
Un'isola livida e crudele della Nuova Scozia sul finire dell'Ottocento, un giovane accordatore di pianoforti, una tredicenne libanese. I due si amano, e per sposarsi non esitano a fuggire. La loro passione sarà breve e bruciante, immani le conseguenze: giacché sulle loro figlie si abbatterà un destino di colpe indicibili e occulte menzogne che finirà per distruggerle.
«Non serve essere perfetti per diventare eroi.» Per Zelda MacLeish «il mondo è un posto dove le cose che contano di più sono il coraggio e far parte di una tribù, in cui siamo tutti vichinghi che remano insieme al ritmo dello stesso tamburo». Zelda adora i vichinghi: ne conosce a memoria tradizioni e miti, ne ammira il coraggio e la possibilità che offrivano a tutti di diventare eroi di una leggenda. Anche alle donne (le valchirie erano più forti di tutti). Anche alle persone quasi invisibili come lei. Zelda è invisibile perché è diversa, che, come è solita spiegare, «è un modo più carino per dire ritardata». È nata con un disturbo cognitivo per il quale gli altri non la ritengono in grado di decidere per se stessa, anche se ormai ha ventun anni e ha le idee molto chiare sulla vita, che organizza rigorosamente in liste da seguire. A prendersi cura di lei è Gert: il suo fratello, il suo guerriero, l'unica famiglia che le resti. Gert è bravissimo a sopravvivere alle battaglie della vita, ma anche a mettersi nei guai. Così, quando Zelda scopre che il fratello ha trovato un metodo discutibile e pericoloso per guadagnare i soldi necessari a mantenere entrambi, decide di prendere in mano la situazione. Ben presto, si ritroverà alle prese con una sfida che metterà a dura prova il suo coraggio vichingo e si scoprirà disposta a tutto pur di scrivere da sola la sua leggenda. Anche ad andare contro le regole, se si tratta di salvare la sua tribù. "Io sono Zelda" è il primo romanzo di Andrew MacDonald.
Appennino emiliano: dall'alto di uno sperone di roccia, Paese Nuovo sovrasta un lago. Sotto le sue acque si intravedono la chiesa e il campanile di un altro villaggio, Paese Annegato, che venne sommerso quando fu costruita la diga per imbrigliare le acque del fiume Cigolo. Nell'estate del 1930 il dottor Astorre si trasferisce qui come medico condotto. Lo accompagna la figlia Aladina, dieci anni, molto provata dalla perdita della madre, che è nata e cresciuta proprio a Paese Nuovo. Alcuni abitanti li accolgono con affetto: Cleonice, che si occupa della grande casa in cui vanno ad abitare; Tina, la rude ostessa; il Podestà, giovane socialista nominato nonostante il fascismo; il Professore, che conosce i segreti del paese e non svela a nessuno i suoi. Il primo impatto della bambina con la montagna è traumatico: si chiude in se stessa e la madre le manca sempre più. Dialoga con animali domestici; osserva il mondo impenetrabile della quercia secolare che svetta di fronte alla sua finestra; pare sia la sola in grado di aprire la porta della soffitta che custodisce gli oggetti della madre bambina. Fino a quando, di ritorno da una passeggiata, racconta di un concerto di campane sgorgato misteriosamente dalle acque del lago. Il padre, temendo per la sua salute, pensa di tornare in città. Lo dissuade il Professore: Aladina non è la prima a sostenere di aver sentito le campane e, come riporta una storia popolare, potrebbe essere una delle poche privilegiate a possedere "il seme della magia". Tutto cambia quando Aladina incontra Gufo, un bambino solitario come lei che ama scorrazzare per i boschi. Guidata da Gufo e dal Professore, conoscerà la montagna e i suoi misteri, gli animali veri e leggendari che la abitano. Grazie al suo sguardo di bambina, scoprirà, e ci farà scoprire, alcuni dei segreti protetti dal lago o tenuti nascosti da secoli di superstizione. "La bambina del lago" celebra l'immaginazione dei bambini e di tutti coloro che crescendo sono riusciti a conservare il superpotere di guardare oltre la superficie delle cose, di chi crede che al mondo ci sia posto anche per i fenomeni inspiegabili e di chi ogni tanto si concede il lusso di evadere dalle gabbie della razionalità e fare una passeggiata nei territori liberi della fantasia.
