
"Non ho mai sentito parlare con tanto entusiasmo, con tanta cautela, come di questo romanzo, e i librai non sono mai stati assaltati in tale maniera: era come essere in una bottega di fornaio, in tempo di carestia". Così, nel 1810, scriveva Marianne von Eybenberg a Goethe. Il successo delle "Affinità elettive" fu in effetti immediato e travolgente, nonostante la sua intrinseca complessità. Il titolo stesso allude a una specularità tra fenomeni fisici e psichici, tra natura e spirito, tanto da far riconoscere nello scambio di attrattive incrociate tra le due coppie del romanzo Eduard-Charlotte e Ottilie-Capitano il comportamento che in natura hanno alcuni elementi di attrarsi reciprocamente e altri di respingersi.
Frutto di una gestazione meditata e lunga circa nove anni, il Wilhelm Meister è un romanzo "di formazione". Attraverso il travaglio evolutivo del giovane Wilhelm e della sua passione per il teatro, Goethe osserva e descrive la lotta crudele, il confronto interiore che mette di fronte fallimenti, umiliazioni, rinunce e intimo desiderio. È la storia di qualsiasi vera, difficile vocazione: urgente e imperiosa, sofferta e messa in dubbio, abbandonata e continuamente ripresa, infine riconosciuta come parte più vera di sé, a un tempo condanna inevitabile e appagante destino.
Creando il personaggio dello scienziato che, tentato da Mefistofele, vende la propria anima in cambio di giovinezza, sapienza e potere, Goethe ha dato forma a un simbolo dell'umanità, divisa tra bene e male, sete di conoscenza e consapevolezza del limite, dannazione e redenzione. Il volume offre questo classico nella traduzione di Manacorda, che alterna prosa e poesia, e contiene un saggio di Thomas Mann che introduce il volume. Nato come lezione tenuta nel 1939 all'Università di Princeton, il testo ripercorre i contrasti alla radice dell'opera: il sostrato popolare e il debito nei confronti della tradizione letteraria, il registro ironico e la tensione verso l'indeterminato, l'anima nordica e il respiro universale.
Tra i più noti, apprezzati, amati scrittori di aforismi della storia, Goethe sapeva distillare in poche righe, addirittura in poche parole, il succo più profondo delle sue riflessioni sulla vita, sull'arte, sui rapporti, sui vizi, le ambizioni, le debolezze e le virtù degli uomini. Per questo le massime sono una lettura sempre sorprendente, capace di rivelare ogni volta sfaccettature che prima restavano in ombra, ma anche uno dei modi per accostarsi al pensiero di Goethe e iniziare a comprenderne la complessità.
Il romanzo cristallizza poeticamente l'ampiezza d'orizzonte del Goethe maturo, l'"uomo universale" che volle mostrare come un giovane, un carattere sentimentale e un alfiere dell'ideale qual è Wilhelm si educhi e si prepari alla vita, ponendo fine al suo apprendistato.
La pubblicazione nel 1927 della Fiaba, scritta da Wolfgang Goethe nel 1795 a conclusione delle "Conversazioni di profughi tedeschi", fu la prima traduzione italiana del racconto, ad opera di Emma Sola, collaboratrice del "Baretti" e studiosa del romanticismo tedesco. Il libro faceva parte del progetto avviato da Gobetti di una grande collezione di letteratura europea che contribuisse a superare il provincialismo italiano, secondo i criteri di serietà e di apertura che ispiravano le sue edizioni. Il testo non ha perso nulla del fascino che esercitò sui contemporanei di Goethe. La storia della bella Lilie, del magico serpente verde, del magnifico ponte che unisce le sponde del fiume e del tempio sotterraneo che alla fine emerge alla luce, ha un complesso impianto simbolico e una forte tensione utopistica verso la liberazione, la fratellanza degli uomini e la trasformazione della più grande infelicità nella più grande felicità.
