
"L'eccezionale romanzo di Andrea Bajani – eccentrico e appassionato, spiazzante e destabilizzante, torna di continuo a visitarmi, lasciandomi ogni volta leggermente scosso, ma anche consapevole dell'importanza cruciale dei romanzi nel gettare maggiore chiarezza sulla nostra esistenza. Davvero straordinario" – Richard Ford
Un giovane uomo e una madre persa da tempo. A riunirli, infine, la morte di lei, avvenuta lontano, nella Romania che l'aveva allontanata da casa e dall'affetto del figlio per inseguire un sogno di ricchezza, lo stesso di molti italiani partiti alla conquista dell'Est dopo il crollo del blocco comunista. «Mi avevi disegnato il mondo sopra un foglio, la sera prima, e mi avevi fatto vedere dove andavi. Noi siamo qui, avevi detto, e domani io sarò in questo punto quaggiù. Avevi tracciato una riga con un pennarello rosso che partiva da casa e arrivava fin lì. È un ponte, dicevi, è come passare dall'altra parte del fiume.» Ripercorrendo il tragitto che l'ha portata via, osservando i medesimi panorami, occupando i luoghi in cui lei stessa ha vissuto il tempo della loro separazione, Lorenzo cerca di immaginare i pensieri e le emozioni di una donna il cui ritratto elusivo è diventato negli anni
Agata non sa nulla dell'amore e della bellezza. È una ragazza semplice, cresciuta su un'isola nel mezzo del Mediterraneo, da un padre distante, che è solo capace di toccare il ferro della sua fucina, e una zia bigotta, invecchiata anzitempo e terrorizzata all'idea di volerle bene. Al posto di una madre, un'assenza, sotto forma di un vestito azzurro sepolto in un armadio. Al posto delle carezze che meriterebbe, parole dure che feriscono come schiaffi. È la scoperta della passione a cambiare per sempre il corso della sua esistenza. Per la cucina, grazie alla creazione di una salsa capace di dispensare il buonumore e far gustare il mondo. Per un giovane addestratore di cavalli in un circo, Dumitru, che le fa capire, in un muto linguaggio di soli gesti, che la vita non è un inferno, come le hanno fatto sempre credere. È il piacere di un istante, un paio di scarpe rosse che danno scandalo, un ballo silenzioso con l'uomo amato e la pienezza che si prova solo realizzando i propri sogni. Così Agata inizia finalmente e vivere, a ribellarsi a un mondo chiuso, schiacciato dal moralismo, dalla corruzione, dalla prepotenza. Ma lì è nata, e lì vuole rimanere. Capirà che l'amore e la bellezza, in fondo, sono come il vento. Se non chiedi loro di restare, rimarranno a riempire i tuoi giorni.
Una mattina di maggio del 1945 tre (o quattro) partigiani si presentano col mitra sullo stomaco in un villino zona Fiera di Milano alla caccia d'un ufficiale della Repubblica Sociale (o forse di tre), lo scovano, segue un ampio scambio di vedute, e se ne vanno. Da questo aneddoto domestico, sincronizzato bene o male ai grandi eventi della Storia, si dipanano settant'anni di ricordi di un fratello quindicenne, confusi ma puntigliosi, affidati come sono agli "intermittenti soprusi della memoria": il nero-sangue e il gelo della guerra, la triste farsa di sognarsi eroe, poi il "passaggio dalla parte del nemico" (iscrizione al PCI), e poi ancora un titubante far parte per se stesso; e il rapporto di reciproca protezione con il padre fascista; e la famiglia "feudale" della strana mamma; ma anche una collana di amori malriposti, le letture, il teatro, la musica, il calcio, gli amici. Testa e cuore però non fanno che tornare a quella mattina di maggio, a quell'ipotesi sospesa, a quell'eccidio mancato. Così, nel tentativo di fare i conti con i propri fantasmi, Vittorio Sermonti ci regala un libro sconcertante, tracciato nella forma di una lunga canzone d'amore per un tu che ha smascherato molti di quei fantasmi del "narrator narrato", e gli dà ancora la voglia di vivere: un libro che è anche la cronaca minuziosa di un Paese e di un interminabile dopoguerra...
Il profilo e gli scirtti di Etty Hillesum.
