
"It's the end of the world as we know it (and I feel fine)" cantavano i R.E.M. alla fine degli anni Ottanta e con loro tutti gli adolescenti di quel periodo. Tutti tranne Giuliano, per il quale la libertà di poterla cantare a squarciagola è stata una difficile conquista. Giuliano è l'ultimo nato di una numerosa famiglia meridionale. Sua madre, Assunta, è una donna mite e devota che ha annientato se stessa per occuparsi dei figli. Il padre è un depresso cronico, che sfoga in modo violento la sua frustrazione. Un giorno Assunta accoglie in casa due sconosciuti in abiti eleganti che, annunciandole l'imminente giudizio di Dio, le promettono la felicità e la salvezza eterna destinate agli "eletti". L'ingresso di Assunta in seno alla "Società" porterà a drastici cambiamenti nella sua vita e in quella dei suoi figli, costretti loro malgrado a condividerne la scelta. Soprattutto Giuliano, combattuto tra il desiderio di assecondare le imposizioni e le manie religiose di una madre sempre più ossessionata dal peccato e il tormento che gli procura una vita di privazioni incomprensibili: l'isolamento a scuola, un amore soffocato e vissuto come colpa da nascondere, le sue giornate non più scandite da feste, partite di pallone o gite al mare ma dalle cupe assemblee nella "Sala del Regno" e dal servizio di testimonianza porta a porta.
È con un punto di vista originalissimo, che Francis Spufford racconta la storia dell'Unione Sovietica tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Una serie di personaggi veri e inventati si muovono sullo sfondo di vicende storiche ben documentate per darci il quadro generale di un periodo intricato, spesso falsato dalla propaganda politica: la corsa dell'"economia pianificata" in gara con quella americana per il primato di ricchezza e progresso. Il racconto comincia con un personaggio reale, Leonid Kantorovic, matematico geniale, premio Nobel per l'economia: è il 1938, il giovane Leonid è a Mosca, in tram, pensa a come ottimizzare la produzione di compensato e... a come comperarsi un paio di scarpe nuove. Un altro personaggio ben noto, Nikita Krusciov, sta sorvolando l'Atlantico con un Tupolev, diretto per la prima volta negli Stati Uniti, quando si accorge che c'è il rischio di un incidente diplomatico già all'aeroporto di Washington... E poi le storie, tragiche, comiche, tragicomiche, di Emil, Galina, Fyodor, Zoya, personaggi "inventati ma veri", che rappresentano la generazione stregata dalla promessa del "radioso avvenire". Fino al 1968, quando Zoya viene espulsa dal laboratorio di ricerca di Akademgorok, sul mare di Ob', per aver firmato una lettera di protesta pubblicata dal "New York Times". L'autore racconta la storia di un'idea con un tono leggero, spesso ironico: il dramma di un popolo che crede nelle favole prende forma da solo, senza bisogno di enfasi o di scene tragiche.
Cosa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni. Sì, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore minimalista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa, situata in una città dell'Europa dell'Est, a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, "inesorabilmente, illecitamente bloccato" al primo romanzo, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile. Tuttavia, quando l'ospite, dopo una serata trascorsa in un locale di lap dance in compagnia di una ragazza coi capelli color ambra e microscopica minigonna di pvc o lattice, torna a casa ubriaco e si accascia sul letto trascurando i gatti, quasi come si fosse innescata un'antica maledizione, tutto precipita verso la catastrofe: il prezioso parquet in quercia francese si macchia in una maniera orribile; uno dei due gatti tira le cuoia, stecchito sotto il peso del coperchio del pianoforte; la donna delle pulizie stramazza al suolo nella cucina tutta vetro e acciaio; e così via fino al sorprendente, inaspettato colpo di scena finale.
