò che trova. Ogni sera chiede a suo fratello maggiore di raccontargli la storia di quando era piccolo e lavorava alle giostre.
Leonardo non è proprio suo fratello, è nato da un altro padre, che portava in giro un ottovolante colorato per le feste della provincia di Pescara. Un giorno, però, parte per non tornare più. Poi, nel 1992 anche Leonardo se ne va, lascia Chicco con una madre che rientra sempre a notte fonda e l’ottovolante chiuso in garage, smontato. Dieci anni dopo, Chicco non ha ancora smesso di cercare il fratello, ma solo quando suo padre lo porta di fronte alle macerie di una casa crollata gli sembra di capire qualcosa di lui. Lì abitava la nonna di Leonardo, una zingara che, per sentirsi normale e diventare come gli altri, si era fatta costruire una casa con fondamenta profondissime in cui rinchiudere la propria voglia di scappare. Chicco allora decide, vuole rivedere Leonardo e c’è un solo posto al mondo in cui è sicuro di trovarlo, alle giostre del luna park.
Barbara Di Gregorio ha scritto un romanzo che non rispetta nessuna regola, che fa sorridere e insieme ti pugnala al cuore pagina dopo pagina; una storia che coglie un’inquietudine universale raccontandoci come, qualunque strada si prenda, sia solo il sangue a dettare le regole del destino. Le giostre sono per gli scemi è un’esplosione di stile, estro, poesia, un romanzo senza eguali in Italia.
Barbara Di Gregorio è nata a Pescara nel 1982. Ha pubblicato racconti su “Nuovi Argomenti”, “Eleanore Rigby” e nell’antologia Voi siete qui (minimum fax 2007). Questo è il suo primo romanzo.
Concepite dal giovane Foscolo alle soglie dell'Ottocento, le "Ultime lettere di Jacopo Ortis" occupano in maniera emblematica il posto di primo romanzo della nostra letteratura. Testo sperimentale e modernissimo, percorso da tutte le dolorose contraddizioni e delusioni del suo tempo, può essere a buon diritto considerato il capolavoro dell'etica romantica. Un'etica attraversata dalla tragedia, che nella storia di un uomo in rivolta come il giovane Jacopo vede la scelta modernissima di un eroe della libertà che si vota alla morte: sarà il modello del patriota risorgimentale italiano e diventerà il prototipo di tutti gli eroi. Prefazione Paolo Mieli.
978881704210 Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere.
1894 Nascono John Ford e Nikita Chruscev – Viene eseguito per la prima volta il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy – Yersin e Kitasato isolano il bacillo della peste – Nasce la Banca d’Italia – I Vicerè, scritto fra Catania e Milano, viene dato alle stampe nel capoluogo lombardo dall’editore Galli – Al Teatro nuovo di Napoli esordisce il tenore Enrico Caruso – A Milano viene fondato il Touring Club Italiano – Emile Berliner lancia sul mercato il grammofono a disco
Nel momento in cui la storia siciliana si fa storia italiana, De Roberto affonda con gelido distacco il suo bisturi nel “decadimento fisico e morale di una stirpe esausta”, e se ne serve per rappresentare la cancrena di un’intera nazione. Il racconto si svolge tutto fra un testamento e un comizio: il primo apre il romanzo, testimoniando l’antico familismo feudale, il secondo lo chiude, dando voce alla mistificazione risorgimentale, al trasformismo, alla demagogia della nuova politica. Saranno le parole dell’ultimo erede della famiglia a segnare la pace fatta tra vecchio e nuovo: “Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri”.
Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al sommo dell’arco, la rastrelliera inchiodata sul muro del vestibolo dove, ai tempi antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s’udì e crebbe rapidamente il rumore d’una carrozza arrivante a tutta carriera.
«Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo»: così Pearlie Cook comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati, per il suo matrimonio, una sorta di inesorabile lastra ai raggi X. Siamo nel 1953, in un quartiere appartato e nebbioso di ex militari ai margini di San Francisco, e tutto nella vita dei Cook parla ancora della guerra: la salute cagionevole di Holland, i ricordi tormentati di lei, le loro abitudini morigerate e un po’ grigie. Una vita per il resto normalissima, come sottolinea la voce ammaliante di Pearlie – mentre la sua testa scoppia di pensieri che forse, via via che si disvelano, preferiremmo non ascoltare. Eppure li leggiamo con avidità, rassicurati dal fatto che lei, palesemente, ha intenzione di dirci proprio tutto. Perché, allora, ci sentiamo invadere da un’ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve di Edgar Allan Poe? Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all’unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l’uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce come un pugno, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno... Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la narratrice riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri? O perché a ogni pagina ci chiediamo: come fa Pearlie a sapere tutte queste cose – di noi?
