
Lo incontriamo da ragazzino mentre "scarpagna" verso le Bisacconi (le scuole elementari del paese). Sono gli anni '50 e mentre ruba in una vigna un grappolo di schizzozibibbo, Lupetto, così lo chiamano, vede un uomo alto, con una barba immensa e un vecchio cane. È una divinità pagana, sporca come un letamaio, che gli regala una facoltà meravigliosa: un orologio interno, un orobilogio, che gli consentirà di correre avanti nel tempo. Così Lupetto diviene Saltatempo, cresce bislacco e distratto, mentre il paese dove vive si sta trasformando e l'orobilogio con i suoi giri improvvisi e vorticosi prospetta il tempo che verrà.
Stefano Benni sfida il racconto di genere e apre la porta dell'orrore. Lo fa con ironia, lo fa attingendo al grottesco, lo fa tuffandosi nel comico, lo fa tastando l'angoscia, lo fa, in omaggio ai suoi maestri, rammentandoci di cosa è fatta la paura. E finisce con il consegnarci una galleria di memorabili mostri. E allora ecco gli adolescenti senza prospettiva o speranza, ecco il Wenge, una creatura misteriosa che semina panico e morte, ecco il plutocrate russo che vuole sbarazzarsi di un albero secolare, ecco una Madonna che invece di piangere ride, dolcemente sfrontata, ecco il manager che vuole ridimensionare un museo egizio sfidando una mummia vendicativa. Stefano Benni scende negli anfratti del Male per mettere disordine e promettere il brivido più cupo e la risata liberatoria. E in entrambi i casi per accendere l'immaginazione intorno ai mostri che sono i nostri falsi amici, i nostri veleni, le nostre menzogne.
Stefano Benni e il teatro: una felice consuetudine che dura da quasi quarant'anni, una miscela di fantasia, comicità corrosiva e invenzioni, tutte pensate per la scena e molto spesso dedicate agli amici attori, attrici e registi che ne sono interpreti e realizzatori. Benni è uno scrittore poliedrico ed è sempre più innamorato del teatro. La sua è una continua ricerca sul tema dell'Immaginazione e la sperimentazione di nuovi linguaggi, nell'ibridarli, in una ricerca continua di nuove sensibilità e tonalità espressive. Questo terzo volume del teatro di Benni raccoglie dieci sceneggiature in forma di racconti. Tra queste «La Gilda furiosa», la prima volta di Stefano Benni nel ruolo di librettista, mentre inventa una galleria di personaggi surreali; «Il poeta e Mary», un atto unico comico-musicale dove i protagonisti recitano, cantano e suonano in un continuo scambio di ruoli e invenzioni; «Effimera», il monologo di una farfallina ribelle che vuole vivere con gioia il poco tempo che le è riservato; «Nerone», in cui la voce narrante racconta la vita breve dell'imperatore, più poetastro cialtrone che tenebroso dittatore. Quindi «Profius»: in un ambiente claustrofobico, una corte di aiutanti/faccendieri si muove intorno al vecchio poeta e letterato Profius alla ricerca di un manoscritto, forse un misterioso capolavoro. E per finire, nientemeno che un testo in latino ispirato al «Niels Klim» scandinavo.