In questa raccolta di poesie, Carmen Yáñez sembra attraversare in un solo movimento l'ampio atlante che comprende la sua vita, dal Sud America all'Europa, senza mai staccarsi dai tenaci ricordi che la seguono. Forse non ricorre a caso l'immagine della lumaca, animale antico che si porta addosso la sua casa e la sua storia, tutto quello che ha, e al suo passaggio depone "la scia della traversata, schiuma brillante della fuga". Ma i ricordi, in queste liriche meditative, sospese in un'atmosfera quasi trasognata ("acque profonde, in cui si moltiplicano gli arcani"), sembrano proiettare ombre discrete, finalmente pacificate, che si allontanano dai demoni consueti - la dittatura, l'esilio - di questa poetessa capace di rara fermezza morale come di inconsuete vibrazioni d'amore. Così nascono versi che sarebbero piaciuti a García Lorca: "Era piena la luna quando tacque il suo amante? In quale pantano conficcò la spada?", sinopie che si aprono al colore, con un suggestivo rigore formale: "Davanti a questo mare acceso di malve". Su tutto, un'attenzione paziente alle cose, ai gesti, ai sentimenti quotidiani ("le onde piccole della pena"), che sono il segno di una riconciliazione con la vita, scrutata in una perplessa lontananza.
Un'autobiografia in forma di saggi e di racconti. Per la prima volta ecco il laboratorio creativo di Andrea Camilleri (con una parte dedicata a Montalbano e alla sua Vigata) attraverso un percorso ricco di personaggi, luoghi, piccoli e grandi eventi, e con incursioni nella letteratura, nella filosofia, nella politica. Che bellezza leggere i suoi ricordi di ragazzo, le "controstorie" della sua Sicilia, e poi recuperare l'Italia di ieri e di oggi, intrattenuti dalla sua inesauribile vena critica e ironica. Un ritratto a colori vivacissimi di come siamo e cosa pensiamo. Una scoperta.
Il vento della Rivoluzione francese soffia impetuoso sull'Europa, contagia ogni Paese, serpeggia per le vie delle capitali, si infila nei corridoi dei palazzi. Emil Larsson, giovane sekretaire dell'ufficio della dogana di Stoccolma, si divide tra l'ambizione di una brillante carriera e la passione per l'alcol e il tavolo da gioco. Ed è al termine di una notte di eccessi che Sofia Sparrow, regina di uno dei più esclusivi salotti della città e confidente di Gustavo III, si offre di leggergli il futuro secondo un'antica pratica divinatoria, quella dell'Ottavo. Le carte che la Sparrow volterà per lui indicheranno a Emil la strada da seguire per realizzare i propri sogni di successo. E le otto persone in grado di aiutarlo lungo il cammino, prima fra tutte la moglie che la sua posizione gli impone di trovare al più presto. Ma alla corte di re Gustavo, teatro di intrighi e congiure, è in gioco il futuro della monarchia, e il destino di Emil finisce per intrecciarsi con quello di un'intera nazione sull'orlo del caos e della rivolta. "Gli otto di Stoccolma" dipinge il ritratto di un'epoca e di una città dal fascino irresistibile.
Settembre 1810. Determinato a conquistare il Portogallo, Napoleone manda il proprio esercito oltre la frontiera spagnola. L'ultima cosa che i francesi si aspettano di trovare è un territorio depredato e spoglio: l'esercito britannico, infatti, alleato dei portoghesi, oppone un'ostinata resistenza, mirando a fare terra bruciata per affamare il nemico e, dopo averlo trascinato a ridosso di Lisbona, infliggergli la sconfitta definitiva presso l'inespugnabile linea di difesa di Torres Vedras, ideata dal generale Wellington. Per Richard Sharpe, valoroso capitano della compagnia South Essex, la situazione è più che mai difficile: non solo deve tener testa ai soldati francesi, ma anche guardarsi dalle trame del proprio colonnello, intenzionato a favorire la carriera militare di un ufficiale incompetente, che vanta importanti legami familiari. Il capitano è così obbligato a cedere a quest'ultimo il comando della compagnia in vista dell'imminente battaglia... Ma anche fuori dall'esercito le cose non vanno meglio: Sharpe deve vedersela con due fratelli portoghesi corrotti, che hanno intessuto una subdola trama per arricchirsi... A Sharpe, prigioniero dei due traditori, non resta che tentare una fuga rocambolesca per raggiungere il teatro della battaglia...
