
C'è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d'uscita. C'è una ragazzina di nome Adele, che non si aspettava nulla dalla vita, e invece la vita le regala una decisione irreparabile. C'è Manuel, che per un pezzetto di mondo placcato oro è disposto a tutto ma sembra nato per perdere. Ci sono Dora e Fabio, che si amano quasi da sempre ma quel "quasi" è una frattura divaricata dal desiderio di un figlio. E poi c'è Zeno, che dei desideri ha già imparato a fare a meno, e ha solo diciassette anni. Questa è la loro storia, d'amore e di abbandono, di genitori visti dai figli, che poi è l'unico modo di guardarli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell'essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove. Silvia Avallone ha parole come sentieri allungati oltre un orizzonte che davamo per scontato. Fa deflagrare la potenza di fuoco dell'età in cui tutto accade, la forza del destino che insegue chi vorrebbe solo essere diverso. Apre finestre, prende i dettagli della memoria e ne fa mosaici. Sedetevi con lei su una panchina e guardate lontano, per scoprire che un posto da dove la vita è perfetta, forse, esiste.
Se le chiedessero di indicare il punto preciso in cui è cominciata la loro amicizia, Elisa non saprebbe rispondere. È stata la notte in cui Beatrice è comparsa sulla spiaggia - improvvisa, come una stella cadente - con gli occhi verde smeraldo che scintillavano nel buio? O è stato dopo, quando hanno rubato un paio di jeans in una boutique elegante e sono scappate sfrecciando sui motorini? La fine, quella è certa: sono passati tredici anni, ma il ricordo le fa ancora male. Perché adesso tutti credono di conoscerla, Beatrice: sanno cosa indossa, cosa mangia, dove va in vacanza. La ammirano, la invidiano, la odiano, la adorano. Ma nessuno indovina il segreto che si nasconde dietro il suo sorriso sempre uguale, nessuno immagina un tempo in cui "la Rossetti" era soltanto Bea - la sua migliore amica.
L'unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un'adolescente di trent'anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un'invasione. Quella donna ha l'accento "foresto" e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s'incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia - "privi di luce, come due stelle morte" - Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l'ha subito, lei perché l'ha compiuto - un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l'unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani. Con l'amore che solo i grandi autori sanno dedicare ai propri personaggi, Silvia Avallone ha scritto il suo romanzo più maturo, una storia di condanna e di salvezza che indaga le crepe più buie e profonde dell'anima per riempirle di compassione, di vita e di luce.
Edgarda Solfanelli è una scrittrice, o meglio "si sente" una scrittrice, anche se al momento ha alle spalle un'unica, ignominiosa pubblicazione della quale non vuole neanche parlare per motivi di decenza. Tutta la sua vita, ora, gira intorno al capolavoro (peraltro mai iniziato) da pubblicare con le Edizioni La Sorte di Ravenna, che, ne è convinta, la consacrerà definitivamente nell'olimpo dei letterati. Per raggiungere questo obiettivo, non si ferma davanti a nulla: indaga sul conto dell'editore, rivolta profili Facebook, colleziona diversi amanti, quelli che contano. Passando per un'esilarante carambola di gaffe e peripezie, eventi mondani a cui imbucarsi e scrittori famosi da perseguitare ai limiti dello stalking, Edgarda arriverà all'occasione della vita. Saprà coglierla? Troverà l'ispirazione per il romanzo perfetto? E soprattutto, se "uno su mille ce la fa", riuscirà mai Edgarda a essere quell'"uno"?
Il silenzio del sabato ci conduce in un’esplorazione lirica e commovente dell’identità femminile e disegna lo straordinario ritratto laico di Maria nei momenti che la storia non ci ha raccontato, per donarci, oltre l’eccezionalità della sua esperienza, la cifra universale di cosa significa essere donna, madre.