Una notte in una casa nel bosco, un gatto fantasma affida a Prendiluna, una vecchia maestra in pensione, una Missione da cui dipendono le sorti dell'umanità. I Diecimici devono essere consegnati a dieci Giusti. È vero o è un'allucinazione? A partire da questo momento non saprete mai dove vi trovate, se in un mondo onirico farsesco e imprevedibile, in un sogno Matrioska in un Trisogno profetico, se state vivendo nel delirio di un pazzo o nella crudele realtà dei nostri tempi. Incontrerete personaggi magici, comici, crudeli. Dolcino l'Eretico e Michele l'Arcangelo - forse creature celesti, forse soltanto due matti scappati da una clinica, che vogliono punire Dio per il dolore che dà al mondo. Un enigmatico killer-diavolo, misteriosamente legato a Michele. Il dio Chiomadoro e la setta degli Annibaliani, con i loro orribili segreti e il loro disegno di potere. E altri vecchi allievi di Prendiluna: Enrico il Bello, Clotilde la regina del sex shop, Fiordaliso la geniale matematica. E il dolce fantasma di Margherita, amore di Dolcino, uccisa dalla setta di Chiomadoro. E conosceremo Aiace l'odiatore cibernetico e lo scienziato Cervo Lucano che insegna agli insetti come ereditare la terra. Viaggeremo attraverso il triste rettilario del mondo televisivo, e la gioia dei bambini che sanno giocare al Pallone Invisibile, periferie desolate e tunnel dove si nascondono i dannati della città. Conosceremo i Diecimici - come Sylvia la gatta poetessa, Jorge il gatto telepatico, Prufrock dalle nove vite - e poi Hamlet il pianista stregone, il commissario Garbuglio che vorrebbe diventare un divo dello schermo, e l'ultracentenaria suor Scolastica, strega malvagia e insonne in preda ai rimorsi. Fino all'Università Maxonia, dove il sogno diventerà una tragica mortale battaglia e ognuno incontrerà il proprio destino. E ci sveglieremo alla fine sulla luna, o in riva al mare, o nella dilaniata realtà del nostro presente.
Avete mai sognato di partecipare al Campionato Mondiale di pallastrada, organizzato dal Grande Bastardo, protettore degli orfani di tutto il mondo? Memorino, Lucifero e Alì sì, molte volte, e per realizzare il loro sogno architettano una fuga dall'orfanotrofio dei Celestini. Subito don Biffero, il priore Zopilote, don Bracco e il giornalista Fimicoli, in coppia con il fotografo Rosalino, si lanciano all'inseguimento. Tutto intorno, una folla di personaggi bizzarri, stravaganti e coloratissimi nella tradizione del miglior Benni: il fetente di Gladonia, i pittori pazzi Pelicorti, il professor Eraclitus e persino una coppia di gemelli magici campioni di pallastrada. Ma su questa variegata compagine aleggia un'oscura e crudele profezia, che appare sui muri di un palazzo e che sembra destinata a spazzare via tutto e tutti. È impossibile prevedere cosa succederà. Età di lettura: da 13 anni.
Pin è figlio di un pescatore di nome Jep e spera di diventare ricco emigrando nel Diladalmar. Alina è rinchiusa nel collegio high-tech di Villa Hapatia, il suo sogno è fare la scrittrice. Lui ha un bel nasone e un topo per amico; lei si accompagna a un gatto (wifi) con un largo sorriso. Vi ricordano qualcuno? I loro destini si mescolano grazie alla bottiglia magica che Alina ha affidato all'acqua. È Pin a trovarla e così comincia per entrambi un viaggio di terrore e meraviglia, fatto di incontri rocamboleschi, fughe a perdifiato, prodigiosi capovolgimenti. Pin deve affrontare rapper e fate muscolose, una traversata con scafisti dalle sembianze di un gatto e una volpe, poi tanti altri amici e nemici. Alina, invece, scappando dalla preside Queen Fascion e dal crudele cuoco Monsterchef, nei sotterranei della scuola scopre un terribile segreto: qualcuno vuole cancellare ogni forma di diversità e fantasia. Riusciranno i nostri eroi a incontrarsi e rovesciare un futuro già scritto?
Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all'albero, che porta sulla cima un puntale con l'effigie di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte. Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c'è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia. Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d'accordo i medici, tantomeno l'industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel "dominio chimico".