Quando a 37 anni Johann Wolfgang Goethe intraprende nel 1786 il suo “grand tour” in Italia, è già uno dei più conosciuti scrittori europei. Dalla sua esperienza ne deriverà il celebre “Viaggio in Italia”, ma le più dense emozioni sono tutte nei mesi trascorsi a Roma. Le pagine dedicate alla città che qui riproponiamo non sono solo un diario di viaggio, non testimoniano solo l’occhio del poeta a contatto con feste sacre, magie della città notturna, imponenza degli antichi edifici, aneddoti sulla vita dei salotti letterari dell’epoca. Tutto questo, ma anche una affascinante autobiografia del poeta che sente la città come fonte di ricchezza spirituale.
Solo uno sguardo imparziale potrà cogliere nella letteratura prodotta all'interno dei confini nazionali spagnoli quella altrimenti insospettata originalità che, se da una parte, ne costituisce la reale cifra, dall'altra ne spiega la capacità di contagio. Di questo si è ragionato nel corso del secondo Convegno Interdisciplinare di "España al revés"; in particolare, come anticipa il sottotitolo "Testi in viaggio. Traduzione, editoria e politiche culturali", si è ragionato sul movimento migratorio compiuto da opere ispaniche verso altre realtà, tanto europee, quanto orientali. L'analisi delle politiche culturali ed editoriali messe in atto dai diversi Paesi ha permesso di registrare, un'apprezzabile presenza di testi ispanici nei vari mercati editoriali sui quali si è concentrata l'indagine; ad assicurare, talvolta incrementandola, tale presenza ha contribuito, non di rado, l'attività traduttoria svolta in ambito accademico, senza la quale opere di grande valore letterario sarebbero state sacrificate alla stringente logica del fatturato editoriale.
Goethe diceva che gli studi di scienze naturali gli erano serviti per comprendere la propria interiorità attraverso l'analisi delle parti fondamentali dell'essere della natura. I testi contenuti in questo libro mostrano le relazioni strutturali esistenti tra il mondo dell'arte e della scienza in connessione alla dimensione esistenziale, autobiografica dello stesso Goethe. "La metamorfosi delle piante" esamina il problema generale del divenire della forma, mettendo in luce le condizioni in cui i fenomeni si manifestano nel gioco infinito della creatività della natura, che pur rinnovandosi conserva la sua unità. Questo saggio sulla metodologia della ricerca scientifica, sull'origine delle piante e di altri fenomeni biologici, sulla filosofia contemporanea, costituisce un esempio significativo della critica goethiana all'idea di scienza formulata da Newton ed esprimono sinteticamente la visione filosofica di Goethe nella sua complessa formazione di derivazione mistica e alchemica, che si serve del pensiero di Spinoza, di Leibniz e di Kant. Il modello di scrittura proprio di questa saggistica scientifica, molto meno conosciuta della pagina poetica, evidenzia le analogie formali con l'insieme dell'opera letteraria, sottolineando come l'indagine del divenire delle forme nel mondo naturale, ben lungi dall'essere un vuoto esercizio di erudizione, consente anche di penetrare nelle grandi del mondo poetico di Goethe.
Al Centro comandi della Grand Central Station di New York, tutti gli occhi sono puntati sul tabellone: un treno locale, il Pelham 123, è fermo in galleria tra la Ventottesima e la Ventitreesima, apparentemente senza motivo. Finché, via radio, arriva un'agghiacciante comunicazione: quattro uomini armati di mitra hanno sequestrato il convoglio e tengono in ostaggio i passeggeri della carrozza numero uno. Per liberarli vogliono un milione di dollari, e li vogliono entro un'ora. Altrimenti i criminali, capeggiati dallo spietato Ryder, uccideranno i diciassette ostaggi uno dopo l'altro, al ritmo di uno al minuto. Il conto alla rovescia comincia: e mentre l'NYPD cerca disperatamente di preparare un piano d'attacco per fare irruzione sotto terra, il sindaco, deciso a salvare gli ostaggi e soprattutto la sua candidatura alle prossime elezioni, è disposto a tutto. Anche a trattare. Sarà il tenente Garber a prendere in mano la situazione: uomo chiave della sicurezza pubblica della città, conosce a menadito il sistema metropolitano di Manhattan. Ma neanche Garber può rispondere alla domanda più inquietante: anche se i quattro otterranno il riscatto, come pensano di scappare da quella labirintica trappola sotterranea che è la metropolitana di New York?