
Un giovane maestro ritorna nel piccolissimo villaggio dell'Africa Occidentale in cui è nato per insegnare quello che sa ai bambini. Ma nel "villaggio del nulla" non ci sono sedie, non ci sono banchi, non c'è lavagna, e i bambini, che non hanno da mangiare, preferiscono cucire scarpe e palloni di cuoio per un dollaro l'ora piuttosto che frequentare la scuola. Come può il maestro spiegare il valore dell'istruzione a bambini che soffrono la fame? Il racconto di una lotta impossibile, di una resistenza estrema contro le ragioni del denaro per le ragioni della speranza. Con questo libro si contribuisce a ricostruire una scuola in Mozambico.
E' un libro che assomma tutti i temi e tutti i generi letterari: autobiografia, romanzo-saggio, invettiva, satira e canzoniere d'amore. Una trama non esiste: la sola trama sono le cose che accadono in questo calderone in cui bolle la società del nostro tempo e in cui prendono forma scandali grandi e piccoli di una università italiana: una tangentopoli in miniatura e i retroscena del mondo universitario. Di questo microcosmo il protagonista è un professore omosessuale, percorso da un profondo odio per cose e persone che lo circondano e da una disperata ricerca di sensazioni estetico-trasgressive. Due grandi amori e molti amanti. Insomma una sessualità ossessiva, ma anche il costante osservatorio sugli avvenimenti sociali e politici.
La vita di un professore non è mai facile: la noia nello sguardo degli studenti, la loro smania di guardare i cellulari durante la lezione, l'aria che, tra ormoni e finestre chiuse, si fa ben presto irrespirabile. E in più la consapevolezza che "gli studenti che vanno bene avrebbero buoni voti con qualunque insegnante; quelli che vanno male invece vanno male con te". È così anche per il protagonista di questo romanzo, un professore di Lettere, cinquantenne, vedovo, solitario, che da tempo ha perso la fiducia nell'incanto del suo lavoro. E di incanto non c'è nemmeno l'ombra nella rivoluzione messa in atto dalla nuova Dirigente scolastica, Lisa Bardella - un passato politico aggressivo -, decisa a razionalizzare la scuola in base ai più moderni criteri di valutazione e a renderla una vera e propria "Scuola della Felicità". Obiettivo principale è aumentare la "Fil", ovvero la Felicità interna lorda, ma anche, o forse soprattutto, recuperare iscritti. Nel frattempo, nell'istituto cominciano a verificarsi strani avvenimenti: chi si intrufola in piena notte per dipingere sulle pareti enigmatici murales di protesta? E perché gli studenti si sono divisi in due fazioni concorrenti, i Marci, contrari a quello che considerano un degrado dell'istituzione scolastica, e i Benesserini, sostenitori invece della Dirigente e dei suoi metodi? Un commovente romanzo di formazione, in cui ad affrontare un processo di profondo cambiamento non sono solo gli adolescenti, ma anche il loro insegnante.
Storpio, e per questo abbandonato dalla famiglia, lo spartano Talos sembra condannato a una vita da pastore e a non diventare mai un valoroso guerriero come l'intrepido fratello Brithos. Ma il destino è tortuoso e avvicina i due fratelli, che si troveranno fianco a fianco nella lotta contro gli invasori persiani.
Con questo volume si completa la raccolta di saggi riuniti da Auden sotto il titolo "La mano del tintore". Qui Auden passa dalla più generale riflessione sulla pratica letteraria, sul leggere e sullo scrivere, all'analisi di generi, testi e fenomeni specifici, con quel suo consueto procedere per avvicinamento concentrico che gli consente di introdurre e sviluppare, per associazione o per analogia, tutta una serie di "punti di fuga" che commentano, dilatano e arricchiscono il discorso critico.
Calma piatta al Quai des Orfèvres. Sono i primi giorni di gennaio, del resto, e non può essere che così. Anche il commissario prova un po' di malinconia. Tanto più che la signora Maigret non sta bene: i primi acciacchi, le piccole riparazioni obbligate - lo spettro della vecchiaia. E dunque un Maigret tetro e assente ad ascoltare lo sfogo di Xavier Marton, un uomo comune, in apparenza, del tutto simile alle migliaia di commessi che alle sei di sera si precipitano verso il métro. Ma Marton è convinto che la moglie cerchi di avvelenarlo. Imprevedibilmente, la donna si presenta a sua volta da Maigret. Ha classe da vendere, è bella, elegante, e inquieta: il marito soffre di depressione, di manie di persecuzione, e lei teme il peggio. Chi dei due è il folle? O si tratta forse di una coppia diabolica, visto che c'è in ballo un'assicurazione reversibile da dieci milioni di franchi? E che parte ha nella vicenda la sorella di lei, Jenny, il genere di donna che ogni uomo sogna di proteggere e amare? Addio calma piatta. Strana storia, comunque. Confusa e complicata. C'è un movente ma non ancora un delitto. E Maigret ha le mani legate. Tutte le inchieste che ha sin qui condotto gli paiono, d'improvviso, di una semplicità quasi puerile. Non si è mai sentito tanto insicuro. Ha davanti a sé un'inchiesta impossibile: non deve ricostruire un crimine, ma prevedere un comportamento. Forse, più che un commissario di polizia, occorrerebbe uno psichiatra.
