
Arthur Schopenhauer è furioso. Ha appena consegnato "Il mondo come volontà e rappresentazione" e l'editore ne rimanda a chissà quando la pubblicazione. Meglio andarsene allora, lasciarsi alle spalle per un po' la Germania. Parte per l'Italia con in tasca un biglietto firmato da Goethe, l'amico di famiglia che, con una punta di malizia, lo raccomanda a Lord Byron. Il poeta inglese, infatti, in quei mesi è a Venezia, ma con i suoi canti per le libertà dei popoli e i costumi disinvolti si è già fatto una cattiva fama, attirando su di sé l'occhio delle instancabili spie di Metternich. In viaggio con uno studente stravagante e un improbabile gruppo di Brahmani, il giovane Arthur si mette nei guai prima ancora di arrivare sulle rive del Tagliamento: la polizia austriaca non lo perde di vista, insospettita dalla compagnia e da quella sconveniente raccomandazione. Giunto a Venezia, contro ogni previsione Arthur non si precipita a incontrare Byron, verso il quale nutre in fondo una certa gelosia. A catturarlo sono le calli, i campi e i labirinti lungo i canali, che nascondono i suoi movimenti e confondono gli inseguitori. Ma Arthur non riesce a passare del tutto inosservato. A trovarlo sono Ciccio, un cagnolino che gli farà da guida ovunque, la capricciosa cantante lirica Angelica Catalani e Tita, il gondoliere di Byron, che gli insegna il suo difficile mestiere. A incantarlo però sarà soprattutto Teresa, la ragazza che lavora per i vetrai di Murano e che lo costringerà a rivedere la sua idea dell'amore.
Cosa ci fa una ragazzina poco più che adolescente in giro per l'Italia con un gruppo di persone che la tengono prigioniera, legata a sé? E perché dopo aver scampato il pericolo, ormai donna, finisce dall'altra parte dell'oceano ritrovandosi ancora in guai seri? L'autrice si racconta senza filtri parlando delle sue esperienze esaltanti e drammatiche fino a giungere, dopo l'ennesimo ricatto, a una libertà di corpo, anima e spirito. Una donna tenace dal passato difficile e tormentato che, grazie a una rivelazione potente, riprende in mano la sua vita, pronta a ricevere tutto ciò che la sua nuova, meravigliosa condizione di riscattata ha in serbo per lei.
Anno 2053. Vittima di un incidente stradale dalla dinamica quantomeno grottesca, Antonio Martignoni si ritrova in Paradiso dove, accudito da una bellissima signora in blu ed esaminato da un burocrate celeste con le sembianze di Jean-Paul Sartre, inizia a poco a poco a familiarizzare con la sua nuova ed eterna condizione. Finché la Direzione decide di affidargli un "compito importante": raccontare per iscritto, in un file Word, la storia della propria vita, che diventerà uno dei "messaggi nella bottiglia" lanciati dal Cielo agli uomini rimasti sulla Terra. Grazie al fortunoso ritrovamento del file, sepolto in un vecchio computer, apprendiamo che Martignoni, all'età di 36 anni, pensava di farla finita. In preda alla disperazione, aveva intrapreso la sua ultima escursione nelle montagne tanto amate, quando un altro tragico e provvidenziale incidente gli apre una breccia verso il futuro, nella quale si lancia d'istinto: travolto dal desiderio di "spiare Dio da vicino", decide di trascorrere la seconda parte della sua vita come finto prete. Prima parroco di una sparuta comunità di montanari devoti e turisti ai piedi del Monte Rosa, poi pastore di 3500 anime in una Milano sospesa, surreale, angosciata per la misteriosa sparizione dei propri cittadini più anziani, "don" Antonio vive la sua missione tormentato dal senso di colpa, ma anche animato dalla ferma volontà di non tradire il suo fiducioso e inconsapevole gregge...
