
Un inconsueto e inedito legame familiare unisce un grande direttore del Corriere della Sera, un drammaturgo che ha scritto la Tosca e una talentuosa attrice nipote di Lev Tolstoj. Questo è il romanzo di quelle vite, di quegli intrecci, che coprono molti decenni tra '800 e '900, in una saga storica e letteraria che racconta per la prima volta una famiglia che ha cambiato l'Italia.
Il circo Cinque stelle percorre tutte le strade dell'infinito continente sudamericano e i villaggi, luoghi delle sue soste, finiscono per somigliare a un magico condensato, al tempo stesso realistico ed evanescente, dell'America Latina. Una folla di bizzarri personaggi incrocia i suoi destini con la tragica storia d'amore della trapezista Anabelle e del mago Asdrubal. Lo scrittore cubano Eliseo Alberto guida il lettore in un viaggio allucinante per le strade sudamericane del realismo magico, un viaggio con il circo, i suoi lustrini e le sue tragedie.
A cosa serve un padre? E cosa resta di lui se non un mito? C'era una volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori. L'ingegner Albinati era uno di questi, prototipo di una razza al tempo stesso serissima e scanzonata, di pionieri del benessere e fumatori accaniti. Ma la sua spinta vitale all'improvviso cambia di segno trasformandosi in malattia, che lo divora e se lo porta via in nove mesi, in una paradossale gestazione al contrario. "Vita e morte di un ingegnere" racconta il decadimento fisico e le ossessioni, le vane speranze, e poi tentennamenti, slanci e rimorsi. In una memoria di crudele precisione, nutrita di tutto il risentimento e dell'amore che si può nutrire verso un padre che non hai abbracciato una sola volta in vita tua, Edoardo Albinati ricostruisce la lunga fuga di un uomo talentuoso attraverso i corridoi del boom economico, i doveri della famiglia, le aspirazioni segrete e indicibili, e infine il male che obbliga a chiedersi: chi sono? Cosa ho vissuto a fare? Chi ho amato veramente? Ritrovato il ritratto del padre in frantumi, Albinati ha provato pazientemente a ricomporlo. Inseguendone la parabola umana negli anni dell'affermazione e poi nel doloroso epilogo, le sue pagine ridanno vita a una generazione di uomini instancabili che hanno costruito e al tempo stesso disfatto la loro vita, pagando questa impresa con un'incolmabile distanza dai propri figli.
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
L'ingegner Albinati apparteneva a una razza serissima e scanzonata di pionieri del benessere e fumatori accaniti, amanti del lavoro e delle auto veloci. Ma quando una malattia lo divora in nove mesi, Edoardo Albinati, scrittore e figlio, decide di ricostruire la figura enigmatica di quell'uomo che si muoveva agilmente tra i corridoi del boom economico, i doveri familiari, le aspirazioni segrete e, infine, quel male che lo ha obbligato a chiedersi: Chi sono io? Edoardo Albinati ci consegna la sua personale, e universale, riconciliazione con il proprio genitore, insieme al quale prova a porsi lo stesso interrogativo: Chi sono? Un libro necessario su un legame talmente delicato da essere impossibile da raccontare. Quasi.
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
Alcune storie richiedono anni per compiersi, altre bruciano in un breve arco di tempo e in uno spazio che più è ristretto più le rende intense. Mentendo ai loro coniugi e forse anche a se stessi, i due protagonisti di questa storia rubano un fine settimana alla vita ordinaria, per consumare una passione nata da poco. A fine estate, s'imbarcano su un aliscafo che li porterà su un'isola dove il tempo è fermo e aspetta solo che gli amanti tocchino terra per animarsi. È un gesto rischioso, il loro, una febbre violenta, una prova da superare: ma la felicità sembra così vicina che basta allungare una mano per toccarla. Di Erri e Clementina, in fuga da tutto e al tempo stesso prigionieri dell'isola, Albinati non racconta la storia per intero ma si limita a mostrarci alcune foto, scattate nei vari momenti della loro avventura, da riguardare di nascosto e cancellare in fretta. È un racconto vibrante, sensuale, semplice e crudelmente sincero, anche se costruito su bugie, e le sue pagine si rivolgono a tutti noi: quelli a cui è capitato di vivere una relazione clandestina, quelli che serenamente la escludono o la rifuggono, quelli che in segreto la desiderano. Cosa ci attrae in una persona appena conosciuta? Perché quello che già abbiamo non ci basta? Che succede all'amore quando va tenuto nascosto?
«La vita è più forte della salvezza stessa, non ne sente affatto il bisogno, la reclama solo a parole.». Tutti i cuori sono fanatici. Quelli che ci racconta Edoardo Albinati hanno tra i venti e i trent'anni, e sono posseduti da una smania inesauribile: di capire, di essere se stessi eppure diversi, di proteggersi e bruciare. Vogliono poter desiderare senza limiti. Intorno all'amicizia tra Nanni e Nico - il nucleo centrale del romanzo - si ramificano le vicende di una folla di personaggi: studenti pigri, bambine insonni, nonne dispotiche, supplenti dalle trecce bionde, maghi e terroristi, ragazze alla pari e dj. A legarli sono sempre le parole, usate per sedurre e punire: "Cuori fanatici" è dunque un talk novel, romanzo di parole lanciate addosso e strappate di nascosto, di ragionamenti sofisticati o brutali, di chiacchierate assurde e litigi sussurrati. Albinati inaugura una nuova saga dove la posta in gioco sono le profondità oscure delle vite di ognuno di noi e le superfici scintillanti dei rapporti con cui si intrecciano. È la forza della letteratura a rendere conto dello slancio dei suoi cuori fanatici e a guidarli nel labirinto dove possono perdersi o salvarsi, e che ciascuno guardandosi allo specchio chiama: la mia vita.