Ogni settimana, per un anno, Susanna Tamaro scrive a un'amica lontana, Mathilda, che è tornata a vivere nel suo paese natale, l'Africa. Sono lettere che raccontano la vita quotidiana in campagna e parlano di amicizia, responsabilità, violenza, guerra, speranza, affrontando i temi fondamentali dell'esistenza. Ne nasce un diario che, con sguardo semplice e diretto, attraverso ricordi, incontri, pensieri, esortazioni e denunce, invita alla riflessione sulle piccole grandi questioni di cui la vita di ogni giorno è costellata. Con una nuova introduzione dell'autrice.
Due interventi e una conversazione libera e amichevole con Susanna Tamaro su di sé, sul rapporto con la scrittura e sui suoi libri, fanno di "Verso casa" un prezioso piccolo compendio che avvicina i lettori ad un'autrice riservata eppure capace di parlare il linguaggio di tutti e soprattutto di illuminare aspetti spesso oscuri nella vita di ciascuno attraverso il semplice ma impegnativo esercizio del conoscere se stessi. Con una nuova introduzione dell'autrice.
Come liberarsi dalla tentazione della passività interiore, che senso dare alla parola felicità, come trovare in sé la forza di rischiare, di liberarsi dalle trappole della depressione, del disincanto, delle scelte superficiali in un mondo che tende a essere dominato dal cinismo e dal materialismo? Sono i temi di questa corrispondenza immaginaria, che si snoda lungo l'arco di un anno, tra Susanna Tamaro e una ragazza poco più che ventenne, in crisi con le scelte della propria vita, alla disperata ricerca di un senso più alto dell'esistere. Con una nuova introduzione dell'autrice.
La percezione della bellezza e dell'armonia apre alla gioia, eppure i nostri giorni sono sordi, l'uomo contemporaneo è affetto da "grandi inquietudini spirituali" e incline ad "agghiaccianti fanatismi". Susanna Tamaro, in questa raccolta di scritti nati in occasioni diverse, si interroga sulle ragioni della mancanza di stabilità e di pace, si chiede perché viviamo immersi e storditi dal fracasso. "Il silenzio è morto e, scomparendo, ha trascinato con sé tutto ciò che costituisce il fondamento dell'essere umano." Ma come cogliere il mistero, lo splendore della vita se non sappiamo rinunciare alla sicurezza degli oggetti, se non riusciamo a insegnare ai giovani che il frastuono impedisce un vero dialogo? Con una nuova introduzione dell'autrice.
Ricordate "Le memorie di Schmeed" di Woody Allen?: "Nella primavera del 1940, una grossa Mercedes venne a fermarsi davanti al mio negozio di barbiere al 127 di Königsstrasse ed entrò Hitler. 'Voglio una spuntatina leggera' disse e non tagliatemi molto sopra.'" Schmeed, il barbiere del Reich, depositario dei segreti del Führer. Ecco: il romanzo di Timur Vermes sembra rimandare alla comicità di Allen. È l'estate del 2011. Adolf Hitler si sveglia in uno di quei campi incolti e quasi abbandonati che ancora si possono incontrare nel centro di Berlino. Egli non può fare a meno di notare che la guerra sembra cessata; che intorno a lui non ci sono i suoi fedelissimi commilitoni; che non c'è traccia di Eva. Non può non sentire un forte odore di benzina esalare dalla sua divisa sudicia e logora; e non riesce a spiegarsi l'intorpidimento delle sue articolazioni e la difficoltà che prova nel muovere i primi passi in una città piuttosto diversa da come la ricordava. Regna infatti la pace; ci sono molti stranieri; e una donna (sì, proprio una donna, per giunta goffa), tale Angela Merkel, è alla guida del Reich. 66 anni dopo la sua fine nel Bunker, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, stavolta a partire dalla televisione. Questo nuovo Hitler non è, tuttavia, né un imitatore, né una controfigura. È proprio lui, e non fa né dice nulla per nasconderlo, anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo imitano.

