
Moraldo, arrivato a Torino per una sessione d'esami, scopre di avere scambiato la sua valigia con quella di uno sconosciuto. Mentre fatica sui testi di filosofia e disegna caricature, coltiva la sua ammirazione per un coetaneo di nome Piero. Alto, magro, occhiali da miope, a soli ventiquattro anni Piero ha già fondato riviste, una casa editrice, e combatte con lucidità la deriva autoritaria del Paese. Sono i giorni di carnevale del 1926. Moraldo spia Piero, vorrebbe incontrarlo, imitarlo, farselo amico, ma ogni tentativo fallisce. Nel frattempo ritrova la valigia smarrita, ed è conquistato da Carlotta, una fotografa di strada disinvolta e imprendibile in partenza per Parigi. Anche Piero è partito per Parigi, lasciando a Torino il grande amore, Ada, e il loro bambino nato da un mese. Nel gelo della città straniera, mosso da una febbrile ansia di progetti, di libertà, di rivoluzione, Piero si ammala. E Moraldo? Anche lui, inseguendo Carlotta, sta per raggiungere Parigi. L'amore, le aspirazioni, la tensione verso il futuro: tutto si leva in volo come le mongolfiere sopra la Senna. Che risposte deve aspettarsi? Sono Carlotta e Piero, le sue risposte? O tutto è solo un'illusione della giovinezza? Paolo Di Paolo, evocando un protagonista del nostro Novecento, scrive un romanzo appassionato e commosso sull'incanto, la fatica, il rischio di essere giovani.
Si incontrano una sera di ottobre, davanti a un teatro. Lui, rientrato da Londra, insegna recitazione a un gruppo di anziani. Lei lavora in un'agenzia di viaggi. Dal fascino indecifrabile di Teresa, Nino è confuso e turbato. Starle accanto lo costringe a pensare, a farsi e a fare domande, che via via acquisiscono altezza e spessore. Al di là dell'attrazione fisica, coglie in lei un enorme mistero, portato con semplicità e scioltezza. L'uno guarda l'altra come in uno specchio, che di entrambi riflette e scompone le scelte, le ambizioni, le inquietudini. Tanto Nino è figlio del suo tempo (molte passioni spente, nessuna tensione ideologica), tanto Teresa, con il suo segreto, sembra andare oltre. Ostaggi di un mondo invecchiato, si lanciano insieme verso un sentimento nuovo, come si trattasse di un patto, di una scommessa. Accade sotto lo sguardo lungo e partecipe di Grazia, zia di Teresa e insegnante di teatro di Nino, attor giovane allo sbando. Proprio mentre crescono l'attesa e il desiderio, Grazia esce di scena, creando una sorta di "dopo" che rilegge l'intera vicenda di Nino e Teresa, il loro cercarsi là dove sono più profondamente diversi. Paolo Di Paolo entra nel teatro della contemporaneità cogliendo i segni di un bene inaspettato, di una luce che si accende dove smettiamo di esigere garanzie, dove viene voglia di mettersi alla prova. E di capire se siamo in grado di vivere.
Tre storie diverse, la stessa città - Roma, all'inizio degli anni Ottanta - e lo stesso destino: smettere di essere soltanto figli, diventare genitori. Eppure Luciana, Valentina, Cecilia non sono certe di volerlo, si sentono fragili, insofferenti. Così come sono confusi, distanti, presi dai loro sogni i padri. Si può tornare indietro, fare finta di niente, rinunciare a un evento che si impone con prepotenza assoluta? Luciana lavora in un giornale che sta per chiudere. Corre, è sempre in ritardo, l'uomo che ama è lontano, lei lo chiama l'Irlandese per via dei capelli rossi. Valentina ha diciassette anni, va alle superiori ed è convinta che da grande farà la psicologa. Appena si è accorta di essere incinta, ha smesso di parlare con Ermes, il ragazzo con cui è stata per qualche mese e che adesso fa l'indifferente, ma forse è solo una maschera. Cecilia vive fra una casa occupata e la strada, porta un caschetto rosa e tiene al guinzaglio un cane. Una sera torna da Gaetano, alla tavola calda in cui lavora: non vuole nulla da lui, se non un ultimo favore. A osservarli c'è lo sguardo partecipe di un io che li segue nel tempo cruciale della trasformazione. Un giro di pochi mesi, una primavera che diventa estate. Tra bandiere che sventolano festose, manifesti elettorali che sbiadiscono al sole e volantini che parlano di una ragazza scomparsa, le speranze italiane somigliano a inganni. Poi ecco che una nuova vita arriva e qualcosa si svela. "Lontano dagli occhi" è una dichiarazione d'amore al potere della letteratura, alla sua capacità di avvicinare verità altrimenti inaccessibili. Ricostruendo con la forza immaginifica della narrazione l'incognita di una nascita, le ragioni di una lontananza, Paolo Di Paolo arriva a rovesciare la distanza dal cuore suggerita dal titolo. Una storia sul peso delle radici, su come diventiamo noi stessi.
