
Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana. Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtù della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti. E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
A Ischiano Scalo il mare c'è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d'amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Biglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un'attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso.
Dall'Apocalissi festosa de "L'ultimo capodanno dell'umanità" alle peripezie del picciotto Albertino protagonista di "Fango", i racconti di Niccolò Ammaniti mettono in scena i nuovi eroi di un'umanità borderline e metropolitana, capace di passare con leggerezza da una modesta aspirazione a un efferato delitto. Sono racconti che mescolano tutti i generi, dall'horror alla commedia all'italiana, trovando infine in una grottesca vena comica il vero elemento comune. Storie nelle quali una minuziosa osservazione della realtà si fonde con una scatenata fantasia, per cui anche la morte si trasforma in uno scintillante spettacolo.
Fin dagli esordi il racconto è stato una delle forme preferite da Niccolò Ammaniti. Questo libro ne raccoglie sedici, una piccola summa introdotta dall'autore stesso. Storie che nascono "da una semplice (e spesso inverosimile) ipotesi", da domande che si affacciano sull'assurdo. E ci portano in territori dove non esistono confini tra normalità e follia, tra quotidiano e fantastico. Dove a trascinare il lettore è un ritmo irregolare e perfetto. Perché entrare nel mondo di Ammaniti è come fare un giro sulle montagne russe: ci si muove per scarti imprevisti, rallentamenti inattesi e cadute precipitose.
In una Sicilia diventata un'immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un'isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con "Anna" Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la "vita non ci appartiene, ci attraversa".
«La paura finisce dove comincia la verità». Maria Cristina Palma ha una vita all'apparenza perfetta, è bella, ricca, famosa, il mondo gira intorno a lei. Poi, un giorno, riceve sul cellulare un video che cambia tutto. Nel suo passato c'è un segreto con cui non ha fatto i conti. Come un moderno alienista Niccolò Ammaniti disseziona la mente di una donna, ne esplora le paure, le ossessioni, i desideri inconfessabili in un romanzo che unisce spericolata fantasia, realismo psicologico, senso del tragico e incanto del paradosso. Niccolò Ammaniti è ritornato più cattivo, divertente e romantico che mai.
Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il piú grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica.
Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.
L'irresistibile comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtú della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti.
E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
Linda ha trent'anni e la sua vita è bloccata. È divisa tra un marito sposato senza grandi slanci e il fuoco di un amore clandestino che troppo in fretta ha perso calore. È stretta in una quotidianità borghese, in una vita sterile, nella finzione di un'esistenza che obbliga ad anestetizzare le domande, i tormenti, gli "astratti furori". E, improvvisamente, dopo un aborto spontaneo e una furiosa lite con il marito, decide di lasciare tutto. Per abbandonarsi al richiamo di un Sud oscuro, mitico, ancestrale. Non lascia nessuna notizia di sé, getta via telefonino, carte di credito, documenti, e parte verso la Calabria e la Sicilia. Ancora non sa cosa c'è dietro a questa "discesa", dietro al suo bisogno di perdersi, all'impulso di degradarsi, di toccare con mano la sporca e vitale sostanza del mondo. Ma da questa fuga, che presto diventa un viaggio profondo, una sfida con se stessa, nascono incontri sorprendenti - storie di dolore, di solitudine, di violenza, d'inaspettata dolcezza. Linda affronterà il freddo, la fame, la paura e conoscerà la solitudine. Ma, al tempo stesso, troverà solidarietà e ascolto dove non avrebbe mai pensato. Fino all'approdo nella Palermo caotica e incantatrice che fa da sfondo a questa storia di amori senz'amore, di maternità e paternità che si sfiorano. Lontana dal conforto narcotizzante della modernità quotidiana, Linda scoprirà la sua anima segreta nel cuore di una terra dove sopravvive, sia pure in agonia, un selvaggio melodramma senza lacrime e senza retorica.
Una giovane donna muore e il marito Matteo, sconvolto, comincia a interrogarsi sulla loro vita in comune. Mano a mano viene trascinato in un vortice di indizi e di incredibili rivelazioni, di false piste e di agnizioni inattese. Un telefonino che continua a suonare, messaggi che lampeggiano nella notte. Un amante segreto? Un amico troppo caro? Una seconda vita misteriosa? Una malattia nascosta? Un passato che ritorna? O solo un uomo e una donna che hanno smesso di comunicare, che non hanno saputo mettere a nudo il loro cuore. Questo non è un romanzo. È una storia che scommette sull'impossibile e trasforma la narrazione dell'indicibile in lettura awicente. È un libro sulla paura e sull'incapacità di amare. Un racconto estremo sulla mancanza di coraggio che affligge spesso la nostra vita quotidiana. Sulla difficoltà di vivere appieno la propria vita. Succede tutto nel tempo veloce e atroce del funerale di Luisa, in quello spazio breve e vuoto dove il tempo viene sospeso. Matteo scopre di non sapere nulla della giovane moglie e vorrebbe a tutti i costi tornare indietro. Vorrebbe amarla, abbracciarla, conoscerla, condividere giorni felici con le due figlie piccole. Ma non è più possibile. Si può soltanto pensare di ripartire, stavolta senza troppi preparativi e con un bagaglio nuovo di verità irrinunciabili. Scabra, essenziale, affilata dalla lama di uno sguardo impietoso, la narrazione corre veloce verso il suo finale liberatorio.