La città del Nord che ospita i personaggi di "Desideri deviati" è anche la sua protagonista, con i suoi uffici, le sue fabbriche dismesse e le sue passerelle. Chi la abita è animato da forze molto diverse: amore, cultura, successo, giustizia politica. E dunque, cos'è che vuole veramente, qual è il desiderio più profondo di Nico Quell, inquieto "ragazzo senza qualità" che avevamo già incontrato in "Cuori fanatici"? Attorno e insieme a lui, si muovono gli altri personaggi di questo romanzo, che a cavallo tra realismo e fantasia gotica racconta con uno sguardo affilato l'editoria e la moda, miniere di sogni e frustrazioni, all'inizio di un decennio, gli Anni Ottanta, in cui tutto è in mutazione: l'editore Minaudo e il deforme Coboldo, la modella Sheila B., misteriosa amazzone nera, gli ambigui architetti Igor e Vera Macchi, Irene, sorella persa e ritrovata, il maestro Chirone Ognuno ingaggiato in duelli intellettuali o amorosi, fatui o violenti, dove ci si gioca il senso della vita. Ma il desiderio non si compie mai, è per sua natura deviante: nella capitale del lavoro - fotografata un istante prima che si trasformi in città delle attrazioni - si smania sempre per qualcosa, e si finisce per ottenere o perdere qualcuno. E sotto la sua superficie scintillante, come nel film Metropolis, c'è un popolo che vive nelle sue viscere, un'energia barbarica, selvaggia, pronta a ribellarsi per riconquistare la città.
"Guerra alla tristezza!" è la ricerca di un antidoto all'infelicità. Sessanta storie scritte dagli anni Ottanta sino a oggi, in cui Albinati si avvicina profondamente al dolore per scrutarlo e incarnarlo e poi fuggire verso la fantasia e la bellezza. I toni sono scherzosi, profondi e imprendibili: come se nulla fosse troppo serio per non essere affrontato anche nello spazio di poche pagine, di poche righe. Il coma, la morte, la follia, i fantasmi, le bombe, gli acidi, il mito, l'amicizia. Ogni personaggio richiede che la sua avventura sia narrata con una lingua speciale, inventata da lui e soltanto per lui. Il realismo più puntuale si coniuga a impennate fantastiche. Persino gli animali prigionieri cantano per illustrare la loro condizione ai visitatori dello zoo. E i sogni sono popolati da personaggi presi dalla cronaca e tradotti nel mondo e nella lingua della letteratura. Dialoghi amorosi e filosofici, dispute sull'esistenza di Dio in pizzeria, sul sapore della carne di cavallo, su come guarisce una spalla, su come si salva il mondo sparando o si perdono dieci chili di troppo; e poi Babbo Natale, Peter Lorre, Stephen King, i bombardamenti su Belgrado, Richard Gere nella pubblicità dei Ferrero Rocher; i mujaheddin afghani, Tirana e il dittatore albanese Enver Hoxha, il leggendario bassista Jaco Pastorius; e ancora l'uomo sulla Luna, la Lega, lo sci nautico, la galera e il circo, le operazioni agli occhi, Jimmy Sommerville e Gisele Bundchen, compaiono pagina dopo pagina.
«Buon appetito ai pesci!»: ecco l'augurio di qualcuno che si sente autorizzato a sfogare liberamente il suo rancore quando annega un migrante. E intanto vengono chiusi i porti alle navi che prestano soccorso, mettendo in discussione i principi rispettati dagli uomini di mare di ogni tempo. Mentre era in corso la prima di queste nuove emergenze, il caso della nave Aquarius e dei naufraghi respinti dall'Italia, Edoardo Albinati ha scioccato l'opinione pubblica affermando: «Ho desiderato che su quella nave morisse qualcuno, morisse un bambino», così sarebbe cessato il gioco cinico di scommettere sulla vita altrui per pura propaganda elettorale. Ora Albinati, guardando oltre gli schieramenti politici, cerca di scavare più a fondo nelle ragioni di quel suo pensiero infame, così come in tutte le altre forme di cinismo che oggi circolano nel nostro Paese e nel mondo: per portare cioè alla luce la parte oscura che è in noi e ci fa diventare spietati. Così il suo pamphlet, duro ma a tratti anche divertente, diventa l'occasione per parlare di altri temi che ci stanno a cuore: l'uso e l'abuso della verità, l'impotenza dei cosiddetti intellettuali, le campagne di odio sui social, l'intoccabile bellezza morale e fisica delle persone, la vita di chi va per mare, il desiderio di giustizia, l'avventura, il coraggio.
Filo, il protagonista del romanzo, è sceso in guerra per riscattarsi: spesso subisce cocenti sconfitte, dai risvolti comici irresistibili, talvolta riesce a trionfare. La vita che scorre a un ritmo vertiginoso nelle pagine di questo libro è una lunga lotta contro la fame di amore, di cibo e di sesso. Ma soprattutto di riconoscimento umano. Riuscirà Filo a vincere e a vendicarsi? O almeno ad essere accettato? A sua disposizione ha una strepitosa energia fisica e un umorismo che colora tutte le sue avventure: a scuola, in parrocchia, sulla pista di pattinaggio, nella giungla dei ritrovi gay, tra le quinte del palcoscenico, a letto.