Dove eravate tutti. Dov'erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l'essere giovani contro l'età adulta, contro l'assenza, contro il silenzio. Italo Tramontana archivia la memoria degli ultimi vent'anni, quelli familiari e quelli pubblici, come se la sequenza delle prime pagine dei giornali dispiegasse l'evidenza della sua storia, con la caduta di Bettino Craxi, l'interminabile Seconda repubblica, l'attentato alle Torri Gemelle e l'elezione di Barack Obama. Ma intanto, nei giorni del calendario privato, il padre di Italo, insegnante neo-pensionato, investe con l'auto un ex studente davanti alla scuola. A tutti sembra un atto deliberato di violenza. E tanto basta a sfaldare gli equilibri domestici. Ora ci sono un padre umiliato, una madre in fuga, un minaccioso tendersi di distanze. Che tuttavia va di pari passo con il riaffiorare, bella e insinuante, di quella che era stata la bambina Scirocco, e con il suo imporsi sulla prima pagina degli affetti. Lo spazio che si apre tra la cupa attualità e un amore possibile disegna una strada, spazza gli anni senza nome che il giovane Italo ha vissuto e ripercorso in una ostinata "archeologia di se stesso". Ci vuole uno scatto, fuori dalla passività delle emozioni. Quasi fosse la nuova città simbolo dei destini incrociati, Berlino diventa la scena cui andare a cercare, cercarsi, rispondersi. In attesa di sapere dove siamo, tutti.
Si può vendere la propria esistenza, con tutto quel che c'è dentro? Quando scopre la storia di un ventenne australiano che mette in vendita la sua vita su eBay per seimila dollari, Lucien decide di fare altrettanto. Sente che le sue giornate gli vanno strette e prova perciò a liberarsene. Le offre a Filippo, incontrato per caso: raduna fotografie e ricordi, segnala abitudini, presenta nemici e amici, compresa la Signorina F., che ancora gli ronza in testa. Lucien se ne va, portando con sé solo un quaderno dalla copertina nera. Filippo comincia a vivere la vita dell'altro, a farla sua, con disinvoltura e imprudenza, fino al punto di innamorarsi della Signorina F. Le cose si complicano, Lucien e Filippo vengono travolti dalle conseguenze del loro stesso azzardo. Il vecchio "proprietario" della vita in vendita, da lontano, si accorge di non avere dato il prezzo a troppe cose: a certe mattine di domenica, a una neve arrivata all'improvviso, a una storia d'amore che non è stata. Alla donna che lo ha messo al mondo, a cui non ha mai potuto chiedere della notte in cui è nato. Una storia sulla forza oscura delle radici, sul patto profondo che ci lega a noi stessi.
Si incontrano una sera di ottobre, davanti a un teatro. Lui, rientrato da Londra, insegna recitazione a un gruppo di anziani. Lei lavora in un'agenzia di viaggi. Dal fascino indecifrabile di Teresa Nino è confuso e turbato. Starle accanto lo costringe a pensare, a farsi e a fare domande, che via via acquisiscono altezza e spessore. Al di là dell'attrazione fisica, coglie in lei un enorme mistero, portato con semplicità e scioltezza. L'uno guarda l'altra come in uno specchio, che di entrambi riflette e scompone le scelte, le ambizioni, le inquietudini. Tanto Nino è figlio del suo tempo (molte passioni spente, nessuna tensione ideologica), tanto Teresa, con il suo segreto, sembra andare oltre. Ostaggi di un mondo invecchiato, si lanciano insieme verso un sentimento nuovo, come si trattasse di un patto, di una scommessa. Accade sotto lo sguardo lungo e partecipe di Grazia, zia di Teresa e insegnante di teatro di Nino, attore giovane allo sbando. Proprio mentre crescono l'attesa e il desiderio, Grazia esce di scena, creando una sorta di "dopo" che rilegge l'intera vicenda di Nino e Teresa, il loro cercarsi là dove sono più profondamente diversi.
La nebbia agl'irti colli... E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose. Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C'è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D'Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all'improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un'occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po' di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all'ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo '900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani... Dimostra così che l'esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
Un omaggio al grande scrittore siciliano, un itinerario nel suo universo umano e artistico condotto attraverso le parole e i ricordi di importanti scrittori, giornalisti, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo.
Andrea Camilleri, in quasi cinquant’anni di attività, ha esplorato forme espressive diverse – dalla poesia alla narrativa, dalla drammaturgia alla sceneggiatura per il cinema e la televisione –, riuscendo a incidere più di altri sul costume, il dibattito culturale e l’immaginario di un intero Paese. Ci ha lasciato una produzione letteraria straordinaria, personaggi e storie indimenticabili approdati con successo anche in tv, una lingua nuova, magnifica, e uno sguardo sempre acuto sulla realtà.
Ogni contributo della raccolta esplora un territorio, un campo semantico dell’ “arcipelago Camilleri” – dalla Sicilia alla Storia, dall’Eros alla Mafia e molto altro – e ci accompagna in un viaggio alla scoperta di uno degli uomini più rappresentativi e amati del nostro tempo.