L'Accademia dei Tre Principi è una sala da biliardo. È un sotterraneo, un antro favoloso, dove sotto lo sguardo cieco del saggio Borges incrociano le stecche giocatori leggendari come il Puzzone, Elvis, Tremal-Naik, la Mummia, il Professore e Tamarindo. Si svuotano portacenere e si tiene il conto delle battaglie. In quel mondo di soli maschi un giorno fa il suo ingresso Pantera, "snella, flessuosa, pallida", e la leggenda varca i confini. Quando i migliori cadono, come in un poema cavalleresco i campioni cominciano ad arrivare da lontano. Uscita dal suo racconto, Pantera porge il testimone ad Aixi, una ragazzina innamorata del suo mare, protagonista di una nuova sfida inondata di luce e di mistero.
L'Accademia dei Tre Principi è una sala da biliardo. È un sotterraneo, un antro favoloso, dove sotto lo sguardo cieco del saggio Borges incrociano le stecche giocatori leggendari come il Puzzone, Elvis, Tremal-Naik, la Mummia, il Professore e Tamarindo. Si svuotano portacenere e si tiene il conto delle battaglie. In quel mondo di soli maschi un giorno fa il suo ingresso Pantera, "snella, flessuosa, pallida", e la leggenda varca i confini. Quando i migliori cadono, come in un poema cavalleresco i campioni cominciano ad arrivare da lontano. Uscita dal suo racconto, Pantera porge il testimone ad Aixi, una ragazzina innamorata del suo mare, protagonista di una nuova sfida inondata di luce e di mistero.
Con "Lucia a Londra", avevamo osservato la protagonista, Mrs Emmeline Lucas (Lucia, per gli amici), alle prese con l'ambiente e le consuetudini della capitale, nel tentativo di dimostrare anche lì, pur invano e con esiti talvolta esilaranti, la sua assoluta, incontrastata superiorità di esuberante signora snob. In questo romanzo, il primo della fortunata serie comica dedicata al suo personaggio, amatissimo a suo tempo da lettori come W.H. Auden, N. Coward e N. Mitford, Edward Frederic Benson ci introduce allo scenario naturale in cui si muove questa buffa eroina di provincia e alla ridente località nella campagna inglese, teatro di tutte le sue prodezze. Regina incontrastata di Riseholme, Lucia conversa in italiano con il docile marito Pepino e regola la vita culturale del paese. Daisy Quantock, sua eterna antagonista, è inesorabilmente perdente. All'improvviso, una novità rompe la routine cittadina: Olga Bracely, famoso soprano, acquista una casa a Riseholme e osa infrangere le leggi stabilite da Lucia. Sarà lei la nuova regina? Un fatto è certo: se Lucia sente il trono vacillare, non esita a impugnare le armi...
Robert Hugh Benson, con Il padrone del mondo (1907), ci porta in una realtà nella quale l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell’Umanitarismo. L’eliminazione della guerra, l’abolizione dei rumori, la legalizzazione dell’eutanasia, l’adozione di cibi artificiali, l’uso dell’esperanto sono solo alcune tra le caratteristiche che fanno da naturale corollario al nuovo tipo di convivenza civile.
In questo paesaggio si muovono, con estrema ponderatezza, i personaggi di Benson, ricchi di umanità e descritti in modo sapiente: Oliviero Brand, il politico, teorico del nuovo sistema che vede l’uomo unico dio e signore delle cose; Mabel, la deliziosa compagna di Oliviero, che sceglie la dolce morte offerta dalle case dell’eutanasia e che, nel momento estremo, quando l’ultimo soffio di vita fugge dal suo corpo provato dal lungo conflitto esistenziale, vede, capisce e prova, netta la sensazione del misterioso Altro. Giuliano Felsemburgh, l’uomo che costituisce la sintesi più sconcertante dei sentimenti e delle aspirazioni che l’Umanitarismo suscita, l’uomo che contende a Dio il dominio del mondo; Percy Franklin, un prete, combattuto internamente dall’intensa lotta in cui la fede vacilla per poi riconfermarsi più viva e vera.