Questa storia si svolge nell'arco di un'unica giornata: il 2 agosto del 1980. Il giorno della strage di Bologna. Sono le otto di mattina, la periferia romana sonnecchia nell'afa. I Di Giacomo stanno facendo gli ultimi preparativi prima di partire per le vacanze. Matilde fa un veloce saluto a Marta, la vicina di casa, e come sempre si ritrova a invidiare la sua famiglia allegra e numerosa e il corpo procace esibito senza vergogna. Non può immaginare di essere a sua volta invidiata da Marta, che spesso si sorprende a sognare una vita ordinata e tranquilla come quella dell'amica. Soprattutto oggi, che ha scoperto di essere di nuovo incinta e all'idea di ricominciare un'altra volta da capo si sente male, con tutti i pensieri che le danno le sue figlie. Specialmente Gianna, che studia lettere a Bologna e con lei ha sempre avuto un rapporto difficile. Alle dieci passate, mentre Matilde e i suoi sono incolonnati nel traffico, Gianna, da un'aula universitaria di Bologna, sente le sirene attraversare la città. Il professore sospende la lezione, "è successo qualcosa alla stazione", pare sia scoppiata una caldaia o una bombola di gas. Alla ragazza basta un istante per capire che è sfuggita all'incidente per puro caso. I Di Giacomo apprendono la notizia in macchina, alla radio. E, per uno scherzo del destino, in quel momento anche la loro vita subirà uno strappo definitivo. Dalla stazione si alza una colonna di fumo, gli autobus si improvvisano ambulanze, e tra la folla cominciano a circolare le prime voci: "non può essere una caldaia, è un disastro", "una bomba, un attentato". Sotto le macerie sono in tanti, alcuni vengono estratti vivi. Tra loro c'è Marina, vent'anni, fresca di assunzione alla contabilità. Ma, a differenza delle sue colleghe Euridia, Rita, Mirella, Franca, Nilla e Katia, lei d'ora in avanti dovrà imparare a sopportare il ruolo, "del tutto fortuito, della sopravvissuta e della testimone". La sua, in mezzo alle tante storie possibili di questo romanzo, è una storia vera. Maria Pia Ammirati, con la sua lingua empatica e vitale, ha scattato un'istantanea feroce dell'Italia di quel giorno. Ma Due mogli è anche una toccante riflessione sul ruolo che il caso e il destino giocano nelle nostre vite, una partitura a più voci - incredibilmente attuale - in cui le deflagrazioni della grande Storia si sovrappongono al rumore sottile delle piccole storie di persone comuni.
Molte donne sognano una vita da romanzo: c'è chi si sposa pur continuando a rimpiangere un grande amore di gioventù e vive nell'attesa di rincontrarlo, un giorno, girato l'angolo; c'è la bambina che cresce con la speranza che il vicino di casa prima o poi si accorga di lei; o la ragazza convinta che un innamorato da oltreoceano tornerà a riscattarla. Questo è il romanzo di Maria José, vittima di un grave incidente proprio quando aveva ripreso il controllo della sua vita. E il romanzo di sua madre, Pilar, così simile a lei, senza saperlo, e come lei schiava di un'illusione d'amore. Ma è anche la storia di un'amica e di un padre, di amanti e di mariti: persone unite da legami di varia natura, ma che l'incapacità di comunicare e l'abitudine hanno reso estranee le une alle altre. Ora, riunite intorno al letto d'ospedale in cui Maria José giace in coma, saranno costrette a rivedere i loro rapporti, e la vicinanza quotidiana con la morte le spingerà a ritrovare il senso della propria esistenza. Come se il sonno di Maria José le spronasse al risveglio. Come se il rischio di perderla le esortasse a riprendere in mano la vita. Un romanzo corale che parla di seconde chance e dell'amore in tutte le sue dimensioni; un romanzo sulla vita e, come la vita, dolceamaro, sofferto, intenso. Ma con quell'ironia che, sopra ogni cosa, può salvare.
"Se la poesia ti trasporta in cielo, il romanzo poliziesco ti mostra la vita esattamente per quello che è." E un Pablo Neruda anziano e malato a pronunciare queste parole di fronte a un Cayetano Brulé ancora inesperto e ingenuo. Siamo nel freddo agosto cileno, pochi giorni prima del golpe del 1973 e Brulé è stato invitato a una festa della buona società di Santiago del Cile. Ma le conversazioni colte, le luci scintillanti e le danze non fanno per lui. Cayetano si rifugia in biblioteca, ed è proprio fra gli antichi volumi e le tende damascate che conosce il poeta. Il giovane cubano è intimidito, non osa quasi alzare gli occhi. L'intento di Neruda è di iniziarlo alla carriera investigativa, affidandogli il primo incarico della sua vita. Un'indagine del tutto confidenziale: ritrovare un medico messicano che si dice abbia scoperto una cura per il cancro utilizzando piante millenarie. Un uomo di cui il poeta ignora tutto, tranne il nome: Angel Bracamonte. Brulé crede che Neruda nutra la speranza di guarire dal suo male. Ma il caso nasconde un mistero molto più grande, che riguarda Beatriz, la moglie di Bracamonte. Tanto affascinante quanto sfuggente, la donna ha cambiato nome e identità diventando attrice, moglie di un colonnello, guerrigliera... Cosa la lega a Neruda? E perché il poeta la sta cercando? Per inseguirla, Brulé si imbarca in un viaggio che lo porterà fino in Bolivia, Cuba, Messico in una lotta contro il tempo, perché intanto Pablo Neruda giace sul letto di morte, in attesa di una risposta.