Contributi di Paolo Di Paolo, Giancarlo De Cataldo, Stefano Massini,Piero Melati, Marino Niola, Stefano Salis, Giovanni De Luna, Valentina Farinaccio, Elvira Seminara, Lirio Abbate e altri.
Quindici autori raccontano un maestro della letteratura. È stato lo scrittore italiano più popolare a cavallo fra Novecento e Duemila. Non c'è casa dotata di biblioteca che non abbia un suo libro. Le sue storie, i suoi personaggi, la sua capacità di affabulare, di divertire, di animare il dibattito culturale hanno segnato tre decenni. In questo volume, alcuni lettori speciali di Andrea Camilleri - scrittori, giornalisti, figure del mondo culturale - compongono una sorta di dizionario emotivo. La 'sicilitudine', il rapporto con la storia del Paese, gli odori e i sapori di Vigàta, la terra di Montalbano, il successo, il debutto tardivo come narratore, la lingua, il dialetto. Voce per voce, tassello per tassello, un ritratto corale di Camilleri e del suo mondo. Un omaggio, un atto di gratitudine per uno degli uomini più amati del nostro tempo. A cura di Paolo Di Paolo. Contributi di Lirio Abbate, Giuseppe Antonelli, Serena Dandini, Giovanni De Luna, Antonella De Santis, Paolo Di Stefano, Valentina Farinaccio, Giuliano Malatesta, Stefano Massini, Piero Melati, Salvatore Silvano Nigro, Marino Niola, Stefano Salis, Elvira Seminara, Nadia Terranova.
Sono i giorni decisivi che seguono l'8 settembre '43. L'Italia è un paese allo sbando. Si combatte per mettere fine a un conflitto. E si combatte casa per casa, paese per paese. I destini di molti si incrociano. Il romanzo fa perno intorno alla vicenda di Solidea e Rinaldo e al loro amore. Che è appena cominciato quando lui entra nelle fila partigiane, e lei deve difendersi dall'ingiuria della violenza: catturata dai fascisti, per salvarsi la vita, Solidea diventa l'amante di un ufficiale tedesco. La storia dei due, destinata a drammatici sviluppi, si incrocia con quella di tanti altri personaggi; storie che Silvia Di Natale intreccia con il tono epico-lirico del suo "Kuraj". La scrittrice, nata a Genova, vive in Germania dal 1975.
La protagonista, che racconta in prima persona, sta conducendo una ricerca sul campo sulle cooperative di lavoro andaluse. Scopre di aspettare un bambino e torna in Germania, dove vive. Mentre il bambino cresce dentro di lei, è quasi automatico fare i conti con il proprio passato familiare. Torna con la memoria all'amore fra il severo padre siciliano e la bellissima madre piemontese; alla sua infanzia e alle sue difficoltà di adolescente; e infine alla malattia della madre, tremenda e distruttiva. E, per rievocare, affila la scrittura, la rende tagliente, appassionata, senza barriere, senza scampo per il lettore, che non può far altro che seguirne la corrente. Così veniamo travolti dalla eroica quotidianità di una donna che vive in un paese non suo, che parla una lingua non sua, dove deve conciliare speranze, esigenze, sentimenti e aspirazioni, progetti e fantasmi del passato. Per ricavarsi uno spazio privato la protagonista affitta un appartamentino in Grünes Gässchen, una strada poco frequentata. La tranquillità del luogo fa passare in secondo piano il freddo degli spifferi e quel libro sulle cooperative andaluse che non ne vuol proprio sapere di essere completato. Il figlio è nato, cresce, richiede sempre più attenzioni, e arriverà l'eredità della madre: un tumore al seno. Come e quanto si ripeterà il calvario materno? Con quali prospettive? Per i sentieri della malattia la protagonista risale fra ombre e luce verso una difficile e più piena maturità di donna.
Uno zaino sulle spalle, e Silvia Di Natale torna quella che è sempre stata: una grande viaggiatrice. Ha sei mesi davanti e un paese di cui molto ha letto, molto ha sentito raccontare, molto ha immaginato e molto ha voglia di sapere. E per sapere c'è solo una strada: la gente. Testarda e determinata, decide di mettere alla prova i pregiudizi su un paese che, in fondo, è ancora poco conosciuto. E lo fa da sola. Lo fa come può farlo una vera scrittrice: pronta ad ascoltare, pronta a riconoscere storie dietro uno sguardo, dietro un invito a pranzo, dietro un paesaggio. Arriva a Bogotá e da lì comincia per strade dissestate e carreteras infangate, colline coltivate a caffè, campi di coca, fiumi in piena e pendii a precipizio. Incrocia le vie segnate dalle contraddizioni storiche del paese, dalle forme endemiche della violenza, dalla presenza invadente di antichi e moderni conquistadores, dall'affabile dolcezza indigena, dal turismo. Ma soprattutto incrocia uomini e donne che non temono di raccontarsi e di lasciarsi raccontare. Come un domino, la voce di un "personaggio" provoca la confessione dell'altro, e così via, in un flusso di esperienze - divertenti, tragiche, violente, spesso colme di speranze.