Una madre compie un lungo viaggio per arrivare al giorno in cui suo figlio sarà ucciso. Sa da sempre – da quando il segreto della sua gravidanza le è stato svelato e ha scoperto che avrebbe dato alla luce un uomo destinato a mutare le sorti di tutti gli altri – che questo momento sarebbe giunto: seppur ineludibile, rimane il viaggio più duro, verso cui mai avrebbe voluto incamminarsi. Il figlio le chiede di stargli accanto e di dargli coraggio anche in quest’ultimo passo. Lui, che più di tutti gli altri può, chiede aiuto a lei per portare a compimento la missione del Padre. Così la donna, ai piedi della croce, accompagna il lungo addio dell’uomo; è con lui mentre viene portato nella tomba, è lì mentre viene chiusa: si ostina a ricordare tutto ciò che è avvenuto, mentre nel ricordo si mischiano le sensazioni del suo essere stata prima bambina, poi giovane e sposa, con in grembo la gioia più grande. Quaranta ore passano tra la morte e il momento in cui suo figlio risorgerà, quaranta ore in cui respiriamo accanto, dentro, le emozioni di una madre dalla forza inesauribile, che saprà credere fino in fondo e in questa fede trovare le ragioni della sua perdita e la guarigione dal suo dolore.
Bologna, 1954. Il Bar Margherita, sotto i portici di via Saragozza, è frequentato dai campioni della città: campioni nel biliardo, nel poker, nella briscola, nella conquista delle donne, nelle gare di boogie, nelle bevute, nel guidare spericolatamente ma, soprattutto, nell'investire gran parte del tempo negli scherzi da riservare agli amici. Tutto sembra andare per il meglio finché non accade l'irreparabile: il fidanzamento dell'ingenuo Bep con la navigata Beatrice, "l'unica a essere uscita con tutti i ragazzi di via Saragozza sia dalla parte dei numeri pari che dei numeri dispari"! Matrimonio più disarmonico è difficile da immaginarsi ma difficile sarebbe anche farlo saltare, considerati gli interessi delle rispettive famiglie... Fortuna però che esistono gli amici del Bar Margherita, quell'"unità di crisi" sempre pronta a correre in soccorso di uno dei suoi membri in difficoltà.
«Avati sembra a volte l’erede di Piero Chiara, il narratore nato che fra ricordi e invenzioni scrive beato come un rubinetto aperto. Ho lavorato con Chiara, conosco Pupi e posso assicurare che si assomigliano. Ho frequentato molto Fellini e di nuovo posso garantire che le affinità elettive ci sono e come.»
Tullio Kezich, «Corriere della Sera»
Il figlio più piccolo ruota intorno alla figura di un «faccendiere», un personaggio chiave della nostra moderna commedia dell’arte. Luciano Baietti è un imbroglione cinico e senza scrupoli ma dalla simpatia irresistibile. Scaltro e attivissimo, megalomane e gran seduttore, è un uomo di successo che vive sempre sull’orlo del fallimento: con le donne, negli affari, nei rapporti con i media e con la politica... Quando tutto sembra perduto, grazie anche ai suggerimenti del suo diabolico consigliere e al clan dei suoi complici, riesce sempre a tirarsi fuori da guai. Uno come lui si salva sempre, a qualunque costo: magari coinvolgendo nei suoi traffici il figlio più piccolo, un ragazzo di vent’anni che ha abbandonato a una madre ingenua e protettiva...
Da decenni Pupi Avati guarda l’Italia – quella di oggi e quella di ieri – con il lucido distacco dell’intelligenza ma anche con la partecipazione affettuosa di chi nel nostro paese ha le radici e gli affetti. Da questo paese ora buffo ora tragico, Avati ritaglia personaggi e storie che divertono e al tempo stesso ci fanno capire meglio chi siamo davvero.
Potremmo incontrare gli eroi casalinghi del Figlio più piccolo al bar sotto casa o all’uscita di scuola, e ritrovarli il giorno dopo sui rotocalchi o al telegiornale, come protagonisti del gossip o di un fatto di cronaca. Le loro vicende regalano una parabola esemplare sull’Italia di questi anni: sgangherata, divertente e feroce, improbabile e vera.
Sono passati molti anni dal momento in cui si sono innamorati, ma Lino Settembre e sua moglie Chicca continuano ad amarsi. Anche se in apparenza sono persone molto diverse: lei insegna filologia medievale all'università, lui è un popolare giornalista sportivo che parla spesso di calcio in televisione. Non hanno avuto figli, ma proprio questa mancanza ha finito per rendere ancora più solido e sereno il loro legame.
Finché un'ombra non inizia a offuscare la mente di Lino. All'inizio solo momentanei cali d'attenzione, poi vuoti di memoria sempre più ampi e preoccupanti. È a quel punto che inizia la seconda vita di Chicca e Lino, un nuovo amore.
