
Non è dato oggi di amare se non si ritiene preliminarmente che l'amore sia ormai impossibile o almeno condannato". Così scriveva Elémire Zolla un quarto di secolo prima che la sua teoria della mania amorosa imperniata sulla figura della Sposa celeste prendesse forma ne "L'amante invisibile". "Chi - domanda Zolla - fa zampillare gli alberi della vita? Irraggiungibile ma onnipresente, Lei, Natura sempre mutevole, intelligente in modi a noi preclusi, rigorosa e dissipatrice, che ci impone di fremere di desiderio, di illuderci, e che, se proviamo a disingannarci, ci punisce, in noi non tollera la tiepidezza. In una donna mortale si può incarnare, offrendoci la sua pace, che include la trepidazione e il dolore".
"Radicate nel fondo della mente sono le metafore della brezza e dell'alone luminoso; già sulle pareti delle caverne appaiono esseri divini cinti d'un'aureola, sia nella pittura indù che nella cinese alle creature soprannaturali fluttuano la veste e la chioma e un alone le avvolge. Nella pittura sacra dell'Occidente si perpetuano il vortice di vento, l'aureola a corona del capo o la mandorla attorno al corpo intero. In tutti i tempi e luoghi avanzano in un turbine i figli del Sole e il loro padre celeste li irraggia. Al Cristo sul Tabor splendette la faccia come un sole e i suoi vestiti abbagliarono come neve" (Elémire Zolla).
Il volume è insieme interpretazione di tutta l'esperienza mistica dell'Occidente e raccolta di testi mirabili e spesso ignoti. E' un percorso dalle sterminate ramificazioni, che va dalle dottrine misteriche pagane sino a quelle dei Padri della Chiesa, dal rigore dei primi ordini monastici fino alla passione francescana e ai grandi mistici dell'età moderna.
Settimo pannello del ciclo dei Rougon-Macquart, iniziato nel 1871 con "La fortuna dei Rougon" e che si concluderà venti anni più tardi con il "Dottor Pascal", "Lo scannatoio" (1877) è il primo "romanzo sul popolo che non menta, e che abbia lo stesso odore del popolo". Quando inizia a uscire sulle pagine del "Bien publique", nell'aprile del 1876, il romanzo viene immediatamente accusato di oscenità. Il successo è enorme, senza precedenti: trentotto ristampe nel 1877, altre dodici l'anno seguente. Inizia l'era dei bestseller. Per Stéphane Mallarmé, il libro non è solo lo specchio di un'epoca di ricerca e rinnovamento, in cui l'arte si ritrova incapace di rappresentare e assecondare le convenzioni e le ipocrisie della gente perbene, ma è anche "un eccezionale esperimento letterario", in cui la "verità diviene la forma popolare della bellezza".
Émile Zola ha racchiuso la sua produzione di venti romanzi, pubblicati tra il 1871 e il 1893, nel ciclo "I Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero". Il dodicesimo del ciclo, La gioia di vivere, dopo essere stato pubblicato a puntate sulla rivista "Gil Blas", uscì sotto forma di libro nel 1884. La storia ha inizio nel 1863 e copre un arco temporale di dieci anni: narra di Pauline che, rimasta orfana, va a vivere in Normandia presso i Chanteau, parenti del padre. L'opera è pervasa da una riflessione intimistica sul dolore e sul senso della vita poiché fu scritta dall'autore dopo la perdita della madre e dell'amico Gustave Flaubert. Colpisce la dicotomia tra i due personaggi principali: da un lato il figlio dei Chanteau, Lazare, diciannovenne irresoluto, pessimista e nichilista; dall'altra Pauline, una ragazza positiva, generosa e altruista. "La joie de vivre", che dà il titolo al romanzo, è proprio quella a cui la protagonista si aggrappa per fronteggiare tutti gli ostacoli che la vita le riserva.
