
E' nei racconti che possiamo ritrovare tutte le tematiche e gli stili di Pavese, nonché il cuore della sua visione del mondo più matura, che può essere così riassunta: "siamo tutti soli, ognuno è inchiodato al suo destino fin dal principio, e quale esso sia per ciascuno lo si può cogliere già nei primi anni di vita, a sei-sette anni, osservando il carattere e certi segni, anche nel corpo. Per di più un destino immutabile". I racconti si affiancano alle pagine autobiografiche di altre sue opere, rivelando il percorso di crescita dell'uomo e mostrando la coscienza e la maturità intellettuale dello scrittore.
In occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte di Pavese viene proposta la raccolta completa dei suoi romanzi. Accanto ai testi, presentati in ordine cronologico, l'edizione offre un ricco apparato critico che, in forma discorsiva, permette al lettore di approfondire l'opera pavesiana sotto il profilo storico, filologico e stilistico.
Il volume ospita innanzitutto "Feria d'agosto", l'unico testo licenziato dall'autore stesso, e il lungo racconto giovanile "Ciau Masino". Accanto a questi sono presentati i racconti giovanili e gli altri racconti sparsi ricostruiti secondo le testimonianze a stampa e le carte delle prime stesure. Firma l'introduzione Marziano Guglielminetti, mentre Mariarosa Masoero cura il volume, firma il testo introduttivo "Fra le carte dei racconti", le note e le notizie sui testi.
Pubblicati nel 1947, i "Dialoghi con Leucò" appartengono alla singolare categoria dei libri tanto famosi - Pavese li volle accanto a sé quando, nella notte fra il 26 e il 27 agosto 1950, scelse di morire e vi annotò come parole di congedo «Non fate troppi pettegolezzi» - quanto negletti. Il che non stupisce: nella sua opera rappresentano una sorta di ramo a parte e oltretutto perturbante. Si stenta oggi a crederlo, ma all'epoca in Italia il mito godeva di pessima fama, mentre Pavese, sin da quando, nel 1933, aveva letto Frazer, stava scoprendo l'opera di grandi antropologi che in quegli anni si ponevano il quesito: «Che cos'è il mito?», sulla base di testi sino allora ignorati o poco conosciuti. Così era nata, in stretta collaborazione con Ernesto De Martino, la Viola di Einaudi, collana che rimane una gloria dell'editoria italiana. E così nacquero i "Dialoghi con Leucò". Tanto più preziosa sarà oggi, a distanza di più di settant'anni, la lettura di questo libro se si vorrà acquisire una visione stereoscopica del paesaggio in cui è nato, dove non mancarono forti reazioni di ripulsa (per la Viola) o di elusiva diffidenza (per i "Dialoghi con Leucò"). Introduzione di Giulio Guidorizzi. Con una conversazione tra Carlo Ginzburg e Giulia Boringhieri.
Dopo dodici anni d'amore - uno di quegli amori assoluti che nascono nell'adolescenza, modellano il mondo a loro immagine e sembrano condannati all'immortalità -, Rimini e Sofìa si separano. Per lui tutto torna a essere nuovo e brillante, come il pavimento di una strada dopo un acquazzone. Riscopre il desiderio e, con l'efficace aiuto di alcune sostanze illecite, si lancia sfrenatamente nel recupero del tempo perso. Ma la sua relazione con Sofia non è morta, forse ha solo fatto ciò che l'amore fa quando finge di essere finito: cambia forma. E quando torna, l'amore ha il volto dello spavento. Donna-zombi, spettro vendicatore, innamorata insonne, Sofia riappare all'orizzonte di Rimini per riconquistarlo, martirizzarlo o salvargli la vita, issando le bandiere di una passione che non si arrende di fronte a nulla e pretende di governare tutto. Così, Rimini, che nella riapparizione aveva intravisto una possibilità di rinascita, a poco a poco sprofonda nell'abisso di un incubo o di una commedia un inferno nel quale il ricatto sentimentale, il tradimento e perfino il crimine sono moneta corrente. Perderà tutto: lavoro, salute, nuove compagne, persino un figlio. Il suo calvario subirà un rovesciamento inaspettato quando viene a conoscenza delle Donne che amano troppo, una cellula dedita al terrorismo emotivo, capeggiata da Sofìa, che si riunisce per cospirare in un locale chiamato Adèle H.
