
"E' il rendiconto psicologico di un delitto. Un giovane, che è stato espulso dall'Università e vive in condizioni di estrema indigenza, suggestionato, per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane idee non concrete che sono nell'aria, si è improvvisamente risolto a uscire dalla brutta situazione. Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a usura..." (Dostoevskij).
Quattro notti e un mattino per raccontare una storia che si muove al buio e nella penombra della coscienza. Un giovane sognatore, abituato a nutrirsi di sentimenti e impressioni, incontra nella notte una ragazza piangente e sola che sarà per lui l’appiglio verso il concreto mondo diurno. La città di San Pietroburgo saprà cullare nel suo bianco silenzio questa storia a due voci, fatta di confidenze notturne, attese e speranze e il mattino, al risveglio, rimarrà quello strano sapore in bocca, quella domanda di realtà inevasa: nelle notti bianche, negli improbabili intrecci e nei sussurri furtivi di due ipotetici amanti, qual è il vero confine del sogno?
L'Autore
Fedor Michajlovic Dostoevskij nacque a Mosca nel 1821 da una famiglia benestante. Il suo racconto di esordio, pubblicato nel 1846, Povera gente, lo impose da subito come autore di riferimento. Si distaccò dalla cosiddetta "scuola naturale" e dall’esempio di Gogol’, allora imperante. Dopo l’arresto per motivi politici e la reclusione in Siberia, l’opera di Dostoevskij si caratterizzò per originalità e profondità psicologica, mentre la produzione più matura si incentrò su tematiche morali e religiose. È unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori narratori di tutti i tempi. Tra i romanzi e i racconti più apprezzati ricordiamo Memorie dal sottosuolo (1864), Delitto e castigo (1866), L’idiota (1868), I demoni (1871), L’adolescente (1876), I fratelli Karamazov (1878-80). Il racconto Le notti bianche fu pubblicato nel 1848 per la rivista "Annali Patrii".
Romanzo breve pubblicato nel 1867. In esso l'autore accantona momentaneamente i grandi temi religiosi e filosofici. Il racconto, in parte autobiografico, non è tuttavia disgiunto da un profondo impegno psicologico. Attraverso le vicende del protagonista Aleksej Ivanovic che, innamorato dalla giovane e capricciosa Paolina, finisce per diventare un giocatore di professione, Dostoevskij analizza la condizione ossessiva del giocatore d'azzardo.
Chi mente a se stesso arriva al punto che non sa più discernere tra la verità e la menzogna né in sé, né attorno a sé e arriva a non avere più stima di sé e degli altri. E, se non rispetta più nessuno, smette di amare e in mancanza di amore, per tenersi occupato e per distrarsi, si abbandona alle passioni e ai piaceri grossolani e si spinge nei vizi fino a diventare un bruto; e tutto questo solo per il suo continuo mentire a sé e agli altri. Chi mente a se stesso è anche il più suscettibile ad offendersi.
Gli "Scritti dal sottosuolo" non sono quello che sembrano. Questa nuova traduzione di uno dei classici più decisivi per la cultura contemporanea (è stato considerato il primo esempio di esistenzialismo) ma, in fondo, meno compresi è il risultato di un lungo lavoro di ermeneutica del testo letterario condotto dalle curatrici. Emerge, anche dal commento analitico, un nuovo volto di Dostoevskij: uno scrittore religioso che affronta i temi del nichilismo, del male, della fede.
Il racconto 'Un cuore debole', del 1848, appartiene alla produzione giovanile di Fédor Dostoevskij (1821-1881), in quegli anni fortemente attratto dagli ideali del socialismo utopistico. Tuttavia, come ha scritto Maria Bianca Luporini, "rispetto a tutti gli altri racconti 'umanitari' di Dostoevskij la novità, colta con grande finezza psicologica, consiste nel fatto che a scatenare la fissazione melanconica, e poi la pazzia del protagonista, non è un avvenimento drammatico..., bensì una felicità troppo grande". E in ciò il personaggio di Vasja Sumkòv, una delle più perfette creazioni di Dostoevskij, va a collegarsi idealmente al personaggio di Nastasja Filìppovna, che ne 'L'idiota', vent'anni più tardi, affronterà un analogo destino.
Fëdor Dostoevskij (1821-1881), considerato in Italia il più grande scrittore russo, in Russia è invece ritenuto un vero e proprio filosofo. In questa ottica, "I fratelli Karamazov" viene pubblicato con testo russo a fronte nella collana "Il Pensiero Occidentale": si tratta di un grandioso affresco sulle domande fondamentali dell'esistenza umana: Dio esiste? E se esiste come è conciliabile con il male assoluto, con la sofferenza dei bambini? Le pagine del romanzo narrano le torbide vicende della famiglia Karamazov, in cui padre e figlio si contendono la stessa donna, mentre gli altri tre fratelli, un mistico, un dialettico e un bastardo epilettico, discettano su temi etici e religiosi, per piombare infine nella catastrofe.
"Il 'Diario di uno scrittore' fu una pubblicazione mensile redatta interamente da Dostoevskij. Il grande russo se ne occupò negli anni che vanno dal 1873 al 1881, seppur con interruzioni. Non è un'opera omogenea, così almeno come vorrebbe il canone letterario, ma una raccolta di testi che affronta problemi di attualità, o meglio questioni allora dibattute, soprattutto politiche. Tuttavia, in questi articoli legati il più delle volte a situazioni contingenti, Dostoevskij ci fa conoscere le proprie idee sociali, religiose, artistiche e letterarie. Vi ha gran parte, per fare un esempio, la questione slava: nella querelle allora attiva nei circoli culturali di Mosca e San Pietroburgo, Dostoevskij è convinto che la Russia sia superiore all'Europa, o almeno che la civiltà occidentale ormai appartenga alla sua terra. Pur affrontando problemi apparentemente datati, l'opera è perennemente viva, o quanto meno sa spiegare il nostro tempo attraverso suggerimenti preziosi. Così vanno lette le pagine sull'emancipazione femminile, sul problema giudiziario; anzi, su tali argomenti, lo scrittore russo è di una sorprendente attualità: lo scopriamo favorevole al femminismo, lo vediamo intento diverse volte a commentare dei processi, tanto da riuscire a far correggere degli errori alla magistratura zarista. Né vanno dimenticate quelle parti di riflessione, sovente dedicate a problemi esistenziali, che sorprendono per la profondità delle osservazioni." (dall'introduzione di Armando Torno)