L'opera di Zola è sterminata; la nuova edizione dei Meridiani - diretta e curata da Pierluigi Pellini, comparatista e francesista dell'università di Siena - ne propone i romanzi più significativi, quasi tutti appartenenti alla serie dei Rougon-Macquart. Primo carattere distintivo dell'edizione è la qualità delle traduzioni, quasi tutte nuove e condotte - con criteri condivisi - da traduttori di prestigio. Un secondo elemento di novità è dato dall'utilizzo, negli apparati, dei materiali manoscritti da poco tempo integralmente disponibili in francese e mai tradotti in Italia. In questo volume: Thérèse Raquin (1867), il primo romanzo dichiaratamente naturalista, con un forte richiamo al noir; L'Assommoir (1877), primo dei Rougon-Macquart, romanzo del mondo operaio dove però il tema politico appare in secondo piano rispetto alla narrazione corale di un mondo degradato in cui si collocano infanzia e adolescenza della bella prostituta protagonista del successivo romanzo, Nanà (1880), nel quale è messo in scena il mondo delle cortigiane, la loro miseria e volgarità, a volte il loro buon cuore, e quello dei loro sfruttatori, nobili, spesso ricchi, cinici e senza scrupoli.
L'archetipo di tutti i triangoli amorosi nel capolavoro d'esordio di Zola: la giovane Thérèse, dopo aver sposato l'inetto cugino, Camille, s'innamora del rude Laurent e insieme decidono di sbarazzarsi del marito di lei. Ma, da questo momento, la vita dei due amanti si trasforma in un tragico incubo, tra rimorsi, visioni e odi reciproci, fino al disperato e fatale epilogo. Con la cronologia della vita e delle opere essenziale, con un saggio di Giovanni Macchia.
Étienne Lantier, figlio di Gervaise Macquart, trova impiego nelle miniere del Nord della Francia, all'epoca della Prima rivoluzione industriale. Sconvolto dalle durissime condizioni di vita dei minatori, dagli infiniti turni di lavoro, dalle paghe magre, Étienne organizza i suoi compagni di lavoro in uno sciopero lungo alcuni mesi. Accanto a lui si muove anche Suvarin, un macchinista russo fattosi operaio per amore del popolo. Il contrasto sulle modalità di azione politica che dividono i due ben rappresenta le due diverse polarità presenti all'interno del movimento operaio nell'Ottocento: da una parte quindi Etienne vicino al socialismo e all'Internazionale appena fondata da Marx, dall'altra Suvarin più prossimo al nichilismo anarchico e in particolare al pensiero di Bakunin. Alla fine, durante la repressione cruenta di un'altra sommossa operaia, Etienne finirà intrappolato in una galleria, dove morirà in una drammatica scena l'amata Catherine. L'eccidio di lavoratori con cui lo sciopero si chiude è in realtà il primo seme di quella primavera di giustizia ed eguaglianza evocata dal titolo. Nel calendario della Francia rivoluzionaria, difatti, Germinale è il mese che segna il ritorno della primavera, della rinascita della natura. Pubblicato nel 1885, "Germinale" è uno dei romanzi più celebri di Zola, se non di tutta la letteratura francese dell'Ottocento; un accurato affresco storico ma soprattutto un esempio indimenticabile della potenza narrativa dello scrittore.
"Teresa Raquin", che inaugura la grande stagione artistica di Zola, è una delle opere più rappresentative del realismo francese. Sposata infelicemente a Camillo, un uomo debole e malato, Teresa si lascia sedurre da Lorenzo, ex pittore nullafacente, cinico, parassita. Insieme concepiscono e portano a termine l'assassinio di Camillo. In questo romanzo - definito dall'autore un "grande studio psicologico e fisiologico" - Zola vuole raccontare, nella secchezza bruciante di un referto clinico, la storia di una degradazione. Ne risulta un'opera scabrosa, vero e proprio romanzo nero insieme appassionante e inquietante.
Nono dei venti romanzi del ciclo de "I Rougon-Macquart", l'opera pone al centro della scena Anna, detta Nanà, un'attrice di varietà. La sua dote non è la voce, che è roca e poco intonata, ma la sua predisposizione a mostrare le procaci nudità. Donna di tutti, non si innamora mai e non riesce nemmeno a contrastare il suo demone, che le impone di umiliare i suoi amanti distruggendoli intimamente. Andrà incontro al suo destino mentre per le strade parigine si odono le acclamazioni per la dichiarazione di guerra alla Prussia (1870). Introduzione di Ottavio Cecchi.