
"Qualcuno crede di declassarmi sostenendo che nella mia vita pubblica io propendo per il pragmatismo e mi mostro refrattario alle grandi programmazioni. Di più: poiché indulgo nell'uso di frasi scherzose e sono allergico a ogni genere di discorsi e concetti complicati - che, del resto, sono stati bollati come 'politichese' -, c'è chi mi guarda con sufficienza, quasi scandalizzandosi intellettualmente a causa di un mio presunto gusto per le battute. Non voglio davvero far assurgere il mio metodo a canone di comportamento da imitare. Nè oso riferirmi al 'castigat ridendo mores' o alla leggenda aurea secondo cui il tempo è moneta ...". - Dall'introduzione (Giulio Andreotti).
Pubblicato nel 1880, non piacque né ai critici né agli appassionati lettori di poesia leopardiana. Vi si narrano i sette anni di convivenza dei due amici, trascorsi tra Firenze, Roma e Napoli, ultima tappa, anche metaforica, del viaggio leopardiano. Un libro provocatorio (costò qualche giorno di prigionia al suo autore) come furono, a quei tempi, la vita e la poesia del Leopardi.
"Un nuovo romanzo da mettere in biblioteca soprattutto perché in una biblioteca che si rispetti un classico del Novecento come Moravia deve essere presente con le opere complete." (Geno Pampaloni) "Il viaggio a Roma è un romanzo di iniziazione, di iniziazione alla maturità; o di liberazione dalla nevrotica turbolenza dell'adolescenza." (Enzo Siciliano) "Un romanzo audace dove la strada dell'incesto è sbarrata soprattutto dalla tomba della madre; un romanzo continuamente in bilico tra la soglia oscura della memoria e i lampi contraddittori del presente." (Giulio Nascimbeni)
In una grande casa di campagna a pochi chilometri dalla cittadina inglese di Ingerby vivono tre generazioni della stessa famiglia: il Nonno e la prozia Marigold; Momma e Poppa; Gaylord, il bambino terribile che osserva con stupore il mondo degli adulti. Gaylord vede e sente tutto ciò che non dovrebbe e con i suoi interventi non risparmia nessuno. E' proprio sul dire e non dire, e viceversa, che Gaylord basa i suoi rapporti con i grandi.
E' il 1422, guerra dei Cent'anni. Durante l'assedio delle truppe inglesi al castello di Clericourt, due uomini si incontrano e si affrontano. Una strana partita a scacchi, una grossa parrucca bionda, una misteriosa colubrina (un cannone a mano) e un pestifero ragazzo in grado di compiere miracoli giocano ruoli importanti nella sfida avvincente e simbolica che ne scaturisce. Ma i veri eroi di questa avventura si riveleranno la fortuna e il caso. Nello stile elegante, semplice ma immaginifico di Michel Tournier, un racconto filosofico che ha la leggerezza di una favola.