Una biografia a vignette. Con un tratto delicato, quasi melanconico, Paulesu reinventa un Gramsci che ha i tratti di un bambino. Capelli in disordine, occhiali, braccia lungo il corpo: sembra lo scolaro modello dei libri di lettura, sembra un personaggio che viene da lontano. "Sono sardo, sono gobbo, sono pure comunista. Dopo una lunga agonia in carcere, spirerò. Nino mi chiamo." Così si presenta nella prima vignetta, e a quella seguono altre che di Gramsci ripercorrono le idee, le riflessioni, le lotte, gli amori. Fra gruppi omogenei di vignette l'autore inserisce sequenze di testo che raccontano la vita dell'uomo o citano passi importanti delle opere del politico e dell'intellettuale. Ne esce un libro del tutto originale che ci guida, come all'interno di un ideale museo (non monumentale, non celebrativo), dentro la vita, il pensiero, e l'eredità umana e politica di Antonio Gramsci.
Uscita una domenica mattina a correre con il suo cane e l'amica Jill, il tenente Lindsey Boxer assiste per caso a un'esplosione che distrugge la casa di un imprenditore del settore informatico, uccidendo lui e la sua famiglia. Nel volantino lasciato sul luogo del delitto a rivendicare l'attentato, l'uomo viene accusato di essere uno speculatore, un servo dello Stato che sfrutta i poveri negli Stati Uniti e nel mondo. Un misterioso indizio preannuncia altre morti e Lindsey capisce subito di trovarsi di fronte a un caso difficile. Un caso che richiede l'intervento del Women's Murder Club, di cui fanno parte, insieme a lei e a Jill, procuratrice distrettuale, anche Cindy Thomas, reporter d'assalto, e Claire Washburn, patologa forense.
1096: Hugh de Luc, locandiere in un villaggio francese, torna in patria stanco e disilluso dopo aver partecipato alla prima crociata. In Terrasanta ha assistito a massacri e crimini orrendi compiuti nel nome della fede, ma nulla di tutto ciò che ha visto può prepararlo all'incubo che lo attende: il figlio trucidato, la sua casa bruciata e l'adorata moglie Sophie rapita. Tutti gli indizi portano a Baldwin, duca di Treille, uomo crudele e privo di scrupoli in caccia di un'inestimabile reliquia che risale all'epoca della crocifissione di Gesù. Convinto che Sophie sia ancora viva, Hugh riesce a entrare alla corte di Baldwin fingendosi un giullare, conosce una giovane nobildonna che si innamora di lui e scopre la verità sulla moglie.
Per recuperare il rapporto con i figli dopo la morte del marito, Kathrine Dunne organizza una vacanza in barca a vela con i suoi tre figli, ormai allo sbando. La figlia adolescente Carrie soffre di bulimia e attacchi depressivi, tanto che a diciott'anni medita il suicidio. Mark, di sedici, è una specie di bradipo svagato che fuma maijuana dalla mattina alla sera. Il fratello più piccolo, Ernie, parla come un adulto e si abbuffa in continuazione. L'idea della vacanza sembra la scelta migliore. Anche il nuovo, affascinante marito di Kathrine, avvocato di grido e innamoratissimo compagno, sembra d'accordo. Ma l'apparenza inganna, come ben sa Gérard Devoux, ex agente CIA e ora killer professionista, assoldato per eliminare la famiglia Dunne. Nell'ambiente Devoux è soprannominato l'Illusionista, perché la sua specialità è far scomparire le persone. E la vacanza si trasforma in un incubo senza fine.