Con le sue storie e i suoi personaggi, Pupi Avati sta tracciando uno straordinario autoritratto del nostro paese e del nostro tempo, rivelatore e commovente, tra costume e sentimenti, tra attualità e memoria. Il protagonista di Una sconfinata giovinezza, Lino, perde il contatto con il mondo che lo circonda ma trova rifugio nella lontana memoria dell'infanzia, nelle sue emozioni e nei suoi profumi. E Pupi Avati, nel raccontare una vicenda che affronta temi di drammatica urgenza, ci sa emozionare e sorprendere.
Berardo Rossi detto Dedo è popolare e brillante, è negato per il latino e tifa Milan anche se vive a Bologna. Giulio Bigi è timido e sovrappeso, legge "l'Eneide" come fosse "Tuttosport" e indossa orrende cravatte. Due quindicenni che sembrano appartenere a pianeti diversi, se non fosse che ora abitano nello stesso palazzo e frequentano la stessa classe... E che nella famiglia di Giulio c'è un segreto che coinvolgerà, suo malgrado, anche Dedo. Giulio, infatti, non ha mai visto suo padre, chiuso in ospedale fin da prima che lui nascesse. Ora quello sconosciuto sta per tornare a casa. Ma non è la persona che lui si aspetta. Mentre dagli armadi del passato emerge una favola nera di ambizione musicale e passione non corrisposta, Dedo si rende conto che il "ciccione del piano di sopra" è diventato un amico, che quell'amico è in pericolo, e che è il momento di fare delle scelte: ora sono loro due contro tutti. Da una Trieste intrisa di nostalgia a una luminosa e cinica Bologna, Pupi Avati mette in scena nel suo primo romanzo un intenso intreccio psicologico e una vicenda ricca di suspense: la storia di un'amicizia adolescenziale, di un lungo amore, di una nera vendetta. E crea con Dedo e Giulio due protagonisti di estrema autenticità: due ragazzi costretti a diventare grandi affrontando le sconfitte dei loro padri.
Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso... Mare rappresenta un'eccezione destinata a mettere in discussione l'intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l'altro e Mare contro il suo cuore. "Regina Rossa" apre una nuova serie fantasy dove la lealtà e il desiderio rischiano di esseri fatali e l'unica mossa certa è il tradimento.
Elsa ha trent'anni, adora la montagna e le gite in alta quota. Ma è a causa di questa passione che ora si trova in un letto d'ospedale, dopo una brutta caduta da una parete ghiacciata. È in coma da venti settimane. Sente tutto, ma nessuna delle persone accanto a lei se ne accorge. Un giorno, per errore, entra nella sua stanza un ragazzo sconosciuto. Thibault non sa nulla della storia di Elsa, ma inizia a parlarle, conosce i suoi amici, qualcosa nella ragazza addormentata che profuma di gelsomino e gli sembra così dolce lo tiene legato magneticamente alla sua stanza. Giorno dopo giorno torna a farle visita. Ed Elsa? Sente tutto, ma non può rispondere. Non può chiedere a quel ragazzo gentile di prometterle che tornerà anche il giorno dopo, non può dirgli che sa riconoscere il suono della sua risata in corridoio e che ora quasi sente il calore del suo bacio sulla guancia. Thibault non sa che Elsa non si risveglierà più, perché a breve la staccheranno dalle macchine che la tengono in vita. L'hanno deciso i medici, la famiglia ha acconsentito. Tutti credono che sia impossibile che Elsa si risvegli, eppure ogni volta che Thibault entra nella stanza il suo cuore...
Giulio Rovedo ha una moglie inflessibile e un impiego sempre più flessibile: travolto dalla madre di tutte le fusioni bancarie, viene sballottato da una scrivania all'altra e poi spedito, assurdamente, in un paese indonesiano. Al motto di "meno cose sai, meglio è per te", si trova a poco a poco invischiato in un complotto planetario e in una strana storia d'amore. E se in entrambi i casi tutti tradiscono tutti, forse a guidare il gioco è la stessa donna: quella che Giulio disprezza e adora, il suo capo. Al ritmo spedito di un'immaginazione debordante, esplosiva, riprendendo temi e personaggi dell'"Elenco telefonico di Atlantide" per proiettarli in una dimensione parallela, il nuovo romanzo di Avoledo racconta con spietata e umoristica precisione le miserie del nostro oggi, la vita e l'amore ai tempi dell'azienda.