In una scuola di una piccola città del Tragedistan, i professori sono riuniti in una sfibrante assemblea: perché nel mondo burocratizzato dell'istruzione, tra crediti scolastici, scrutinii e circolari incomprensibili, urge un imperativo che non può più essere ignorato: essere moderni. La grande idea, questa volta, consiste nel modernizzare i classici, facendoli riscrivere dagli stessi studenti. E dunque, tra raggelanti e parodistici rifacimenti dei "Promessi sposi" di Manzoni o della "Vita nova" di Dante, mentre si agita sottobanco un sorprendente mercato nero di classici in veste originale, Banda gioca al capovolgimento dei ruoli e regala al lettore un divertente ma impietoso ritratto della scuola, raccontando una storia che è una parodia velenosa su uno dei mondi più controversi dell'Italia di oggi.
In fondo, la vacanza è uno sport estremo. Forte di tale convinzione, l'io narrante, che gestisce uno stabilimento balneare, racconta la propria lieve odissea di salvanatanti. Ma non è solo: altri personaggi - pavidi, burloni, stravaganti, abulici - popolano questo scanzonato romanzo di mare e di costa con un fondo amaro. Una brulicante umanità che va dalla casalinga di Voghera all'azzimato perito (industriale); in mezzo, un oceano di vitelloni che tra una cazzata (di vela) e l'altra guardano ammirati le poppe (degli yacht) sfilargli in bella vista sotto il naso. Un alone lunare accomuna i beati che rosolano al sole sognando Hollywood. Ogni situazione è frutto di fantasia, ma qualsiasi nesso con un'eventuale realtà è casualmente voluto.
Una volta giú, gli piacerebbe essere musicista ma è solo la sensazione di una sensazione. Non è una sensazione invece quel piolo sulla testa. E la sua Canzone piú bella? Quanto la dovrà tenere per sé e quanto lasciarla andare di fronte a un Ariston che si apre in due? Un vocal trainer può garantire qualunque cosa tranne il successo. Un manager, qualunque cosa tranne la fedeltà. Ma si può essere fedeli per tutta la vita alla propria batteria, e alla donna che suona il basso nel tuo gruppo da sempre. Signora Pilar, è durata anche troppo. Troppo poco un minuto per esprimere un desiderio al genio della chitarra. Ma non sono troppi dieci anni per un incontro cosí. O Sí? L'Uno e l'Altro. Insomma, questi racconti - cosí diversi fra loro e cosí inseparabili, vivaci come una scolaresca eterogenea ma affiatata - sono un tripudio di fantasia e vitalità. E soprattutto irrompono sulla scena due elementi nuovissimi nella scrittura vibrante di Ligabue: il fantastico e la forza della musica. La musica in tutte le sue declinazioni. La musica che, come il sesso e l'amore, sfugge fortunatamente a ogni tentativo di imbrigliarla. Perché solo nell'abbandono, nell'accettazione del mistero, nello stupore che ci afferra ogni volta come fosse la prima, possiamo sperimentare una quotidiana spettacolare magia.
Questa volta non seguiremo più le tormentate vicende di Babi e Step, ma avremo a che fare con quella che si preannuncia essere una grande, splendida e immatura storia d'amore. Ancora tre protagonisti: un uomo, una ragazza e l'amore. Lui è un uomo maturo. Lei sta per prendere la maturità. Lui ha trentasette anni e lei diciassette. Che cosa avrà mai trovato un uomo affascinante come lui in una ragazzina come lei? La risposta è fin troppo scontata: vent'anni di meno! Ma sarà proprio così? E se fosse amore? Perfino la madre della protagonista, per quanto sconvolta dalla notizia, dopo averlo conosciuto non può far altro che ammettere che è proprio un tipo niente male...
Le passioni, i rimpianti, gli slanci di uno degli uomini che con più lucidità e sapienza ci hanno raccontato il nostro tempo.
«Vivetela bene la vostra piccola vita perché è la sola e quindi immensa ricchezza di cui disponete. Non dilapidatela, non difendetela con avarizia, non gettatela via oltre l'ostacolo. Vivetela con intensa passione, con speranza e allegria».