Quante volte nella nostra quotidianità accade ai sentirci aggrediti o indispettiti da qualcuno senza essere in grado di replicare, almeno sul momento? Le situazioni possono essere le più disparate: il guidatore di una quattro per quattro che continua a stare incollato alla nostra auto, una signora che ci tratta da omosessuali perché non la troviamo seducente, l'incontro con qualcuno che si ritiene indebitamente dotato di un'intelligenza superiore, un presentatore che ci guarda con disprezzo dallo schermo televisivo, un testimone di Geova che viene a venderci Dio come se si trattasse di un aspirapolvere... Costretti a rimuginare sulla nostra incapacità di reagire sul momento, pensiamo e ripensiamo alle frasi ad effetto capaci di zittire questi imbecilli che non siamo stati capaci di formulare. L'autore si sofferma sulle situazioni più offensive con un ragionamento fermo e implacabile, così da fustigare l'importuno di turno, ribaltandogli contro le sue stesse ragioni. Le sue caustiche lettere, ispirate da un animo vendicativo, ci consentono di attenuare il ricordo di queste situazioni umilianti e intollerabili, fornendoci altrettanti suggerimenti per "cantarle chiare". Leggendole potremo placare i nostri cupi rimuginii e, tornando a confrontarci con il nostro persecutore, sperare di inchiodarlo alla sua cattiva coscienza, recuperando quella serenità che proviamo quando il mondo riacquista il proprio equilibrio.
Un gesto, una parola, un'espressione del viso. A Vani bastano piccoli particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché Vani sta bene solo con sé stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro: Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che la costringe a rimanere nell'ombra. Scrive libri al posto di altri autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve creare un ricettario dalle memorie di un'anziana cuoca. Un'impresa più ardua del solito, quasi impossibile, perché Vani non sa un accidente di cucina, non ha mai preso in mano una padella e non ha la più pallida idea di cosa significhino termini come scalogno o topinambur. C'è una sola persona che può aiutarla: il commissario Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di Vázquez Montalbán, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l'altro, le loro strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo, l'affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione, continua a ripiombarle tra i piedi. Per fortuna una rivelazione inaspettata reclama la sua attenzione: la cuoca di cui sta raccogliendo le memorie confessa un delitto. Un delitto avvenuto anni prima in una delle famiglie più in vista di Torino. Berganza abbandona i fornelli per indagare e ha bisogno di Vani. Ha bisogno del suo dono che le permette di osservare le persone e scoprirne i segreti più nascosti.
Eppure la strada che porta alla verità è lunga e tortuosa. A volte la vita assomiglia a un giallo. È piena di falsi indizi. Solo l'intuito di Vani può smascherarli.
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome è stato uno degli esordi più amati dai lettori e dalla stampa più autorevole. Lo stile unico e la forza narrativa di Alice Basso hanno conquistato tutti. Come la sua esilarante protagonista, Vani, che torna con un nuovo libro da scrivere, un nuovo caso da risolvere e un nuovo inaspettato nodo sentimentale da sciogliere.
L'autobiografismo è un aspetto peculiare dell'identità ebraica, che accomuna gli scritti della tradizione biblica alla letteratura contemporanea. Elena Loewenthal percorre questo filo, riflettendo sulla consapevolezza di sé del mondo ebraico e muovendosi tra Ezechiele e Philip Roth, Umberto Saba e Amos Oz, Arthur Miller e Saul Bellow. La prospettiva che cerca è quella della fuoriuscita dal compiacimento addolorato della storia ebraica; i temi che incontra sono quelli dell'ebraismo politico e culturale contemporaneo. Il tono è, nonostante l'importanza e complessità del tema, anche ironico e leggero, nel tentativo di muoversi "à la Chagall" sopra la volatile identità ebraica.