
Luciano Della Mea non concede nulla nei confronti di quell'attuale realtà politico-economica che può essere chiamata secondo Jaffe "l'azienda mondo". Radicato in una realtà operaia, toscana e nord-italiana, ha sempre avuto una visione globale e internazionale del modo di produzione, che non lo ha mai distratto dal vedere il sistema di sottosviluppo coatto, come base dell'attuale "sviluppo" sul piano mondiale.
In occasione dell'uscita della serie Tv "I Bastardi di Pizzofalcone", Maurizio de Giovanni dà voce ai personaggi che compongono la squadra investigativa più famosa d'Italia. Ognuno di loro si racconta, talvolta quasi si confessa. E parla dei colleghi e dello strano commissariato dove, contro ogni previsione, ha trovato riscatto. Con 134 foto del set.
In un libretto in cui si alternano prose, sonetti e canzoni, Dante narra del suo amore spirituale per Beatrice, la "donna angelicata" che contribuirà a ispirargli la Commedia.
In breve
E a te, che cosa è successo oggi? Dov’è che hai incontrato qualcosa di importante?
Che valore hanno le esperienze personali? La nostra epoca le umilia in tutti i modi. L’io è tacciato dei peggiori vizi sociali: narcisismo, egoismo, invidia; gli si riserva il ruolo di puro spettatore e commentatore dei media. Eppure, dove altro può accadere qualcosa, se non in noi stessi? Un giorno, l’autore di queste pagine ha deciso di partire: si è inviato da sé nella vita. Per più di un anno ha prestato attenzione a tutti quei momenti in cui l’esperienza personale tocca qualcosa di importante. Un incontro, un viaggio, una malattia, un’opera d’arte, un amore, un sogno. Catturandoli nella scrittura, con non più di mille caratteri, per cogliere l’essenziale.
Indice
1. Io – 2. Tu – 3. Egli – 4. Noi – 5. Voi – 6. Essi
È il 1880 a Parigi e Pierre-Auguste Renoir, i pennelli nella mano destra e l'astuccio ereditato da Claude Monet nella sinistra, è appena giunto sulla terrazza della Maison Fournaise, una locanda amata dagli artisti dove si può mangiare, dormire o affittare una barca. Alphonsine Fournaise, la figlia del padrone della locanda, l'ha condotto fin lì per mostrargli un tratto della Senna dove le due rive offrono un paesaggio incomparabile allo sguardo di un pittore. La blusa a righe e il costume da bagno aderente sulle sue curve procaci, Alphonsine allarga le braccia davanti alla meraviglia che si spalanca non appena scosta la tenda a righe grigie e rosso corallo. Le canoe affiancate lungo la riva spiccano sul verde scuro dell'acqua. Sulla riva orientale una locanda, con i muri bianchi e il tetto di tegole rosse, è illuminata dal sole pomeridiano. Più a valle, un cantiere si allunga sul fiume circondato di barche, e qua e là si vedono case di contadini accoccolate accanto ai loro orti. In che modo Renoir potrebbe ritrarre quel magnifico luogo in cui la città incontra la campagna? Dipingendo alla maniera degli impressionisti una scena da ballo su una delle rive? Oppure una gita in barca con poche, veloci pennellate? Così Susan Vreeland immagina, nelle pagine che seguono, la nascita di una delle opere fondamentali dell'impressionismo, Il pranzo dei canottieri, un quadro in cui Renoir celebra se stesso come il pittore per eccellenza della joie de vivre, del sentimento gioioso della vita.
"Vita migliore" racconta di Deki, un ragazzo serbo che all'inizio della storia ha dodici anni e mezzo e poco alla volta diventa adolescente, ma parla anche dell'Ingegnere suo padre, di Sve sua madre, della sua nonna-vampiro, e di Ivana, di Milica, di Uros il Piccolo, di Scabbia, di Mihailo. Racconta del quartiere 62° nord della Nuova Belgrado, dei ragazzi che vivono nei palazzoni grigi costruiti dal regime titoista e passano i pomeriggi sui cubi di cemento nei cortili tra un edificio e l'altro. Racconta dell'amicizia, del senso di appartenenza. Racconta della scoperta del sesso, di palpeggiamenti e innamoramenti, di inseguimenti, di estati arroventate, di bagni nel fiume Sava, della ricerca di un'identità difficile da trovare e ancora più da conservare. Racconta di una generazione che cresce tra le rovine di un sistema totalitario, molto più coinvolta nelle rivalità tra i diversi quartieri che nei conflitti interetnici e di religione. Racconta del Maresciallo Tito, in pagine esilaranti che si inseriscono tra le vicende del protagonista. Racconta della violenza latente, di ragazzoni che girano per i quartieri periferici con le pistole sotto il golf in cerca di pretesti per usarle. Racconta delle conseguenze della guerra. Con una nota di Andrea De Carlo.
È il 1943, Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Suo padre, Fosco, insegna all'università di Kyoto, sua madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto della città. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto precipita, invece, quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono portate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria. Per la famiglia Maraini iniziano gli anni più difficili della loro esistenza: con pochi grammi di riso al giorno, tra fame, malattie, attesa, gelo e vessazioni, dovranno imparare a sopravvivere rinchiusi in un luogo ostile insieme ad altri prigionieri. Una delle voci più importanti della nostra narrativa torna in libreria con il suo libro più intimo, il racconto di un tempo terribile tenuto chiuso per decenni in un cassetto della memoria. In una cronaca vivida, dolorosa, commista a pagine di speranza, di incredulo stupore, attraverso gli occhi di una bambina ripercorriamo i lunghi mesi della prigionia di Dacia e dei Maraini nel campo giapponese. Per non dimenticare gli orrori del Novecento, e per celebrare il coraggio, la fedeltà alle idee, il rifiuto del razzismo di una famiglia che ha lasciato il segno nella Storia, e di chi come loro ha lottato per la libertà di tutti.
In una grande casa di Delhi, una domestica sta spolverando i libri dell'imponente biblioteca di un docente di antropologia in pensione. Comincia a sfogliarne uno, a leggere le prime pagine, quando il vecchio professore la sorprende. Ma invece del temuto rimprovero, arriva un incoraggiamento a continuare la lettura, e il regalo di un quaderno e di una penna su cui scrivere i propri ricordi. A volte basta così poco per cambiare una vita. Davanti a Baby Halder si spalanca un mondo nuovo: scopre che affidare alla carta un passato di maltrattamenti, disgrazie e umiliazioni è un'esperienza liberatoria, ma non può immaginare che nel giro di qualche mese i suoi scritti diventeranno il caso letterario più amato e discusso dell'India, oltre a venir tradotti in dieci lingue. Ad avere toccato una corda profonda nei lettori di tutto il mondo è l'autobiografia di una bambina abbandonata dalla madre, costretta a sopportare prima l'indifferenza della matrigna e di un padre assente, poi la brutalità di un uomo sposato a dodici anni e di quattordici più vecchio di lei. Una donna che un giorno ha deciso di fuggire con i suoi figli, tentando la fortuna nella grande città per riscattarsi dall'infimo livello della gerarchla sociale indiana e dal destino di rinuncia e sottomissione cui sembrava condannata. Una storia vera che ha il sapore di una favola moderna sulla speranza, il coraggio, il riscatto e il potere della letteratura.