Appena mette piede, in compagnia della fidanzata, nella sua stanza d'albergo sulla Costa Brava, il giovane Udo Berger ottiene, dopo molte insistenze, che gli venga portato un grande tavolo, sul quale piazza il war game di cui è campione assoluto e di cui intende elaborare nuove e più audaci strategie: Il Terzo Reich. L'atmosfera è delle più beatamente, ottusamente balneari. Eppure, quasi subito, sentiamo che non tutto è luce, e che nell'ombra sono in agguato fantasmi inquietanti. Né ci vorrà molto perché la liscia superficie della routine vacanziera si incrini: e dalle fenditure vedremo apparire qualcosa in cui non potremo che riconoscere il Male. A mano a mano che l'estate si spegnerà, l'albergo, svuotandosi, assomiglierà pericolosamente a quello di Shining - mentre noi, insieme a Udo (sempre più ossessionato dal suo gioco, e risoluto a trovare il modo di portare alla vittoria l'esercito tedesco nella seconda guerra mondiale), cominceremo a interrogarci sugli eventi ominosi a cui andiamo assistendo: a chiederci, per esempio, a che cosa miri davvero Frau Else, l'affascinante ed enigmatica proprietaria dell'albergo; e perché il Bruciato, l'uomo dal corpo e il volto coperti di cicatrici ripugnanti che vive sulla spiaggia, abbia ingaggiato contro Udo una lunghissima partita di Terzo Reich, più simile a un duello o a una resa dei conti - e che potrebbe anche concludersi nel sangue; e soprattutto per quali tortuose vie quel che avviene nel gioco influenzi gli avvenimenti del mondo reale?
Marsiglia 1942: una città meravigliosa e corrotta, dominata dalla violenza, pervasa da oscuri traffici, immersa in un clima allo stesso tempo di esaltazione e di paralisi, una città in cui confluiscono migliaia di ebrei provenienti da ogni parte d'Europa, nella speranza di trovare un modo per fuggire Oltreoceano, per sottrarsi alla mortale presa della Gestapo. Uno dei punti di raccolta dei fuoriusciti è il Baalbek, un albergo di infima categoria, nei cui corridoi si susseguono le voci: è vero che i tedeschi stanno occupando anche il resto della Francia? e che la Deventer, una nave piena di profughi, è affondata? Nel foyer si discute animatamente, si gesticola, si prendono coraggiose decisioni; nelle misere camere qualcuno si ama, altri si inventano un mestiere, altri ancora, ormai decisi a mettere fine alla loro vita, sistemano meticolosamente ogni pendenza.
Fra gli ospiti di questo straordinario e fatale caravanserraglio c'è un giovane timido, innamorato contemporaneamente di due bellissime donne, Katja e Lily, innamorato della vita che ancora non conosce davvero. È lui, uno dei pochi sopravvissuti, a raccontare decenni più tardi di queste esistenze sull'orlo dell'abisso, a narrare le vicende di Jablonsky, di Sascha, di Jossip, del musicologo David Stern e della sua bionda moglie, della piccola Judith, così giovane e così seducente. È lui a rievocare, con grande immediatezza, un mondo che allora non riusciva ancora a immaginare con quale violenza e crudeltà sarebbe stato investito dalla storia.
Questo è il romanzo della famiglia Bauer, ambientato nella Cecoslovacchia del 1939, sopraffatta dalle truppe naziste che la stanno occupando. Con una missione, innanzitutto: eliminare la razza ebraica. Pavel e Anneliese Bauer sono giovani, sono ricchi, hanno successo. E sono ebrei. Per loro l'invasione significa perdere tutto, e così tentano la fuga scappando a Praga, assieme al loro bambino di sei anni, Pepik, e alla fidata governante che si occupa di lui, Marta. Nella capitale, mettono in salvo Pepik grazie al Kindertransport, il treno che porta i bambini in Inghilterra strappandoli ai campi. Man mano che il terrore si diffonde, con l'avanzata del nazismo, i loro rapporti si modificano in modo inesorabile: fra Pavel e la moglie si allarga un baratro e a lui Marta pare l'unica ancora di salvezza, mentre del piccolo, nel frattempo adottato in Gran Bretagna, per una serie di sfortunate circostanze sembra perdersi ogni traccia. Al narratore, allora, spetta il compito di riprendere i fili delle loro vite e tessere di nuovo il ritratto della famiglia Bauer. Nel quale, per una sotterranea trama del destino, c'è un posto anche per chi racconta. Ispirandosi alla vera storia dei propri nonni, fuggiti dalla madrepatria durante la Seconda Guerra mondiale, l'autrice costruisce una vicenda grandiosa, ricca di pathos e di momenti di struggente tenerezza, suggellata da un colpo di scena finale che chiude il cerchio sul mistero di un'intera vita.
Tom Boyd è uno scrittore di grande successo, famoso, affascinante: la sua è un'esistenza da favola. Ma la vita ha preso una piega molto amara, e lui sta scendendo lungo una china pericolosa: Aurore, la sua fidanzata bella e altrettanto famosa, l'ha mollato da un momento all'altro e - come se non bastasse - il suo agente è scappato lasciandolo senza un soldo. Tom si sente così solo da non riuscire più a concentrarsi sul suo lavoro, e tutto pare crollargli addosso. È in trappola, una trappola che rischia di distruggerlo. Finché una notte, durante un furioso temporale, pensa di avere un'allucinazione: sulla terrazza, sotto la pioggia torrenziale, compare una ragazza bellissima e confusa. Gli dice di essere la protagonista del suo romanzo, caduta nel mondo reale da una frase che lui ha lasciato in sospeso. Se ora Tom non riprenderà a scrivere, lei morirà. Assurdo, eppure... Eppure, Tom le crede. Perché è già follemente innamorato di lei. Insieme, Billie e Tom affronteranno un'avventura straordinaria, in cui nulla è ciò che sembra. E scopriranno che la vita, a volte, può essere un gioco pericoloso...