Ucciso da una pallottola dell'americano Mr. Smith nel 1987, il questurino Sarti Antonio risorge dalle proprie ceneri, quasi miracolosamente, sette anni dopo. I cinque testi qui riuniti, quattro racconti e un romanzo breve, tutti editi tra 1994 e 2001 su riviste e pubblicazioni ormai irreperibili, segnano appunto il ritorno dell'amatissimo sergente al suo pubblico. L'essere scampato alla P38 di Smith l'ha reso più duro, più diffidente, più smaliziato, più autonomo. Più deciso nell'affrontare i diversi frangenti, più capace di orientarsi con maggiore sicurezza in un mondo che dispiega a ogni passo orrori senza fine. Una nuova forza che, unita al pudico e profondo senso di pietà, all'onestà testarda di voler sempre capire, rendono questo Sarti Antonio "seconda maniera" un uomo più attrezzato per viaggiare lungo i molteplici inferni del presente.
Marcella Carlotti, per gli amici Rasputin, è una scaltra e imprendibile ladra. Mette a segno i suoi colpi a Bologna, rubando vetture di lusso che poi usa per rubare quel che più le interessa: opere d'arte. A indagare sul caso è Sarti Antonio, sergente della questura di Bologna, che si ritrova ad ascoltare le lamentele dell'ultima vittima, Giulio Messini, un imprenditore a cui è stata sottratta una jeep Grand Cherokee. Sarti sospetta di Rasputin da anni ma non è mai riuscito a incastrarla con le mani sul volante; tra i due ormai si è avviata una sorta di gara che somiglia quasi a un gioco di seduzione. Questa volta è proprio lei, però, ad aiutarlo a ritrovare la macchina, perché dopo averla rubata per compiere l'ennesimo furto di opere d'arte, si accorge che nel bagagliaio sono stati nascosti un cadavere e un ingente quantitativo di armi, del tipo utilizzato durante la Seconda guerra mondiale. Sarti è inevitabilmente coinvolto in una catena di misteri che lo porteranno a un doppio inseguimento mozzafiato tra le macerie dell'Aquila. Ombre di guerre passate tornano a rivivere, la voce di un misterioso prigioniero echeggia da una grotta: quale inquietante segreto è raffigurato nel quadro rubato da Rasputin?
Quando Raimondi Cesare, ispettore capo della Questura di Bologna, comincia dicendo: "Sarti Antonio è uno dei nostri più validi collaboratori, un poliziotto del quale ho la massima fiducia e stima", Sarti Antonio, sergente, sa che il seguito della storia sarà una fregatura. Infatti si impantana nella speculazione edilizia, è costretto a vagare nel freddo e nell'umidità delle stupende Valli di Comacchio alla ricerca dell'assassino della donna che doveva proteggere e che gli hanno ammazzato proprio sotto il naso mentre era nascosto, in agguato, nelle botti immerse nell'acqua delle valli... Situazione deprimente! Se non ci fosse una bella ragazza che vuole vederci chiaro e stimola in tutti i modi, leciti e illeciti, Sarti Antonio, sergente, affinché l'aiuti a capire. Che poi la legge trionfi, non è detto.
Dopo molti anni Ricotta torna al suo paese d'origine: Gianni, un suo amico d'infanzia, si è suicidato. Nessuno sembra capire le ragioni del gesto e neanche il biglietto lasciato svela il mistero. Ricotta però non ci crede e vuole capire. L'indagine, sempre piú pericolosa, porta a investigare su un'industria chimica della zona. Ma non è solo il presente a celare complicità e crimini: dal passato riaffiora una ragnatela di passioni segrete che si estende indietro nel tempo e intrappola gli abitanti del paese, figure smarrite in un quadro in cui nulla è ciò che sembra.
Le piste dell'attentato è il romanzo d'esordio di Loriano Macchiavelli, e quindi quello in cui il popolare poliziotto protagonista - che da subito rivela caratteristiche che lo renderanno celebre, cioè caparbietà, spirito di contraddizione, indolenza e frenesia a fasi alterne - vive la sua prima avventura. Bologna, anni Settanta. Un attentato alla stazione radio dell'Esercito sui colli di Paderno e la morte di quattro militari fanno partire le indagini.
Fiori alla memoria è uno dei capolavori dell'autore. Un incendio doloso a Pieve, un paesino dell'Appennino tosco-emiliano, distrugge parte di un cantiere in cui si sta erigendo un monumento ai Caduti partigiani. Non solo: lí vicino viene trovato il cadavere di un giovane del paese. Delitto a sfondo politico? Chissà.
