
Sia negli scrittori della temperie romantica che in quelli della generazione simbolistico-decadente, l'Eros si ripresenta sempre in termini definitivi, di una perentorietà che lascia agli amanti poche, se non alcuna alternativa: se lo sbocco non è in Thanatos, nel destino di un annullamento di sé nel trapasso ultimo della Morte, può esserlo nella follia, nella malattia, nella passività, nella rassegnazione inerte, nella sconfitta definitiva di tanti illusori ideali. Venticinque scrittori della letteratura tedesca, francese, russa, americana, inglese, spagnola e italiana compongono, nella scelta di Davico Bonino, un panorama di Grandi Maestri del narrar breve, che l'Amore costringe ad una singolare intensità e sincerità d'accenti.
La sceneggiatura, bella come un racconto, del film scritto da Roberto Benigni e Vincenzo Cerami. Il film vincitore di tre premi Oscar. Al volume è allegato un video di 140 minuti. Uscito alla fine del 1997, il film ha avuto straordinari riconoscimenti di pubblico e di critica, il Premio speciale della critica a Cannes e infine i tre Oscar, che non hanno fatto che sancire il successo di quello che Benigni ha definito un inno al fatto che siamo poeticamente condannati ad amare la vita per forza: perché la vita è bella".
"È un ragazzo onesto, sarà un buon marito per Milla...". Comincia così questo romanzo d'amore, vivo e appassionato, con personaggi veri, buoni e cattivi, allegri e tristi proprio come nella vita. Milla è una ragazza molto ricca, intelligente, buona e sensibile. Ha un solo difetto: è brutta. Ed è disperatamente innamorata di Martino, bello, povero e troppo onesto per sposarla per interesse. Martino è orgoglioso, vuole riuscire da solo: ma una mattina d'inverno, in un affollatissimo tram, decide di accettare la proposta dell'amico Filippo di aiutarlo a laurearsi, a patto che sposi Milla.
Il "caso Henry Roth" è forse l'unico nella letteratura del Novecento. Nel 1934 "Chiamalo sonno", opera prima di uno sconosciuto newyorkese di ventotto anni, fu salutato dalla critica come un capolavoro. Poi l'oblio. Roth si ritirò nel Maine ad allevare anatre, e per decenni il suo silenzio è stato interrotto solo da qualche raro racconto. Nel 1960 alcuni critici influenti promossero la ristampa del suo romanzo e rapidamente, nel giro di pochissimi anni, "Chiamalo sonno" ha superato i due milioni di copie e oggi è considerato unanimamente un classico, uno dei massimi risultati della letteratura del secolo, non solo statunitense.
Quelle che Potok racconta sotto forma di romanzo in "Novembre alle porte" sono le vicende di Salomon Slepak e di suo figlio Volodya. Solomon, ebreo, bolscevico, comandante militare e diplomatico, riuscì a sopravvivere miracolosamente alle purghe staliniane e mantenne fino alla fine la fede nel comunismo. Suo figlio Volodya entrò a far parte dell'élite scientifica moscovita, finché non scelse la strada del dissenso: per diciotto anni Volodya e sua moglie Mascia furono oggetto delle malevole attenzioni di governo e servizi segreti. Attraverso questa tormentata e avvincente vicenda familiare, Potok racconta dall'interno il dramma della Russia della Rivoluzione d'Ottobre a oggi. Così il contrasto tra padre e figlio - uno dei grandi temi della sua narrativa - dà concretezza e comprensibilità alla storia del nostro secolo.
Come la "Madonna dei filosofi" anche il secondo libro di Gadda (1934) raduna "pecore randage": scritture sparse, oscillanti tra le prose di diario, tratte dai ricordi della prima guerra mondiale, e le divagazioni su polemiche letterarie di quegli anni. Nella sua unicità, "Il castello di Udine" recalcitra a qualsiasi etichetta, anche a quella di "prosa d'arte". Ma lascia intravedere tutti i caratteri distintivi, per non dire proverbiali, del Gadda maggiore: l'ossessione dell'ordine e il ribellismo anarcoide, l'odio-amore verso Milano e la sua classe dirigente, la straordinaria perizia retorica e i limiti costruttivi dell'intreccio, il calligrafismo (ma sui generis) e l'oltranza espressionistica del grande "pasticheur".