Scuote l'anima mia Eros nasce così, dalla passione, sotto il segno di una mercurialità creativa che rincorre l'intensità folgorante e variabile dei pensieri. Eugenio Scalfari ha sempre cercato di farsi attraversare dalla luce della razionalità, senza tuttavia nascondersi che la conoscenza e il sapere hanno il loro fondo oscuro nella malinconia («Io sono stato un mercuriale che sognava d'essere un saturnino»). Oggi sente di aver raggiunto quello spazio immobile, quel tempo sospeso che gli permette di accogliere dentro di sé le cose del mondo «invece di invaderle e possederle». Sa di potersi abbandonare liberamente alla propria vita emotiva senza rischiare di cedere alla tristezza e alla solitudine: la malinconia sarà pure un bagno di luce crepuscolare che accompagna ogni percezione, ma è anche una consolazione dell'esistenza che può permettersi solo chi ha vissuto e vive ogni momento «con intensa passione, con speranza e allegria».Compralo su LibreriaColetti.it
«Questo libro è il racconto di uno scontro che avviene in ogni attimo della nostra vita tra le passioni e la ragione; il racconto dell'innocenza perduta, delle trasgressioni, della brama egoistica del potere e la generosità verso gli altri, dell'amore romantico e di quello libertino.
Il protagonista di questa storia fatta di cadute e di vittorie è Eros, signore degli uomini e degli dèi, fonte inesausta di tutti i desideri».
Eugenio Scalfari (1924), dopo aver collaborato al «Mondo» di Pannunzio, è stato, nel 1955, tra i fondatori dell'«Espresso» che ha diretto dal 1963 al 1968. Nel 1976 ha fondato il quotidiano «la Repubblica», che ha diretto fino al 1996 e di cui oggi è editorialista. Tra i suoi libri ricordiamo La sera andavamo in via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica» (Mondadori 1986, Einaudi 2009), Incontro con io (Rizzoli 1994), Alla ricerca della morale perduta (Rizzoli 1995), Il labirinto (Rizzoli 1998), La ruga sulla fronte (Rizzoli 2001, Einaudi 2010) e, con Giuseppe Turani, Razza padrona (Feltrinelli 1974, Baldini Castoldi Dalai 1998), L'uomo che non credeva in Dio (Einaudi 2008), Per l'alto mare aperto (Einaudi 2010), Incontro con Io (Einaudi 2011) e Scuote l'anima mia Eros (Einaudi 2011). Con il Gruppo editoriale L'Espresso ha pubblicato, raccolti in cinque volumi, gli articoli scritti tra il 1955 e il 2004.
"Vivetela bene la vostra piccola vita perché è la sola e quindi immensa ricchezza di cui disponete. Non dilapidatela, non difendetela con avarizia, non gettatela via oltre l'ostacolo. Vivetela con intensa passione, con speranza e allegria". "Scuote l'anima mia Eros" nasce cosi, dalla passione, sotto il segno di una mercurialità creativa che rincorre l'intensità folgorante e variabile dei pensieri. Eugenio Scalfari ha sempre cercato di farsi attraversare dalla luce della razionalità, senza tuttavia nascondersi che la conoscenza e il sapere hanno il loro fondo oscuro nella malinconia ("Io sono stato un mercuriale che sognava d'essere un saturnino"). Oggi sente di aver raggiunto quello spazio immobile, quel tempo sospeso che gli permette di accogliere dentro di sé le cose del mondo "invece di invaderle e possederle". Sa di potersi abbandonare liberamente alla propria vita emotiva senza rischiare di cedere alla tristezza e alla solitudine: la malinconia sarà pure un bagno di luce crepuscolare che accompagna ogni percezione, ma è anche una consolazione dell'esistenza che può permettersi solo chi ha vissuto e vive ogni momento "con intensa passione, con speranza e allegria".
In un tranquillo cimitero della campagna inglese viene ritrovato il corpo nudo del giovane Matthew Whateley, che prima di morire è stato legato e torturato con mozziconi di sigaretta. Matthew frequentava una celebre scuola dei dintorni, feudo di ricche famiglie eredi di immense fortune, ed è in quella direzione che avviano le loro indagini l'ispettore Thomas Lynley e la sua assistente Barbara Havers. Tutto viene fatto con la massima discrezione ma soffocare lo scandalo è difficile. Le risposte da trovare sono tante: chi ha ucciso Matt, un ragazzo di origini proletarie arrivato lì grazie a una borsa di studio, e perché? Come mai il suo cadavere è stato portato al cimitero?