In Ombre sotto i portici siamo sempre a Bologna, anni Settanta. Imelde Scampini, tenutaria di uno dei piú rinomati bordelli della città, viene trovata cadavere. Che c'entrano quattro extraparlamentari di sinistra? Perché gli eredi raccontano tante bugie? E Sarti indaga.
Trame briose e convincenti, scenari precisi e godibili per questi tre classici del romanzo poliziesco italiano.
Dunque, il 15 ottobre 1991 il tribunale civile e penale di Milano mi assolse. Le motivazioni contenute nella sentenza erano varie; la piú importante, secondo me, è quella che affermava che l'autore (il sottoscritto) non era punibile in quanto aveva semplicemente esercitato il diritto di cronaca e di critica, emanazioni dell'articolo 21 della Costituzione che sancisce il diritto di libertà di stampa e informazione. Un diritto-dovere che, ancor oggi, continua a essere messo in discussione da chi ha altri interessi che la libertà di stampa e l'informazione.
Solo oggi, nel 2010, trentesimo anniversario della strage di Bologna, il romanzo torna in libreria, praticamente inedito.
Due righe sulla storia. Fantasia, niente altro che ipotesi di un romanziere, basate su alcuni dati emersi nel corso delle tante indagini eseguite dai magistrati e che io ho utilizzato per aumentare l'interesse dell'intrigo e rendere piú credibile la vicenda. Anche il finale è pura invenzione.
Chi ritenesse di riconoscersi in uno dei tanti personaggi, uomo o donna, si tolga subito l'illusione di essere diventato un eroe da romanzo.
I personaggi sono di fantasia esattamente com'era di fantasia Jules Quicher, esperto di problemi di sicurezza in una multinazionale svizzera.
Loriano Macchiavelli
maggio 2010
BOLOGNA 1980 - 2010
Attenzione: questo è solo un romanzo. Ma come escludere che un romanzo sia piú vero della storia vera?
Giancarlo De Cataldo
Loriano Macchiavelli ci regala un magnifico romanzo, denso di colpi di scena e di sorprendenti intuizioni che contendono alle verità faticosamente ricostruite in tante sentenze, plausibilità, razionalità, verità.
Libero Mancuso
Questo libro, con il titolo Strage e a firma di Jules Quicher, «esperto di sicurezza in una famosa multinazionale svizzera», in realtà pseudonimo di Loriano Macchiavelli, uscí nel maggio del 1990 da Rizzoli, e subito fu ritirato dalle librerie, e mai piú pubblicato, in seguito alle vicende che lo stesso Macchiavelli racconta nello scritto introduttivo a questa nuova edizione.
Gli scrittori che Giovanni Macchia allinea in questa galleria di ritratti, sono colti anziché nello splendore della giovinezza, in momenti di crisi, quando, prossimi alla vecchiaia o attaccati da malattie, si avviano verso la fine. Perché ogni scrittore ha un proprio tramonto. Ma non sempre la vecchiaia è una condanna alla rinuncia e al silenzio. Montaigne acquistò verso la fine della vita un'energia e un coraggio che non aveva mai posseduto, quasi non vedesse più il passato come un ammasso di rovine e osservasse il volto dei tempi nuovi con un misto di terrore e di speranza.
In una scuola di un piccolo paese del Salento si presenta in qualità di insegnante il diavolo in persona. Portatore di sapere e corruzione, il professor Malennio giunge con il preciso intento di soggiogare Faustino, l'alunno più brillante della scuola. Le vicende di quell'anno scolastico sono documentate da una serie di componimenti svolti in classe, raccolti secondo un piano espositivo che descrive un duello senza risparmio di colpi e dall'esito imprevedibile fra il Signore delle Tenebre e un gruppo di ragazzini tutt'altro che ingenui. Su quelle pagine sfilano gli intrighi alla corte di don Ferrando d'Aragona e le peripezie di un musulmano con le stigmate, la minaccia del terrorismo islamico e un culto insolito della Vergine. Un apologo sul male e sul potere espiatorio del silenzio.
Il volume affianca a una sezione di scritti autobiografici altre sezioni dedicate al filone anticartesiano della letteratura francese, al XVII secolo (il secolo del teatro per antonomasia), a temi e figure del Settecento e dell'Ottocento (rapporti tra pittura e teatro, origini del romanticismo ecc.) e a Baudelaire.