Anno 2053. Vittima di un incidente stradale dalla dinamica quantomeno grottesca, Antonio Martignoni si ritrova in Paradiso dove, accudito da una bellissima signora in blu ed esaminato da un burocrate celeste con le sembianze di Jean-Paul Sartre, inizia a poco a poco a familiarizzare con la sua nuova ed eterna condizione. Finché la Direzione decide di affidargli un "compito importante": raccontare per iscritto, in un file Word, la storia della propria vita, che diventerà uno dei "messaggi nella bottiglia" lanciati dal Cielo agli uomini rimasti sulla Terra. Grazie al fortunoso ritrovamento del file, sepolto in un vecchio computer, apprendiamo che Martignoni, all'età di 36 anni, pensava di farla finita. In preda alla disperazione, aveva intrapreso la sua ultima escursione nelle montagne tanto amate, quando un altro tragico e provvidenziale incidente gli apre una breccia verso il futuro, nella quale si lancia d'istinto: travolto dal desiderio di "spiare Dio da vicino", decide di trascorrere la seconda parte della sua vita come finto prete. Prima parroco di una sparuta comunità di montanari devoti e turisti ai piedi del Monte Rosa, poi pastore di 3500 anime in una Milano sospesa, surreale, angosciata per la misteriosa sparizione dei propri cittadini più anziani, "don" Antonio vive la sua missione tormentato dal senso di colpa, ma anche animato dalla ferma volontà di non tradire il suo fiducioso e inconsapevole gregge...
Giannino è un uomo che da sempre si fa tante domande. Se le fa sul mondo attorno, se le fa su di sé e sul suo futuro. È convinto, Giannino, di non essere facilmente destinato a diventare un padre e un marito, perché è un uomo non tanto alto, ha problemi col sole e pure col mare, e la felicità per uno come lui non sembra una cosa affatto semplice. Eppure, quando Giannino incontra Rita, il futuro per loro si schiude come un fiore e si ritrovano di lì a qualche anno ad assistere alla nascita del loro bambino, Luca. Luca sembra un bambino bello e sano, dotato di tutto, ogni organo è al suo posto: gambe, manine, occhi, naso, bocca. Sembra, insomma, che i due genitori abbiano compiuto il loro dovere e che non manchi proprio nulla. Ma quando un sacerdote arriva a visitare il nuovo arrivato, complimentandosi con i genitori, dice loro: «Bene, ora che avete fatto un corpo, vi tocca fare un’anima.» I due si guardano sbigottiti, Giannino è confuso. «Non avevamo fatto già tutto? E soprattutto, cos’è e come si fa un’anima?» Da questa immensa domanda nasce il romanzo surreale, poetico e divertente di Giacomo Poretti, che si inoltra nel terreno spinoso della più misteriosa delle faccende. Ad assistere Giannino nella sua ricerca, le divagazioni ironiche e le riflessioni più strampalate sul reale, indagando millenni di civiltà e vita spirituale, di biologia e dimensione trascendentale, alla ricerca del più ineffabile tra gli organi che compongono l’essere umano.
Nemmeno all'inferno può fare così caldo. È una torrida estate, a Udine, quando il giudice Martello viene chiamato sul luogo di un atroce delitto. In un appartamento del centro è stata uccisa e orrendamente sfigurata Barbie, una transessuale molto popolare in città, che si guadagnava da vivere prostituendosi. L'ispettore di polizia Raul Cavani, a cui è stato assegnato il caso, riesce a procedere in breve tempo all'arresto di un sospettato. Su incarico della famiglia dell'indiziato, anche l'ex agente Alex Nero inizia a indagare sull'omicidio, scoprendo che Barbie filmava gli incontri con i suoi clienti più potenti e facoltosi. L'indagine si sviluppa nel mondo della prostituzione, coinvolgendo personaggi illustri e apparentemente insospettabili. La soluzione del mistero arriverà al termine di un percorso di dolore e di sangue, in cui niente è come sembra e ognuno ha qualcosa da nascondere.
Un misterioso assassino è pronto a colpire utilizzando lo stesso modus operandi del Teschio, il serial killer che agiva coperto da una inquietante maschera che gli è valsa il soprannome. Ma il Teschio è stato catturato, e attualmente è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Allora chi si nasconde dietro la maschera del killer? Chi uccide imitando i macabri rituali del suo predecessore? Qualcuno che sta mettendo in atto una vendetta nei confronti dell'ex agente e profiler Alex Nero? Un complice? Un imitatore? Un seguace? Chi è Azrael? Questi sono gli inquietanti interrogativi a cui sarà chiamato a rispondere Alex Nero, insieme alla squadra di investigatori con cui ha già collaborato nelle precedenti indagini. In una società annichilita dalla crisi, sconvolta da scontri etnici e avvelenata dalla corruzione, una realtà di macerie, non tanto fisiche quanto morali e umane, il cacciatore diventa preda, nel delirio ossessivo di un uomo che ha concepito un folle piano di vendetta, dando inizio a una caccia all'uomo senza tregua, senza quartiere. Per cercare di risolvere il caso, gli investigatori dovranno utilizzare tutte le loro risorse, scientifiche ma soprattutto umane, in un'indagine che metterà in pericolo tutti loro e condurrà a sacrifici dolorosi.
"Spia contro spia è l’autobiografia di un agente segreto e nello stesso tempo uno straordinario romanzo di spionaggio e un libro di storia. Perché Dusko Popov era davvero una spia. Serbo, di famiglia benestante, classe 1912, il giovane Dusko Popov studiò in Germania e diventò avvocato, ma il suo stile di vita non piaceva alla Gestapo, che lo incarcerò ed espulse per richiamarlo successivamente con la proposta di far parte dei servizi segreti. Popov i nazisti non li sopportava, accettò di fare per loro la spia ma il giorno stesso si rivolse al servizio segreto britannico per il quale lavorò per tutti gli anni della guerra. Brillante e sfrontato, amante delle donne e della bella vita, fra i più scaltri agenti del controspionaggio, fu determinante in numerosissime azioni; fu lui a organizzare a Londra la rete delle spie tedesche destinandola così a un sicuro fallimento; giunse ad avvertire gli americani di quanto sarebbe accaduto a Pearl Harbor, ma la sua fama di avventuriero e il suo stile di vita resero dubbioso Edgar Hoover, il mitico capo dell’FBI, che non diede peso alle informazioni, così si consumò la tragedia dell’attacco giapponese. Avvincente come pochi libri perché la materia non è di invenzione, ma la realtà, il volume è popolato di personaggi veri, di scenari credibili e dipinti in maniera straordinaria, dalla fumosa Londra colpita dai bombardamenti, alle caserme dello stato maggiore delle SS dove avvenivano gli interrogatori, agli ambienti delle ambasciate di mezza Europa. Innumerevoli le notizie, le curiosità, i dettagli della vita di una spia, i metodi usati - oggi sorpassati e quasi romantici (dal siero della verità alle minuscole macchine fotografiche)."
"Non c'e azione più spregevole che leggere libri e raccontare storie inventate: questo è il dettato pedagogico di molti dirigenti scolastici come il signor Gradgrind dei "Tempi difficil" di Dickens. Eppure enorme è il valore delle storie e dell'incanto che esse producono: racchiudono la capacità di inventare altri mondi; ampliano la fantasia; estendono la conoscenza; eccitano la curiosità; conservano, tramandano, rinnovano la memoria." Giuseppe Pontremoli è nato a Parma nel 1955. È maestro elementare a Milano, si occupa di lettura, di racconto orale, di letteratura per l'infanzia, di rappresentazioni dell'infanzia nella letteratura, di problemi educativi, collaborando a varie riviste. Ha scritto saggi, poesie e romanzi per ragazzi.
Questo volume raccoglie la narrativa, la saggistica e le raccolte aforistiche di Giuseppe Pontiggia. Raffinato cultore dello stile, Pontiggia ha scritto e riscritto alcuni libri, tenendo anche conto delle osservazioni dei suoi critici. Di questo lavoro testuale danno conto, in modo complessivo e non analitico, le notizie dei testi, mentre la cronologia propone citazioni di taglio autobiografico tratte da scritti mai raccolti in volume.
"I classici in prima persona" comprende il testo inedito di un incontro tenuto da Pontiggia nel novembre 2002 presso l'università di Bologna e un breve saggio, entrambi dedicati a uno degli argomenti più cari allo scrittore: il rapporto con i classici. A cavallo tra critica filologica e rievocazione autobiografica, i due scritti, in cui l'autore ripercorre la propria biografia intellettuale nel segno degli amati scrittori greci e latini, riflettono su alcuni temi nodali di tutta la produzione saggistica, e non solo, di Pontiggia: il concetto di "classico", i fantasmi dei Maestri, la funzione del canone, l'ambigno connubio tra retorica e politica. Chiude il volume un saggio di Ivano Dionigi che illustra il rapporto di Pontiggia con gli antichi.

